SARDEGNA | AL MARE SI SOGNA SEMPRE
Immergersi tra i grandi tonni rossi, a Carloforte: è la nuova esperienza regalata dalle isole del Sulcis. Dove, dall’arte dall’archeologia, dalla cucina all’artigianato, tutto ha il sapore del Mediterraneo profondo
Nuotare tra i giganti. Immergersi fra i grandi tonni rossi, a Carloforte
C’è chi si immerge fra i delfini e chi fra gli squali, per un’esperienza adrenalinica. Ma solo nel Sulcis, a sudovest della Sardegna, si può nuotare fra i tonni. Il “gigante del mare” è stato a lungo catturato con la mattanza a reti fisse che a Carloforte, sull’isola di San Pietro, si pratica dal 1142. Qui ci sono ancora gli unici tonnaroti del Mediterraneo che praticano la pesca del Thunnus thynnus con l’antico sistema di origine arabo-spagnola. Una tradizione a lungo contestata e, oggi, fortemente ridimensionata: i celebri tonni di corsa carlofortini (così chiamati perché arrivano dopo aver attraversato l’Atlantico per riprodursi nelle calde acque mediterranee) sono sempre meno perché, con i metodi industriali di pesca, all’apparenza meno cruenti ma ad alto impatto ambientale, gli animali vengono ingabbiati e trascinati a Malta o in Spagna per essere commercializzati sul mercato mondiale.
C’è chi ha scelto di raccontare questa antica tradizione, come il fotografo Francesco Zizola, vincitore di dieci riconoscimenti al World Press Photo, che all’ultima Mostra del cinema di Venezia è stato premiato dalla Siae per il suo primo documentario As if we were tuna (Come se fossimo tonni), girato proprio qui. Zizola si ispira alla tragedia di Eschilo I Persiani, nella quale i soldati scon-
fitti venivano paragonati ai tonni. Il suo film, fatto solo di immagini e suoni bellissimi, è un appello duro, ma al tempo stesso poetico, al corretto rapporto tra uomo e animale, anche negli istanti in cui questo rapporto diventa violento e sanguinoso. Nulla a che vedere con gli effetti, meno visibili ma ben più drammatici, della pesca industriale sulla popolazione ittica. La prima parte di quell’avventura, l’immersione tra i tonni rossi (pesanti fino a 300 chilogrammi e lunghi fino a tre metri), narrata dal cortometraggio, ora si può vivere in prima persona. Un’esperienza unica al mondo: da maggio ai primi di luglio tutti possono calarsi con pinne e bombole in una tonnara. Nel blu, senza riferimenti, a circa 15 metri dalla superficie, la sensazione eccitante di essere circondati da centinaia di esemplari del tutto innocui, che girano in tondo, dura solo mezz’ora, ma si imprime nella memoria come un’emozione senza tempo. Grazie alla guida di istruttori dell’Isla Diving Carloforte, si può programmare la discesa in tutta sicurezza, avvistando anche pesci spada e luna (vedere il riquadro nella pagina accanto).
PISCINE NATURALI, GROTTE E FIORDI
I fondali sono ancora così ricchi di fauna marina e di esemplari rari, persino molluschi come le nacchere (Pinna nobilis) o alcuni nudibranchi dai colori incredibili, da meritare un viaggio, anche solo per ammirarli con la maschera, facendo snorkeling. Chi scende con le bombole paragona le immersioni carlofortine a quelle nei mari tropicali. I sommozzatori negli ultimi anni incontrano spesso anche specie insolite, arrivate fin qui dall’Africa per l’innalzarsi della temperatura dell’acqua. Oltre alle meraviglie sommerse, sono anche le spiagge, i paesaggi, la gente, le tradizioni gastronomiche a rendere indimenticabile l’isola di San Pietro, che insieme a Sant’Antioco, all’isola Piana e a qualche isolotto disabitato forma l’arcipelago del Sulcis.
Carloforte, unico paese sull’isola, fu fondato da una colonia di pegliesi arrivati dalla Tunisia (dove si occupavano di pesca al corallo e commerci) nel 1738 per ripopolare una terra abbandonata da secoli. Per questo l’isola conserva architetture, lingua, tradizioni liguri. L’intero territorio è sic (sito di interesse comunitario): in pratica, un parco dove la natura non è ancora stata del tutto addomesticata. Sul versante sudorientale si aprono otto spiagge libere di sabbia fine e dai colori caraibici; nel resto dell’isola si alternano alte falesie vulcaniche, rocce in calcare o argilla, piscine naturali, grotte e piccoli fiordi dove ormeggiare le barche in sicurezza. Si sceglie dove andare in base ai venti, che spirano costanti a eccezione di pochi giorni all’anno. Questo è il regno di skipper e naviganti, e delle barche a vela latina, che fanno parte della tradizione marinaresca locale, perché un tempo trasportavano i minerali dalla vicina costa dell’Iglesiente al porto sicuro di Carloforte.
L’interno dell’isola è verde, con una vegetazione tipicamente mediterranea, attraversato da una strada panoramica che conduce fino al faro e ai 3.236 ettari dell’oasi Lipu, nata soprattutto per proteggere i falchi della regina, un centinaio di coppie, che migrano ogni estate dal Madagascar e depongono le