Italian graffiti.
L’arte dei murali ha conquistato il grande pubblico. Da Milano alla Sicilia, i protagonisti, i linguaggi, le opere
Italia, museo a cielo aperto. Un patrimonio immenso, censito, ancora bisognoso di molte cure. Che da qualche tempo deve fare i conti con un altro linguaggio, la street art, l’arte di strada nata per essere soprattutto denuncia, protesta, affermazione di un’identità, oggi ampiamente riconosciuta e con un ruolo di tutto rispetto nel “sistema” dell’arte internazionale. Opere di street art sono entrate nei musei, nelle collezioni private, nelle gallerie, hanno raggiunto quotazioni record: Girl with Balloon, il murale del celeberrimo, e misterioso, writer inglese Banksy è stato battuto all’asta, in una versione su tela, per 1,2 milioni di dollari da Sotheby’s, salvo poi autodistruggersi dopo pochi secondi (ma la collezionista ha deciso comunque di esporlo nel museo Frieder Burda, a Baden Baden). A Milano approda nei prossimi giorni, alla galleria Deodato, il writer Thierry Guetta, classe 1966, in arte Mr. Brainwash, pseudonimo utilizzato nel famoso film-documentario girato da Banksy, Exit Through the Gift Shop (fu presentato al Sundance Film Festival nel 2010 e gli valse una nomination all’Oscar), dove appaiono, irriconoscibile, lo stesso Banksy e un altro gigante della street art, Shepard Fairey, detto Obey. Ma la street art, e la cultura underground che ne è la radice, ha fatto di più. Ha ridato vita all’archeologia industriale, dismessa e abbandonata, delle nostre città, è entrata in quartieri off limits, oggi oggetto di tour a tema, talvolta accrescendo persino il valore degli immobili: “Un edificio di Chelsea, New York, con due interventi di Eduardo Kobra del 2012, ha moltiplicato il suo valore”, sottolineano allo studio legale Negri-Clementi di Milano, tra i primi in Italia ad affrontare questioni come la regolamentazione dei diritti d’autore, la proprietà intellettuale e il restauro. La street art ha conquistato il pubblico: nella percezione comune non è più sinonimo di vandalismo, il graffito o il dipinto murale vengono spesso realizzati in spazi autorizzati, promossi dalle istituzioni. A Roma la
sovrintendenza capitolina ai beni culturali ha fatto realizzare, sulla parte anonima del museo di Casal de’ Pazzi, il murale Riflessi, affidandolo al writer di origine filippina Jerico. Ancora, a Napoli, il gruppo Lavazza ha promosso un progetto di riqualificazione urbana patrocinato dal comune, la prima opera fuori dal centro, nel rione Traiano, Il Profumo della mia città, fimato dal napoletano Umberto “Koso” Lodigiani. I muri della Sicilia , da Agrigento a Catania, da Ragusa a Giardini Naxos, portano le tracce di un passaggio di anonimi e famosi come Mambo, Lucamaleonte, Axel Void: forme, linguaggi e contaminazioni registrate e raccontate da Mauro Filippi, Marco Mondino, Luisa Tuttolomondo nel volume Street Art in Sicilia (Dario Flaccovio ed., 2017). Un fenomeno non nuovo neppure per la Calabria, dove anche quest’anno, a settembre, si celebra il festival di arte urbana Osa. Insomma l’urban art è ormai nota al pubblico italiano, almeno per quanto riguarda i suoi autori fondamentali, dagli storici Keith Haring e Jean-Michel Basquiat fino ai contemporanei Banksy e Shepard Fairey. La sfida è quella di non snaturare l’originaria carica critica ed “eversiva”, pur dialogando con successo con istituzioni e circuiti ufficiali. Ecco alcuni itinerari nelle città principali, nei borghi e nelle valli, per scoprire le opere di alcuni dei maggiori autori italiani (e non solo). Augurandosi che molte di loro non finiscano abbandonate, o nella spazzatura, come i lavori di Keith Haring, chiamato da Elio Fiorucci nel 1983 a dipingere il suo negozio milanese di San Babila.
