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LE TRE CIME E IL GRAND TOUR DEI GIGANTI

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Diafane di giorno, illuminate di rosso al tramonto, le Dolomiti, patrimonio Unesco, sciorinano una magia che accompagna sciatori e no. Tra le più famose, le Tre Cime di Lavaredo (nella foto sotto, con al centro il rifugio Antonio Locatelli). Gli inconfondi­bili obelischi danno il nome a un comprensor­io sciistico, Tre Cime Dolomiti: oltre cento chilometri di discese benedette da scenografi­ci panorami sulle vette di Sesto e da borghi che paiono usciti da un quadretto natalizio. Gli sci scendono veloci sulla Holzriese, che con oltre il 70 per cento di pendenza massima è la più inclinata dell’Alto Adige, o sulla Kristlerha­ng, accanto a cui debutta una variante più facile. Le altre novità della stagione sono una seggiovia a sei posti con facilitazi­oni per i piccoli e due Family Funslope sulla Croda Rossa (dove si gioca anche con i gigantesch­i pupazzi di neve e le renne) e sul Monte Elmo, con onde, tunnel di neve, chiocciole. Alle vette di Lavaredo è intitolato anche il Giro delle Cime: 34 chilometri, 5.600 metri di dislivello e il collegamen­to con skibus tra Versciago e la skiarea Val Comelico, in Veneto. Gli amanti delle lamine strette trovano ben 200 chilometri per il fondo, con digression­i in val Fiscalina e in val di Landro, da cui si raggiunge Cortina d’Ampezzo. Qui si snoda il tracciato dove si cimentano i campioni (il 2 e 3 febbraio 2019), con gallerie, ponti sospesi, luoghi della Grande guerra e la vista perfetta sulle Tre Cime di Lavaredo. Rimanda alla leggenda di Laurino, re dell’Adige, e del suo giardino di rose il Catinaccio (in tedesco, appunto, Rosengarte­n). Il massiccio, che si erge maestoso fra Trentino e Alto Adige, si ammira salendo da malga Frommer ai 2.337 metri del rifugio Laurin Lounge: buone ricette, ottimi vini, una vista strepitosa. Da qui lo spettacolo delle creste scoscese è forse tra i più emozionant­i delle Dolomiti. Si scende lungo una nera, parte dei 40 chilometri di piste dell’area sciistica Carezza Dolomites, che vanta anche 16 chilometri di percorsi per il fondo, quattro piste da slittino e tre parchi-sci per i più piccoli. Si innalza improvvisa e vertiginos­a, con i suoi calcari chiari e i profondi dirupi, la Marmolada. Con 3.342 metri, è la più alta delle Dolomiti. Dalla terrazza di Punta Rocca, raggiungib­ile con la funivia da Malga Ciapela e con due nuovi ascensori, lo sguardo va fino a Venezia e alle Alpi austriache. In cima si visita il commovente Museo della Grande guerra. Di lì scendono anche i 12 chilometri della storica e scenografi­ca Bellunese, attraverso il ghiacciaio fino ai boschi del fondovalle. Una volata. Che continua, grazie ai collegamen­ti del Dolomiti Superski, verso Arabba e il mitico Sellaronda, o tramite ski bus, con il Giro della Grande guerra. Info: Consorzio Tre Cime Dolomiti, trecime.com; Carezza Dolomites, carezza.it; Marmolada Dolomites, marmolada.com.

Sulle lamine strette, è facile anche l’itinerario di otto chilometri che si snoda sulla conca del lago di Calaita, nella Valle del Vanoi. Filando su prati pianeggian­ti o morbidi pendii, si gode di una straordina­ria vista sul Cimon della Pala. Non lontano, c’è un altro nascondigl­io chic: Chalet nel Doch, nei boschi del Lozen. Parte di Trentino Charme, circuito in cui le atmosfere romantiche si abbinano al lusso semplice, nasce dalle casare di un vecchio alpeggio che guarda le alte cime del Lagorai. Nel recupero, solo materiali bio, vecchi legni, mobili di famiglia che convivono con pezzi di design firmati Mies Van der Rohe, Le Corbusier, Philippe Starck.

La salita obbligator­ia, anche senza sci, è quella con la funivia Rosetta, che dal 1957 congiunge Colverde alla cima da cui prende il nome, con un balzo di 700 metri. Da lì si apre l’Altopiano delle Pale, una cinquantin­a di chilometri di roccia nuda, sospeso a oltre 2.500 metri di quota. Un angolo irreale, che l’alpinista britannico Leslie Stephen definì “il più selvaggio e sterile dei deserti”. Proprio qui Dino Buzzati, alpinista innamorato di queste cime, immaginò il suo Il deserto dei Tartari. Dal fondovalle non si riesce a immaginare un paesaggio così desolato, creato dalla millenaria erosione delle rocce nate dai coralli. D’inverno la coltre di neve crea un mondo lunare, ancora più fantastico, inondato di luce di giorno, coperto di stelle di notte.

Tra le bianche forme tondeggian­ti spicca il rifugio Pedrotti alla Rosetta, con gli scuri bianchi e azzurri: si arriva con un comodo sentiero battuto, con o senza ciaspole, in una mezz’ora di cammino. È aperto nei fine settimana: si può pernottare su prenotazio­ne (rifugioros­etta.it). In circa mezz’ora di salita si raggiunge anche la panoramica Cima Rosetta: dalla croce in vetta lo sguardo vola sull’altopiano, sugli spigoli affilati e sui campanili solitari delle Pale, su un’infinità di cime lontane, il Civetta, le Tre Cime di Lavaredo, la Marmolada, il Latemar, il Catinaccio. E oltre il bordo, il vertiginos­o precipizio e l’abitato di San Martino di Castrozza, oltre 1.300 metri più in basso.

“Con la funivia Rosetta si accede anche a un itinerario che è divenuto il simbolo del freeride sulle Pale di San Martino”, spiega Flavio Piccinini, guida alpina. “È quello che attraversa l’altipiano verso il Passo Pradidali, per scendere in Val Canali. Si scia in uno degli ambienti più emozionant­i delle Dolomiti, tra impression­anti pareti di oltre mille metri di verticale dolomia che sono state protagonis­te della storia alpinistic­a”. Sono infatti gli amanti del freeride a scegliere queste cime, alla ricerca di coltre immacolata. Che va comunque affrontata sempre con prudenza. A questo servono la mappatura delle zone in cui è permesso il fuoripista e un riepilogo delle principali regole per praticarlo in tutta sicurezza che si trovano alla partenza dei principali impianti di risalita. “Meglio ancora scegliere la compagnia di una guida”, aggiunge Piccinini. “Questi luoghi hanno una magia: ci sono talmente tanti itinerari che si ha sempre l’impression­e di essere gli unici a percorrerl­i”. E in effetti qui è facile, a piedi, sugli sci, con le ciaspole, trovarsi a tu per tu con la montagna più vera.

Ci sono così tanti itinerari, che si ha sempre l’impression­e di essere soli. È la magia di queste montagne

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1| Pausa al sole durante una ciaspolata a Passo Rolle.2| Una camera dello Chalet del Doch, tra i boschi del Primiero.3| Funghi dorati alle erbe, in menu allo Chalet Prà delle Nasse.

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