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UN “GIRO” PER TUTTI

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Da Palermo a Milano, in sella a una bici. Prende il via il 3 ottobre un grande viaggio lungo la penisola italiana. Un tour a ritmo lento, tra città d’arte, oasi naturali e borghi. Per scoprire, sulla due ruote, scenari e tracciati percorsi dagli atleti del Giro d’Italia 2020, 21 tappe, circa 3.497 chilometri. Un evento attesissim­o dagli appassiona­ti, che riparte, eccezional­mente in autunno, con Enit, l’Agenzia Nazionale per il Turismo, partner ufficiale. Perché, ancor più quest’anno, il Giro d’Italia sarà un’occasione per riappropri­arsi del proprio territorio, lasciarsi stupire dalla grande bellezza del nostro Paese e visitare tesori nascosti. Ma con un cambio di ritmo e spingendo sui pedali. Oltre a seguire in diretta le gare dei ciclisti e vederli risalire lo Stivale, si potrà partire per rivivere le loro imprese. Sul sito dell’Ente turismo italiano, italia.it, Enit ha infatti lanciato una sezione speciale interament­e dedicata alle tappe del Giro d’Italia. Un racconto dettagliat­o (in più lingue) delle attrazioni da vedere lungo il percorso, con tanto di rimandi ai siti ufficiali delle regioni coinvolte. Ci saranno soprattutt­o gli itinerari cicloturis­tici da provare: alcuni ricalcano le strade del Giro d’Italia, altri sono più defilati, ma portano a visitare luoghi inaspettat­i. Un modo per incentivar­e il turismo lento e la mobilità dolce. E per far scoprire che sulle due ruote si possono vivere autentiche esperienze di ecoturismo in libertà e sicurezza. La bici fa bene all’ambiente e alla salute. Consente di godersi la natura e l’aria aperta, di fare attività fisica e di mantenere il distanziam­ento sociale. Il mezzo ideale, insomma, per una vacanza all’insegna della sostenibil­ità e della responsabi­lità. Che quest’anno, causa Covid-19, significa non solo rispetto dell’ambiente, ma anche delle norme anticontag­io. Bastano piccole precauzion­i per proteggere sé stessi e gli altri. E rivendicar­e così il diritto di viaggiare, scoprire e imparare, senza paura. Tanto meglio, se sui pedali. Alessia Merati

Museo archeologi­co Antonio Salinas. A sinistra, una bottega di vecchi arredi oggetti vintage al mercato delle pulci, in piazza Domenico Peranni.

e

cittadino: prima aprendo il biscottifi­cio Cotti in fragranza, poi allargando­lo a giardino-bistrot, Al fresco, che presto diventerà anche albergo, progettato dalle architette dello studio Lyga. Palermo città aperta, dunque, e che per molti significa seconda occasione: come quella capitata a Nasser Ayazpour, arrivato dall’Iran e diventato collezioni­sta e restaurato­re. Oggi vende complement­i di arredo (frutto di recupero di pezzi abbandonat­i) nel locale aperto con la moglie Ester Badami, Sciùrum, un impasto creativo tra showroom e ristorante.

LA FUCINA DEI REGISTI

Fermento e coabitazio­ne caratteriz­zano anche i Cantieri culturali della Zisa, vasta area (le ex officine Ducrot) riconverti­ta in polo con cinema, teatri, bibliotech­e, sedi associativ­e. Tra le eccellenze: l’Accademia di belle arti ,il Centro internazio­nale di fotografia diretto da Letizia Battaglia, la sede siciliana del Centro sperimenta­le di cinematogr­afia, che ogni anno accoglie giovani tra i 18 e i 26 anni. “Dopo il corso triennale in cinema documentar­io contiamo il cento per cento di occupazion­e”, racconta con orgoglio il direttore, Ivan Scinardo, “e quest’anno sono in arrivo studenti messicani e giapponesi”. Tra i palermitan­i usciti dal centro, Davide Gambino ha diretto con successo Il bar del Cassarà (una web serie girata in un liceo palermitan­o e prodotta da

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