Innanzitutto, le definizioni. Quando si parla di street art a cosa ci riferiamo? Quali sono le fonti? Lo spiega Flycat, pseudonimo del writer italiano Luca Massironi (Milano, 1970), figura storica del graffitismo italiano. “Il termine onnicomprensivo più adatto è urban art, che si divide in writing , con precursori come Rammellzee, Phase 2, A-One, Koor, Toxic, e street art: Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Kenny Scharf sono i capiscuola. I writer utilizzano lo spray e gli interventi hanno come linguaggio base le lettere: scriviamo il nostro nome come scribi contemporanei, la nostra è iconoclastia pura. La street art, invece, ricorre alla figura”, precisa Flycat, che si è confrontato a lungo con il patrimonio di idee, simboli e insegnamenti del writing americano. “In Italia, tutto è cominciato intorno al 1984. La cultura hip hop, da cui deriva la urban art, è stata una scuola per chi non poteva frequentare percorsi d’arte tradizionali. Dipingere rappresentava un modo per riscattarci”. A Quattordio , in provincia di Alessandria, Flycat ha realizzato una delle sue opere più recenti. Un lavoro dalla storia particolare: “Lo scorso anno il comune ha invitato dieci writer italiani a dipingere le pareti di diversi edifici del paesino. Le opere sono accompagnate da una targa. Un fatto significativo: già 15 anni fa la tutela sarebbe stata impensabile, figuriamoci negli anni Ottanta, quando ho iniziato. Il mio intervento, F-l-y-c-a-t, rappresenta la mia formazione, i sei elementilettera che danno vita al mio nome. È un tributo ai maestri newyorkesi che nel 1984, reduci dalla storica mostra Arte di frontiera, furono invitati da Renzo Gay a intervenire presso la sua fabbrica di vernici, proprio a Quattordio”. flycatarte.com
Milano e Orticanoodles
Il capoluogo lombardo è stato un fulcro nevralgico per la nascita della street art in Italia. Tra gli autori di punta spiccano gli Orticanoodles, il duo formato da Wally e Alita, le cui opere intrattengono un rapporto stretto con il territorio in cui nascono. Le loro sono esplosioni di colore, scomposizioni di volti celebri (Dario Fo, Rita Levi Montalcini, Frida Kahlo), tocchi di vitalità nella soffocante atmosfera della metropoli. All’Ortica, quartiere da cui prendono il nome, è in corso il loro progetto Ortica memoria, che intende trasformare la zona in “quartiere-museo”. Tra i loro lavori realizzati qui c’è Agli orti dell’Ortica, composizione floreale che “ricorda il passato del quartiere, prima che arrivassero le ferrovie e le fabbriche”, spiegano. “Ricordare quando non vi erano che campi, cascine e qualche risorgiva, i fiori punteggiavano i piccoli canali irrigui. I papaveri rossi sono simbolo di pace e commemorano le vittime delle guerre mondiali del Novecento”. Sempre a Milano, un intervento murale a quattro mani ricopre per intero la facciata del Pac - Padiglione di arte contemporanea in via Palestro. Gli autori sono il bolognese Blu, riconosciuto a livello internazionale, ed Ericailcane, bellunese, tra i migliori “disegnatori” della street art italiana, autore anche di una raffinata produzione su carta. L’opera rimane come testimonianza della mostra Street art sweet art, svoltasi al Pac nel 2007. È un’orgiastica adunata di personaggi, uomini dall’atteggiamento animalesco e animali dal piglio umano, tra cui si nota anche l’allora assessore alla cultura Vittorio Sgarbi. Altra tappa milanese, Pirelli HangarBicocca. All’interno, la solennità delle torri di Anselm Kiefer; all’esterno, il colore e la forza espressiva del murale Efemero, degli Os Gemeos, nuove star della street art. L’opera dei fratelli brasiliani ricrea in scala monumentale la forma di un vagone della metropolitana; i loro tipici personaggi vi si arrampicano, a simboleggiare una festosa riappropriazione dello spazio pubblico. Uno dei luoghi più frequentati per l’arte contemporanea concede spazio alla street art: a questo intervento seguiranno ciclicamente quelli di altri autori, ognuno dei quali rimarrà visibile per tre anni. facebook.com/orticanoodles; ericailcane.org; osgemeos.com.br
Lombardia:Ozmo,Eron,Borondo
Un ponte tra epoche diverse è quello immaginato dal festival Wall in Art, che dal 2015 invita in Val Camonica writer e artisti a collegarsi idealmente ai graffiti preistorici presenti nel territorio (v. anche weekend numero di marzo di Dove, pag. 32). La direzione artistica è affidata a Ozmo, altra stella della street italiana, che ha già realizzato diversi interventi nella zona, come quelli di Breno e sulla collinetta denominata Dos delle Barbine. Il più recente è Pixelated Mona Lisa with destructured Donald Duck, realizzato nel 2018 ad Angone. Un ibrido tra personaggi antichi e contemporanei che segna una svolta nello stile dell’autore toscano, con la pixelizzazione del volto della Gioconda che allude all’utilizzo di icone artistiche come prodotti culturali di massa (da leggere il recentissimo Ozmo 1998-2018. Graffiti, street art, paintings. Evoluzione di un artista, crowdbooks. com). Tra gli autori che hanno lasciato il loro segno in Val Camonica vanno segnalati anche Eron, Gonzalo Borondo e il collettivo FX. Le nuovissime ge-
