PAESI BASSI
Fu Guglielmo d’Orange, dopo la rivolta contro gli Spagnoli, a gettare le basi della futura Olanda.E lo fece a Delft, gioiello del Seicento, frizzante, cosmopolita. Perché nella città di Vermeer c’è spazio per startup e avanguardie
La perla del Nord. Frizzante e cosmopolita già nel Seicento, Delft, la città di Vermeer, è un avamposto di avanguardie
Quando
i ricercatori della prestigiosa Delft University of Tecnology hanno presentato pochi giorni fa, sulle pagine di Science, un fragile e leggerissimo robottino, simile a un insetto volante, nei caffè e nelle locande attorno all’antico edificio universitario che indaga le frontiere della tecnologia era tutto un parlare di macchine del futuro e droni. Forse c’è bisogno della quiete antica di Delft, di quei canali che fanno da sponda a palazzi e dimore di mattoni, con le sottili vetrate per catturare la luce, di quei paesaggi che i pittori del Secolo d’Oro hanno ritratto con l’accuratezza di un miniaturista, per immaginare il domani. La città, a 12 minuti di treno dalla capitale, l’Aia (Den Haag, ci si arriva anche con un tram dal centro di Delft), rivela di saper coniugare la sua doppia anima, un passato di commerci e notorietà artistica, e vocazione, oggi, ad assorbire il nuovo (la città avrebbe il più alto tasso di incubatori di startup in Europa), facendone un modello che attrae studenti e turisti assetati di cultura.
Le fornaci di porcellana erano, nel Seicento, più di trenta. Oggi ne resta attiva una sola, Royal Delft, l’unica fabbrica a produrre ancora l’originale ceramica blu Delft. È un’esperienza entrare qui e lasciarsi condurre attraverso percorsi animati e video che illustrano il nascere e il successo di questa ceramica, famosa in tutto il mondo, ancora dipinta a mano. Un viaggio nella storia, ma anche nel presente, perché tornitori e decoratori si fanno in quattro a ogni domanda, volteggiando pennelli e muovendo le dita con maestria. Alla
In bici lungo i canali di Delft: in città si affittano da Fietsplus (fietsplusdelft.nl), dietro la stazione. In basso, il celeberrimo dipinto Ragazza con l’orecchino di perla (1665), di Johannes Vermeer, nelle sale del Maurithuis, all’Aia.
fine delle visite guidate resta il tempo per curiosare nella boutique con pezzi unici e più accessibili. L’anno prossimo, dal 18 gennaio, ci sarà anche una mostra, Glorious Delft Blue Royal Delft a esaltare la ricchezza del colore e lo splendore delle forme di queste opere.
Tra i canali
Vietato, in centro come nella zona settentrionale, immaginare auto o moto: canali e viuzze acciottolate invitano a camminare, a spostarsi tra insegne e scorci sull’acqua, a sbirciare negli ultimi atelier che ricordano le atmosfere ovattate descritte da Tracy Chevalier in La ragazza con l’orecchino di perla (Neri Pozza, 2000). Ci si perde volentieri tra i mercati, Grote Markt e Brabantse Turfmarkt (da assaggiare i tipici biscotti Delfte stroopwafel), sbirciando oltre i vetri di dimore essenziali e calde come ai tempi di Johannes Vermeer (1632-1675). Il pittore, che trascorse qui gran parte della sua vita, è un’icona per l’intera città. A lui sono intitolate brasserie (Moslaan 18-22) e camere di hotel; vengono messi a punto percorsi e passeggiate a tema, che toccano l’area attorno a Market Square (nel Seicento era un’isolotto attraversato da otto ponti) e la chiesa di Nieuwe Kerk, costruita tra il 1396 e il 1496, con ben 376 scalini che portano alla sommità della torre, dove incantarsi ad ammirare, nei giorni di bel tempo, il profilo di Rotterdam e L’Aia. Si cammina fino alle belle case di Vlamingstraat, corrispondenti (all’altezza dei civici 4042), secondo studi recenti dello storico dell’arte Frans Grijzenhout, alla veduta ritratta nel famoso dipinto The Little Street, sempre di Vermeer. Qui, pare, visse una zia del pittore, Ariaentgen Claes van der Minne. Anche se la fascinosa teoria è contestata, il canale è un incanto da immortalare.
L’omaggio al pittore trova il suo apice nel Vermeer Centre, l’unico al mondo a offrire una carrellata dei suoi lavori, anche se si tratta di riproduzioni (Voldersgracht 21, vermeer-delft.nl). Nel palazzetto, un tempo, aveva sede la corporazione di pittori e maestri vetrai Gilda di San Luca di cui Vermeer faceva parte. Si compie un viaggio multimediale nella vita e nelle opere del pittore della luce, autori di interni intimissimi, pieni di simbologie. Una sala, poi, ricostruisce colori e tavolozza e quell’uso della camera oscura che affascinò Vermeer: fu probabilmente Costantijn Huygens, la cui casa all’Aia fu un vero centro artistico e letterario, a farne conoscere a Vermeer le potenzialità.
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Passato e modernità: alcune chiese sono state recuperate per farne luoghi di svago e ristoranti, come Ho-
denpijl (ophodenpijl.nl), non lontano da Delft, a Schipluiden, dove il menu è a base di prodotti bio coltivati nei giardini e negli orti accanto. Sempre a Delft non si contano le vetrine di ricerca. Oltre 30 marchi di design sono di casa a Loco Lama, mentre gioielli contemporanei si trovano da Offline is The new Black (Oude Delft 149), il laboratorio di Lies de Vooght e Marie Lisah.
All’Aia è imperdibile il Maurithuis, dove emozionarsi di fronte ai ritratti modernissimi di Peter Paul Rubens, agli autoritratti di Rembrandt e al Saul e Davide (16511654), acquistato alla fine dell’Ottocento e attribuito solo nel 1969 al pittore. Fuori, l’appuntamento è per un aperitivo al 42° piano della The Hague Tower, alla Penthouse (penthouse.nl), il bar-ristorante più in alto del Paese, aperto sette giorni su sette. Vetro, acciaio e scenari unici sulla città che abbraccia il futuro.