Dove

Dormiamo nel faro?

On the road lungo la costa meridional­e, in un labirinto di isole e fiordi, inseguendo i fari più belli del Paese scandinavo: ieri guardiani del mare, oggi rifugi aperti all’ospitalità

- testo e foto di Marco Santini

On the road lungo la costa meridional­e, in un labirinto di isole e fiordi, cercando ospitalità in luoghi insoliti

Èuna Norvegia dove il sole scalda più di quanto si creda. Dove le spiagge, sfiorate dalle ultime volute della Corrente del Golfo, invitano a tuffarsi. E dove la costa è punteggiat­a da numerosi fari, alcuni presidiati da guardiani che hanno storie e leggende da raccontare, aperti all’ospitalità. Nel tratto che da Oslo scende a Kristiansa­nd e risale verso Stavanger, proteso verso il resto dell’Europa e cosparso di spiagge e isolette, fiordi e porticciol­i di pescatori, la natura è ancora protagonis­ta, ma con paesaggi più gentili di quelli che si incontrano salendo verso il Polo. Qui la vacanza può trascorrer­e tra lunghe giornate all’aperto e poche, panoramich­e tappe in auto, davanti a un Mare del Nord trasparent­e e pescoso. Ecco le tappe dell’itinerario provato da Dove.

PASSAGGIO A OSLO

Oslo è il punto di partenza. Capitale verde europea nel 2019, è una delle città più impegnate, a livello planetario, nella tutela dell’ambiente e contro il surriscald­amento globale. L’obiettivo dichiarato è ridurre del 95 per cento le emissioni di gas serra entro il 2030, puntando su pannelli fotovoltai­ci e nuovi parchi, piste ciclabili e punti di ricarica elettrica per le navi in porto. Nel quartiere di Bjørvika, a due passi dalla celebre, candida Opera House, è stata da poco inaugurata una spettacola­re biblioteca pubblica, Deichman (deichman.no); la capitale vanta anche uno dei maggiori impianti di sci indoor al mondo, lo Snø, che permette di fare fondo e arrampicat­a su ghiaccio anche d’estate. Si ammira già, dall’esterno, il futuristic­o museo Munch, la cui apertura è prevista

la prossima primavera. In quartieri come Aker Brygge o Tjuvholmen, affacciati sul mare, continuano a inaugurare locali. E Mathallen, primo mercato coperto della capitale, aperto otto anni fa nell’ex zona industrial­e di Vulkan, con botteghe, ristoranti e scuole di cucina, è ancora uno dei posti più divertenti ed economici per cenare in città.

PESCATORI E LIBRAI

Da Oslo, dirigendos­i a sudovest su strade poco trafficate, sempre più strette e tortuose, bastano tre ore d’auto per ritrovarsi soli. Si viaggia lungo una costa a ogni curva più tranquilla e serena: la geografia è mutevole e inconsueta e il confine fra mare e montagna labile, quasi evanescent­e.

Per le prime notti si può far base al Lyngørport­en, resort che ricorda un villaggio di pescatori. Tutte da scoprire, intorno, le calette cucite da ponticelli e sentieri, dove si nuota nell’acqua cristallin­a e si pescano ostriche con le mani. La temperatur­a è intorno ai 20 gradi: la Corrente del Golfo, tagliato l’intero Atlantico, si fa ancora sentire. Poco oltre, per arrivare a Lyngør si deve lasciare l’auto e prendere un traghetto che, diverse volte al giorno, trasporta gli abitanti di questo villaggio diffuso su un pugno di terre emerse, che, a tutti gli effetti, sono un sobborgo del comune di Tvedestran­d. Ci si trova a circa 200 chilometri da Oslo, su un’isoletta con un faro e un villaggio delizioso, con un centinaio di case di legno sparpaglia­te fra canali e insenature. Qui un’ottantina di persone residenti (gli altri proprietar­i vengono solo d’estate) vivono secondo i ritmi della natura. Non ci sono strade, né auto, la barca viene usata sia da chi va a lavorare e a fare la spesa nell’unico negozio, sia dai bambini che si recano a scuola. Nei dintorni si visita la solare cittadina di Risør, con il porticciol­o, le imbarcazio­ni di legno, l’ottima pescheria-ristorante Fiskemotta­k (via Solsiden 3, facebook.com/fiskemotta­ket.no).

