GRAN BRETAGNA | On THE ROAD
Quello del Dorset, nel sudovest dell’Inghilterra, è un paesaggio magico. Che ha ispirato gli scrittori di ogni epoca. Abbiamo esplorato le coste frastagliate e le campagne infinite. Per scoprire il segreto di questa attrazione fatale
come in un romanzo. Quello del Dorset è un paesaggio magico. Che ha ispirato gli scrittori di ogni epoca. Il segreto di questa attrazione fatale
Nel Dorset, mare e vento impregnano come inchiostro le pagine della letteratura. Con i suoi panorami idilliaci, marcati da spiagge preistoriche, manieri diroccati e cottage con i tetti di paglia, quest’angolo nel sud dell’Inghilterra, frequentato con discrezione da molte celebrities londinesi, accende da secoli lo sguardo romantico degli scrittori. Da Jane Austen a Robert Louis Stevenson, da John Fowles a Thomas Hardy, fino a Ian McEwan, Antonia Susan Byatt e Tracy Chevalier. Con i loro libri in valigia si seguono le tracce lasciate nei romanzi da paesaggi di una bellezza ruvida e struggente. È il caso di Lyme Regis, dove, a distanza di due secoli, non è difficile immaginare Jane Austen, l’autrice di Orgoglio e pregiudizio, aggirarsi nel porticciolo in cerca di ispirazione. “Sarebbe un visitatore ben strano quello che non vedesse l’incanto degli immediati dintorni di Lyme e che non desiderasse conoscerli meglio”, scriveva in Persuasione (1818). Austen immaginava la comitiva di Anne Elliot, la protagonista, avventurarsi in una passeggiata sul Cobb, il muraglione di pietra che protegge l’insenatura dalle mareggiate, dove il romanzo prende una svolta improvvisa e decisiva. Con le sue cabine vittoriane, oggi come
allora, la spiaggia invita ad avvicinarsi alle acque della Manica, dove pochi coraggiosi sfidano con bracciate vigorose le temperature gelide del mare, mentre i più preferiscono passeggiare sui ciottoli, fino a raggiungere il centro del paese. Lungo i viottoli di sassi si affacciano le case in stile Regency dove John Fowles ambientò La donna del tenente francese: si possono ritrovare con i Literary Lyme Walking Tours, camminate guidate per scoprire la storia del borgo e le sue suggestioni letterarie.
Ci si addentra poi verso Town Mill, minuscolo quartiere di gallerie d’arte e di antiquari, sorto attorno al vecchio mulino ad acqua del 1340, restaurato e ancora funzionante, per risalire lungo Broad Street, il viale principale. Si può così fare un salto da Ryder & Hope per comprare coperte di tweed e borse di tela che sembrano uscite da una rivista di design. “In realtà sono la versione contemporanea dell’artigianato locale, un fatto a mano basato su antiche tecniche e materiali naturali come legno e lana”, spiega la proprietaria, Alice Meller, che conosce ogni artigiano del Dorset. Aria di casa anche per lo chef Mark Hix, che a Lyme Regis, sua città natale, ha aperto un ristorante, dopo i successi londinesi di Pharmacy 2, lanciato in società con l’artista Damien Hirst. Dietro
l’apparenza spartana di una casa di legno, la Hix Oyster and Fish House nasconde una delle migliori cucine della regione, con una manciata di tavoli dove vengono serviti i granchi pescati nella baia.
La mondanità locale ruota attorno a Bridport, un borgo a un paio di chilometri verso l’interno, ribattezzato dal Telegraph la “Notting Hill sul mare”. Se fino a una decina d’anni fa era un villaggio remoto, ora è un’affascinante cittadina ad alta densità di antiquari. Qui i punti di ritrovo sono l’Electric Palace, un cinema in stile Art déco convertito in sala concerti, e il Vintage Quarter, ricco di magazzini pieni di bric-à-brac a buon prezzo, con belle lampade industriali e insegne rétro. La cittadina attira anche scrittori e lettori, con negozi di libri di seconda mano come Wild and Homeless Books, che ha un settore di volumi d’epoca per bambini. Qui si organizza anche un premio, il Bridport Prize, e si svolge un festival letterario, il Bridport Literary Festival, quest’anno dal 4 all’11 novembre. Per cena l’appuntamento è da The Seaside Boarding House, un bistrot sul mare che sembra uscito da un dipinto di Edward Hopper, ricavato in una delle due ville gemelle costruite nel 1895 sulla scogliera (l’altra è di proprietà del cantautore Billy Bragg, artista folk celebre per la sua opposizione al thatcherismo). Negli ultimi cent’anni la dimora è stata una casa di riposo e una caserma per gli aviatori, prima di essere rilevata tre anni fa da Mary-Lou Sturridge, socia del leggendario Groucho Club di Londra. Ora ospita un ottimo ristorante e otto camere con vista sulla baia.
FUORI DAL TEMPO E A PROVA DI ONDE
Seguendo le scogliere a picco sul mare, si viaggia lungo la strada che va da Golden Cap a Chesil Beach, una distesa di trenta di chilometri di ciottoli che al tramonto diventano color curcuma. Paradiso dei birdwatcher, ha ispirato a Ian McEwan l’omonimo racconto che inizia proprio su questa spiaggia, con la luna di miele dei protagonisti. A pochi chilometri si scorgono i tetti di paglia delle case di West Bexington e Abbotsbuty, che sembra il set di un film in costume. Poi lo scenario cambia improvvisamente e ci si trova davanti all’istmo di terra che collega la costa a Portland. Qui va in scena lo spettacolo delle onde che si infrangono contro la roccia sollevando schizzi alti una decina di metri, mentre salendo in cima al faro lo sguardo spazia sul tratto di mare che è stato teatro delle gare di vela dei Giochi olimpici nel 2012.
