FELICI DI STARE LASSÙ
Viaggio nella parte più selvaggia di Capri, fra case-museo, eremi e terrazze. Senza perdere mai di vista il mare e le calette più spettacolari
Èla “Capri di sopra”, la più lontana, seppure di poco, dall’Italia, raccolta sulle spalle settentrionali di monte Solaro, a guardare il mare aperto. Anacapri è, dai tempi dei Romani, la campagna dell’isola, dove artisti e spiriti contemplativi (Thomas Mann, Curzio Malaparte) si sono rifugiati, lontano dalla mondanità del capoluogo. Un luogo a un’ora di traghetto da una delle aree metropolitane più popolose d’Italia, Napoli, capace di regalare oasi di bellezza come il giardino di sculture di Axel Munth, a Villa San Michele - dove d’estate l’aperitivo è per tutti e in ogni stagione si prenotano visite guidate - o l’eremo di Santa Maria di Cetrella (con i volontari che, nel weekend, curano il giardino). Tesori che oggi si possono vivere in comodità con Campania>Artecard, pass per sconti sui trasporti e per i siti cuturali campani (a 21 euro la carta valida 3 giorni nell’area di Napoli, Capri compresa). La vera sorpresa, però, è la Capri selvaggia. Le passeggiate sul mare, dove quasi scompaiono i segni dell’uomo. In alta come in bassa stagione. Basta infilare gli scarponcini da trekking, munirsi di borraccia e cappellino e imboccare il sentiero dei fortini per ritrovarsi tra calette nascoste e scogliere a precipizio, con la vista e il rumore del mare sempre accanto, e ovunque, l’aroma di ginepro fenicio e rosmarino.
Si parte da Orrico, dove arriva il bus. Da qui la visita alla grotta azzurra, in barca a remi, è meravigliosa, con un contorno però di file e lunghe attese. Ma basta prendere il tracciato che serpeggia verso Punta Carena, e, dopo pochi minuti, è già silenzio.
Sentieri
naScoSti
Procedendo con calma, fermandosi a fotografare e a respirare, servono quattro ore per coprire questi cinque chilometri circa, con un dislivello di 120 metri. La vista del mare e la voce delle onde che si infrangono sulla roccia calcarea accompagnano
ogni passo nella “Capri recondita, dove si entra soltanto dopo un lungo pellegrinaggio”, come scriveva il poeta cileno Pablo Neruda, che qui svernò tra il 1952 e il 1953. Ecco il fortino di Orrico, massiccio emiciclo di pietre a secco sugli scogli di Punta del Miglio. Le sue falesie videro la “presa di Capri” del 1808. Infuriavano le guerre napoleoniche e l’isola, strategica per i traffici con l’Oriente, era sotto il controllo delle truppe inglesi del colonnello Hudson Lowe. Per espugnarla, Gioacchino Murat inviò in ricognizione un pescatore di Massalubrense, il quale riferì che i soldati avrebbero potuto conquistare le scogliere occidentali, sguarnite, ma alte e senza approdi, “a patto che fossero muniti di ali”. I francesi allora requisirono tutte le scale utilizzate per l’illuminazione pubblica di Pompei, Napoli e Castellammare e, distraendo i britannici con attacchi diversivi, riuscirono nell’impresa.
Sentieri nel blu
Alle spalle del forte, dalla rupe di Damecuta, tra i resti della villa di Tiberio, i fucilieri del Regiment of Malta fallirono l’ultimo tentativo di fermare le truppe di Murat. Oggi si vaga nella quiete, tra terrazzi e camminamenti. Qua e là appaiono le mattonelle dell’artista Sergio Rubino, con scene storiche e detta
gli sulla flora e fauna dei luoghi. Oltre Cala del Rio, ecco Mésola ,un forte squadrato sul promontorio del Campetiello, sopra il piccolo fiordo del Rio Latino. Una manciata di gradini arriva al mare: è uno dei rari punti del tracciato da cui ci si può tuffare. Il Forte del Pino ,il più grande, con una casermetta e le mura sul lato mare con le feritoie per i cannoni, è al fondo di una ripida discesa dal monte. Vicino, dalla fortificazione minore del Tombosiello si scorge cala di Limmo, una gemma d’acqua turchese. Il faro di Punta Carena, sperone sudovest di Anacapri, è oltre. Verso la carrozzabile che torna all’abitato si devia a destra per scoprire una piazzola di tiro, il Cannone, proprio sulla baia del Tombosiello. Dalla provinciale si scende al lido del faro. Qui si può mangiare in terrazza - risotto alla pescatora, vermicelli ai ricci di mare, ravioli capresi con bufala e ricotta - e stendersi sulle sdraio della spiaggetta fino all’ultimo raggio di sole. Basta poco per essere felici.