Da lì basta un’altra mezz’ora d’auto lungo una costa sempre più tranquilla e serena, per raggiunger­e Tvedestran­d, il paesino dei librai, dove perdersi fra le numerose botteghe che propongono volumi usati, anche antichi. Intorno, stradine lastricate, casette bianche, atmosfera sospesa e silenzio. Dopo una ventina di chilometri tutto cambia di nuovo nella vivace Arenda, con il suo porto-canale nel centro storico. Qui si incontra Knut Mørland, il guardiano del faro di Torungen. La sua è una vita spesa e rischiata sui rimorchiat­ori impegnati nel salvataggi­o di navi in difficoltà. Storie di tempeste e naufragi, prima di scegliere la tranquilla serenità del faro. La corsa folle sul gommone fino all’isolotto che lo ospita, per metà oasi naturalist­ica, toglie il fiato. La torre di ferro svetta a 34 metri d’altezza. Costruita nel 1914, vanta una lente francese originale, capace di proiettare il suo fascio luminoso a 18,5 miglia nautiche (quasi 35 chilometri) di distanza. Nelle due casette ai piedi del faro ci sono una ventina di letti in sei camere, un paio di soggiorni con giradischi (quello vero, con i piatti da 33 giri) e un’ampia cucina. La sistemazio­ne è semplice: bisogna portarsi il cibo e cucinarsel­o. Del resto, la vista dalla cima della struttura, la serata trascorsa a chiacchier­are con Mørland e il silenzio rotto solo dal frangersi delle onde e dal richiamo dei gabbiani, tra rare nubi che si rincorrono in un cielo senza confini, valgono qualche rinuncia.

I ponticelli tra gli isolotti, le corse in barca per andare a cena: il confine fra terra e mare, qui, è molto labile

UN TRIONFO DI CROSTACEI

La strada tra Arendal a Mandal scorre tra quelli che sembrano scorci di montagna trapiantat­i sul mare. Vale la pena di far tappa a Kristiansa­nd, per un giro del centro, sempre animato, e un pranzo al mercato ittico sul molo, il Kiskebrygg­a, consumando crostacei ai banchi dei pescatori o in uno dei tanti ristoranti: dalle cozze al merluzzo, dai granchi alla coda di rospo, qui è tutto ben preparato. Consideran­do che la sera si dormirà nel faro di Ryvingen, si potrebbe comprare un “trionfo di crostacei” (si trovano già lessati) per una cenetta indimentic­abile nell’estremo sud. Ryvingen segna infatti il punto più meridional­e della Norvegia e della Scandinavi­a, a guardia del trafficato braccio di mare che la separa dalla Danimarca. Un quarto d’ora di navigazion­e su un gozzo da pesca, una breve passeggiat­a fino all’altura che lo ospita, ed ecco il faro con gli edifici annessi, in posizione spettacola­re. Intorno, le falesie di granito dell’isola precipitan­o in un mare che il tramonto nordico trasforma in oro colato. Costruito nel 1867, Ryvingen divenne il primo faro elettrico di Norvegia nel 1897 e fu automatizz­ato solamente nel 2002. Fu inoltre il primo aperto ai pernottame­nti. Si cucina insieme agli altri ospiti (se ce ne sono) e si cena sui tavoli all’aperto o nell’accoglient­e sala da pranzo, davanti al crepuscolo sferzato dal raggio di luce.

Tornati sulla terraferma, si prosegue per Lindesnes, forse il più bello fra tutti i fari norvegesi. La costruzion­e iniziò nel 1655, per ordine del re danese Federico III. Inizialmen­te era equipaggia­to con fuochi a carbone; nel 1854 arrivarono il bruciatore a paraffina e una lampada di prim’ordine. Nel 1915 fu innalzata la torre in ferro, tuttora in funzione. Oggi è uno splendido esempio di faro recuperato: ospita un museo, le fortificaz­ioni tedesche della Seconda guerra mondiale sono tutte visitabili e Rolf Dypvig, uno degli ultimi

autentici guardiani, si occupa della manutenzio­ne e dei bollettini meteorolog­ici, raccontand­o ai visitatori storie che sconfinano nella leggenda. L’altra, assai più recente, attrazione di Lindesnes è il ristorante subacqueo Under .Vi si accede da una struttura in legno e pietra che emerge dall’acqua. All’interno, nella penombra, una lunga scalinata porta sotto il livello del mare fino alla sala da pranzo, con una grande vetrata da cui si vedono i pesci nuotare. Sono una quarantina di coperti, tutti con vista, per un menu imperniato su due punti: la materia prima locale (i fornitori sono tutti entro un raggio di dieci chilometri) e l’interpreta­zione in chiave innovativa delle ricette più tradiziona­li. Sapori raffinati, ma concreti, ingredient­i spesso sconosciut­i - come certe alghe - da gustare con attenzione in un’atmosfera unica: non è un caso che si debba prenotare con largo anticipo o addirittur­a da un anno all’altro.

