Dove

Su e giù per il Roero.

Nuovi sentieri e servizi per chi va a piedi o in bici lungo il Tanaro, nelle “altre Langhe”. Tra vigne e borghi dove ricaricars­i con piatti contadini e vini di collina

- di Cristina Piccinotti

Nuovi servizi e percorsi per chi cammina o pedala, tra grandi piatti e vini di collina

In

tutto sono oltre 300 chilometri di sentieri. Tra colline coltivate a vite, noccioli e alberi coperti, adesso, di piccole pere Madernassa quasi mature, così buone cotte nel vino o con il bunet di cioccolato e amaretti. E poi canyon, castelli, borghi. Ecco il Roero, meno famoso delle Langhe o del Monferrato ma, come questi, Patrimonio Unesco dal 2014.

Nel basso Piemonte, sulla sponda sinistra del Tanaro, l’equilibrio armonioso tra la natura e il lavoro dell’uomo si scopre piano, a piedi o in bici. Magari con la Portè Disnè del 26 maggio. Il nome evoca il rito contadino di “portare il pasto” a chi stava in vigna. È una camminata di otto chilometri da Montà a Canale, con tante tappe per degustare vini e piatti della zona. Sullo sfondo, le Rocche, canyon che si estendono per circa 40 chilometri da Cisterna d’Asti a Pocapaglia, frutto di millenari fenomeni erosivi. In questi luoghi è nato l’ecomuseo delle Rocche del Roero, un sistema di percorsi tra borghi risalenti all’anno Mille. Da Cisterna a Montà, da Santo Stefano Roero a Montaldo Roero, Monteu Roero, Baldissero d’Alba eS ommariva Perno. Ciascuno con il suo castello e le Rocche come fossati di protezione. Imboccando il Grande sentiero del Roero (S1), trekking di 33 chilometri tra Bra e Cisterna d’Asti, si entra davvero in questo paesaggio, tra burroni e pinnacoli di sabbie giallastre dove è facile trovare fossili di conchiglie, pesci, ricci di mare: qui, due milioni di anni fa, c’era il grande golfo padano. Non mancano i saliscendi, ma il percorso è alla portata di tutti. E facendo tappa a Monteu, può essere diviso in due giorni.

Con il sentiero si intersecan­o 23 tracciati tematici di pochi chilometri: quello dei castelli, del miele, o del trifolao, sei chilometri scarsi per 240 metri di dislivello, da fare a piedi o a pedali sui luoghi dei cercatori di tartufo, un altro tesoro roerino. Come il vino, naturalmen­te. Qui la produzione di qualità è stata riscoperta negli anni Settanta e punta su due docg: il Roero, rosso di uve Nebbiolo, anche in versione riserva, e il Roero Arneis, bianco ricavato dalle uve omonime, anche spumante. Insieme al Consorzio di tutela del Roero, l’ecomuseo ha creato i sentieri dei Cru del Roero tra le aree di produzione d’eccellenza. È pensa

to per i ciclo-escursioni­sti, invece, da quest’anno, il Roero Bike Tour, 140 chilometri su sentieri o strade a bassa percorrenz­a, con stazioni di ricarica per l’e-bike e punti di manutenzio­ne, divisibile in quattro percorsi minori ad anello. “L’intera rete sentierist­ica del Roero”, spiega Andrea Cauda, direttore dell’ecomuseo, “si scopre anche con un’audioguida, gratuita e consultabi­le con l’app Izi.Travel, che indica le strade, racconta il territorio e fornisce le tracce Gps”. Dopo tanto sport, è l’ora della tavola. L’Ostu di Djun è una trattoria tra i campi e le case di Castagnito, con il menu recitato a voce e i vini in mostra in cortile. Le ricette locali sono invece reinventat­e con fantasia nel ristorante di La Madernassa resort di Guarene, diretto da Michelange­lo Mammoliti, e All’Enoteca di Davide Palluda a Canale, entrambi una stella Michelin. Indirizzi da segnare in agenda per l’autunno, quando partirà la prima edizione della Roero Walking Marathon, in programma domenica 1 settembre: 42, 25 o anche solo 14 chilometri tra grappoli maturi e boschi rosseggian­ti. Motto dell’evento: “Vietato correre”.

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1| Le vigne sulle colline del Roero, nel basso Piemonte. 2| Con il Roero Bike Tour si può scoprire questa zona lungo 140 chilometri di tracciati. 3| La hall del Castello di Guarene (Cn), dimora del Settecento oggi hotel con ristorante e Spa ricavata in una grotta.
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In alto: Michelange­lo Mammoliti, chef de La Madernassa ,eilsuo omaggio a Kandinsky, piatto con acciughe e verdure.
Le Cantine Enrico Serafino. In alto: Michelange­lo Mammoliti, chef de La Madernassa ,eilsuo omaggio a Kandinsky, piatto con acciughe e verdure.
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