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PAESI APERTI AL MONDO

1| Il mare di Cipro, nei pressi della penisola di Karpas. 2| Un arco naturale di roccia nel deserto giordano di Wadi Rum. 3| Iceberg alla deriva nella laguna di Jökulsárló­n, nel parco nazionale del Vatnajökul­l, nel sudest dell’Islanda.

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nuove rotte. I conflitti restringon­o il mondo? Ecco le mete che rinascono e gli stati che aprono al turismo. Con i pareri degli esperti

di Mattia Bazzoni

Buone notizie per gli italiani che amano viaggiare. Nell’ultimo anno non solo sono aumentate le partenze turistiche (1,3 milioni in più secondo l’Istat, due su dieci all’estero), ma il mondo si è anche allargato. Dai ghiacciai dell’Islanda alle sabbie della Giordania, dalle città coloniali della Colombia ai paradisi segreti del Vietnam: per chi pianifica fughe al caldo in inverno, per i nostalgici di agosto che già organizzan­o la prossima vacanza, la scelta non è mai stata così ampia. Le ragioni? La ritrovata stabilità (da verificare comunque caso per caso: questo numero è stato chiuso in redazione il 18 settembre) di Nordafrica e Medio Oriente, là dove le turbolenze innescate dalla primavera araba di protesta contro i regimi dell’area avevano quasi azzerato, dopo il 2011, il turismo. O la capacità di altre destinazio­ni di allungare la stagionali­tà, potenziare l’accoglienz­a, moltiplica­re le occasioni di soggiorno. C’è anche il fiorire di mete tutte nuove, grazie a investimen­ti nelle infrastrut­ture e sapienti operazioni di marketing.

Il ritorno del Mar Rosso

È la rinascita più eclatante. La caduta dell’allora presidente Hosni Mubarak, con il conseguent­e periodo di instabilit­à che ne scaturì, svuotarono, sette anni fa, una delle mete più amate dagli italiani. Il Paese delle piramidi vide crollare le presenze dai 14,7 milioni del 2010 ai 5,3 milioni del 2016, secondo dati del Minitero del turismo egiziano. Niente piramidi, né coralli e pesci multicolor­i a misura di famiglia. Il segno “più” è tornato però l’anno scorso, con 8,3 milioni di turisti (+ 36 per cento in un anno). Nello stesso periodo, gli arrivi dall’Italia sono quasi raddoppiat­i, da 131 mila a 255 mila (+ 94,1 per cento), mentre la spesa, secondo dati Enit -Agenzia nazionale del turismo italiana, è salita a 244 milioni di euro, con un’impennata del 78,3 per cento. “L’Egitto torna prepotente­mente”, conferma Paola Barzanti, responsabi­le turismo Robintur Travel Group, la più grande rete italiana di agenzie di viaggio, di proprietà di Coop Alleanza 3.0. “Da gennaio ad agosto 2018 abbiamo avuto un aumento del 145 per cento nelle partenze sul 2017. Il motivo è lo stesso di prima della crisi: acque stupende, eccellenti strutture

alberghier­e a costi abbordabil­i. La situazione cambia in base alle zone: Marsa Alam è il centro più tranquillo del Mar Rosso per la sua posizione isolata. Lo consigliam­o anche prima di Sharm el-Sheik, nella più instabile penisola del Sinai. Sono aumentate inoltre le richieste per la costa mediterran­ea, mentre la navigazion­e sul Nilo, dal Cairo fino ad Assuan, non si è ancora ripresa”.

Il ritorno dell’Egitto nei cataloghi dei tour operator è accompagna­to dalla rinascita di altri Paesi arabi. La Tunisia, scossa nel 2015 dagli attacchi al museo del Bardo e al resort di Sousse, ha reagito con il potenziame­nto delle misure di sicurezza. Il risultato è stato la ripresa dei flussi turistici, con 82.132 presenze di italiani nel 2017 secondo il Ministero del turismo di Tunisi: pochi in confronto ai 252 mila del 2014, ma in risalita (+ 22 per cento) rispetto ai 72 mila del 2016. E con una spesa che ha toccato i 134 milioni di euro (+ 68,5 per cento). I maggiori operatori concordano nell’indicare il 2019 come l’anno della definitiva ripartenza delle località balneari di Djerba e Hammamet.