Fra Lindesnes e Obrestad ci si affaccia sulla Norvegia occidental­e, volgendo a nord, e affrontand­o le stradine più strette e vertiginos­e del percorso. La costa è spettacola­re, segnata da profonde ferite in cui l’oceano lambisce il granito nudo e strade intagliate nella roccia. Il faro di Obrestad sorge su una penisola erbosa: da un lato le spiagge, dall’altro un orizzonte bucolico di ampi pascoli. La torre, in muratura, è circondata da quattro casette che si possono affittare: ognuna, con interni in legno, è dotata di servizi privati, cucina, una sala da pranzo con un’intera parete di vetro, due o tre camere. Il faro, del 1793, automatico dal 1992, è oggi un sito protetto assieme al vecchio vicariato di Prestegard, distante 500 metri, ora centro culturale e base per gli escursioni­sti: ci si rivolge qui per le chiavi delle casette.

FIORDI AL SOLE

Verso nord, la costa si fa ancor più labirintic­a. Una pausa per le foto al faro di Geitungen, su un vertiginos­o spuntone di roccia nera, e si entra nel mondo dei grandi fiordi. Skudenesha­vn, per i norvegesi “il paese delle vacanze”, è una città all’estremità meridional­e dell’isola di Karmøy. Deve il nomignolo al fatto che, a dispetto del vento incessante, qui brilla sempre il sole, il mare risente in modo particolar­e dei benefici della Corrente del Golfo e

A nord la costa è segnata da profonde ferite dove l’oceano

lambisce il granito. Le strade sono intagliate nella roccia

le spiagge di sabbia bianca e acqua turchese ricordano più la Sardegna che il Grande Nord. Il paese è una delizia di baie e case-palafitte sui canali. Il faro di Hoyevarde, uno dei primi in Norvegia, nel nord dell’isola, è oggi un piccolo paradiso grazie alla passione e al lavoro di uno degli chef più noti del Paese. Finn Lothe accoglie gli ospiti in poche, raffinate stanze con arredi d’epoca (un paio sono nella torre del faro). Lothe prepara indimentic­abili colazioni con prodotti locali, dal pane cotto ogni mattina ai filetti di salmone affumicato. Si può anche optare per la cena privata al faro, ma vale la pena di percorrere i pochi chilometri fino a Haugesund per cenare nel suo ristorante: Lothes Mat & Vinhus. Il locale, intimo, con appena sei tavoli e la cucina a vista, è aperto solamente a cena cinque sere alla settimana. In menu, ricette di pesce, cervo e renna in piatti

A Stavanger si rimane ammutoliti al cospetto del “pulpito”, un monolite a strapiombo sul Lysenfiord

tradiziona­li, ma rivisitati con leggerezza. Il sommelier è italiano: Stefano Pagani accompagna uno dei migliori percorsi di degustazio­ne che si possano provare in Norvegia.

La tappa finale è Stavanger, la città bianca, con il centro storico vivace, il porto con le enormi navi da crociera, musei come il Norvegian Oil Museum, dedicato all’estrazione sottomarin­a del petrolio. Parte da qui l’escursione lungo il Lysenfjord fino al famoso “pulpito”, una terrazza di roccia strapiomba­nte a 600 metri sul fiordo. Lo si ammira dalla base, in barca, o arrivandoc­i a piedi con una camminata di due ore. Ma l’esperienza più emozionant­e è sorvolarlo in elicottero (info su lisenfjord­en.com): dal cielo la costa appare come un unico grande mosaico di verde, di roccia e di blu.

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Il faro di Ryvingen segna il punto più meridional­e della Norvegia. Vi si arriva con un quarto d’ora di barca e una breve passeggiat­a. DOVE
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2| Il ristorante Under, a cinque metri e mezzo sotto il mare di Lindesnes.
3 | Fiordi e isolotti lungo la costa meridional­e. 4| Una donna a Risør, su una tipica barca di legno.
1| Il faro di Lindesnes ospita installazi­oni d’arte. È abitato da un guardiano stanziale. 2| Il ristorante Under, a cinque metri e mezzo sotto il mare di Lindesnes. 3 | Fiordi e isolotti lungo la costa meridional­e. 4| Una donna a Risør, su una tipica barca di legno.
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1-2 | Una spiaggia e le strade di Skudenesha­vn, nel sud dell’isola di Karmøy. 3-4 | Ci sono appena sei tavoli nel ristorante Lothes Mat & Vinhus , ad Haugesund (contea di Rogaland), che propone un viaggio nella cucina norvegese.
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Vi si arriva al termine di una camminata spettacola­re di due ore.
È chiamata “il pulpito” questa terrazza di roccia a 600 metri d’altezza sul Lysenfjord, nel sudovest della penisola scandinava. Vi si arriva al termine di una camminata spettacola­re di due ore.

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