GENOVA | L’ARTE AIUTA A PENSARE
Ritornare nel centro storico facendosi guidare da Niccolò Paganini, protagonista di una grande mostra a Palazzo Ducale. Per riscoprire l’incanto di una città bellissima, tenace e orgogliosa. Già pronta a ripartire
Lanterna magica. Sulle orme di Paganini per ritrovare l’incanto di una città pronta a ripartire
Genova ferita nel suo ponte e dolente per i suoi morti ricomincia dalla sua bellezza. E si mette in mostra per richiamare attorno a sé un popolo colto e curioso che non può non ammirarla, almeno una volta nella vita. Sono molti gli appuntamenti che illumineranno la città della Lanterna da fine anno a tutto il 2019. Il più singolare è la grande mostra dedicata a Niccolò Paganini, di scena a Palazzo Ducale fino al 10 marzo 2019. Del celebre musicista genovese si indagano carattere, look e manie: tutto ciò che, insieme a un talento unico, l’ha reso una rockstar ante litteram, “la prima vera rockstar”, secondo il presidente di Palazzo Ducale Luca Bizzarri. Geniale, eccessivo, istrionico, Paganini teneva molto alla sua immagine: portava i capelli lunghi e scompigliati; esaltava la sua magrezza, il viso spigoloso, il naso aquilino con abiti neri e occhiali dalle lenti blu; non mancava mai di rendere le sue esibizioni uno spettacolo sopra le righe, che si concludeva con assoli eseguiti sulla corda di sol, l’unica sopravvissuta al suo furioso modo di suonare. Insomma, faceva di tutto per confermare l’immagine dell’artista tutto genio e sregolatezza, conscio che la sua popolarità era dovuta anche al personaggio che aveva creato. L’operazione gli riuscì benissimo: i biglietti dei suoi concerti raggiungevano cifre vertiginose, il suo volto veniva usato per vendere caramelle e pubblicizzare acconciature “alla Paganini”. Un aspetto che l’esposizione - divisa in sezioni che raccontano la scoperta del talento, il virtuosismo, l’innovazione della sua musica - sottolinea, mettendo a confronto la sua figura con grandi star del rock come Jimi Hendrix e chiudendo il percorso proprio con l’accostamento fra il celebre “cannone” di Paganini e la chitarra di Hendrix.
Nella città che ha dato i natali al virtuoso del violino, sono molti i luoghi che lo ricordano. A cominciare dalla sede della mostra, Palazzo Ducale, la casa del Doge i cui appartamenti, riccamente affrescati, sono visitabili, insieme al sontuoso salone del Maggior Consiglio e alla cappella. Dell’originario complesso medievale del palazzo faceva parte anche la Torre Grimaldina, utilizzata per secoli come carcere: qui, nel 1815, finì anche il violinista, imprigionato per avere sedotto una ragazza. Mentre la mostra su Paganini occupa la dimora del Doge, il sottoporticato di Palazzo Ducale accoglie un’altra grande mostra, Da Monet a Bacon (fino al 3/3/2019): 60 tra oli, acquerelli e grafiche, provenienti dalla sudafricana Johannesburg Art Gallery, di alcuni dei protagonisti dell’arte internazionale del XIX e del XX secolo: da Edgar Degas a Vincent Van Gogh, da Paul Cezanne a Pablo Picasso, fino a Roy Lichtenstein e Andy Warhol.
