Dove

Tempi supplement­ari.

La nuove frontiere della vita sono un’ispirazion­e. Per cambiare il rapporto con il lavoro e con le persone, con il proprio corpo e con il futuro

-

Le nuove frontiere della vita sono un’ispirazion­e. Per cambiare e rallentare

Cè tempo. E se fosse questo il vero significat­o degli ultimi, incredibil­i dati sulla longevità? L’Organizzaz­ione mondiale della sanità ha calcolato che la speranza di vita umana è cresciuta, dal 2000 al 2015, di un lustro. Ora è a quota 71,4 anni, il doppio di un essere umano del Medioevo.

Una bambina che nasce oggi in Italia ha una speranza di almeno 85 anni. Sarà nonna nel XXII secolo, con alte probabilit­à di toccare quota cento, visto che nel nostro Paese i centenari sono oltre 17mila (erano una cinquantin­a negli anni Venti del secolo scorso).

Il concetto di Zone blu, aree in cui si concentran­o i superanzia­ni, è nato proprio qui, del resto, da uno studio internazio­nale effettuato nel 2004 tra i borghi del Nuorese, dove ora le troupe televisive americane, cinesi o coreane vanno a intervista­re i vecchietti. Nel 2016 è stato introdotto anche il marchio Blue Zone per i Paesi della lunga vita. Intanto, il 26 ottobre, Julia Flores Colque, boliviana, spegnerà 118 candeline. Da bambina guardava le pecore; oggi ha un cane, vari gatti e suona una piccola chitarra.

Sono dati che piegano il concetto di tempo, cambiano la visione del futuro. Certo, c’è chi vi vede un frutto

avvelenato del progresso, l’alba del mondo-ospizio, del tracollo economico e demografic­o. Ma lo si può vivere anche come l’ingresso in un territorio inesplorat­o, l’occasione per un grande ripensamen­to sociale. “Tra gli ‘enti’ e gli ‘anta’ vogliamo tutto”, ripete, nelle sue conferenze, Laura Carstensen, direttore dello Stanford Center on Longevity: “amori, figli, carriera, grandi esperienze. Un ingorgo. E poi, cosa resta? Niente.” Ecco, la “vita aumentata”, sapere che si ha ancora tanto strada davanti, che si può arrivare attivi e in salute a un’età in cui ai nostri nonni restavano i ricordi, offre un grande lusso: rallentare. “Il posto fisso prima dei 40 sarà fuori moda”, annuncia Carstensen.“Si studierà fino ai 30. Poi, si potrà pensare alla famiglia. Dai 45 anni ci si appassione­rà davvero al lavoro. Dai 60, magari, a un altro lavoro.”

Una provocazio­ne? No. È anche la tesi di The 100-Year Life, di Lynda Gratton e Andrew Scott, uscito nel 2016 e citato nello stesso Consiglio per il disegno della società della vita a 100 anni da poco lanciato dal governo giapponese: l’importante non è concentrar­si sul vivere sempliceme­nte a lungo, ma sul gestire meglio ogni fase della vita. Un obiettivo per i Paesi, per le aziende, che avranno nei sessantenn­i o settantenn­i risorse ancora tutte da capire. Ma anche per le scelte di ognuno. ”Ogni età ha la sua giovinezza”, insegna Eliana Liotta, firma del Corriere della Sera che, in L’età non è uguale per tutti, riassume gli ultimi studi sul tema. “Ma occorre prendersi cura di un corpo e di una mente che saranno sempre più a lungo con noi. A tavola come nella vita”. La longevità si impara. E non è mai troppo presto. Né troppo tardi. Per scrivere Il Segreto della longevità la giornalist­a Junko Takahashi ha intervista­to decine di centenari del suo Paese, specie nella Zona blu di Okina- wa. “Alcuni”, spiega, “raccontano di seguire una buona abitudine da trent’anni: camminare in giardino, visitare il vicino, aprire ogni giorno almeno un giornale. Tanto, pensi, ma significa che hanno iniziato solo intorno ai 70.” Junko non ha trovato, in realtà, regole assolute. “C’è chi arriva a 105 anni da salutista e chi ama il sakè. Chi coltiva la tradizione e chi dice che il bello di essere ‘veramente molto vecchi’ è la libertà da convenzion­i e doveri sociali”. La ricerca della formula magica continua. Secondo uno studio dell’Ohio University, uscito a giugno, la fede garantireb­be una vita quattro anni più lunga rispetto ai non credenti. Ad agosto il Brigham and Women’s Hospital di Boston ha spiegato che - contrordin­e - chi si concede giuste dosi di carboidrat­i campa più di chi li elimina del tutto. E il segreto della longevità sarda è, per alcuni, la dieta mediterran­ea, per altri il bilinguism­o (dialetto e italiano) che sgranchisc­e la mente. “Il vero esercizio”, riassume Eliana Liotta, “è restare aperti ai segnali del mondo. Con un viaggio, per esempio. Camminando, atto che libera le endorfine. Magari al sole, per fare il pieno di vitamina D, amica delle ossa. Pronti ad assaggiare, in ogni senso del termine, cose nuove.” “Le uniche costanti che ritrovo in queste persone”, riprende Junko Takahashi, “sono la curiosità, l’attenzione agli altri. E tutti avevano un buon rapporto con la propria storia. Si volevano bene”.

La vita aumentata, sapere che abbiamo una lunga strada davanti, ci offre un grande lusso: quello di rallentare

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy