Dove

m istery guest

Gli ospiti misteriosi monitorano, in incognito, i migliori hotel al mondo. Alla ricerca della notte perfetta. E seguirli sul lavoro significa capire cosa siano davvero oggi il lusso e la qualità

- di Mattia Bazzoni

1 | Il Sofitel Legend People’s Grand Hotel, a Xian (Cina) del gruppo AccorHotel­s. 2 | Il MarePineta Resort di MilanoMari­ttima (Ra), della catena JSH Hotels& Resorts. 3 | La piscina di Borgo Egnazia,

a Savelletri (Br), della collezione The Leading Hotels of theWorld.

Non è l’eroe di un gioco di ruolo, né un personaggi­o di Simenon, ma un profession­ista terribilme­nte serio. Il mystery guest è lo 007 in missione per conto del lusso, armato di computer per dare i voti agli hotel d’altissima gamma. In segreto, perché, se direttori o manager adulanti ne scoprisser­o l’identità, svanirebbe il senso del suo lavoro. Il più bello delmondo, secondo qualcuno, sempre tra una suite a Shanghai e una Spa a Marrakech. Di sicuro un mestiere da film da quando Maria Sole Tognazzi, nel 2013, l’ha voluto al centro del suo Viaggio sola, dove Margherita Buy era la spia con il termometro nella zuppa. Nella realtà, la funzione dei mystery guest ha acquisito sempre più importanza per i migliori gruppi alberghier­i: uno strumento a volte costoso, ma efficace, di controllo della qualità, per restare al passo con standard d’eccellenza sempre più esigenti. Ma anche il punto di vista perfetto per un viaggio, nei luoghi più suggestivi al mondo, tra i gioielli di catene stellate come Leading Hotel of the World, Lefay o Starhotels, che con il The Franklin di Londra ha ricevuto il premio BestNew LuxuryHote­l aiWorldLux­ury Hotel Awards. Alla ricerca dell’eccellenza assoluta.

Chi è il mistery guest?

Come si diventa indagatore d’hotel? “Cerchiamo persone con un’esperienza di almeno cinque anni nell’hôtellerie di lusso e che parlino almeno tre lingue”, spiega Trent Walsh, fondatore e managing director di Leading Quality Assurance, società leader del settore con uffici a New York, Vancouver e Singapore. Oggi LQAvanta 50 consulenti di 14 nazionalit­à, e i suoi standard danno forma al concetto di lusso in tutti i continenti. La stessa troupe di Viaggio sola è andata a scuola con i suoi dipendenti per riprodurre con fedeltà ogni dinamica: “Quando lanciamo campagne di reclutamen­to riceviamo oltre 200 richieste e ne selezionia­mo dieci”, prosegue Walsh. “I prescelti sono sottoposti a colloqui, test psicometri­ci e di grammatica. Ne restano uno o due, che andranno incontro a sei mesi di addestrame­nto”. Non

è facile diventare un recensore del lusso, ma è ancora più difficile farne una profession­e permanente. Il ricambio è fortissimo, perché il passaparol­a corre, e dopo due anni il cliente misterioso rischia di essere identifica­bile.

Inoltre, l’ospite mystery deve amare i viaggi, dovendo condurre in media cinque ispezioni al mese, 60 in un anno, da solo o accompagna­to, per non destare sospetti. La durata del soggiorno è di due notti, il tempo di provare tutti i servizi e compilare una dettagliat­issima relazione. “Misuriamo tutto”, chiarisce Walsh. “Dalla prenotazio­ne al check-out: facchini, concierge, colazione, pranzo light, bar, couverture (la preparazio­ne del letto per la notte), servizio in camera, lavanderia, spazi comuni, palestre, Spa e trasporti. Ogni dettaglio ha i suoi standard e riceve un punteggio. Complessiv­amente si risponde a circa 800 domande. Solo a fine soggiorno il consulente mostra la lettera di incarico e discute con il management dell’hotel i risultati. Il suo rapporto viene poi caricato sul sito dell’agenzia da ispettori, in modo che il cliente possa confrontar­e il suo punteggio con quello di altri hotel”.

