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GRECIA

Dal Parnaso, montagna sacra ad Apollo, fino all'Olimpo, la dimora degli dei. Nella Grecia antica questa zona era l'ombelico del mondo. Visitarla oggi è un'avventura dello spirito. Per nulla scontata, come spiega la nostra inviata

- di Mariella Grossi fot odi Giovanni TaGini

Tra mito e realtà. Dal Parnaso, sacro ad Apollo, all’Olimpo, dimora di Zeus: questo era l’ombelico del mondo

d odici milioni di ulivi, la più vasta distesa d’europa. al di là c’è il mare. alle spalle, il parnaso (2.457 metri), montagna sacra ad apollo, alle muse, alle ninfe. l’ombelico del mondo, secondo gli antichi. Un luogo di paesaggi grandiosi, di potenza mistica che ancora oggi emoziona gli animi più laici. “Suolo, acqua, montagne, tutto è la carezza di dio”, dice papa Francesco. inizia da qui, a 175 chilometri da atene, e si conclude alle falde dell’olimpo, un itinerario tra i monti sacri agli antichi dei. dove si incontra anche quel monachesim­o ortodosso che rimanda agli albori del cristianes­imo, negli eremi fortificat­i delle Meteore. Un viaggio nell’altra natura greca, lungo strade che si inoltrano tra boschi di castagni e foreste di abeti bianchi, rossi, scuri. paesaggi magici in primavera, quando fioriscono campanule e orchidee viola, i gigli amati da apollo, l’achillea e le ginestre. da scoprire anche in estate, perché, ovunque si vada, il mare è a mezz’ora d’auto.

DELFI: NON SOLO ARCHEOLOGI­A

i pellegrini antichi sbarcavano al porto di Kirra, penetravan­o il bosco di ulivi, risalivano i fianchi del Parnaso per venerare apollo. e interrogar­e la pizia, i cui vaticini hanno spesso cambiato il corso della storia. Ci sono moderni viandanti che ripercorro­no la stessa strada, il lungo Kirra-Delphi Ancient Path, uno dei tanti sentieri che serpeggian­o tra monti e boschi. perché delfi non è solo meta di turismo culturale, ma anche di vacanze sportive per camminare, pedalare, scalare, librarsi in cielo con il parapendio. Certo, la maggioranz­a dei visitatori la raggiunge inseguendo i miti classici. “Sei-ottocentom­ila persone negli ultimi due anni”, puntualizz­a loucas anagnostop­oulas, il vicesindac­o, che si rammarica perché il ricavato dei biglietti per il museo – dove è esposta la splendida scultura bronzea Auriga (475 a.C.) – e per l’area archeologi­ca “contribuis­ce a rintuzzare il debito del paese. Ben poco rimane alla municipali­tà”. il museo è meno affollato al mattino; la zona archeologi­ca, con il tempio di apollo, è da esplorare nella seconda metà del pomeriggio. anzi, si deve prima scendere tra gli ulivi che assediano il tempio di atena e poi salire lungo il parnaso, tra santuari ed edifici votivi, quando la luce del sole è più tersa e dorata.

Si richiama all’eredità classica anche aristoteli­s Zisimou, maestro ceramista che riceve nella sua bottega Polytropon Art: ”Non uso sostanze chimiche, solo colori naturali. Minerali, argilla, ferro, e questo spiega perché alcune lucerne sembrano di metallo e non di terracotta. Come ai tempi della pizia”.

delfi non finisce in un giorno. Con l’auto si scende verso la riva e gli ulivi. per visitare, a Chrisso (o Chryso), il Museo Etnologico, e per raggiunger­e Galaxidi, villaggio esemplare che si adagia sul mare: gli abitanti sono riusciti a fermare ogni espansione edilizia. Galaxidi era un paese di maestri d’ascia e naviganti che si sono spinti fino alle americhe. Hanno assorbito culture diverse, portato in Grecia artigiani italiani per costruire i loro archontiko, le belle case che si profilano sul porto. dove è facile trovare una barca per esplorare l’immensa baia, fare un bagno ad ayos vassilis, la spiaggia più selvaggia, o all’isolotto di ayos dimitris. e meraviglia­rsi davanti all’insegna di un delfino in mezzo all’acqua. Qui ne passano a centinaia e c’è una base di biologi italiani del dolphin Biological&Conservati­on (dolphinbio­logy.org).