La costa si apre, da questo punto, su falesie e archi di gesso bianco che nascondono fossili e segni della complessa evoluzione della Terra. Èla Jurassic Coast, patrimonio dell’Umanità dal 2001, con le baie rotonde punteggiate di barche a vela e le stratificazioni geologiche che si leggono sulla scogliera come pagine di un libro di pietra. Meglio lasciare l’automobile e incamminarsi lungo il sentiero che parte da Lulworth Cove: sono meno di quattro chilometri, con una pendenza non parti-
Al faro di Portland le onde che si infrangono sugli scogli sollevano schizzi alti fino a dieci metri
colarmente impegnativa e la vista su Durdle Door, con un imponente arco di roccia eroso dal mare. Lungo il cammino si scorgono i piccoli archi di Stair Hole. Ci si affaccia anche sulla Ringstead Bay, che nasconde alcune calette, come quella di White Nothe. Ogni ciottolo di queste spiagge racconta un passato ancestrale. Non sorprende, dunque, che in tanti pratichino il fossil hunting, vadano cioè a caccia di fossili, scandagliando spiagge e baie per sentirsi come Mary Anning, la paleontologa vissuta qui all’inizio dell’Ottocento, scelta come protagonista del romanzo Strane creature di Tracy Chevalier. “Non è difficile imbattersi in ammoniti che risalgono a 150 milioni di anni fa, soprattutto con la bassa marea”, racconta Steve Etches, il più noto cercatore di fossili del Dorset. Non è un paleontologo, ma un settantenne idraulico in pensione che ha trascorso metà della sua vita chino sulle rive in cerca di tracce preistoriche. Due anni fa, a Kimmerige, è stata inaugurata The Etches Collection, il museo che porta il suo nome e raccoglie i duemila reperti da lui donati al Regno Unito. Uno zoo di pietra che include resti giurassici di coccodrilli e rettili volanti, coralli e conchiglie, insetti e persino di un ittiosauro con la pancia piena di pesci e calamari.
una passeggiata tra le colline
Emerge da un passato lontano anche Corfe Castle, una fortezza normanna di calcare grigio voluta mille anni fa da Guglielmo il Conquistatore per difendere il Dorset dagli attacchi dal mare. Arroccato in cima a una collina e circondato da un villaggio di case di pietra, con la sua aspra bellezza, è una delle rovine più suggestive d’Inghilterra. Gestito dal National Trust, si raggiunge con una passeggiata che avvolge le mura e sale costeggiando un ruscello con i resti di mulini, fino alla sommità e alle mura diroccate.
Da qui si prosegue verso l’interno, per scoprire l’altro volto del Dorset, quello di verde e quieta campagna. La mano dell’uomo si è posata leggera su queste terre, tracciando stradine ombrose che passano sotto tunnel di alberi e attraversano colline dove le pecore brucano pigre accanto alle fattorie. Qua e là si scorgono i cancelli delle dimore nobiliari, come la sontuosa Athelhampton House, risalente al 1495 e tuttora abitata dai proprietari che aprono al pubblico alcune stanze e una serie di salotti. Ci sono un camino con il fuoco sempre acceso, un passaggio segreto (per vederlo bisogna chiedere alle guide) e persino un bagno con una singolare vasca di rame. La tappa successiva è Evershot, la Evershead dei romanzi di Thomas Hardy: “Qui, nella valle, il mondo
sembra costruito in una scala più minuta e delicata, i campi si tramutano in semplici praticelli, mentre l’orizzonte al di là è del più profondo oltremarino”. Lo scrittore era nato qui e amava camuffare le ambientazioni dei suoi libri distorcendo i nomi locali. “In un certo senso, Hardy è stato il primo testimonial turistico del Dorset. Con il suo aiuto, già nel 1913 venne stilata la prima guida dei luoghi citati nei suoi romanzi”, racconta Mike Nixon, segretario della Thomas Hardy Society.
La locanda The Acorn Inn, per esempio, sembra uscita dalle pagine di Tess dei d’Urbervilles, con i suoi camini, il salottino con i divani rivestiti di cotone chintz e un pub frequentato da gente del posto. Le stanze, ribattezzate con nomi tratti dai romanzi dello scrittore, sono un dedalo di scale e scalette, pavimenti di legno scricchiolante, tappezzerie che vanno dal pavimento al soffitto e finestre con incantevoli viste, che sembrano quadri. L’atmosfera è di quelle che invogliano alla lettura. O alle passeggiate tra i campi (gli stivali sono a disposizione
Viene quasi da sperare in un acquazzone pomeridiano per godersi il rito del tè delle cinque
degli ospiti nella rastrelliera all’ingresso), incuranti del tempo inglese che, si sa, cambia in un attimo.
Viene, però, quasi da sperare in un acquazzone pomeridiano per potersi attardare senza sensi di colpa nel più inglese dei riti, quello del tè delle cinque. Magari concedendosi un afternoon tea al Summer Lodge Hotel, servito con gli argenti di famiglia e le ricette tradizionali, inclusi gli scones, i biscotti friabili, e il Coronation chicken, il sandwich preferito dalla regina Elisabetta, con pollo al curry. Tra velluti azzurri, camini accesi e chiacchiere sommesse, ci si ritrova immersi in un piacere d’altri tempi che gli inglesi hanno elaborato da oltre due secoli come antidoto alla malinconia dei pomeriggi di pioggia, trasformandoli in attimi di pura felicità, come racconta il bel libro di Adam Gopnik, L’invenzione dell’inverno (Guanda, 2016) Perché, come scriveva Jane Austen, “devi imparare un po’ della mia filosofia: del passato bisogna ricordare solo quello che ci dà gioia”.