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FELICI DI STARE LASSÙ

Viaggio nella parte più selvaggia di Capri, fra case-museo, eremi e terrazze. Senza perdere mai di vista il mare e le calette più spettacola­ri

- testi e foto di Fabrizia Postiglion­e

Èla “Capri di sopra”, la più lontana, seppure di poco, dall’Italia, raccolta sulle spalle settentrio­nali di monte Solaro, a guardare il mare aperto. Anacapri è, dai tempi dei Romani, la campagna dell’isola, dove artisti e spiriti contemplat­ivi (Thomas Mann, Curzio Malaparte) si sono rifugiati, lontano dalla mondanità del capoluogo. Un luogo a un’ora di traghetto da una delle aree metropolit­ane più popolose d’Italia, Napoli, capace di regalare oasi di bellezza come il giardino di sculture di Axel Munth, a Villa San Michele - dove d’estate l’aperitivo è per tutti e in ogni stagione si prenotano visite guidate - o l’eremo di Santa Maria di Cetrella (con i volontari che, nel weekend, curano il giardino). Tesori che oggi si possono vivere in comodità con Campania>Artecard, pass per sconti sui trasporti e per i siti cuturali campani (a 21 euro la carta valida 3 giorni nell’area di Napoli, Capri compresa). La vera sorpresa, però, è la Capri selvaggia. Le passeggiat­e sul mare, dove quasi scompaiono i segni dell’uomo. In alta come in bassa stagione. Basta infilare gli scarponcin­i da trekking, munirsi di borraccia e cappellino e imboccare il sentiero dei fortini per ritrovarsi tra calette nascoste e scogliere a precipizio, con la vista e il rumore del mare sempre accanto, e ovunque, l’aroma di ginepro fenicio e rosmarino.

Si parte da Orrico, dove arriva il bus. Da qui la visita alla grotta azzurra, in barca a remi, è meraviglio­sa, con un contorno però di file e lunghe attese. Ma basta prendere il tracciato che serpeggia verso Punta Carena, e, dopo pochi minuti, è già silenzio.

Sentieri

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Procedendo con calma, fermandosi a fotografar­e e a respirare, servono quattro ore per coprire questi cinque chilometri circa, con un dislivello di 120 metri. La vista del mare e la voce delle onde che si infrangono sulla roccia calcarea accompagna­no

ogni passo nella “Capri recondita, dove si entra soltanto dopo un lungo pellegrina­ggio”, come scriveva il poeta cileno Pablo Neruda, che qui svernò tra il 1952 e il 1953. Ecco il fortino di Orrico, massiccio emiciclo di pietre a secco sugli scogli di Punta del Miglio. Le sue falesie videro la “presa di Capri” del 1808. Infuriavan­o le guerre napoleonic­he e l’isola, strategica per i traffici con l’Oriente, era sotto il controllo delle truppe inglesi del colonnello Hudson Lowe. Per espugnarla, Gioacchino Murat inviò in ricognizio­ne un pescatore di Massalubre­nse, il quale riferì che i soldati avrebbero potuto conquistar­e le scogliere occidental­i, sguarnite, ma alte e senza approdi, “a patto che fossero muniti di ali”. I francesi allora requisiron­o tutte le scale utilizzate per l’illuminazi­one pubblica di Pompei, Napoli e Castellamm­are e, distraendo i britannici con attacchi diversivi, riuscirono nell’impresa.

Sentieri nel blu

Alle spalle del forte, dalla rupe di Damecuta, tra i resti della villa di Tiberio, i fucilieri del Regiment of Malta fallirono l’ultimo tentativo di fermare le truppe di Murat. Oggi si vaga nella quiete, tra terrazzi e camminamen­ti. Qua e là appaiono le mattonelle dell’artista Sergio Rubino, con scene storiche e detta

gli sulla flora e fauna dei luoghi. Oltre Cala del Rio, ecco Mésola ,un forte squadrato sul promontori­o del Campetiell­o, sopra il piccolo fiordo del Rio Latino. Una manciata di gradini arriva al mare: è uno dei rari punti del tracciato da cui ci si può tuffare. Il Forte del Pino ,il più grande, con una casermetta e le mura sul lato mare con le feritoie per i cannoni, è al fondo di una ripida discesa dal monte. Vicino, dalla fortificaz­ione minore del Tombosiell­o si scorge cala di Limmo, una gemma d’acqua turchese. Il faro di Punta Carena, sperone sudovest di Anacapri, è oltre. Verso la carrozzabi­le che torna all’abitato si devia a destra per scoprire una piazzola di tiro, il Cannone, proprio sulla baia del Tombosiell­o. Dalla provincial­e si scende al lido del faro. Qui si può mangiare in terrazza - risotto alla pescatora, vermicelli ai ricci di mare, ravioli capresi con bufala e ricotta - e stendersi sulle sdraio della spiaggetta fino all’ultimo raggio di sole. Basta poco per essere felici.

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 ??  ?? Un tratto panoramico del percorso dei vecchi forti di Anacapri, nella parte più selvaggia e silenziosa dell’isola di Capri.
Un tratto panoramico del percorso dei vecchi forti di Anacapri, nella parte più selvaggia e silenziosa dell’isola di Capri.
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 ??  ?? 1 | Villa San Michele, residenza del medico svedese Axel Munthe, ricca di opere d’arte. 2| Una veduta di Punta Carena con il suo faro. 3| Il ristorante Il Riccio di Anacapri, una stella Michelin. 4 | Casa Rossa, dimora eclettica del colonnello inglese John Clay MacKowen. 5| Alla scoperta delle meraviglie dell’isola con Capri Relax Boat.
1 | Villa San Michele, residenza del medico svedese Axel Munthe, ricca di opere d’arte. 2| Una veduta di Punta Carena con il suo faro. 3| Il ristorante Il Riccio di Anacapri, una stella Michelin. 4 | Casa Rossa, dimora eclettica del colonnello inglese John Clay MacKowen. 5| Alla scoperta delle meraviglie dell’isola con Capri Relax Boat.
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