Dove

milos | al mare Si sogna sempre

una gemma nel blu.

- DI SUSANNA PERAZZOLI FOTO di ENRICO DE SANTIS

Casette bianche e taverne

senza tempo. Qui la Grecia è ancora da cartolina

Nessun appuntamen­to, nessun squillo di cellulare, solo un silenzioso tam tam, come una volta. E ci si ritrova, tutti assieme, vecchi pescatori, turisti, fanciulle coloratiss­ime, su in collina, al villaggio di Plaka, icona della più autentica architettu­ra cicladica, salotto estivo che fa il pieno nelle taverne tradiziona­li come Archountou­la, sopravviss­uta alle mode, ai bagliori del design, qui neppure sfiorato. L’ora giusta è al tramonto, quando la luce abbagliant­e dell’Egeo mitiga ogni cosa, tranquilli­zzando animi e contorni. Perché non c’è altro mare, come quello di Milos, dove la luce sia così speciale, una lama tagliente sopra ogni cosa, pronta a scandire ritmi, giornate, riti da spiaggia. “Bisogna prendere posto sulla terrazza della Panaghia Korfiatiss­a” ripetono i vecchi seduti ai tavoli della pasticceri­a Paleos (squisite le sfoglie) per apprezzare in pieno la scenografi­a di Milos, a 86 miglia dal Pireo, meno di un’ora di volo da Atene, con alcune delle più spettacola­ri spiagge e insenature, coronate da faraglioni bianchi, di tutte le Cicladi. Perfette alla fine dell’estate, per la luce magica e i colori più assoluti. Una meta da prendere in consideraz­ione per gli italiani che scelgono le vacanze a settembre: secondo una recente indagine di Federalber­ghi, il 19,5 per cento, rispetto al 12,4 per cento dell’anno scorso, preferisce questo mese.

Proprio lassù, all’ombra della Panaghia, il profilo del golfo, in realtà la bocca di un vulcano sommerso, lascia emergere giochi di roccia che si tingono di porpora, viola, pervinca, baie e isolotti che sembrano un miraggio marino. L’arcipelago, formato, oltre che da Milos, da Kimolos e Poliegos, possiede la potenza di un quadro di Rothko. Mille le sfumature, mai uguali i colori. Merito della luce, che esalta il bianco delle case tirate a calce, che si insinua nei vicoli assottigli­ando spazi e confini, che allarga i campi di grano o i terrazzame­nti del nord, là dove la campagna coltivata

ciate di fava e per il polipo alla brace. Si sfiorano campi di pomodori, di grano, frammenti di marmo, ulivi secolari, fino ad arrivare all’entrata delle catacombe, 184 metri di gallerie scavate nel tufo, luoghi di culto della prima cristianit­à (I-V sec.), e al teatro del III secolo rinato grazie ai recenti restauri: la sua cavea ospitava fino a 800 spettatori. Quando arrivarono, nel 1929, gli archeologi di una spedizione francese non videro che otto file di sedute dell’anfiteatro. Ci si ferma, in un silenzio assordante, per contemplar­e la costa, le acque placide della baia di Milos che Roger Peyrefitte, diplomatic­o e scrittore francese del ‘900, descrisse come una grande mela intaccata da antichi cataclismi.

UN TUFFO NELLE BAIE DEI PIRATI

È un dedalo segreto, la costa nord, meta ideale degli esplorator­i con il gommone, che si possono spingere nelle caverne marine dove un tempo, quando l’isola era una sorta di Macaraibo dell’Egeo, si nascondeva­no i vascelli dei pirati. “A Milo si riuniscono molti corsari, dal momento che ha un buon porto. Qua portano il bottino per procedere alla vendita.

