Sulla rotta di Ulisse.
Diapontie: acque cristalline e spiagge dorate. La costa dell’Epiro: grande natura e tesori archeologici. Seguiteci in questo mare sorprendente, che stregò l’eroe di Omero
Diapontie: acque cristalline e spiagge dorate lungo la costa dell’Epiro
Ferragosto, isola di Mathraki: solo una trentina di bagnanti si crogiolano al sole sulla spiaggia giallo-oro di Portelo. Notte d’estate, isola di Erikoussa: sono più numerosi i puntini luminosi delle lucciole rispetto alle insegne delle taverne (due). Capita nelle Diapontie, arcipelago delle Ionie. Eremi di mare remoti per il turismo, non per la loro posizione, otto miglia nautiche da Corfù nord, una quarantina dalla costa pugliese. Isole minuscole che tutte insieme totalizzano 17,65 chilometri quadrati. Solo tre, Mathraki, Erikoussa, Othon, sono abitate; le altre costituiscono una manciata di scogli sulla rotta dei delfini. Fino a qualche anno fa erano il segreto ben custodito nei diari di bordo dei velisti. Poi il passaparola, articoli su riviste nautiche (anche su Dove, nel 2009) hanno fatto sbarcare i primi viaggiatori in cerca di isole-dagherrotipo di una Grecia senza discoteche e folla impenetrabile sul lungomare. Sono iniziati i collegamenti da Corfù (non tutti i giorni) con la motonave Pegasus e il ferry boat Zanadu. Sono comparse le prime taverne e piccoli, semplici hotel, aperti da migranti greci tornati dall’America e da expat, soprattutto italiani. Pochi indirizzi: alle Diapontie non c’è posto per la massa estiva.
C’è chi è approdato in barca, sospinto dal maestrale, e non è più andato via da Erikoussa. “Incantati proprio delle lucciole”, confessa Sandro Salvi, velista, gran viaggiatore che ha lasciato la sua azienda di ricerca farmaceutica per creare, con la compagna Franca Iapicca, l’Acantha, boutique hotel sul mare, tre minuti per tuffarsi. Solo cinque stanze total white in pietra di Lecce. Alle pareti sagome o quadri legati alle scenografie di Emanuele Luzzati che danno
il nome alle camere, da Il Saraceno (Gerusalemme Liberata) alle Nozze di Angelica (Orlando Furioso) alla Filastrocca del Mare, la suite dove ha dormito il premier greco Alexis Tsipras. Bianca la veranda del bar ristorante, bianchi i tavoli dove lo chef Theodore Stamoulis (scuola Ducasse, esperienze a New York e Zermatt) mette in scena piatti moderni con ingredienti a chilometro zero. Da non perdere i crudi di pesce locale, il timballo di pasta alla Norma, i sublimi fritti di erbe aromatiche. E gli aperitivi con degustazione di olio italiano, spagnolo e di Erikoussa, prodotto nell’unico frantoio ancora attivo. ”Dall’Italia portiamo solo parmigiano, prosciutto crudo, riso e pesto” dice Franca Iapicca.
Sull’isola non c’è altro da fare se non stendersi al sole, praticare snorkeling, concedersi una battuta di pesca, esplorare le rimanenti Diapontie. L’hotel Acantha mette a disposizione gommoni e la barca Velavevodetto, un Jeanneau 45 Ds. Il centro principale, e porto d’arrivo, fresco di ampliamento, si chiama semplicemente Porto; da qui inizia Stamoleka, lunga spiaggia di sabbia soffice e acqua chiara. Non ci sono negozi, solo la caserma tutta rosa della polizia, poche case e l’altro albergo, con taverna, Erikousa (hotelerikousa.gr). Le strade? Una: un paio di chilometri all’ombra di cipressi piantati dai veneziani. E di ulivi, che diventano un bosco a Paliokaliva. Brakini è l’altra bella spiaggia dove crescono gigli della sabbia e cespugli di timo: si conquista a piedi (40 minuti) da Porto. Fiki è il miglior belvedere al tramonto, con un bar che apre al calar del sole e serve ouzo e cocktail fino a tarda notte. Guardando un cielo sempre trapuntato di stelle. Qui l’unico inquinamento luminoso sono davvero le lucciole.
