LAND ART Sotto questo cielo.
Installazioni, sentieri d’autore, sculture, panchine. Dalle Alpi alla Sicilia, i museispettacolo senza muri, né tetto
Mauro Staccioli, scultore volterrano (1937-2018), chiamava “idee costruite” i cerchi in pietra con cui voleva incorniciare le sue campagne. Con lui, e con un gruppo di suoi colleghi e mecenati geniali, dall’Italia agli Stati Uniti, partiva negli anni Sessanta l’avventura del dialogo tra creatività e natura, fuori dai musei. Poi sono arrivati i percorsi di sculture nei boschi, le panchine giganti tra le vigne, le residenze d’artista montane e i festival della Land Art, oggi spesso sposata all'ecologia, al recupero di saperi artigiani, aperta alle scuole. Mille i generi e le formule. Ognuno è uno spunto per camminare e fare esplorazioni nel bello tra parchi e borghi, un’idea per viaggi slow di un pomeriggio o di un weekend. Per ritrovare il piacere di stare all’aperto appena l’emergenza sanitaria sarà alle spalle.
PIEMONTE, L’OASI CONTEMPORANEA
A Trivero, porta d’accesso all’Oasi Zegna, parco naturale tra le Alpi Biellesi, sono 126 le bandierine verdi-azzurre che sventolano sul tetto del lanificio. È l’installazione del francese Daniel Buren che ha segnato, nel 2007, l’inizio di All’aperto. Il progetto di arte pubblica promosso dalla Fondazione Zegna vede oggi sette interventi permanenti di creativi di fama internazionale, chiamati a confrontarsi con la natura, gli abitanti e le loro storie. Dopo Buren è stata la volta di Alberto Garutti, con le panchine in cemento dedicate ai cani di Trivero e ai loro proprietari, in paese. Ecco i Telepati o “teste pensanti” di Stefano Arienti, abbozzati su pietre di fiume; l’orologio senza lancette, che sbuffa vapore, di Roman Signer e il Giardino delle delizie del milanese Marcello Maloberti, illuminato da una luna al neon. Si esce dal paese, si
Installazioni, sculture, sentieri d’autore, panchine. Tutto, rigorosamente, en plein air. Dalle Alpi alla Sicilia, i musei-spettacolo senza muri, né tetto
segue per un chilometro a piedi la strada panoramica Zegna e ci si ritrova nella conca dei rododendri, dove il padiglione in vetro e acciaio di Dan Graham cattura in un gioco di riflessi tutti i colori della stagione.
LOMBARDIA. MEZZO SECOLO DI SCULTURA
A una ventina di chilometri da Monza, Rossini Art Site ,a Briosco, è un’antologia a cielo aperto della scultura italiana moderna. Incarna il sogno dell’imprenditore-mecenate Alberto Rossini che, negli anni Cinquanta, iniziò a raccogliere nel suo parco i lavori dei primi pionieri che superavano lo stile figurativo. Esploratori della materia come Mario Negri, Lorenzo Pepe, Andrea Cascella, Giò Pomodoro, star straniere come Jean Tinguely e Hidetoshi Nagasawa. Dalle geometrie dell’astrattismo concreto alle provocazioni del Nouveau Réalisme, tutto, in questi dieci ettari di verde sui colli briantei, nel parco della Valle del Lambro, dialoga con il paesaggio. Il portale d’ingresso, dell’architetto newyorchese James Wines, ha un tetto-giardino che si fa conquistare dalla vegetazione. L’Art Site è anche spazio per eventi, residenze d’artista, attività didattiche. I figli di Rossini, scomparso nel 2015, ne continuano l’opera. L’ultima acquisizione? Gli Esercizi di fuga di Chiara Mu, installazione per giocare con le forme dei salici e del prato.
