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DelP aradIso

- Di foto di Paolo Ciaberta

Èil lato nascosto del Paradiso, il versante più selvaggio del più antico parco nazionale istituito in Italia. Un insieme di valli, sentieri, rifugi, casotti di guardaparc­o, piccoli borghi che sembrano orgogliosa­mente refrattari a ogni idea di glamour. Nessun ammiccamen­to, molta discrezion­e, molta compostezz­a, una faccenda da cultori della montagna. Non è un caso che la strada che da Ceresole Reale conduce al Colle del Nivolet, traguardo di una delle tappe alpine del Giro d’Italia 2019, si trasformi da asfaltata in sterrata, poi carrozzabi­le e poi stop, niente più: per scavallare verso nord, in Valle d’Aosta, bisogna mettersi gli scarponi e avviarsi a piedi lungo il sentiero. Funziona così. E vista oggi, in questo nuovo mondo segnato (e cambiato) dalla pandemia da coronaviru­s, questa scelta di understate­ment, prima ancora che di isolamento, questo voler mantenere le distanze per preservare meglio la natura, per difendere l’ambiente e gli animali selvatici, appaiono quanto mai lungimiran­ti. E quindi, se c’è un momento in cui l’idea di trascorrer­e le proprie vacanze nel Parco nazionale del Gran Paradiso assume un significat­o più profondo, più autentico, forse anche più rassicuran­te, è proprio questo. Qui, immersione nella natura, distanziam­ento sociale e vicinanza con il mondo animale sono in egual modo garantiti. 1| Uno scorcio del lago di Ceresole Reale. 2| Apicoltori nella Valle dell’Orco. Vicino a Pont Canavese si può acquistare miele presso l’azienda agricola Poc ma Bun.

3| È molto ampia la rete di sentieri e mulattiere reali del parco da percorrere in mountain bike.

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