L’ISOLA DI ULISSE
L’isola che non c’è forse è l’omerica Ogigia, dove Ulisse-Odisseo incontrò Calypso e per sette anni rimase con la dea luminosa in una grotta delle meraviglie (Odissea, libro V). C’è chi identifica l’isola con Gozo, chi con Pantelleria, chi con Othoni, paradiso di dieci chilometri quadrati a 43 miglia dalla costa pugliese. Se questa altura che balza dal mare, ora dolce, ora selvaggia, è Ogigia, allora non è stata la malia della ninfa a trattenere Odisseo sull’isola, ma il sortilegio della bellezza. Le scogliere bianche, la trasparenza stupefacente dell’acqua che si insinua, appena venata di turchese, nella grotta di Calypso. Può stregare Othoni, che è stata veneziana e in un certo senso è tornata italiana. Come approdo di skipper e velisti. Di sub che si immergono a Fiki, rifugio di foche monache. Di ostinati collezionisti di isole fuori rotta che qui trovano il loro Graal marino, un’oasi mediterranea senza folla e dalla natura intatta. Di expat che hanno cambiato vita e aprono piccole pensioni, come la Locanda dei sogni, quasi un ritrovo patrio con le stanze (semplici) bianche e blu. Si trova ad Ammos, il porticciolo denso di barche a vela, caicchi di pesca. E taxi boat per le spiagge: la favolosa Aspri Ammos, Imerovigli, Fiki (perfetta per lo snorkeling), Kamini. Al porto di Ammos c’è tutto quello che serve per una vacanza senza fronzoli. La taverna New York, di una delle tante famiglie greche ritor
nate dall’America grazie al turismo. I cafenìon dove si chiacchiera sulla pesca dei calamari, sul perché siano diminuite le aragoste. Il minimarket a cui rivolgersi anche per chiamare il pick up che funge da taxi e si inerpica sull’unica strada, all’ombra di cipressi, pini, distese di ulivi (più di 30 mila, un migliaio sacrificati all’asfalto) fino ai villaggi di Dafni e Horio eal faro, attraversando una sorta di brughiera mediterranea, dove in primavera fioriscono mirto, cornioli e malva. La torre luminosa, alta 13 metri, distrutta dai nazisti e ricostruita, è il punto dove il panorama si fa grandioso, sul mare, sulla macchia e sul profilo montuoso dell’Albania. Un sentiero scende a strapiombo alla spiaggia di Kamini. Sì, Othoni è anche un paradiso dei camminatori che apprezzano silenzio, profumo di salvia selvatica, tramonti infiniti dal belvedere di Iliovasilema. Mentre in cielo volteggiano i falchi pellegrini.