SULLE TRACCE DEL MAESTRO
Seguendo le orme del grande violinista si va alla scoperta del cuore antico di Genova, una matassa di vicoli, slarghi e alti palazzi appoggiati l’uno all’altro che occupa 113 ettari e conta 2.300 edifici. Qualche isolato più a sud di Palazzo Ducale, c’è la chiesa dove Paganini venne battezzato, San Salvatore, significativo esempio del romanico genovese con un superbo campanile ottogonale decorato con fregi e doppi ordini di bifore e trifore e, all’interno, opere d’arte di Joos Van Cleve e Nicolò da Voltri. In zona c’è un piccolo locale, il Mangiabuono, privo di insegna e con pochi tavoli dove si mangia rigorosamente genovese: pesto, lattughe ripiene, ravioli di borragine, trippa accomodata. Non lontano si staglia la cattedrale di San Lorenzo, simbolo della repubblica marinara al suo massimo splendore e un compendio di storia cittadina. Consacrata nel 1118, ma completata alla fine del Cinquecento, custodisce una galleria pittorica che copre sette secoli, dal Giudizio universale bizantino alla pala dell’Assunta dipinta da Gaetano Pre-
viati alle soglie della Grande guerra, mentre all’esterno la muratura ingloba remote lapidi, resti di portali, frammenti romani. All’interno ci si perde tra finti matronei, cappelle finemente decorate, stucchi, ori, colonne, il cinquecentesco coro ligneo e la cupola tardorinascimentale. Prepotentemente barocca invece la vicina chiesa del Gesù, che conserva un piccolo capolavoro, La circoncisione di Gesù, prima grande opera sacra di Rubens. Poco lontano si staglia il profilo di un’altra icona cittadina, il Teatro Carlo Felice.
Qui Paganini si esibì davanti al re registrando il tutto esaurito: “Sì ben augurata circostanza trasse al Gran Teatro della città un’affluenza straordinaria di popolo, e alle quattro pomeridiane la platea più non poteva capirne”, riferiva il 3 dicembre del 1834 la Gazzetta di Genova. Ora di quel teatro, disegnato da Carlo Barabino e distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, restano il pronao e le colonne, ma il nuovo Carlo Felice è ancora spettacolare: una sorta di piazza coperta di 400 metri quadrati, quattro palcoscenici e una torre scenica di 63 metri che spicca nello skyline cittadino. Per i virtuosi del violino, nei vicoli alle spalle del teatro ci sono le botteghe dei liutai come Violinstore di Alberto Giordano, laboratorio e negozio con un piccolo atelier di strumenti d’epoca. Non è cambiata affatto invece Santa Maria delle Vigne, la basilica dove, quarant’anni prima dello storico concerto del Felice, Paganini, appena dodicenne, aveva stupito il pubblico con i suoi virtuosismi. La chiesa, del X secolo, è una delle più antiche di Genova; conserva il campanile romanico-gotico con bifore e pentafore; gli interni sono di un sontuoso barocco; la facciata, settecentesca, è in stile neoclassico.
Poco lontano sosta golosa da Pietro Romanengo, storica confetteria della borghesia genovese fin dall’Ottocento. Qui tutto è rimasto com’era: soffitti affrescati, banconi di palissandro intagliato, specchi, confetti e frutta candita, come da tradizione, ma anche (omaggio alla moda che arrivava da Parigi) cioccolato, le prime praline, violette e Gocce di Rosolio. Alla Gelateria Buonafede si va per assaggiare la panera, il tipico semifreddo al caffè ge-
2.300 edifici e un’estensione di 113 ettari: è il cuore storico della città, un unicum in Europa
1 | I portici di via XX Settembre, inaugurata agli inizi del Novecento. 2| Cravatte
e camicie personalizzate da Finollo, una delle botteghe
storiche della città. 3 | Affacci
spettacolari dalla Presidential suite dell’hotel Melia Genova. novese. Prima però è d’obbligo una sosta in via di Fossatello, alla Pasticceria Liquoreria Marescotti, per l’aperitivo della casa a base di vermouth ed erbe aromatiche e per i ghiribizzi, i cioccolatini ispirati all’opera di Paganini. La chiesa di San Filippo se ne sta qualche isolato più in là: tra i capolavori del barocco genovese, ospitò il primo concerto solista di Paganini. Il suo violino preferito, il celebre “cannone” costruito a Cremona nel 1743 dal liutaio Bartolomeo Giuseppe Guarneri e in questi mesi in mostra a palazzo Ducale, di solito è custodito a Palazzo Tursi che, insieme a Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, costituisce un originale percorso museale all’interno di via Garibaldi, la magnifica Strada Nuova rinascimentale e barocca, dal 2006 Patrimonio Unesco con il suo “sistema dei Palazzi dei Rolli”, una sorta di reggia diffusa.
