Arcipelago meraviglia.
Coralli e iguane giganti. Relitti sommersi e covi di pirati. Un popolo festoso e un governo in prima linea nella tutela dell’ambiente. E i colori “spaziali” dell’acqua...
Coralli e iguane giganti. Un popolo festoso e un governo in prima linea nella tutela dell’ambiente. E i colori “spaziali” dell’acqua...
Spazio chiama Terra. “Non avevo idea che le Bahamas fossero così ricche di colore: mai, prima d’ora, avevo visto queste sfumature di blu e di verde”. Dicembre 2014: in diretta dall’Iss, la stazione spaziale internazionale, l’astronauta statunitense Terry Virts, in missione con l’italiana Samantha Cristoforetti, condivide su Twitter foto spettacolari dell’arcipelago al largo della Florida. “Molti mi chiedono oggi quale luogo della Terra desideri visitare. Se dovessi indicare una località, sarebbero le Bahamas, perché non hanno pari sul pianeta”, confesserà Virts nel libro Immagini dallo spazio. L’obiettivo di un astronauta sul mondo (ed. White Star, 2017, 35 €). Certo, nel suo caso la prospettiva era privilegiata. Ma, una volta affondati i piedi nella sabbia di una delle infinite spiagge bianche dell’arcipelago, ci si convince che lo spettacolo vale il viaggio. Anche qui, sulla Terra.
EQUILIBRI DELICATI
Dall’alto le Bahamas appaiono come una costellazione di 700 isole e 2.400 isolette coralline (cays), che poggiano su un complesso di piattaforme di roccia solcate da fosse oceaniche profondissime, blue hole (doline, conche circolari sottomarine) e grotte. Formazioni che influenzano le correnti e disegnano in superficie quelle inconfondibili pennellate indaco e smeraldo visibili dal cielo. Questi fondali sono il regno di barriere coralline popolate da tartarughe marine, squali (dagli innocui nutrice ai più insidiosi tigre e martello, che richiedono, a chi desidera immergersi fra loro, esperienza e qualche precauzione), pesci farfalla e relitti affondati e regalano uno scenario tra i più spettacolari per i sub che arrivano qui da tutto il mondo. Rassicurati anche dalla
presenza di centri diving di ottimo livello. Uno di questi è al Sandals Royal Bahamian, resort a Nassau ,su New Providence, la più esuberante isola delle Bahamas, dove vive e lavora la maggior parte della popolazione (circa 249 mila abitanti). Le uscite giornaliere portano gli ospiti alla scoperta di alcuni siti d’immersione: Athol Island, parco marino perfetto per lo snorkeling; il relitto della CT Barge, portaerei della Seconda guerra mondiale affondata vicino al reef soprannominato White Hole; il Royal Reef, sul lato orientale di Sandals Cay, incantevole isola privata, a cinque minuti di barca dalla terraferma, di proprietà del resort.
Sotto il mare c’è anche Ocean Atlas, la statua alta cinque metri dello scultore britannico Jason DeCaires Taylor (underwatersculpture.com). Raffigura una donna in ginocchio, che sembra portare un peso enorme. L’intenzione di chi l’ha realizzata è sensibilizzare sulla salute degli oceani: un’urgenza planetaria che alle Bahamas è affrontata con azioni concrete. Il ministero dell’ambiente, nell’aprile 2018, ha dichiarato che l’arcipelago bandirà completamente la plastica entro il 2020 e che presto aderirà alla campagna Onu Clean Seas (mari puliti, cleanseas.org). Tra i primi a sposare l’iniziativa, i Sandals Resort hanno cominciato ad abolire prodotti in polistirolo e plastica usa e getta da tutte le loro strutture. La catena di resort all inclusive si è già distinta per i progetti di sostegno alle comunità locali, realizzati attraverso la sua Sandals Foundation: finanziamenti a scuole pubbliche, laboratori di informatica, formazione di figure professionali sul posto. Negli ultimi anni ha appoggiato Conchservation, il programma della Bahamas National Trust, associazione che gestisce i parchi nazionali, per l’educazione alla pesca sostenibile e il ripopolamento dei conch (strombi). Il numero dei molluschi dalle conchiglie rosacee, popolari nelle cucine dei Caraibi ed esportati anche negli Usa, sta calando sensibilmente, a causa dei cambiamenti climatici. E a farne le spese sarebbero, per primi, i pescatori locali.