TRENTINO. IL RESPIRO DEI BOSCHI
Appaiono come miraggi tra gli alpeggi, all’ombra delle guglie dolomitiche del Latemar, le opere di RespirArt, tra i parchi d’arte più alti del mondo, che si estende a Pampeago, ai confini delle province di Trento e Bolzano, su un anello di tre chilometri a duemila metri, fra il rifugio Monte Agnello e lo chalet Caserina. Tra larici e pini mughi, il Giardino di Danae
di Hidetoshi Nagasawa è un labirinto di pietre per meditare guardando le cime. 29 ottobre 2018, del gruppo Terrae, evoca la tempesta che due anni fa devastò la zona. “Per il RespirArt Day del 25 luglio inaugureremo quattro lavori”, spiega Beatrice Calamari, curatrice del progetto con l’artista Marco Nones. “Tra questi, la Reggia barbarica di Patrizia Giambi, sorta di rifugio che avvolge gli spettatori, realizzato con legni di scarto e feltro lavorato a mano”.
Sono una vetrina storica della Land Art le 60 opere di Arte Sella sparse a partire dal 1968 tra i boschi della Valsugana. E sono circa centomila i visitatori che vagano ogni anno tra la Cattedrale vegetale di Giuliano Mauri o Il Terzo paradiso. La Trincea della pace di Michelangelo Pistoletto, omaggio alle ferite che la Grande guerra aprì in questi paesaggi. Due anni fa tre architetti, l’italiano Michele De Lucchi e i giapponesi Atsushi Kitagawara, autore del padiglione Giappone di Expo 2015, e Kengo Kuma, firma dello stadio per le olimpiadi di Tokyo 2020 (rinviate al 2021), hanno inaugurato Arte Sella Architettura. Nuove opere si possono ammirare nello Sky Museum, nel centro di Borgo Valsugana.
Bosco Arte Stenico, presso il borgo omonimo a nord del lago di Garda, cresce e cambia nel tempo: neve e vento completano le opere, plasmandone forme e colori. “Le installazioni impiegano materiali raccolti dagli artisti nel bosco: foglie, sassi e legno profumato, dal tiglio al pino nero, dal carpino al larice”, spiega Maurizio Corradi, anima del progetto, nato nel 2012. Con un bando aperto agli artisti, il sito, oggi con un centinaio di lavori, cresce ogni anno con opere legate a un tema: quello del 2020 è Metamorfosi.
Inno alla cultura contadina, Cataste&Canzèi si snoda nel centro di Mezzano, tra i Borghi più belli d’Italia. Qui i lunghi inverni dolomitici portano gli abitanti del borgo a ordinare imponenti, ordinate cataste di ciocchi davanti casa: i canzèi. Il legname è interpretato da artisti che, sfruttando le venature e la varietà di cortecce e stagionature, danno vita a giocose installazioni. La più spettacolare è L’aluvion di Marco Baj, dal 2012 su una vasta parete di messa in sicurezza, a ricordare la tragedia del 1966.
ALTO ADIGE. NELLA VALLE DEI CREATIVI
Sarà nell’estate 2021, in una data ancora da definire, la prossima edizione del progetto Smach, una mostra a cielo aperto di lavori site specific ,il meglio di un concorso internazionale che invita a confrontarsi con i paesaggi intorno a San Martino in Badia e San Vigilio di Marebbe. Nell’attesa si visita Val dl’Ert, parco d’arte con opere selezionate delle passate edizioni, oggi permanenti e visitabili tutto l’anno. Il percorso parte dal Museum Ladin Ciastel de Tor. Dura 40 minuti o, volendo, su un itinerario circolare più lungo, fino a due ore e mezzo. Da giugno a settembre si organizzano fra le opere concerti, spettacoli teatrali e cinema sotto le stelle. È alta cinque metri la grande slitta rossa del tedesco Hans Martin Lützenburg; in fibra di vetro la roccia dell’italiano Stefano Cagol; nel Riflesso del cielo, di Kei Nakamura, elementi metallici a punta creano a riflessi di luce che si espandono nella natura intorno. Come in un caleidoscopio.