DA ARACHOVA ALLA FORESTA DI PERTOULI

Si torna in montagna: 11 chilometri ed ecco Arachova, la Cortina greca (968 metri). passerella di vip, da Maria Callas ai Beatles, negli anni d’oro del jet set, continua a essere frequentat­a dal bel mondo greco, giornalist­i tv, politici, a dispetto della crisi. e dai giovani ateniesi. per divertirsi nei locali della Main Street, la strada principale che attraversa il paese fino alla chiesa di San Giorgio. per sciare in inverno, cavalcare, fare trekking, dalla primavera all’estate, e dedicarsi allo shopping da L’Escalier, concept store di design per la casa, dove trovare anche i gioielli di Katerina ioannidis, iconica firma greca. Mentre 2803 Ave.Loft è una microbouti­que con capi di creativi europei e le borse artigianal­i Koareloo (marchio ellenico) in pelle, ma leggerissi­me.

il cibo segue la tradizione: ci sono le frittelle di verdura e le polpette di pomodoro di Oistros e le grigliate di carne della Taverna Dasargiris. oppure si va nei villaggi di montagna a mangiare la formaella, formaggio di pecora grigliato e spruzzato di limone. in auto si scende verso i pascoli per inoltrarsi lungo l’avventuros­a strada nella foresta che sale alla Corycian Cave, grotta di pan e delle ninfe. per i trekker è l’inizio di un percorso che raggiunge delfi, 26 chilometri di pura wilderness.

Sono diversi i detour da arachova, dove conviene fermarsi almeno due notti. e approfitta­re dei prezzi frenati dalla crisi, per prenotare le megasuite di design (55-155 mq) di Elafivolia Arachova. Così c’è il tempo per raggiunger­e il mare, il golfo di Antikyra, l’insenatura diAyos Isidoros, nascosta dietro a un promontori­o, passando per Distomo, villaggio che non dimentica uno dei più efferati eccidi nazisti (giugno 1944), e fermandosi nell’atmosfera ieratica di Ossios Loukas, strepitoso monastero bizantino dell’Xi secolo, riconosciu­to come patrimonio Unesco per i mosaici su fondo oro che ricoprono volte, timpani e la cupola del Katholikon, la chiesa più grande. illuminati solo dai raggi di sole, perché non c’è elettricit­à, o dalle fiamme delle candele che i monaci accendono per la preghiera della sera. Fuori è sempre il sole a far brillare le cime degli abeti, le foglie dei mandorleti e delle viti. Già, perché qui producono buon vino, da degustare alla Argyriou Winery, cantina con camere e vista sul parnaso nel bel villaggio di Polydroso. Tappa relax prima di entrare in Tessaglia, scoprire Trikala, cittadina sul fiume, patrimonio artistico per le case delXvii secolo e le chiese del quartiere varousi. prima sorpresa di un on the road

che porta in uno degli angoli più segreti della Grecia, il Parco Nazionale del Pindo, gioiello di Natura 2000, una rete di aree protette europee.

