CERCARE UN POSTO VERO
Secondo Edward Casey, pensatore americano che ha all’attivo numerose pubblicazioni sulla fenomenologia e la filosofia dello spazio, “l’invasione di luoghi identici e monotoni su scala globale“erode la percezione che l’uomo ha di sé stesso e lo spinge “a bramare posti diversi”. Dopo la pandemia, viaggiare tornerà a essere indispensabile, ma ci sarà bisogno di esperienze autentiche. L’Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità propone un’esplorazione in decine di siti reali, non frutto di fantasia: da Stonehenge ai moai dell’isola di Pasqua, passando per le Latomie di Siracusa e i geoglifi di Nazca, in Perù. Posti avvolti da un alone leggendario, che nei secoli hanno suscitato più domande di quante risposte la scienza abbia trovato. Fuori dalle mappe suggerisce invece “un viaggio fantastico in luoghi inesplorati” della contemporaneità. Alcune tappe sono al confine del paradosso o si configurano come non-luoghi, ma contribuiscono a “rendere il mondo in apparenza più estraneo, dove le scoperte e le avventure sono ancora possibili, sia dietro l’angolo che a migliaia di chilometri di distanza da casa”. Del resto, ogni viaggiatore vorrebbe poter dire, come Hermann Melville in Moby Dick, a proposito di Rokovoko, l’isola del personaggio Queequeg: “Non è segnata su nessuna mappa: i luoghi veri non lo sono mai”.