39°46’N 19°31’E: sono le coordinate dell’utopia. L’isola di Mathraki ,la più piccola delle Diapontie, quattro chilometri quadrati, forse una cinquantina di abitanti in estate, compresi i turisti che qui trovano, appunto, l’utopia. Cioè una terra quasi incognita, sei spiagge deserte in piena estate, un’unica strada che unisce Kato Mathraki, sul mare, con Ano Mathraki, in collina, villaggio addormentato fra ulivi, cipressi e stormi di rondini. Ci sono una chiesa dedicata a san Spiridione, vescovo del III secolo, che si festeggia il 13 luglio con una gran festa da Kentro, unico cafenìon. In estate il proprietario Christos Kasimis serve liquore ouzo, souvlaki (spiedini) e grigliate di agnello. Bisogna scendere al porticciolo per una scorpacciata di pesce, abbondante in queste acque dove si catturano cernie, saraghi, triglie: il ristorante Dolphin è anch’esso un’utopia, quella della vera taverna greca vista mare, accarezzata al tramonto dalla brezza. Famosa per il pesce, soprattutto la murena fritta, raggiunge la perfezione con le melanzane, comunque siano cucinate, in umido, fritte, frullate con lo yogurt per la melitzanosalada. Sotto si dipanano due chilometri di sabbia gialla e dorata, la spiaggia di Portelo, che si allunga fino al Corfu Paradise, hotel essenziale, ma sulla riva, con taverna che affitta barche per il giro dell’isola. Indispensabili per raggiungere le altre spiagge, altrimenti si va a piedi per sentieri bordati di ginestre, inebriati dalle fragranze primitive della macchia. Agouri Beach, a est, è un covo marino tra sabbia e sassetti; a ovest, Fyki è un agglomerato di rocce aperte sul mare, ma è un punto ventoso, battuto dalle onde: va bene per chi ama gli spruzzi salmastri sul viso. Meglio, a ovest, la piccola Kontrakas, dall’acqua cristallina, o Apides. Di fronte ad Arvanitiko si scorge Daplio, isolotto piatto a tre miglia, meta di gare di nuoto organizzate da un gruppo di sportivi inglesi ogni dieci giorni, da maggio a settembre. La costanza dell’utopia.
SULLE COSTE DELL’EPIRO
Altro mare, altre spiagge e isole si scoprono sulla terraferma, la costa dell’Epiro .Da Corfù in un’ora e mezzo di traversata si raggiunge il caotico porto di Igoumenitsa. E poi via, mezz’ora per Sivota e la sua baia coperta di macchia mediterranea. È una piacevole cittadina balneare Sivota, dove ritro
Ecco i luoghi dell’Odissea: la grotta di Calypso, l’Ade, il fiume Acheronte che si risale a piedi fino alla sorgente
vare i piaceri consumistici che mancano nel paradiso selvaggio delle Diapontie. Boutique, cocktail bar, lo struscio sul lungomare. Georgeos Family è una taverna dal 1965: ha un’aria turistica, ma basta spiegare che non si vogliono orate e branzini d’allevamento per farsi servire cernie, dentici, il pescato vero. Si cena e poi si prenota il taxi boat per l’indomani in uno dei tanti chioschi allineati sulle banchine che affittano ogni tipo di natante, dallo yacht di lusso ai motoscafi. Dal mattino al tramonto salpano le imbarcazioni per le isole della baia. Ci si può far lasciare su una spiaggetta e concordare l’orario del ritorno. Pisina,o Blue Lagoon, è l’angolo più spettacolare per il colore del mare. Il più curioso è il guado di Bella Vraka, dove si cammina sulle acque, basse, fino alla lingua di sabbia. La costa è incisa da calette, tutte organizzate. Mega Drafi è piccola, ma meno affollata, Agia Paraskevi è spettacolare, con l’isolotto di fronte, ma basta proseguire qualche metro per raggiungere un vero covo di mare, Kamini, una spiaggetta minuscola dall’acqua cristallina, con i tavolini (pochi) del caffè Aiori, che affitta miniappartamenti panoramici.
