MANGIARE DIVINAMENTE
A un’ora dalla capitale, le ville pontificie di Castel Gandolfo inaugurano corsi di cucina nella Fattoria dei papi. Che, da secoli, si nutrono a chilometro zero
“Attraverso le cose buone ci si prende cura delle persone”. È la convinzione di don Andrea Ciucci, autore, con don Paolo Sartor, di Mangiare da Dio (edizioni San Paolo, 2015, 17,50 €), cavalcata gastronomica nella storia della Chiesa. Dalle origini a oggi. Papa Francesco, per la cronaca, ama il mate argentino, la bagna càuda dei parenti torinesi e i primi piatti romani. Con moderazione e con materie prime genuine perché, aggiunge don Ciucci, “l’esperienza cristiana propone una vita sapiente anche in cucina”. Così, precorrendo ogni tendenza slow food, i successori di San Pietro consumano da secoli, prevalentemente, i prodotti della Fattoria del papa di Castel Gandolfo, dal Seicento residenza pontificia alle porte di Roma. Sono 55 ettari su un colle sul lago Albano: 30 a giardino, 25 tra orti e campi. Fu Urbano VIII (regnò dal 1623 al 1644) il primo a scegliere i Castelli romani per la villeggiatura e ad affidare a Carlo Maderno l’ideazione di una sede papale sul sito della villa dell’imperatore Domiziano. Quattro secoli dopo è stato proprio il neoeletto Francesco ad aprire al pubblico, nel 2013, il cosìddetto “secondo Vaticano”, il complesso delle ville pontificie tra Castel Gandolfo e Albano, fino ad allora precluso alle visite. Adesso, ecco un’altra bella novità: i corsi di cucina all’interno della Fattoria. Per imparare, in una giornata, a tirare a mano fettuccine e ravioli o a preparare dolci in base alla materia prima di stagione, da una crostata al tiramisù. “Le cooking class aprono il primo d’aprile”, annuncia Marilena Barberi, titolare, con il fratello Salvatore, di InRome cooking, società che, per prima nella storia, ha a disposizione questi spazi. “Sui tavoli di lavoro tutto, dalle uova alla farina, dal latte all’olio, viene da qui. Ed è biologico”.
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anticO
Al piccolo spaccio della fattoria, dall’ingresso su via Rosselli, c’era già da anni chi veniva a fare la spesa al mattino dai paesi vicini, ma l’esperienza di cucinare in un luogo dove sono passati alti prelati, diplomatici e capi di stato è un’altra cosa. Indossati i grembiuli, fatte le fontane di farina, si impasta, si stende e, dopo, si pranzo insieme. Nella giornata è compresa poi la passeggiata di un’ora e mezzo nel parco di Palazzo Barberini, sempre nel complesso pontificio. Sono giardini all’italiana che inglobano graziosamente le rovine romane, con tanto di teatro e statue antiche. Dal piazzale del Bel-
vedere si intravede il mare di Anzio. Tra querce, lecci ultrasecolari e ulivi millenari si ammirano poi la limonaia, l’esterno dell’appartamento papale, il viale dei cipressi, con le colonne doriche, il labirinto e la piazza quadrata. Si sfiorano il punto dove san Giovanni Paolo II, nel 2001, accolse il presidente americano George Bush e i terreni dove maturano i semi dell’orto di Michelle Obama, donati a Francesco nel 2014.
Per arrivare, due opzioni. Il treno elettrico del sabato, che parte dai Giardini di Città del Vaticano, magari dopo la visita ai Musei di primo mattino, senza folla. O in auto, con calma, lungo la via Appia Antica, completando il viaggio nei sapori tra piccole e grandi eccellenze dei Castelli. Come Merumalia, wine resort di Frascati dove si può pernottare e fare yoga al mattino tra i vigneti. O l’Oste della Bon’Ora, tempio della cucina laziale sulla strada per Grottaferrata, dove Roma lascia il posto alla campagna tra i pini e il profilo degli antichi acquedotti. Per un pranzo all’aperto di primavera c’è la nuova Casa Maggiolina. Si mangia nel parco di tre ettari di una villa degli anni Trenta dove, dalla prossima estate, si potrà pernottare. Accanto all’orto da dove arrivano le verdure e la frutta usate nel menu. Anche qui, solo a metro zero.