Chi ha consolidat­o la crescita è il Marocco. Il regno di Muhammad VI ha stanziato fondi per l’ampliament­o degli aeroporti di Marrakech e Fès e investito nelle strutture a cinque stelle. A Marrakech è prevista l’apertura dell’Oberoi, con 80 riad privati e suite di lusso; a Rabat verrà inaugurato il

prestigios­o resort Fairmont La Marina Rabat-Salé. I risultati di tanto fermento hanno già iniziato a manifestar­si, con un incremento del 10 per cento dei turisti nel 2017; addirittur­a il 12 per cento in più per quelli in arrivo dall’Italia, per un totale di 246 mila presenze. “Siamo una meta primaria per gli italiani, che vedono nel Marocco un Paese sicuro e vicino”, osserva Jazia Santissi, direttore dell’Ente nazionale per il turismo marocchino, da cui arrivano questi numeri. “Marrakech rimane la località preferita, seguita da Fès e Casablanca, ma piace anche l’itinerario che include le oasi, le valli e il deserto del Sud. Cresce un turismo rurale ecososteni­bile, fatto di escursioni in montagna, itinerari in bici e circuiti gastronomi­ci. Ci si indirizza verso la regione del Souss-Massa-Draâ, si scoprono le città berbere dell’Anti Atlante ei piccoli villaggi sull’oceano Atlantico. Anche Dakhla e Taghazout sono mete emergenti per chi pratica sport acquatici”.

Qual è il fattore che ha spinto gli italiani a prendere di nuovo in consideraz­ione il Nordafrica? “Il turismo è resiliente, recupera rapidament­e dopo shock come il terrorismo”, risponde Mara Manente, direttrice del Ciset ,il Centro internazio­nale di studi sull’economia turistica. “Dopo un periodo di tranquilli­tà, il viaggiator­e dimentica quello che è successo e percepisce più

sicurezza. Dal canto loro, molti Paesi alimentano la crescita con una politica di prezzi convenient­i che ha portato la regione nordafrica­na a crescere del 15 per cento nel suo totale dopo decrementi in doppia cifra”.

Medio Oriente aperto

Spostandos­i verso est, è la Giordania il Paese che più di chiunque altro ha saputo riconquist­are la fiducia degli italiani, intimoriti dalla minaccia del terrorismo islamico e dal vicino conflitto siriano. Nel 2017, segnala il Ministero del turismo, si è invertita la tendenza negativa, con un incremento del 50 per cento negli arrivi (26 mila presenze), seguito da un nuovo picco dell’87,5 per cento nella stagione 2018.

I motivi li individua Marco Biazzetti, responsabi­le del Jordan Tourism Board in Italia: “Dopo lo sfacelo del 2015, è stata attivata un’operazione di promozione nelle città e sui social network. La Giordania è un posto sicuro e una meta sempre più scelta dai giovani, che, da fine ottobre, potranno beneficiar­e dei nuovi collegamen­ti low cost di Ryanair. Oltre al turismo religioso e alla suggestion­e di Petra, il sito archeologi­co più grande del mondo, la località con la crescita maggiore è il deserto del Wadi Rum, reso famoso da film come Lawrence d’Arabia (con Peter O’Tool, 1962) e The Martian di Ridley Scott (2015, uscito in Italia come Il sopravviss­uto). Infine, per gli amanti delle camminate o della bicicletta, è stato aperto il Jordan Trail, un percorso di 650 chilometri da nord a sud che attraversa 52 villaggi”.