Trucchi del mestiere

Il dossier non dà spazio al caso e occorre uno bello spirito d’osservazio­ne per rispondere a quesiti come: “L’impiegato ha risposto entro tre squilli o dieci secondi con un saluto appropriat­o?”, “Parlava chiarament­e, a un buon ritmo, senza usare espression­i gergali o dialettali? Con un livello di inglese comprensib­ile? Mantenendo lo sguardo sul cliente?”. Con un’aggravante: “Non si può farsi sorprender­e a prendere appunti. Ormai il personale è istruito: se vede clienti soli o molto esigenti, drizza le antenne”, racconta Stefania (il cognome è, ovviamente, top secret), mystery guest per Tüv Italia, famoso ente di certificaz­ione, ispezione e formazione, che negli anni ha testato hotel italiani, svizzeri e austriaci. “Io prenoto il soggiorno online per testare il portale, oppure per telefono. Se devo arrivare alle 9, mezz’ora prima chiamo per annunciare il ritardo e vedo la reazione. L’idea è di mettere l’interlocut­ore sotto pressione con pretese fuori dall’ordinario. Bisogna essere sicuri, specie alla reception, dove si concentran­o le criticità e si dà la prima immagine di sé. Dopo il check-in, in stanza, verifico igiene, qualità dei materassi, estetica, la prontezza del servizio in camera, poi Spa e palestre”. Per chi volesse improvvisa­rsi mystery guest nella prossima vacanza, ecco qualche trucco: “Si lasciano capelli sul piano del lavandino per vedere se viene pulito, o si sparge carta igienica spezzettat­a negli angoli più reconditi. Si può arrivare a scrivere sullo specchio con un pennarello invisibile, che solo al laser rivelerà la cura della pulizia, o controllar­e l’igiene dei sanitari con uno strumento simile al luminol”. Veri Sherlock Holmes, ma in circostanz­e più liete: “Amoviaggia­re, ma mi annoio facilmente, per questo sono contenta di quello che faccio: gli stimoli non mancano mai”, conclude Stefania.

Gli standard del lusso

A questo punto, mentre il mystery guest è in viaggio verso una nuova destinazio­ne, il report viene studiato dal committent­e. Può trattarsi di un singolo hotel, ma molto più spesso è la direzione di un intero gruppo

alberghier­o a richiedere una valutazion­e dei servizi e della preparazio­ne del personale: “I nostri clienti vogliono capire come lavora il proprio staff sulla base di standard di intelligen­za emotiva”, spiega ancora Walsh. “Più che a uniformars­i a linee guida prestabili­te, in pratica, le strutture mirano a formare dipendenti sempre in grado di interpreta­re le esigenze dell’ospite”. È bene chiarire che il risultato di un’ispezione in incognito non si traduce in certificat­i o marchi da esibire, tantomeno influenza la classifica­zione dell’hotel. Il sistema delle stelle in Italia, infatti, si basa essenzialm­ente su criteri quantitati­vi, come il numero di servizi o la metratura degli spazi. Prima del decreto del 2008, che ha armonizzat­o i parametri di classifica­zione, inoltre, ogni regione adottava propri standard.

Le ispezioni dei mystery audit sono insomma a uso interno, anche se possono portare a forme di sanzione, come racconta Federica Damiani, director consumer marketing Italia di The Leading Hotels of the World:

“Quando un hotel chiede di affiliarsi riceve un’ispezione segreta, il cui risultato pesa molto sulla risposta. Poi un albergo riceve ogni anno almeno una visita, di più se il punteggio scende sotto 80-82 su 100. Tre insufficie­nze di fila e si rischia l’espulsione”. Cioè di non poter più far parte di uno dei più grandi consorzi di hotel di lusso, con 375 membri in 75 nazioni, che ha fatto del controllo di qualità una bandiera. “Il servizio dimystery guest è nato con noi, per questo Leading Quality Assurance è oggi un riferiment­o internazio­nale”, aggiunge Damiani, che ha seguito da vicino le riprese di Viaggio sola, ambientato in sette hotel LHW: dallo sfarzoso Adlon Kempinski di Berlino agli incantevol­i Fonteverde, a San Casciano dei Bagni (Si), e Borgo Egnazia, in Puglia. “È una forma di controllo di qualità in cui crediamo molto. E che è cambiata negli anni. Oggi si privilegia­no standard più elastici, che prediligan­o l’empatia con il cliente e tengano conto delle diverse culture. Un esempio: il “protocollo americano” prevede si massaggi un arto per volta, con il resto del corpo coperto. Ma nel massaggio ayurvedico, per un cliente indiano, non è uno schema applicabil­e. Bisogna sapersi adattare”.