STORIE DI PIRATI E DI BARILI DI RUM
“Non c’è un solo modo per preparare i conch. Si consumano fritti, in zuppa, in insalata con mango e ananas e una spruzzata di lime. Sono un’icona dell’arcipelago”, spiega Ronale Pierre, in arte Captain Ron, che nel tour Bites
of Nassau accompagna i turisti tra le strade della capitale, a caccia di indirizzi golosi e storie intriganti. Si apprende allora che il porto, dove oggi attraccano yacht milionari e navi da crociera (l’italiana Msc da novembre 2019 farà rotta sull’isola privata Ocean Cay Msc Marine Reserve), fu nel XVIII secolo un sicuro rifugio per i pirati. Il merito è attribuito al corsaro Henry Every, che nel 1696 riuscì a corrompere il governatore Nicholas Trott, con il carico della sua Fancy: oltre all’oro e all’argento, 50 tonnellate di zanne di elefante e cento barili di polvere da sparo. La sua storia, insieme a quella del pirata Barbanera, è raccontata nelle sale del Pirates of Nassau Museum.
Era un covo di briganti anche il Graycliff Hotel, dell’italiano Enrico Garzaroli, che ancora nasconde un inestimabile tesoro: una cantina di 250
A Nassau si scoprono luoghi segreti: raccontano storie di duchi , di corsari e di tesori nascosti
mila vini. “Quella è di una rara annata di Château Lafite del 1865. Questa invece è una delle bottiglie più antiche e costose del mondo, un Bremer Ratskeller Rudesheimer Apostelwein del 1727 (nel 2005 una simile fu battuta all’asta da Christie’s a 5.520 €, ndr)”, fa notare il cantiniere Sudhir Kangath durante il tour nei sotterranei. Cammina sicuro in un labirinto di bottiglie polverose, stipate fino al soffitto. E sussurra appena, quasi a non voler disturbare il riposo di quei nettari preziosi. Si può anche cenare in cantina, al tavolo dove il rapper Jay-Z ha chiesto la mano alla popstar Beyoncé. Ma solo per prenotare servono mille dollari. Meglio salire allora al piano superiore, nel ristorante in veranda che serve una deliziosa zuppa di conch piccante.
Fuori dal piccolo regno del Graycliff si entra nell’Educulture Junkanoo Museum, aperto da Arlene Nash Ferguson nella casa d’infanzia. Si ammirano costumi fatti a mano, ma soprattutto si scopre la storia dello Junkanoo, il colorato carnevale, nato nel XVII secolo per iniziativa degli schiavi che, nei tre giorni di festa per il Natale, ricordavano le loro origini. “A quei tempi le maschere erano fatte con spugne e conchiglie, oggi sono più ricche. Questo, per esempio, l’ha disegnato e realizzato per me mio marito: non mi sono mai persa una parata”, racconta Ferguson indicando con orgoglio un enorme costume di carta variopinta, con lustrini e nastri rosa intrecciati. Mentre si ascoltano le sue parole, dal salotto ci si trova catapultati con l’immaginazione tra ritmi incalzanti e suoni di tamburi, in una festa a cui tutti a Nassau partecipano “perché mantiene vive le nostre radici”, conclude Ferguson.
Le iguane di Exuma sono una specie rara. Gli esemplari si avvistano solo in queste isolette delle Bahamas
La scoperta più inaspettata si fa, però, 350 metri più avanti, alla National Art Gallery of the Bahamas. Lo spazio dedicato all’arte contemporanea rilegge e valorizza l’identità culturale del Paese attraverso le opere di creativi locali. Parlano di colonialismo, schiavitù, usanze creole. Tra i pezzi più interessanti ci sono i collage ispirati alle maschere dello Junkanoo di Lavar Munroe, apprezzato anche fuori dai confini nazionali: 36 anni, ora residente a Washington, ha esposto alla Biennale di Venezia nel 2015.