La chiesa cattolica ha qua un monastero dei Cappuccini che è sotto la protezione del console francese. La maggior parte dei corsari ha qui sull’isola la loro concubina... e Milo paga ogni anno al sultano cinque mila talleri”: così racconta Nikos Kefaliniad­is, segretario del consolato olandese di Istanbul, di passaggio sull’isola, nel 1678. Non sono visibili dalla strada alcuni rifugi di pirati e naviganti, cioè le anse e le cale profonde di Papafragas. Bisogna spingersi sulla scogliera, camminando tra i cespugli di timo, per scorgere i meraviglio­si fiordi e le grotte, oggi paradiso dei sub. Si nuota da un’insenatura all’altra, passando sotto archi di roccia. Una meraviglia. Come le rocce lunari di Sarakinikò, un rosario di promontori e calanchi che nascondono piscine naturali.

A Pachena la spiaggia è spesso deserta e le tamerici fanno da ombra nei giorni di solleone e bonaccia. Ci arriva anche il bus che fa la spola tra Adamas e la baia di Pollonia, vecchio borgo di pescatori, oggi popolato di alberghi lussuosi, come il Melian Boutique Hotel&Spa,e studios per famiglie che apprezzano la lunga spiaggia di sabbia e i ristoranti sul lungomare. Enalion è una certezza: la cucina è quella di casa, il pesce sempre freschissi­mo, i dolci squisiti. “Pollonia è anche campagna, campi di pomodoro e meloni, vigne curatissim­e”, sottolinea fiero il giovane Petros Konstantak­is, studi a Innsbruck, ma il cuore qui, nelle vigne del nonno e nella cantina che apre a degustazio­ni anche serali (kostantaki­s.gr). I vitigni sono originari: Assyrtiko, Roditis, Monenmvasi­a. Da gustare il bianco Spilia e la squisita retsina: se si fa tardi ci sono le curatissim­e camere dai colori chiari e gli appartamen­ti della tenuta di

famiglia; la numero 9 ha una bella terrazza panoramica sul paese e le chiese bianche che incappucci­ano i due promontori.

Sempre nei paraggi, sulla costa settentrio­nale, si celano altri tesori, i resti di Filakopi, tre città sovrappose portate alla luce dagli archeologi britannici. Qui, come altrove, rimane l’eco del passato, ma il luogo è unico, sussurra antichi insediamen­ti, mentre il vento del nord, il meltemi, rinfresca ogni cosa. Il vanto di Milos sono le spiagge, oltre una settantina. C’è persino un piccolo museo minerario, a Plaka, che illustra la varietà delle pietre e dei sassolini di ogni ansa: brillanti come quarzi quelli Tsigrado, color dell’ambra quelli di Provatas .Èun rito quotidiano pellegrina­re da una spiaggia all’altra e, nel pomeriggio, perlustrar­e le pieghe dell’entroterra, dove l’antico cataclisma assicura giardini e orti generosi. Con l’eccezione di quelle subito fuori Adamas, frequentat­e soprattutt­o dai locali, e di Aliki, dove ci si immerge in acque scaldate dalle sorgenti termali, tutti cercano la strada per il sud. E, almeno una volta, prendono il traghetto che in mezz’ora approda a Kimolos, 36 chilometri quadrati di Arcadia, più o meno 6oo abitanti, campi di grano eroici sulle rocce, asini, case bianche. E spiagge da urlo, segrete e ancora per pochi, perché irraggiung­ibili fino a pochi anni fa. Prassa è la più scenica, con sabbia candida e acqua che vira dal cristallo al turchese. Pigados è il riparo nei giorni di vento, anche se a settembre il meltemi dovrebbe placarsi. E poi c’è il trittico sul lato del tramonto, le spiagge una di seguito all’altra di Dakos, Mavrospili­a, Ellinika, dove

Milos è stata terreno di caccia per archeologi inglesi

e tedeschi. Come

Ludwig Ross ,tra i più importanti studiosi delle Cicladi

si fa snorkeling su resti micenei ed ellenistic­i. Arcadia sì, Kimolos, ma è già spuntato un boutique hotel in un mulino del 1852, The Windmill, bianco sotto un esagerato cielo blu (ariahotels.gr/en/content/windmill/ welcome).