Queste opere, formate spesso da alberi e radici,
mutano nel tempo insieme al paesaggio
TOSCANA: IL GIARDINO DEI MAESTRI
È un trekking particolare quello che promette l’ingresso a Villa Celle, a 40 chilometri da Firenze, nelle pieghe delle colline pistoiesi. Dietro al cancello di questa dimora secentesca - la volle costruire il cardinale Carlo Agostino Fabroni - si nasconde un parco immenso: 20 ettari con piante centenarie, boschetti e angoli di pace disegnati secondo quel modello romantico che, ancora alla fine dell’Ottocento, suggeriva di disegnare una natura da contemplare nella sua bellezza malinconica. È questo lo scenario di una formidabile raccolta di installazioni e sculture, tra le più importanti al mondo di arte ambientale: la collezione Gori. Sono creazioni monumentali commissionate nell’arco di trent’anni, l’ultima inaugurata due anni fa. Tutte “da toccare, sentire con le mani“, ha dichiarato più volte Giuliano Gori, artefice del progetto. “Le opere sono oltre 80, ciascuna firmata da artisti che hanno lavorato a lungo qui, alcuni anche per due anni, e sempre nel rispetto della natura esistente”, precisa ancora Gori, che ha aperto al pubblico il suo tesoro il 12 giugno 1982. Da allora, da maggio a settembre, invita a esplorare un percorso che coinvolge, oltre alla fattoria e alla cascina, anche la voliera realizzata dal poeta-architetto Bartolomeo Sestini, la palazzina del tè, il monumento egizio, le scogliere con le cascate, i laghetti. E la cappella della villa, con il portale di bronzo, opera di Daniele Lombardi, con scolpite le note dell’ultimo brano per violino della sua composizione Divina.com. “Le opere devono essere progettate per il luogo e create sul posto”, sottolinea Gori. Robert Morris ha scolpito una Venus di tre metri, una sorta di dea della fertilità. Loris Cecchini ha aggiunto una seconda pelle a un leccio secolare, una rete di ritagli cromati che riflettono la luce e il verde. Luigi Mainolfi, con Per quelli che volano, ha collocato una panchina sul tetto della fattoria in ricordo della moglie di Gori, Pina, che amava guardare il tramonto dalla terrazza. In uno degli angoli più intimi del parco, tra gli ulivi, l’artista turca Hera Büyükta¸sçıyan ha piantato nel terreno 14 elementi in acciaio, fino a formare una sorta di tunnel che “si nutrisse di aria e di vento”. A ogni passo, il dialogo con la natura è incessante. Un appello all’ascolto?
Un'altra tappa è nei dintorni di Volterra, città-stato etrusca tra Firenze e Pisa. Nelle sue campagne vanno cercate in una piccola caccia al tesoro per adulti (non c'è un sentiero istituzionale, né indicazioni) le enormi opere di Mauro Staccioli. Persi tra campi e burroni, fra rovine e lungo le strade, sono dieci dei 18 lavori esposti nel 2009 per la mostra itinerante Luoghi di esperienza, donati in via permanente dall'artista, scomparso nel 2018, alla sua città. Ecco il Portale, a cavallo di una sterrata in località Lischeto. I Prismoidi, tra i ruderi della badia Camaldolese. Primi passi, una delle sue grandi ellissi d'acciaio, a Piancorboli.
LAZIO: SORPRESE LUNGO IL CAMMINO
Sculture di ferro, di marmo o di radici. Installazioni sonore, dipinti murali, ma anche performance, foto, video, diari di viaggio. Sono le 26 opere realizzate per il progetto Arte sui Cammini lungo quattro percorsi storico-religiosi del Lazio: il Cammino di Francesco, dall’Umbria a Roma lungo la Valle Santa Reatina, quello di San Benedetto, da Leonessa a Monte
Nata negli anni Sessanta, questa forma espressiva si rilancia con concorsi internazionali e festival
cassino, e due tratti della Via Francigena: dal confine toscano a Roma e, a sud, dalla capitale al confine con Campania e Molise. Il parco di Vejo, sulla Francigena del Nord, ospita per esempio Three Gates of IN-Perfection: trittico sulla dimensione spirituale del cammino. Da citare anche Atlante di Davide Dormino, una scultura in marmo di Carrara che riproduce la prima vertebra tra cranio e spina dorsale, anello tra il corpo e la mente, ma anche finestra sui prossimi orizzonti dello spostarsi. Il viaggio come incontro e dialogo con l’altro è il tema della struttura in ferro di Giancarlo Neri: due sedie che si guardano, unite da un arco che “disegna” una porta sul sé e sull’altro. Connessione, del duo Goldschmied & Chiari, è una panchina a forma di cerchio, simbolo dell’infinito, illuminata da un lampione di legno e con una scritta intagliata: “Un solo raggio di sole è sufficiente per cancellare milioni di ombre”.