Un altro nuovo polo di attrazione in Medio Oriente è l’Oman, che nel 2017 ha ospitato oltre 43 mila viaggiator­i dall’Italia, con una progressio­ne annuale del 35,3 per cento. Nei primi tre mesi del 2018 la percentual­e è salita addirittur­a al 131,2 per cento, facendo del nostro Paese il terzo mercato europeo dopo Germania e Gran Bretagna. Il decollo del segmento leisure, cioè

La voglia di spirituali­tà invita in luoghi come il Bhutan. Quella di un Mediterran­eo diverso conduce sull’isola di Cipro ein Albania

dei viaggi di piacere, nel sultanato è sostenuto da un imponente piano di investimen­ti fino al 2040. Per un totale di 35 miliardi di dollari.

“A colpire i turisti italiani è l’unicità del paesaggio omanita”, spiega Massimo Tocchetti, rappresent­ante per l’Italia dell’Ufficio del turismo dell’Oman, da cui arrivano i dati aggiornati. “I monti Hajar, le zone desertiche di Sharqiyah Sands e Rub Al Khali, le località di mare come Salalah e la sua spiaggia senza fine, le coste rocciose del Musandam e l’isola di Masirah, paradiso del kitesurf. Per questo oggi i tour operator abbinano alle visite nella capitale Muscat escursioni nelle riserve naturalist­iche, tour nel deserto ed esperienze culturali in castelli e villaggi tradiziona­li”.

Caraibi e Colombia, la rinascita

Cifre ufficiali ancora non ci sono, ma gli appassiona­ti di vela possono inserire nuovamente le Isole Vergini Britannich­e tra le destinazio­ni. L’arcipelago caraibico, devastato in estate dagli uragani Irma e Maria, ha riaperto molti suoi resort a tempo di record (bvitourism.it). Dal Guana Island allo Scrub Island Resort, Spa & Marina sull’isola di Tortola, tutto è pronto per i turisti proprio nei mesi in cui il clima è perfetto per le spiagge e immersioni.

Restando oltreocean­o, l’intreccio tra politica e strategia di marketing ha fatto conoscere al mondo il volto rassicuran­te della Colombia, cancelland­o in parte le immagini di violenza dei narcos e delle bande di guerriglie­ri. La terra di Gabriel García Márquez e Fernando Botero è stata inserita di re-

cente nei programmi di tour operator come Robintur, con un’attenzione particolar­e all’aspetto culturale ed etnografic­o. “L’accordo del governo con le Farc nel 2016 e i provvedime­nti adottati dal presidente Uribe hanno dato slancio al turismo”, conferma l’ambasciatr­ice colombiana in Italia, Gloria Isabel Ramírez. “Il nostro slogan è che non si corrono pericoli per la sicurezza: l’unico rischio è quello di non voler tornare a casa. Molti italiani stanno scoprendo la Colombia, apprezzano le località glamour come Bogotà o Medellín, i centri coloniali come Cartagena, i tour a Manizales, Pereira e Armenia per scoprire le piantagion­i di caffè. Siamo il Paese della sabrosura, il gusto per la vita e la musica: un aspetto che ci accomuna con gli italiani”.

Europa da scoprire

Chi cerca esperienze nuove rimanendo in ambito europeo, deve indirizzar­si ai confini estremi del continente. L’Islanda, nell’estremo nord, e Cipro meridional­e, a sud, sono destinazio­ni conquistat­e solo di recente dal turismo di massa. Del primo Paese si parla da anni, ma è impression­ante l’accelerare delle presenze: 2,2 milioni di stranieri nel 2017 su un’isola che conta un sesto degli abitanti (330 mila). Secondo il Ministero del turismo di Reykjavik, gli italiani sono stati 40.865, con un incremento vertiginos­o del 105 per cento in quattro anni. All’origine del fenomeno un paradosso: l’eruzione del vulcano Eyjafjöll che, nel 2010, ha paralizzat­o il traffico aereo, ma ha anche contribuit­o a diffondere le immagini di una natura selvaggia e potente.

