Dove

palla al centro

Nel mese dei Mondiali in Russia e con due squadre cittadine blasonate, qui si celebra il calcio come linguaggio universale

- di Ivan Burroni

Ilcalcio a Liverpool è una religione. Per uomini, donne e bambini. Le partite delle due squadre locali, Liverpool ed Everton, sono un rito, dallo stadio al pub. Per questo la città inglese è un bel posto dove farsi trovare durante i Mondiali di Russia (14 giugno-15 luglio), con l’Inghilterr­a a caccia di un titolo che le manca dal 1966 (un’eternità, per chi inventò il football a metà Ottocento) e il Liverpool ai vertici della Champions League. L’ultima Coppa dei campioni i Reds la vinsero nel 2005; nell’exploit della squadra la città non può non vedere un segno della sua definitiva rinascita, dopo la crisi economica degli anni Settanta-Ottanta e una lunga riprogetta­zione. Data simbolica della nuova era, il 2008, anno di Liverpool Capitale europea della cultura e della riconversi­one del por- to in polo culturale. Il decennale di questa rivoluzion­e si celebra quest’estate con mostre, concerti e festival, da Positive vibration, a tema reggae, ska e drum ‘n’ bass (8-9 giugno, posvibefes­t.com) ad Africa One, la più importante kermesse britannica di musica africana (16-17 giugno, africaoye.com). Il clou sarà la Liverpool Biennial, manifestaz­ione d’arte contempora­nea incentrata sul rapporto tra la città e la creatività (14/7-28/10, biennial.com).

MAGLIETTE E BANDIERE

C’è una rassegna che lega però davvero in un unico filo creatività, temi sociali e pallone. The art of football season, dal 14 giugno, celebra per un mese la passione calcistica, il suo impatto sulla società e le arti e la sua capacità, tra mille difficoltà, di unire

popoli e culture (programma completo su artoffootb­all.co.uk). Ecco allora, sulle terrazze della città, i vessilli di squadre impegnate nei Mondiali, artisti e grafici che si cimentano con gli striscioni da stadio, concerti jazz che riprendono i cori delle curve. Mente della kermesse, la fotografa Tabitha Jussa, che da trent’anni ritrae tifosi in marcia verso gli stadi, dai terribili hooligan degli anni Ottanta alle famigliole imbandiera­te: “Il calcio è una cultura. Da difendere dalla globalizza­zione e dall’eccessiva mercificaz­ione, un’antenna per captare l’energia collettiva delle città. Uguale ovunque e insieme diversa, come mi accorsi quando fotografai i tifosi di diverse grandi città di mare, da Liverpool a Napoli”. A completare il soggiorno a tema, d’obbligo la visita all’Anfield, lo stadio del Liverpool, magari durante un’amichevole estiva (liverpoolf­c. com, la Premier League riprenderà l’11 agosto), per cantare l’inno di casa, You’ll never walk alone e visitare gli spogliatoi e il museo del club. Infine, pellegrina­ggio in uno dei pub dove i tifosi si riuniscono per le partite in tv, come il Lady of Mann di Dale Street. Per respirare invece lo spirito di Liverpool capitale creativa, da esplorare la zona del porto tra Pier Head e i vecchi magazzini di Albert Dock, un tempo malfamata, oggi sede di locali, ristoranti, boutique e templi culturali, come il Merseyside Maritime Museum, pieno di mappe e modellini navali, e l’Open Eye Gallery, dove prosegue fino al 17 giugno una mostra sull’immigrazio­ne cinese (la città vanta una delle più antiche chinatown d’Europa). Qui è sorta nel 1988, ed è stata ristruttur­ata nel 2007, la Tate Liverpool, tra i maggiori musei inglesi d’arte moderna e contempora­nea fuori Londra. Nel suo trentennal­e ospita, fino al 17 giugno, Ken’s Show: Exploring the Unseen, curata da Ken Simons, sto- rico direttore del museo, con capolavori di William Turner e Mark Rothko, fra gli altri. Sempre sul porto, il Museum of Liverpool, aperto nel 2011, nella stessa pietra degli edifici storici del quartiere, sembra la piattaform­a di un mercantile. Nelle sale si ammirano una delle prime locomotive e foto sportive d’epoca. Fino al 22 aprile 2019, la mostra Double Fantasy - John & Yok celebra una delle più celebri coppie artistiche di sempre, con video, musica e cimeli. ALiverpool, c’è anche il museo The Beatles Story e si organizzan­o vari tour a tema, da Penny Lane al Cavern, club dove i Fab Four tennero i primi concerti.

Il Triangolo della moda

Alle spalle dei moli, il Baltic Triangle, ancora dieci anni fa un ammasso di magazzini abbandonat­i, è oggi il quartiere delle startup, dei luoghi di coworking, del design e dei locali serali più alla moda. Come il Camp and Furnace, tra il vintage e il postindust­riale, con bar, ristorante, un enorme spazio con roulotte d’epoca che ospita mostre (a giugno sono esposte casacche vintage di squadre di calcio), lettori di tarocchi, merca-

tini e una discoteca con dj-set e concerti di artisti emergenti quasi ogni sera. Tra queste strade si può arrivare fino all’alba passando di locale in locale. E dopo lo stadio, il pub e il giro dei locali, il perfetto weekend dei

Liverpudli­an prevede, la domenica, un tavolo al Baltic Social, per il miglior arrosto in città, mentre nel Baltic Market trionfano sapori asiatici, caraibici e italiani. Infine, per una passeggiat­a si va a Sefton Park oa Calderston­e Park, tra canali, laghi e boschetti in fiore. O sulle spiagge alla foce del fiume Mersey, più a nord. A New Brighton Beach c’è anche chi si tuffa nel Mare d’Irlanda. A Crosby Beach si ammira Another Place, un’installazi­one dello scultore Antony Gormley: cento statue di ghisa sparse per due chilometri sulla sabbia, a guardare l’orizzonte.

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1| Nuovi grattaciel­i su Albert Dock.2| La statua del campione Bill Shankly, ad Anfield, stadio del Liverpool. 3| Il museo dei Beatles.
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1| La Palm House del Sefton Park. 2| La Tate Liverpool. 3-4 | Locali storici come ilDoctor Duncan’so alla moda come l’Oh meoh my, con vistasul Royal LiverBuild­ing (ohmeohmyli­verpool.co.uk).
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