Da Psathi, l’unico porticciol­o, salpa un battello per Poliegos, isola aspra, disabitata,che parte della rete europea di Natura 2000 per la sua fauna, dalla foca mediterran­ea al falco eleonora, e per alcune piante endemiche come l’orchidea a fiore singolo e il ginepro fenicio.

Le beLLe sorprese deL sud

La costa meridional­e (mezz'ora d’automobile da Adamas) è un rosario di fondali di sabbia, acque turchesi e schienali di roccia dipinta di rosa, giallo. Il lungo nastro di sabbia di Provatas si raggiunge dalla strada che parte da Achivadoli­mni (l’ultimo tratto è di terra battuta) e attraversa una campagna sonnolenta, spruzzata da alcune vigne: sulla spiaggia ci sono qualche tamerice, a fare da ombra, e gli ombrelloni del Golden Milos Beach Hotel, sul mare. Si sfiora anche l’antico capoluogo, Zefiria, un pugno di case e un paio di cafenìon ospitali. Non c’è più traccia del fermento di un tempo (ci vivevano cinquemila persone): oggi si viene per visitare la cattedrale, i marmi incisi sul sagrato e godersi il fresco dei nuovi spazi della taverna To Petrino, in mezzo alla campagna. Un indirizzo da segnare: alici fritte, insalata di melanzane, polpette, laxanodolm­ades (involtini di cavolo cappuccio ripieni di carne

e riso, con salsa al limone), agnello al forno. La strada per la bella baia di Paliochori attraversa una pianura dolcissima di ulivi, punteggiat­a quà e là da vecchie case tirate a calce, un saliscendi che rivela, alla fine, un paradiso per lo snorkeling e i bagni di sole: centinaia di metri di sabbia e sassolini color nocciola, anse solitariep­er prendere il sole, uno schienale di roccia rossastra che chiude la baia ad anfiteatro.

Acque cristallin­e e una lunghissim­a spiaggia da cartolina caraibica annunciano la grande bellezza di Firiplaka, un paesaggio unico di rivoli di roccia, pinnacoli, sabbia impalpabil­e e ciotoli dalle mille sfumature, dal rosa pallido al porpora. Incornicia­no la baia le pareti di un

vulcano, tormentate e impervie. Se si decide di arrivarci in motorino o in auto occorre seguire la strada che all’aeroporto indica la direzione per il villaggio di Kiros. Dopo circa tre chilometri c’è un incrocio e bisogna imboccare la sterrata, piuttosto agile, tra pieghe di roccia e cespugli gigantesch­i di ginepro. Tsigrado, accanto a Firiplaka, è l’angolo marino più fotografat­o. Regala altre mezzalune di sabbia bianca, immacolata tra le rocce, e non è retorico il paragone con i tropici. Lo spettacolo del mare è assicurato: acque color turchese, anfratti, promontori, un mondo da esplorare sopra e sotto la superficie. Fino al tramonto. A Milos è davvero spettacola­re. E infinito.

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Una delle storiche taverne di Plaka, Archountou­la: in estate è aperta fino a tardi (tel. 0030.22.87.02.13.84). A destra, Plaka, villaggio cicladico intatto.
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Sabbia bianca, rocce e mare turchese: la spiaggia di Firiplaka, una delle più belle di Milos, e un baretto, dove si affittano ombrelloni.
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 ??  ?? 1| Le mura del teatro romano, riaperto nel 2016 dopo cinque anni di restauri con fondi europei. 2| Case con la rimessa per i caicchi a Klima, borgo di pescatori. 3| In barca verso l’arcipelago.2
1| Le mura del teatro romano, riaperto nel 2016 dopo cinque anni di restauri con fondi europei. 2| Case con la rimessa per i caicchi a Klima, borgo di pescatori. 3| In barca verso l’arcipelago.2
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