Il museo ha inoltre commissionato murales per decorare le strade di Nassau. Ecco allora spuntare, in George Street, un gruppo di musicisti ritratti da June Collins, appoggiati a una persiana verde: suonano per le graziose ballerine in abiti corti, svolazzanti. Ed è un’esplosione di colore tra le facciate, pur variopinte, delle case: uno scatto perfetto da postare su Instagram. Un’altra foto la meritano i fantasmi irriverenti di Once upon a time, dipinti da Angelika Wallace-Whitfield accanto alla John Watling’s Distillery. Qui ci si concede un tour gratuito della tenuta, immortalata nel film Casino Royale (2006), con Daniel Craig nei panni dell’agente 007. Si parte con l’imbottigliamento del rum e si finisce, decisamente più su di giri, con una degustazione di Buena Vista, invecchiato cinque anni in botti che contenevano bourbon.
Tappa al Fish Fry, sfilata di chioschi e ristoranti spartani sulla spiaggia di Arawak Cay, per uno Sky juice, cocktail a base di acqua di cocco e gin, da accompagnare alle frittelle di conch, ai tavoli del Twin Brothers ,epoici si rilassa al Sandals Royal Bahamian. Negli anni Quaranta ospitava i duchi di Windsor, oggi coccola gli ospiti con Spa, camere spaziose in stile caraibico, due piscine e numerosi servizi, dai corsi di yoga in spiaggia al noleggio di tavole per
Ritmo di tamburi, trombe squillanti: lo Junkanoo è la festa più sentita e colorata delle Bahamas
il Sup (Stand Up Paddle). La sera si fa il giro del mondo in cucina: la scelta è fra dieci ristoranti. Il più romantico è il Gordon’s, palafitta sull’acqua per cene di pesce alla luce delle lanterne. Difficile sottrarsi alla tentazione di rimanere qui spiaggiati. Ma il giorno successivo si parte per Great Exuma, a sud, nelle Out Island.
UN ALTRO MONDO
Un’ora di volo e la mondanità di Nassau scompare. Natura brulla tra le palme, una sola strada, la Queens Highway. Così poco traffico che non esistono nemmeno i semafori. E, alle fermate dei bus, i bambini in divisa, con calzoni corti, sono pronti per la scuola.
La vacanza a Great Exuma si trascorre all’Emerald Bay, su una spiaggia a mezzaluna, lunga quasi due chilometri, semideserta, premiato nel 2018 dall’Annual World Golf Awards come miglior resort per il golf, grazie al campo a 18 buche disegnato dal pluripremiato campione australiano Greg Norman. “Dita intrecciate, fianchi rilassati. Occhi sulla pallina”. Più facile a dirsi che a farsi. Ma provare lo swing alla buca 11, con vista mare, guidati dall’istruttore Richard Gibson, è un’esperienza che conquista anche i neofiti. Dopo la lezione ci si dedica all’esplorazione delle Exuma Cay, distesa di isole disabitate, lagu-
Le Bahamas sono una meta apprezzata dai golfisti, che a Great Exuma possono giocare in riva al mare
ne e barriere coralline. Si può farlo attraverso le uscite di snorkeling e diving, comprese nella formula all inclusive del resort. O partecipando a uno dei tour di Island Routes, che punta anche alla spiaggia più famosa del web, Pig Beach (ufficialmente, Major Cay). Peccato che i porcellini rosa tanto pubblicizzati siano in realtà rumorosi esemplari adulti. Meglio la vista di Allen Cay, sabbia di borotalco e acque di un turchese abbagliante, popolata dalle rare iguane Cyclura cychlura figginsi. O una laguna blu a scelta, tra le isolette successive, dove gettare l’ancora e immaginare, mentre si è a mollo, quali vip si stiano godendo il loro paradiso privato lì attorno. Johnny Depp, stregato dalle Exuma durante le riprese del film I pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma (2006), acquistò Little Hall’s Pond nel 2004. Nello stesso arcipelago, l’illusionista David Copperfield, nel 2006, pagò circa 50 milioni di dollari per assicurarsi le undici isolette di Musha Cay (mushacay.com) e trasformarle in un resort esclusivo. Il prezzo, per una notte, parte da 39 mila dollari da dividere tra 12 ospiti.
Rientrati all’Emerald Bay, c’è ancora tempo per il relax pre-cena. Idromassaggio tiepido. Il bordo piscina che si svuota. Da un lato, il sole tramonta dietro le ville color pastello. Dall’altro, oltre le dune, la volta celeste spunta appena dalle onde, oscurando i confini del mare. Terra chiama spazio. Anche da quaggiù, dopotutto, la vista è spettacolare.