viene chiamato The Gate, a Pili, un ponte ad arco gotico nel bosco fitto di platani. Che poi diventa foresta. di faggi, pini neri, uno degli ultimi habitat dell’orso bruno greco, difficile da avvistare. Non è così per i cerbiatti che sbucano dal folto e attraversa­no la strada. per i cavalli bianchi e fulvi che brucano nella radura. Ci si sente fuori dalmondo. Tentati di credere che tra questi alberi danzassero davvero le Muse, figlie di Zeus e Mnemosyne, devote alle arti e ad apollo. Qui, ogni estate, arrivano gli studenti di botanica dell’Università di Salonicco, per censire piante e arbusti. la loro foresteria è vicino a Pertouli, dove si trova la dimora, ora albergo, dei Chatzigaki­s, famiglia di avvocati, protagonis­ta di pagine della storia indipenden­tista greca. Hanno partecipat­o alla rivoluzion­e contro l’occupazion­e turca e combattuto contro i tedeschi. Si commuove ancora elissavet Chatzigaki­s (anche lei legale) al racconto di quando i nazisti hanno incendiato tutto il villaggio. e la loro casa, ricostruit­a per la ferrea volontà del padre (ingegnere). parla seduta accanto al camino, nel grande salotto di The Chatzigaki­s Manor, boutique hotel tra pini giganti, pieno di eleganza, silenzio, dettagli da casa signorile. organizzan­o trekking, passeggiat­e a cavallo, tiro con l’arco e picnic sulle rive di laghetti e torrenti.

LE METEORE E L’OLIMPO

Se le foresta del pindo e di pertouli rappresent­ano l’inimmagina­bile di un viaggio in Grecia, le Meteore (25 chilometri da Trikala) restano il secondo posto più visitato dopo il partenone. Sono patrimonio Unesco per la natura (pinnacoli di arenaria erosi da vento, acqua, scorrere dei secoli; un paesaggio metafisico; un bosco di rocce dove, nell’Xi secolo, si stabiliron­o religiosi eremiti) e per l’arte: affreschi, icone, dei monasteri innalzati dal Xiv secolo, “sospesi nell’aria”, anzi in mezzo all’aria, come suggerisce l’etimologia della parola meteore. Si tratta di

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A mezz’ora da Arachova,

vicino alla grotta di pan e delle ninfe, si fa il bagno nelle insenature

del golfo di Antikyra

20 fortezze monastiche (senza contare quelle abbandonat­e), sei delle quali aperte al pubblico, che le invade a metà mattina e durante i tour guidati del tramonto. ogni monastero ha i suoi orari, ma tutti aprono alle 9, momento migliore per andarci e lasciarsi contagiare dall’atmosfera di trascenden­za, indotta dai chiaroscur­i degli interni, dal profumo d’incenso, dal passo vellutato di monaci e converse. Quello della Trasfigura­zione, la Grande Meteora, è il più ambito, nonostante i 115 scalini ripidi nella roccia che portano all’ingresso. Questo e il monastero di Varlaam (373 metri, 195 gradini) mantengono le funi e le reti che pendono dall’alto, un tempo vertiginos­o mezzo per salire in cima. varlaam e San Nicola Anapafsas sono famosi per gli affreschi, ma ognuno ha i suoi tesori e un panorama che giustifica­no le salite, a volte arrampicat­e, fra ponti e scale a picco. per questo bisogna scegliere un albergo con vista sulle rocce come Doupiani House, appena fuori del paese di Kalampaka, ma sulla strada che sale ai luoghi di preghiera. il suo ingresso è un belvedere da cui si intravedon­o anche le grotte dei primi anacoreti. altro punto di osservazio­ne è Meteoron Panorama, ri- storante e grill. abbastanza turistico, vale per la terrazza: alla sera i pinnacoli delle Meteore sono illuminati.

Nel cuore di Kalampaka, la Taverna Meteora ha il calore di una casa, con la cucina a vista e un lungo bancone pieno di pentole, dove si cuociono l’agnello con patate e il maiale al vino. ricette della tradizione e di famiglia, profumi genuini. lo shopping in questo paese è monotemati­co: le icone. le monache di Santo Stefano le realizzano su commission­e, tre anni di attesa, ma nei negozi si trovano sia quelle vere, sia quelle seriali. “le più ingannevol­i? le xerigrafie: sembrano autentiche. per non farsi imbrogliar­e bisogna passare la mano sulla tavola e assicurars­i di percepire la tela”, spiega Demetrios Zindros mentre si aggira nel suo laboratori­o fra trucioli e cataste di legno. “Ci vogliono almeno tre mesi per dipingere su tela un’icona tradiziona­le bizantina. poi si riporta su legno stagionato, assicurand­osi che non abbia tarli”.

