AMPIE VEDUTE
Con oltre cento chilometri di tracciati al cospetto del Monte Rosa, la Val d’Ayas regala emozioni agli amanti dello sci. Le piste più belle provate dai nostri inviati
La Val d’Ayas regala emozioni a chi ama lo sci. Le piste più belle provate dai nostri inviati
Le vette oltre i quattromila del massiccio del Rosa, i panorami, le riserve naturali, le tradizioni artigiane. E il carattere schivo degli abitanti. La Val d’Ayas è un piccolo gioiello nel cuore della Valle d’Aosta. Champoluc, la località più rinomata, ha mantenuto l’aspetto di un borgo d’altri tempi: gli chalet in legno e i rascard, le abitazioni tipiche con tronchi di pino, abete e larice, incastrati a intaglio alle estremità, si stringono alla chiesa e alla strada principale, dominati dai ghiacciai imponenti che chiudono la valle. La stagione alle porte (le nevicate di inizio novembre promettono bene) si apre con tante novità: un impianto di risalita ad alta tecnologia, un sistema più efficiente di innevamento artificiale, migliorie nel Fun Slope (un’area per divertirsi e fare acrobazie, con ponti, tunnel, chiocciole e altre attrazioni). Passi verso il futuro, in attesa che sia costruita la funivia (il progetto è in discussione da tempo), che dovrebbe unire il Monterosa Ski al comprensorio di Cervinia e Zermatt, in un carosello di quasi 550 chilometri di piste.
Dal borgo di Champoluc si sale in quota con la funivia del Crest, nuovo gioiello tecnologico (per un investimento di 17 milioni di €), che permette di sciare sugli oltre cento chilometri di piste del Monterosa Ski, tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. “Si prova l’ebbrezza della discesa libera sulle divertenti rosse che scendono da Sarezza e Ostafa, con muri e cambi di pendenza”, spiega Simone Origone, campione di velocità, che con il fratello Ivan ha più volte battuto il record del chilometro lanciato; dopo aver conquistato cinque ori, un argento ai Mondiali e otto Coppe del mondo, oggi fa il maestro di sci su queste piste. “Belle anche le piste Del Monte e Plan de la Sal, nella zona di Frachey, le impegnative rosse che dal Colle della Bettaforca scendono verso Sant’Anna e Gressoney, con un tratto di nera, e che dal Passo dei Salati, la porta d’accesso ai trac
ciati di Alagna, vanno verso il Gabiet e alla nera Moos”. Più agevole il nuovo Fun Slope, il parco con divertenti sorprese e ostacoli più o meno difficili sul Colle della Bettaforca. Unico nell’Italia nordoccidentale, offre divertimento a grandi e piccini con onde di neve, curve paraboliche, tunnel, gobbe, chiocciole. “Adatto alle famiglie e ai bambini è anche il piccolo comprensorio di Antagnod, con un baby park soleggiato e facili piste azzurre”, aggiunge Origone.
RIFUGI E VILLAGGI WALSER
Le discese del Monterosa Sky regalano gioie non solo sportive: lo sguardo vola ai quattromila entrati nella storia dell’alpinismo .Afarda cornice al carosello sono le vette del Rosa, con Punta Gnifetti (4.559 metri), su cui salì anche la regina Margherita in occasione del battesimo del rifugio a lei dedicato, Punta Dufour, che con 4.633 metri è la più alta delle Alpi svizzere, il Lyskamm, il Castore, il Polluce, il Breithorn. A queste si aggiungono il Cervino, che fa capolino poco oltre, e il Monte Emilius.
Ampi panorami e buona cucina sono il vanto anche dei rifugi. Come il Belvedere, con una terrazza affacciata sulle piste e su tutta la Val d’Ayas, fino al Cervino; si sale con il gatto delle nevi per cene in quota All’Abri du Ski ; al Campo Base, in stile nepalese, una volta alla settimana viene proposto il pranzo tibetano, con riso, chapati (pane piatto), curry di verdure. Sulle piste sopravvivono perfino i vecchi villaggi walser, con il forno del pane e i rascard, le case in legno appoggiate sui funghi, i caratteristici pilastrini che le isolavano dal terreno. Se ne incontra uno
scendendo dal Crest, dove spicca il rifugio Vieux Crest, in posizione dominante su Champoluc e sulla Val d’Ayas.
Accanto al rifugio Ferraro, in località Resy, sopra Frachey, si inerpica uno dei nuovi tracciati di skialp, messi a punto nel Monterosa Ski per favorire la convivenza, non sempre facile, dei discesisti e di chi ama salire con le pelli. “Champoluc è una buona meta per gli appassionati della cosiddetta powder, la neve fresca”, assicura Marco Spataro, fotografo e guida alpina. La zona consente infatti discese in freeride mediamente facili e senza allontanarsi troppo dagli impianti: da quelle divertenti nei boschi, sotto la seggiovia Mandria, alle più lunghe dal Sarezza, verso Contenery e verso Cuneaz, al cospetto del Testa Grigia. Proprio nel borgo walser di Cuneaz, raggiungibile anche con la pista Ostafa, è facile immergersi nella magia dell’architettura valdostana d’alta quota, con i rascard seicenteschi e settecenteschi che spiccano, stretti gli uni agli altri, vicino alla bella cappella del XVII secolo, con un campanile a cipolla. A lungo abbandonate, queste costruzioni stanno riprendendo vita grazie ai turisti e all’impegno della famiglia Maresca, che abita in un rascard e che gestisce il rifugio L’Aroula, dove assaggiare ricette del passato e dormire nel silenzio delle nevi. “Per chi fa scialpinismo, la salita al lago Perrin, facilitata dalla cabinovia del Crest, assicura neve polverosa”, consiglia Marco Spataro. È adatta ai più allenati la gita al Colle Perrin, che regala una suggestiva vista sul Cervino e sul Rosa. “In un’ora e mezzo si raggiunge facilmente la Bettolina dalla Bettaforca; da lì si apre un itinerario di grande suggestione che scende accanto al ghiacciaio di Verra e Pian di Verra”.