Nel Viterbese, piante e sculture dialogano, crescono e si influenzano a vicenda nel giardino La Serpara, nato dalla visione dell’elvetico Paul Wiedmer in una valle nascosta dell’Alta Tuscia, vicino a Civitella d’Agliano. Un luogo di contemplazione con, ogni anno, una nuova opera in simbiosi con la natura. Dal 1997, oltre 30 artisti internazionali hanno lavorato qui: l’ultimo, nel 2019, è stato Davide Dormino. Poltergeist, la sua scultura di dieci metri, è una sequenza di chiodi in acciaio in equilibrio precario, ai confini di un fitto bosco.
BASILICATA: TREKKING D'AUTORE
Anish Kapoor, Carsten Höller, Giuseppe Penone. Sono le stelle contemporanee riunite dal progetto ArtePollino. Un altro Sud che, tra il 2008 e il 2010, ha portato l’arte nel parco del Pollino, l’area protetta tra Basilicata e Calabria. I loro lavori si scoprono camminando. In Val Sarmento, partendo da Senise e oltrepassando le timpe di Noepoli, il piccolo canyon del Pollino, si arriva alla fiumara del Sarmento, scelto dallo scultore Giuseppe Penone, esponente dell’Arte Povera, per il suo Teatro Vegetale: uno spazio a forma di cerchio, creato con pietre, alberi e cespugli, per accogliere rappresentazioni teatrali, ma anche lo spettacolo della natura stessa. Nel verde a perdita d’occhio della valle del Frido il sentiero da San Severino Lucano alla timpa della Guardia porta alla giostra, con 12 braccia e navicelle, del tedesco Carsten Höller. Ci si può anche salire per guardare il panorama. A Latronico, nella valle del Sinni, Earth Cinema, dello scultore angloindiano Anish Kapoor, è un "taglio" di cemento che affonda per 45 metri nel terreno. Ci si entra, si cammina, si incontrano immagini e suoni.
CALABRIA: UNA PARENTESI URBANA
Anche se si trova vicino al centro di Catanzaro, il Parco della biodiversità, scenario del Parco internazionale della scultura, è un piccolo altro mondo rispetto al traffico del capoluogo. Un polmone verde con
Dietro molti percorsi di Land Art c’è la passione di mecenati e imprenditori
20 spettacolari sculture internazionali: da Daniel Buren a Jan Fabre, da Antony Gormley a Mimmo Paladino. Arrivano dal parco archeologico di Scolacium, scenario dal 2005 al 2015 del progetto Intersezioni, mostre, a cura di Alberto Fiz, che terminavano ogni anno con l’acquisizione di un’opera, a testimonianza del passaggio di un grande maestro della scultura in città. Oggi è tra le maggiori collezioni d'arte pubblica in Italia. E i suoi prati, laghetti e cascate sono sempre un invito a rilassarsi e a esplorare.