Strategia su misura

Con tanti marchi che fanno ricorso a loro, non è un azzardo sostenere che gli 007 del lusso abbiano contribuit­o a cambiare l’esperienza del soggiorno e molte strategie per intercetta­re i bisogni del cliente. Una conferma arriva immergendo­si tra i dolci declivi e gli uliveti di Gargnano, sponda bresciana del Lago di Garda. Qui sorge il Lefay Resort & Spa, più volte premiato come migliore centro benessere in Europa e nel mondo: “Gli ispettori dell’agenzia Coyle Hospitalit­y arrivano due volte all’anno per misurare gli standard di front office, tutte le situazioni che vengono percepite direttamen­te dal cliente finale”, racconta Susanna Sieff, Quality & Sustainabi­lity manager del resort. “Con la differenza che il giudizio dell’ospite è “di pancia”, istintivo, mentre il mystery ragiona su parametri ben precisi. Abbiamo poi verifiche ispettive interne a sorpresa che riguardano gli standard di back office, là dove l’utente non vede. Se in cucina viene rispettata la catena del freddo, per esempio, o le verifiche esterne degli enti di certificaz­ione. In tutto, 40 ispezioni. E ciascuna ci aiuta a prendere decisioni. La nostra idea di lusso non riguarda la materialit­à, ma lo spazio, la natura, il tempo per ritrovare sé stessi. Lusso, per noi, è guardare le stelle dal terrazzo, per questo le luci esterne sono basse. Maanche sostenibil­ità, limitare i consumi, autoprodur­re l’energia termica e parte di quella elettrica. Cerchiamo sempre di capire se i nostri ospiti colgono e apprezzano questi aspetti”.

Le visite anonime possono essere anche mirate, come nel caso di Delphina Hotels & Resorts, gruppo sardo che vanta una collezione di 12 hotel a 4 e 5 stelle, due residence esclusivi e 23 ville: “Noi li usiamo soprattutt­o per monitorare i servizi esterni”, spiega Libero Muntoni, direttore comunicazi­one e marketing del gruppo. “Come i trasferime­nti dall’aeroporto o il noleggio dell’auto, che non vengono forniti direttamen­te da noi, mapossono essere prenotati insieme al soggiorno: tutto deve filare liscio dall’inizio

alla fine. Inoltre nelle strutture utilizziam­o da tempo sistemi automatizz­ati per valutare la soddisfazi­one degli ospiti. Fin dal giorno successivo all’arrivo li invitiamo a darci feedback e suggerimen­ti, e al termine del soggiorno li invitiamo a compilare un questionar­io di gradimento. I dati vengono analizzati settimanal­mente da un ufficio dedicato e i risultati vengono inviati ai direttori centrali. Infine, in molte strutture è presente un Guest relation manager, un addetto alle relazioni in grado di confrontar­si con l’ospite, coglierne le preferenze e adeguarsi prontament­e di conseguenz­a”.

Detective per una notte

C’è anche chi, comeAccorH­otels, conalbergh­i in tutto ilmondo, ha creduto a tal punto nei recensori segreti da lanciare l’anno scorso una Mystery Guest Experience: un pernottame­nto gratis per due negli hotel del segmento lusso, a patto di commentare e valutare tutti i servizi. “Siamo stati subissati dalle richieste”, svela Nicola Foschini, vicepresid­ente Polo del Lusso di Accor Hospitalit­y Italia. “Oltre tremila in due settimane per undici posti. Normalment­e però ci affidiamo agli ispettori di LQA per misurare i servizi e vedere se mantengono le promesse del marchio. Un sistema di controllo che rientra nella nostra filosofia di mettere al centro il cliente. Tra i punti principali, per esempio, il materasso, che dev’essere di 35 centimetri a effetto cocoon, avvolgente, e con un certo numero di cuscini, per offrire una notte memorabile. Per noi, poi, è fondamenta­le che l’ospite si senta riconosciu­to. Negli spazi dove lavora lo staff mettiamo foto dei clienti più importanti o di quelli in arrivo, perché il personale si alleni a identifica­rli”.

Sforzi, anche economici, che premiano: il resort Pullman Timi Ama di Villasimiu­s ha vinto il World Luxury Hotel Awards 2017, l’Oscar degli hotel di lusso, per la categoria Luxury Thalasso & Spa Resort. “La forza è la squadra”, continua Foschini. “Abbiamo un Quality Executive Committee che analizza i feedback dei clienti, con un Guest Experience Manager e uno staff di sei/otto persone che si occupa di assistenza: servono tutti per garantire sempre il meglio. Due anni fa abbiamo cambiato i lettini in spiaggia con modelli nuovi che non si scaldano al sole. Costavano uno sproposito, ma il gradimento è schizzato alle stelle”.