In Val d’Ayas
convivono amore per la tradizione e apertura alla tecnologia
SCIALPINISMO E FONDO
Entusiasmanti anche le uscite sull’altro versante della vallata. “Per chi vuole avvicinarsi allo scialpinismo c’è l’itinerario che porta al Colle Vascoccia con l’aiuto dell’impianto di Pian Pera, ad Antagnod. Dopo lo spettacolo del Monte Rosa, si scende nel Vallone di Nana fino a Saint Jacques”, spiega Spataro. Il minuscolo borgo, che chiude la Val D’Ayas e fu sede della prima colonia di walser provenienti dal Vallese, intorno all’anno Mille, segna la partenza di un altro tour scialpinistico: al Becco di Nana, tra la Val D’Ayas e la contigua Valtournenche. L’itinerario si
svolge ai piedi dei ripidi contrafforti del Becco di Nana, del Palou di Nana e del Gran Tournalin. Arduo, ricompensa la fatica con la magia di zone poco frequentate e con un magnifico panorama sulle due valli, sul Monte Rosa e sul Cervino, oltre a numerose possibilità di discesa. “Ma attenzione, la prudenza è sempre obbligatoria”, ricorda la guida. “Meglio portare con sé Artva, pala e sonda. E uscire compagnia di un esperto”.
Che la Valle d’Ayas goda di un ambiente particolare lo dimostra anche la presenza di lupi, avvistati di notte proprio nel bosco tra Champoluc e il minuscolo borgo di Saint Jacques, o sui tracciati dello sci di
fondo. Alle lamine strette sono dedicate le piste Villy e Varasc e i quattro anelli tra Periasc e i campi di neve della frazione Corbet, da cui si gode la vista sulle cime tra la Val d’Ayas e la Valtournenche, sul Monte Rosa e sulle Dames de Challand. Ma è Brusson la vera sorpresa per i fondisti. Tra Brusson ed Estoul si sviluppano ben 60 chilometri di piste, per tutti i livelli, ben tenuti anche grazie all’innevamento programmato. Salite, discese, curve tortuose, boschetti di larice e abeti si alternano ad ampi spazi panoramici dove si scivola in stile classico o pattinato.
MINIERE D’ORO E NUOVI RESORT
Da Brusson si raggiunge anche Chamousira, la più importante miniera d’oro della Valle d’Aosta. Attiva dal 1900 alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, da qualche anno è stata recuperata grazie alla Regione e ad alcuni appassionati. Nella moderna struttura in acciaio che precede l’ingresso se ne scoprono i segreti, per poi entrare nel cuore della montagna, tra i filoni scintillanti di quarzo aurifero. Altro elemento di un tempo dell’alta Val d’Ayas, i sabot, le tipiche calzature in legno. Una tradizione tenuta ancora viva dalla cooperativa Li Tsacolé d’Ayas, che con il Comune di Ayas e l’Ivat (Institut Valdotain de l’Artisanat de Tradition), ad Antagnod ha allestito una mostra permanente e creato una bottega in cui lavorano giovani sabotier.
Recupero della tradizione, nuove tecnologie, sapori antichi, design. Sono gli apparenti contrapposizioni che influenzano anche la ristorazione e l’hotêllerie della valle. Così un tipico chalet in pietra e legno di Champoluc, Il Balivo, ha in menu millefoglie con ragù di selvaggina e fonduta di bleu di Aosta, agnolotti di fassona in salsa di stracotto, stinco di maiale alla birra di Ayas. Pietra, legno e design al Le Vieux Lyskamm di Antagnod, che lo chef e casaro Massimiliano Vannelli gestisce con la moglie Laura. Si ordinano tomino di capra con polenta fritta e salsa di erborinato, tagliolini al carbone vegetale, stinco ubriaco al fieno.
Si mangia bene anche al ristorante dell’hotel Au Charmant Petit Lac, inaugurato lo scorso giugno. Tanto legno per una struttura sobria e pulita, che si integra con l’ambiente circostante. All’interno, uno spazio con un soffitto a vista altissimo e soppalchi affacciati sul camino centrale creano zone per il relax e la conversazione, con divani in cuoio, bergère in velluto, pianoforte. Di grande impatto anche l’altra novità nell’ospitalità: CampZero Active Luxury Resort, nato un anno fa. Con 30 suite, unisce, come indica il nome, lusso ad attività sportive originali. All’interno stupisce la parete di arrampicata alta 12 metri, abbinata alla cascata esterna di ghiaccio che invita a mettersi alla prova con ramponi, piccozze, corde. Per gli ospiti, una piscina di 25 metri con Spa, noleggio di fat bike elettriche, una guida alpina a disposizione per consigli e accompagnamento nelle escursioni. Un’altra delle tante sorprese di una valle sospesa tra passato e futuro, relax e movimento.
Chi non scia può passeggiare sulla neve, gustare la cucina dei rifugi, rilassarsi in una Spa