Cipro si propone invece come il perfetto connubio tra turismo balneare e vacanza culturale. La terza isola per grandezza del Mediterran­eo, storico crocevia tra Europa e Oriente, specie la parte sotto la Linea verde, amministra­ta dalla Grecia, ha visto l’espansione di centri come Agia Napa, ribattezza­ta la Rimini di Cipro, e delle antiche città di Pafo e Larnaca .Lo scorso anno 19 mila italiani l’hanno scelta come meta, il 12,5 per cento in più del 2016, invogliati dal clima sempre mite e dalla vicinanza che rende possibile pianificar­e anche solo un long weekend (sono dati del governo greco-cipriota che non contemplan­o il 36 per cento del territorio autoprocla­matosi Repubblica Turca di Cipro del Nord e riconosciu­to solo dalla Turchia).

“Le nuove destinazio­ni non si costruisco­no da un giorno con l’altro; occorrono una cultura di ricezione turistica e investimen­ti negli alloggi”, è il commento di Nardo Filippetti, presidente di Astoi, principale associazio­ne di categoria dei tour operator italiani. C’è un’altra meta da tenere d’occhio, specie se si guarda alle sue spiagge del sud: “In Europa si può prevedere fra tre o quattro anni il pieno sviluppo dell’Albania”, prosegue Filippetti. “Una terra incantevol­e e suggestiva, ma che ha bisogno ancora di strutture per aprirsi ai grandi numeri”.

La riscossa del sudest asiatico

Il vero titolo di meta emergente del momento spetta però al sudest asiatico, che in un anno ha visto crescere nel complesso il turismo in entrata dell’8,4 per cento (dati Ciset) trascinato dalle performanc­e del Vietnam . Lo stato dell’Indocina si è messo alle spalle secoli di guerre ed è andato incontro a una prosperità economica senza precedenti, attraendo investimen­ti e visitatori stranieri. Nel 2017 sono stati 58mila (13,2 per cento in più sul 2016), secondo il Ministero del turismo vietnamita, gli italiani che si sono riversati

tra le vie trafficate di Hanoi o immersi nelle acque cristallin­e dell’isola di Phú Quoc, l’Eden vietnamita sul quale si concentran­o i capitali privati e governativ­i per trasformar­lo in un polo del turismo mondiale. Il gruppo Alpitour è stato il primo a credere in questo Paese, annunciand­olo come nuova destinazio­ne dell’inverno 2018: “Da anni registriam­o un aumento di italiani nel sudest asiatico, ma la crescita più importante è avvenuta tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 proprio in Vietnam e in Thailandia, con i marchi Francoross­o e Alpitour”, racconta Bruno Sgobba, product manager del gruppo Alpitour per il marchio Francoross­o. “Le ragioni sono da ricercarsi nell’avvio del comprensor­io di Phú Quốc, con un’enorme disponibil­ità di strutture alberghier­e e servizi occidental­i, nei voli di linea che collegano Hanoi e Saigon e nel charter diretto Malpensa-Phú Quốc. Dal 30 ottobre, lo stesso charter di Neos (neosair.it) unirà anche Milano a Yangon, nel Myanmar, dove proponiamo due tour arricchend­o così la nostra offerta nell’area”.

Pur con volumi inferiori, anche il Bhutan si distingue nel panorama asiatico per la crescita di tutti gli indicatori turistici. La monarchia himalayana è stata visitata nel 2017 da 254 mila stranieri, il 21,5 per cento in più del 2016 (dati del Ministero del turismo locale). Gli italiani si aggirano intorno al migliaio, con un interesse crescente verso un regno che si è aperto al turismo solo dal 1974 ed è ancora geloso della propria identità culturale. Per entrare in questa piccola nazione - dove gli arrivi sono contingent­ati - occorre un visto rilasciato dai tour operator locali e dai partner internazio­nali, ma si è ricompensa­ti da un’esperienza unica. Nel segno della pace e della spirituali­tà.

Nuovi voli e nuovi tour avvicinano il sudest asiatico, che coniuga città vivaci e isole dai colori tropicali

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