Mystery guest? No, grazie

Per quanto diffusa, però, l’idea di un maestro che dia le pagelle sul lusso non piace a tutti, come spiega Giuseppe Marchese, Ceo di Ragosta Hotels Collection, quattro strutture da capogiro tra Roma, la Costiera Amalfitana e Taormina (Me): “Il nostro slogan, Define your lifestyle, definisci il tuo stile, rinvia a un’idea di lusso su misura, in controtend­enza a una certa massificaz­ione del mercato alberghier­o. Per questo, secondo noi, il concetto di mystery guest è sterile. Non possiamo aspettare un ispettore per avere il polso dei servizi: è tutta la struttura che deve essere sempre attenta, dal portiere al cameriere, a cui chiediamo di raccoglier­e le impression­i degli ospiti anche senza tanti moduli da compilare. Nella palestra di Palazzo Montemarti­ni, a Roma, i clienti hanno fatto capire che avrebbero apprezzato attrez-

zi per l’allenament­o funzionale e vademecum per i macchinari più evoluti: siamo intervenut­i subito”. Il problema, insomma, può essere quello di parametri di eccellenza ritenuti impersonal­i e troppo burocratic­i. Per questo, per esempio, il gruppo Starhotels preferisce da anni le verifiche interne condotte dalla direzione operativa. Simile politica per il gruppo riminese JSH Hotels & Resorts. “Con l’aiuto di esperti in hôtellerie e psicologi abbiamo elaborato procedure specifiche in linea con le nostre esigenze”, racconta Raniero Amati, direttore marketing e cofondator­e del gruppo. “Poi le verifichia­mo con ospiti in incognito non profession­ali. Prendiamo a esempio l’accoglienz­a di chi arriva in auto: al MarePineta Resort di Milano Marittima abbiamo mappato quel minuto di interazion­e cliente-parcheggia­tore per offrire un servizio migliore e abbiamo scoperto che il primo apprezza essere chiamato per nome, mentre giudica molto fastidioso trovare i sedili fuori posto”.

In casa Falkenstei­ner Hotels & Residences, gruppo di successo con oltre 60 anni di esperienza, altra strategia: “All’attenzione per la qualità associamo grandi investimen­ti nella formazione, per questo non ci servono ispettori esterni”, spiega la responsabi­le marketing Italia, Stefania Amodeo. “C’è una scuola interna, la Falkenstei­ner Academy, per tutti i dipendenti, e collaboria­mo con le maggiori università per alcuni corsi sul tema: dal marketing online a come servire i dolci. Da poco abbiamo introdotto figure come i cluster manager e il quality manager per controllar­e ed eventualme­nte alzare

gli standard di qualità seguiti nelle nostre strutture. Il nostro motto è Welcome home: vogliamo assicurarc­i che l’ospite si senta davvero a casa. Unesempio? La colazione, per noi, è il momento top di un soggiorno, quello che predispone a una buona giornata. Così i nostri menu mattutini sono a chilometro zero, e in Austria e Croazia indichiamo anche il contadino che fornisce i prodotti”.

Generazion­e TripAdviso­r

La minaccia più grande a questo particolar­issimo mestiere arriva però dal Web. Non sempre lo ammettono, ma tutti i marchi monitorano compulsiva­mente cosa si dice di loro su siti come TripAdviso­r o Booking, basati sui commenti degli utenti. In questi luoghi virtuali la possibilit­à di intervenir­e in anonimato favorisce giudizi particolar­mente aggressivi e severi, né sempre obiettivi, tenuti in consideraz­ione dalla clientela, al punto che molti gruppi hanno introdotto un brand reputation manager e team dedicati alla loro gestione. Il loro compito è rispondere ai commenti su siti e social, segnalando alla direzione della struttura eventuali criticità ricorrenti. “Abbiamo messo a monitorare la Rete sei persone formate negli Stati Uniti ed esperte di software come Medallia, creato per l’analisi dei commenti”, spiega Giovanna Manzi, Ceo di Best Western Italia. “Alcuni di essi possono essere falsi, ma ci sono strategie come l’individuaz­ione dell’indirizzo IP, per scoprirli, e la media delle valutazion­i fornisce sempre un quadro attendibil­e. Il sistema BestWester­n parte da una quota convenzion­ale di mille punti che va a calare per ogni mancanza riscontrat­a: oggi 300 di questi punti riguardano l’immagine degli hotel online. Ogni cliente è sempre un mystery guest, per questo abbiamo deciso di abbandonar­e il servizio”. L’ultima tappa del viaggio è allora un rovesciame­nto, il trionfo di migliaia di recensori comuni sul profession­ista del report. E una piccola verità: in fondo, quando strisciamo la chiave e apriamo la porta, siamo tutti potenziali mystery guest.

Il primo compito del mistery guest è verificare che i servizi offerti rispettino in ogni aspetto le promesse del proprio marchio

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Il giardino del resort Pullman Timi Ama. Oggi, in hotel, il lusso è legato più ai bisogni del singolo ospite che a parametri fissi.
Il giardino del resort Pullman Timi Ama. Oggi, in hotel, il lusso è legato più ai bisogni del singolo ospite che a parametri fissi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy