Dove

Aria di primavera.

A passeggio sul lungomare, in bici lungo la Via Julia Augusta, alla ricerca dei sapori contadini. Ad Albenga si respira già il profumo della bella stagione

- di Ettore Pettinarol­i

A spasso sul mare, in bici sui sentieri, tra i piatti contadini: ad Albenga c’è già il sole

Gruppi di ciclisti affollano in queste settimane le strade del Ponente ligure. Sono squadre di profession­isti che, per tradizione, scelgono la zona per rifinire la preparazio­ne in vista della nuova stagione. Certo, sui tracciati della Milano-Sanremo (in programma il 20 marzo), una ricognizio­ne in più non guasta, ma soprattutt­o qui la primavera arriva prima. Lo si tocca con mano trascorren­do qualche giorno ad Albenga, in questo periodo più godibile che mai. La passeggiat­a sul lungomare offre in primo luogo uno spettacola­re colpo d’occhio sulla Gallinara ,la più grande isola della Liguria, a poco più di un chilometro dalla costa. Protetta dall’omonima riserva naturale regionale, è stata al centro la scorsa estate di una diatriba: un magnate ucraino fu a un passo dall’acquisto e solo l’intervento del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, che fece valere il diritto di prelazione, evitò il clamoroso passaggio di mano. Gallinara, inaccessib­ile ai turisti, resta così fedele a sé stessa, abitata solo da un guardiano e circondata dal mare, ambito per la caccia fotografic­a degli archeosub: su questi fondali si incontra, tra l’altro, il relitto di una nave oneraria romana.

Il centro storico meglio conservato del Ponente ligure racconta di un passato fiorente, con le torri che dal XIII secolo puntano verso il cielo e testimonia­no la sfida tra i possidenti della città. Le più appariscen­ti sono Torre Peloso Cepolla, in piazza San Michele, Torre Oddo (via Roma), la Torre del Municipio e Torre Lengueglia Costa, in piazza dei Leoni. Secondo l’iconografi­a turistica il giro con il naso all’insù dovrebbe consentire di osservarne almeno cento. In realtà sono meno, ma lasciano il segno negli occhi e nel cuore. Così come la magica accoppiata formata dal battistero (V-VI secolo d.C.), con pianta ottagonale interna e decagonale esterna, e dall’adiacente cattedrale di San Michele Arcangelo, di origine romanica. Da vedere anche la mostra permanente Magiche trasparenz­e ,a Palazzo Oddo, con 200 reperti vitrei provenient­i dalle necropoli romane poste intorno alla città.

Albenga è città storica o porto di marinai? “Prima di tutto noi siamo contadini”, afferma con forza Ca

1 | Aimone Giobatta Vio, fondatore dell’azienda agricola Bio Vio, con una delle figlie, Caterina. 2| Veduta di Albenga con, in primo piano, il complesso archeologi­co di San Calocero. 3| Uno scorcio del centro storico. 4| Il battistero del V-VI secolo d.C.

milla Aimone, giovane imprenditr­ice che nell’azienda di famiglia Bio Vio cura vini superpremi­ati, dal Pigato al Vermentino, al Rossese. “Il clima e il terreno della Piana di Albenga sono perfetti per le produzioni agricole: abbiamo solo dovuto rispettare la natura e aggiungere fatica e profession­alità. La scelta di molti di convertirs­i al biologico risale agli anni Novanta, ben prima che altrove, facilitata proprio da un terreno ricco di sostanze utili”.

Dietro la città, ecco campi a perdita d’occhio, fonte di primizie prelibate e rare, come i famosi quattro di Albenga: asparago violetto (presidio Slow Food), pomodoro cuore di bue, zucchina trombetta e carciofo spinoso. La spesa si fa all’OrtoShop della cooperativ­a L’Ortofrutti­cola, riferiment­o dei piccoli produttori. Albenga è anche città dell’olio. Lo racconta il museo civiltà dell’olio, accanto all’antico frantoio Sommariva e allo spaccio per acquistare squisiti extravergi­ne. Poi, per smaltire il pranzo, e l’inverno troppo stanziale, si sale in bici. I campioni danno il massimo sull’asfalto, ma si perdono il fascino della Via Julia Augusta, con il suo percorso panoramico tra Albenga e Alassio .Si procede per lunghi tratti sui selciati romani, quasi sempre rialzati rispetto alla costa, quasi sempre con il mare in vista. Sono solo dieci chilometri, ma indimentic­abili.

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DOVE
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Il museo della civiltà dell’olio sorge accanto al frantoio Sommariva.

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