Sivota è una base comoda per visitare le Meteore, a meno di 200 chilometri. E per raggiungere Parga, 27 chilometri fiancheggiati da ulivi e pini esuberanti. È la bella cartolina estiva prediletta dagli italiani, dove le pizzerie sono più numerose delle taverne greche. Ma il colpo d’occhio è incantevole. Il mare blu e smeraldo, le case colorate, l’isoletta verde con la sua chiesetta, il dondolio delle barche al molo da cui si salpa (anche uscite di un giorno, solo per un bagno) per le isole di Paxi e Antipaxos. Un perfetto idillio, prima di un luogo da emozioni forti, il Nekromanteion, dove si ritrovano Omero, Ulisse e la sua discesa nell’Ade, il regno dei morti. Già Pausania (110-180 a.C.) annotava la perfetta coincidenza fra la realtà dei luoghi e la descrizione dell’Odissea (libro X). Ma è incredibile, oggi, riconoscere le tracce delle paludi mentre si approda all’estuario dell’Acheronte, il fiume infernale che sfocia sulla spiaggia di Ammoudia. Che si può navigare, per un tratto, sulle barchette colorate del porto canale, condotte da moderni e, per fortuna, gioviali Caronte. Cinque chilometri in auto e poi si sale a piedi al Nekromanteion, il luogo oracolare dove si consultavano i morti. Sono molte le correlazioni, luoghi dei riti e percorsi sotterranei, fra le pagine di Erodoto, di Omero e questo sito immoto, di pietre scure. Si può credere o meno, ripassare l’Odissea, informarsi sui dubbi degli studiosi, ma il Nekromanteion sembra mantenere una sua magia. Un’atmosfera di velata malinconia che si dimentica appena si prosegue (in auto) per Gliki ele sorgenti dell’Acheronte, che qui scorre limpido nella frescura di noccioli, ulivi, ippocastani, piante giganti di Yucca. In kayak, in sella a cavalli bianchi e fulvi, oppure a piedi, camminando nell’acqua bassa e fredda, si raggiunge la sorgiva. Il paesaggio è davvero selvaggio e smemorante.
Si guida sotto il mare fino alla laguna degli aironi, a Lefkada
Preveza: di giorno nuoto, bici, kayak. Di sera, cene sulla spiaggia alla luce dei falò o nelle taverne più tradizionali
Le cicogne hanno fatto un nido sul palo della luce sulla strada per Preveza. Al cartello che indica il km 12 si lascia l’asfalto per inoltrarsi in un bosco mediterraneo che profuma di resina e di mare. Fa cornice alle spiagge: la più bella è Monolithi, Bandiera blu. Ma tutta la linea costiera è un susseguirsi di lidi e sabbia. Le curve sinuose di Alonaki, le striature azzurre e blu di Kiani Akti. La sabbia chiara di Kanali, dove si trova un bell’albergo di design, il Sesa Hotel. Poche camere a tema aria, acqua e fuoco, le bici per gli ospiti e la spiaggia privata dove si può cenare e farsi imbandire un picnic alla luce dei falò. Il ristorante offre un percorso gastronomico di sei portate che inizia con un’insalata di calamari, salicornia e avgotaraho, caviale della laguna di Messolungi; prosegue con pesce abbinato a zucchine fritte ripiene di calamari; si conclude con un parfait di limone e salsa di fragole. Tanto si può smaltire: a Kanali ha sede Into the wild, che organizza giri in bici sul lago Ziros, kayak lungo l’Acheronte, birdwatching, itinerari nelle tante aree archeologiche intorno a Preveza, che è un crocevia di scoperte. Come il tunnel sottomarino che sbuca sull’isola di Lefkada, all’altezza della laguna protetta dalla rete europea Natura 2000, un paradiso per aironi, cormorani, cavalieri dall’ala nera. Preveza può sembrare anonima, malmessa, ma va esplorata infilandosi per strade e stradine. Fino alla piccola chiesa di sant’Anastasio, con gli affreschi stupefacenti del Settecento. Pochi passi e si entra nel vicolo Saitan Pazar, sotto un pergolato di gelsomini, dove resistono botteghe di vecchi mestieri (tipografo, barbiere, rilegatore). Su un muro, alcune gabbiette racchiudono decorazioni ironiche della taverna Saitan Pazar, dove ordinare sardine fritte, alici, formaggio myzithropitaki, con il miele. Preveza sboccia alla sera, dietro il porto: un locale via l’altro, giovani che riempiono strade e taverne. Si fermano per un ouzo da Roubou. Ordinano grigliate tra gli affreschi vernacolari della taverna Ambrosios. Di notte Preveza non si ferma mai. E, al mattino, ricomincia la vita. Al mare.