Ai tempi della Serenissima Repubblica, Genova non aveva un palazzo del potere: fu una lotteria a risolvere il problema. Le dimore nobiliari private dovevano, per legge, ospitare i notabili in visita ufficiale. Lo stabiliva un decreto del Senato della Repubblica del 1576 che inseriva le case più belle in speciali registri, i “Rolli (rotoli o liste) degli alloggiamenti pubblici”. Tra queste, di volta in volta, veniva sorteggiata quella destinata ad accogliere gli
ospiti illustri della Superba. Fu così che i palazzi rinascimentali e barocchi delle cosiddette Strade Nuove divennero celebri in tutto il mondo.
GIOCHI DI SEDUZIONE
“Cammino sul marmo, tutto è di marmo: scale, balconi, palazzi che si toccano tanto sono vicini e, passando dalla strada, si vedono i soffitti patrizi tutti dipinti e dorati… Una bellezza che strazia l’anima”, scriveva nel 1845 Gustave Flaubert. E ancora oggi è facile lasciarsi sedurre da quel che si cela dietro le facciate in bugnato con le zoccolature di marmo bianco, gli spessi muri dove la pietra rosa di Finale s’alterna all’ardesia, gli imponenti cornicioni e gli stucchi: saloni affrescati, atri e cortili fastosi, scaloni loggiati e giardini pensili. È suggestivo vagare nelle sale del piano nobile di Palazzo Angelo Giovanni Spinola, impreziosite dai pittori liguri del Cinquecento, ammirare gli affreschi di Bernardo Strozzi a Palazzo Nicolosio Lomellino, farsi stordire dalla Galleria degli Specchi di Palazzo Spinola di Pellicceria e dagli oltre 200 dipinti (Tintoretto, Van Dyck, Guercino...) di Palazzo Reale.
Durante i Rolli Days, poi (prossimo appuntamento in primavera), queste dimore patrizie, molte delle quali ancora private, aprono le porte a tutti. Per addormentarsi circondati dalla storia e dall’arte si prenota Palazzo Grillo (uno dei Rolli, ma non fra quelli Unesco), che accoglie un hotel di charme. O alla residenza d’epoca Le Nuvole, al piano nobile di palazzo Lamba Doria: qui le camere conservano, su pareti e soffitti, preziosi affreschi e decori settecenteschi. Confortevoli e di gusto le camere del vicino b&b Hotel Genova, nuovo albergo di design ricavato da un palazzo d’epoca.
Altro secolo, altra strada. Via XX settembre è un inno al Liberty eclettico: lungo i suoi 792 metri si distende una teoria di 26 palazzi con portici pavimentati a mosaico, fregi, disegni, torrette, logge, piani mansardati, bovindi e cupole ricoperte di rame. Tra i più iconici, il Palazzo dei Giganti, che deve il nome a quattro coppie di monumentali talamoni, e l’Hotel Bristol, con lo spettacolare scalone ellittico in marmo bianco. Sulla strada si affaccia il Mercato Orientale, 102 banchi che offrono ogni genere di prodotto: spezie, frutta, verdura, primizie, carne, pesce, salumi e fiori. Poco lontano, in via Cesarea, da Zena Zuena si compra la regina della gastronomia locale, la focaccia (ingredienti rigorosamente doc: olio extravergine e farine macinate a pietra), le farinate, i cuculli (frittellone di pastella), la quagliata (una torta di bietole con la prescinsoeua, un formaggio ligure leggermente acido). Sapori e profumi di Genova. Una città che tutti, ora più che mai, dobbiamo avere nel cuore.
A primavera, in occasione dei Rolli Days, si aprono le più belle dimore aristocratiche della città