A Milano è stato inaugurato il Maua, museo a cielo aperto, con 50 lavori di street art
nerazioni, poi, non mancano di dare il loro contributo: Renato Calaj, nato in Albania nel 1992 e cresciuto nel bresciano, rivisita la tradizione mescolando graffitismo, pittura su tela e performance. Spazio pubblico e privato sono legati a doppio filo: nel pubblico, l’intervento con lo spray evidenzia la traccia del corpo dell’artista e della tela provvisoriamente installata; una volta appese in galleria, le tele vengono invece contrassegnate da un segno a spray. Suoi interventi si trovano lungo il fiume Oglio, a Boario Terme e a Montecchio. ozmo. it; turismovallecamonica.it; renatocalaj.it
L’arte pubblica è al centro di campagne di riqualificazione delle periferie
Da Roma alla Sardegna: Jerico, Blu
Circa 150 strade coinvolte, oltre 330 opere realizzate nel tempo. A Roma basta un clic per scaricare una mappa completa e mettersi in moto, da
Testaccio alla Prenestina (turismoroma.it/wp-content/uploads/2015/04/leaflet_streetart.pdf). La capitale, già nei percorsi della street art italiana, sorprende ancora: lo scorso 14 febbraio fa la sindaca Virginia Raggi ha inaugurato l’opera Riflessi, di Jerico, sulle mura perimetrali esterne del museo di Casal de’ Pazzi. Sempre nella capitale, il bolognese Blu, tra gli autori più radicali, ha firmato uno dei suoi interventi recenti, un magnifico e maestoso murale che smitizza la Venere di Milo eil David di Michelangelo, sull’ex questura del Quarticciolo. Nel panorama italiano ci sono altre città del sud che hanno svolto un ruolo di promozione dei linguaggi dell’arte di strada. Ericailcane è l’autore di diversi interventi a Grottaglie (Ta), realizzati nell’ambito del festival Fame, con i suoi animali personificati da fiaba contemporanea, che rivisitano lo stile dell’illustrazione di epoca vittoriana. Ed è anche tra gli artisti presenti a San Gavino Monreale, in Sardegna, comune di ottomila abitanti che in pochi anni ha visto
fiorire i dipinti murali sulle pareti dei suoi edifici. L’iniziativa è dell’associazione Skizzo, così chiamata in onore dell’omonimo artista scomparso nel 2013. Sono quasi 50 le opere a oggi presenti: tra gli autori anche Jorghe, Spaike e Mamblo, con il suo omaggio al mitico centravanti del Cagliari Gigi Riva. La contemporaneità della street art si innesta qui sulla tradizione del muralismo sardo, “movimento” improntato a un forte impegno politico ispirato a sua volta al muralismo messicano di Orozco, Siqueiros, Rivera. ericailcane.org; sangavinomonreale.net/tag/street-art/
Napoli: i volti di Jorit Agoch
Fra i tantissimi autori che animano la scena partenopea, Jorit Agoch e il duo Cyop&Kaf sono tra i più famosi. Il primo è celebre soprattutto per due opere: il San Gennaro di Forcella, in cui il patrono ha le fattezze di un operaio amico dell’autore, e il gigantesco volto di Maradona nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. L’impegno sociale su emarginazione e diseguaglianza è la cifra dei suoi lavori, realizzati anche negli Stati Uniti e in Tanzania. Le opere di Cyop&Kaf costellano invece come un gaudente virus le strade dei Quartieri Spagnoli. “I personaggi che dipingo mi disegnano, non viceversa. Sono loro che, armati di tutto punto, autolesionisti, balordi, più moderni di ogni moder-
no, mi trascinano e mi obbligano a dar loro vita mettendoli in quella cornice di senso che è la metropoli”, ha scritto l’artista. jorit.it, cyopekaf.org
Sicilia: Iacurci, Nespoon
Spostandosi al sud, a Ragusa, nel quartiere Selvaggio, si può invece vedere Immobile, enorme murale del pugliese Agostino Iacurci, ora di stanza a Berlino. Anche apprezzato illustratore e autore di opere su tela, Iacurci coniuga tratti grafici e pittorici, astraendo le forme di oggetti quotidiani e della figura umana. “L’opera è stata realizzata dopo il terremoto di Amatrice. Stavo dipingendo un palazzo moderno nella Val di Noto, devastata da forti scosse nel 1693. Ho quindi disegnato una serie di vasi ispirati alle ceramiche di Caltagirone per parlare della fragilità del nostro patrimonio, ma anche della reazione alle tragedie che ha portato alla nascita di nuovi tesori, l’architettura, l’artigianato”. L’urban art è presente in molti dei luoghi più suggestivi della regione, da Giardini Naxos, con TvBoy, Kayone, Nespoon, fino alla Vucciria di Palermo, dove ha lasciato il segno anche l’austriaco Uwe Jaentsch, tra i tanti. Un ampio panorama che rappresenta la sperimentazione e le ibridazioni delle tecniche tipiche del genere: spray, pittura, stencil, sticker (adesivi).