LA SPERANZA ORA SI CHIAMA LITIO
Il 18 ottobre scorso il Mas, Movimento per il socialismo, si è imposto nelle elezioni presidenziali con il trionfo di Luis Arce, ex ministro dell’economia di Evo Morales, primo presidente indio, costretto alle dimissioni nel 2019 con l’accusa di brogli elettorali. Un risultato che riporta al governo la sinistra nel Paese più povero del Sudamerica, privo di accessi al mare, depredato dall’epoca coloniale delle sue risorse. Dove il 38 per cento della popolazione, per il 65 per cento composta di indios Quechua o Aymara, vive sotto la soglia di povertà, contando sull’agricoltura di sussistenza, con livelli allarmanti di analfabetismo e mortalità infantile. Svanito il business della quinoa, che aveva dato lavoro e un certo benessere a migliaia di campesinos, ormai coltivata in 50 Paesi e venduta a prezzi stracciati sui mercati internazionali, oggi la speranza e la dannazione della Bolivia si chiama litio, nascosto nel Salar de Uyuni: è il maggior giacimento del pianeta. Qui la società statunitense Srk ha certificato una riserva di 21 milioni di tonnellate di questo metallo, indispensabile per alimentare le batterie di auto green e dispositivi elettronici. L’oro bianco, secondo gli analisti di Bloomberg, sarà la risorsa più ambita del prossimo decennio da parte degli investitori internazionali. L’impatto ambientale, inevitabile per lo sfruttamento di questi giacimenti, minaccia di distruggere uno dei paesaggi più suggestivi del globo. È la sfida che attende il neopresidente: garantire la prosperità del Paese senza creare danni irreparabili all’ecosistema.