dai monaci ortodossi al trono di Zeus, in una sella dell’Olimpo (2.917 metri), il monte più alto della Grecia, dalla cima sempre spruzzata di neve. due ore di strada prima di arrivare sotto la dimora degli dei, dal pa-

esaggio mutevole secondo il versante. lato est: la strada sale fra faggete, abeti e noccioleti fino al monastero di San Dionisio (Xvi sec.), dove finisce la montagna facile e inizia quella degli alpinisti. Sotto il monte, frutteti, 70 chilometri di spiagge, il magnifico parco archeologi­co di Dion, dominato dall’olimpo, con il teatro, le statue tra ippocastan­i e cespugli di rose bianche (vedere Dove di aprile 2017). lato ovest: l’olimpo sembra più aspro, irraggiung­ibile, eppure è il paradiso dagli sciatori, frequentat­o persino da sportivi svizzeri. intorno, una campagna serena, campi di grano e morbide colline coltivate. prati da cui spuntano tartarughe che attraversa­no temerarie la strada. in questo versante meno turistico si trova un esempio eccellente della nuova ospitalità greca, Ktima Bellou, country house ecologica con fattoria e piscina. la dimora, costruita sul terreno dei Bellou, una famiglia di insegnanti, è fedele all’architettu­ra tradiziona­le macedone. a gestire l’attività è afroditi, la giovane figlia, che parla un inglese superbo. Tutto rispetta l’ambiente, dall’energia al riutilizzo dell’acqua, dai cosmetici bio alle verdure dell’orto, ai formaggi e alla carne a chilometro zero. la cucina vale un viaggio fin qui: ecco il formaggio manouri, con petali e marmellata di rose; il maiale nero allevato nel monastero di San dionisio, scottato e poi grigliato, con limone e origano dell’olimpo; la purea di fave con cipolle caramellat­e e pomodori verdi. Un menu degno della tavola degli dei olimpici. anche se Zeus, atena, apollo si nutrivano solo di ambrosia, latte e miele. Forse perché non era ancora arrivata la nuova generazion­e di giovani intraprend­enti che sanno creare sapori e piatti squisiti con i prodotti della loro terra. Sacra, naturalmen­te.

Dal Monte Olimpo, la dimora degli dei che si nutrivano di ambrosia, si scende verso le fattorie biologiche gestite da giovani contadini

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solo la luce delle candele.
1. il Golfo di Antikyra. 2. Modellini di barche da Ostria, negozio di ceramiche d’arte a Galaxidi. 3. il monastero di Ossios Lukas non ha elettricit­à: solo la luce delle candele.
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1. La taverna Skeletovra­chos, lungo il porto di Galaxidi, dove restano ancora (pochi) cantieri di maestri d’ascia. 2. Formaggio manouricon petali e marmellata di rose, specialità di Ktima Bellou, hotel e fattoria ai piedi dell’Olimpo. 3. il salotto di...
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e isolotti, si avvistano i delfini:
c’è una base di biologi italiani.
2. La cupola di Ossios Loukas, monastero dell’XI secolo, Patrimonio
Unesco per i mosaici su fondo
oro. 3. Aristoteli­s Zisimou,...
1. Baia di Galaxidi. In barca, fra spiagge e isolotti, si avvistano i delfini: c’è una base di biologi italiani. 2. La cupola di Ossios Loukas, monastero dell’XI secolo, Patrimonio Unesco per i mosaici su fondo oro. 3. Aristoteli­s Zisimou,...
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1. i magnifici affreschi del Monastero Gran Meteora, a 613 metri. 2. Un salotto della dimora storica The Chatzigaki Manor. 3. il giardino delle piante aromatiche del boutique hotel Ktima Bellou. La coltivazio­ne segue criteri biologici.

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