SICILIA: IL CANTO DELLE MACERIE
“Io farei così, compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di questo avvenimento”. Parlava in questo modo Alberto Burri di fronte alle rovine di Gibellina vecchia, devastata dal terremoto del Belice del 14 gennaio 1968. Era giunto in questa terra bruciata dal sole dopo l’appello del sindaco Ludovico Corrao: bisognava ridare slancio alla storia, alla cultura, lasciare un traccia. Era il 1985. Burri fece colare, sopra le macerie, cemento fino a creare un gigantesco Cretto (così l’artista chiamava le opere di colore bianco o nero, dalla superficie screpolata come la terra essicata), una sorta di immenso simulacro bianco. Oggi si vede a chilometri di distanza nella campagna trapanese: la più grande opera di Land
In luoghi come Mezzano di Primiero, in Trentino, o San Sperate, in Sardegna, i segni creativi hanno rilanciato l’intera comunità
Art al mondo proprio sopra il paese distrutto. Un omaggio alla memoria, ma anche un’opera custode della storia. “Il Cretto di Gibellina non è solo un gesto umanissimo di pietas. Non si limita a commemorare poeticamente una tragedia. Esso mostra il valore profondo che accompagna l’azione dell’arte in quanto tale: la morte non è l’ultima parola sulla vita, la forma dell’opera salva il mondo dal puro orrore”, scrive Massimo Recalcati nel suo Alberto Burri. Il grande Cretto di Gibellina, con immagini in bianco e nero di Aurelio Amendola (Magonza editore, 2018). Si cammina lungo i tagli, scavati come fossero crepe nel terreno, profondi poco più di un metro e mezzo: erano le strade del paese e l’opera ricalca i tracciati delle vie. Il percorso è un labirinto che insegue il profilo della collina, riproduce la geometria delle strade, la forma del paese. “Ci si può smarrire, ma è fatto anche per alzare lo sguardo. Un luogo straordinario dove l’uomo non deve sentirsi sommerso”, sottolinea il critico e storico dell’arte palermitano Sergio Troisi. Così lo immaginò Burri, che rivoluzionò la materia pittorica con legni bruciati, pittura rosso fuoco, combustioni di plastiche ed elaborò i cretti a partire dal 1973. Ancora oggi, esplorando questa mappa, si ha l’impressione di solcare un luogo mistico, di inoltrarsi in un sentiero che alterna luce a smarrimento. Forse perché “l’arte non può accontentarsi di celebrare il visibile e il suo ordine conformistico, ma deve discendere nell’abisso dell’informe, del Terrificante, dove incontriamo,
insieme alle macerie del mondo, le nostre”, scrive ancora Recalcati. Resta il tempo per vedere Gibellina nuova e gli esiti di quell’esperimento di “ricostruzione” affidato ad artisti celebri, da Pietro Consagra a Carla Accardi, da Andrea Cascella a Mimmo Paladino. Oltre 60 tra installazioni e sculture: uno “slancio intellettuale rarissimo per il periodo” ricorda Sergio Troisi.
Sulla costa settentrionale sicula, a Castel di Tusa, Fiumara d'arte è una galleria a cielo aperto che riunisce i grandi della scultura contemporanea alla foce del fiume Tusa. Un'idea di Antonio Presti, collezionista che, nel 1982, alla morte del padre, chiese allo scultore Pietro Consagra un monumento funebre da donare alla collettività. Ne nacque, nel 1986, un percorso ispirato alla prima stagione della Land Art, quella che plasmava e sottolineava gli spazi aperti con grandi strutture. Sono portali che incorniciano il mare, onde di cemento nei prati, la grande piramide di Mauro Staccioli su un promontorio, teatro ogni anno a fine giugno di un Rito della luce con performance, mostre e visite guidate.
SARDEGNA: LE PIETRE CHE SUONANO
San Sperate, nel Cagliaritano, è la terra di Pinuccio Sciola (19422016), che qui promosse l’arte dei murales e ideò le Pietre sonore, sculture di grande inventiva, con un utilizzo sempre ispirato dei diversi minerali, esposte nei maggiori musei del mondo. Molte di esse sono nel grande Giardino sonoro della sua abitazione, in paese. Ma è tutta la zona a essere ormai un grande libro dell'arte contemporanea, con il Giardino fantastico di Fiorenzo Pilia, raccolta di opere con materiali recuperati, e oltre 400 tra sculture e installazioni nel borgo. Arte che cambia i luoghi. E anche le persone.