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Mai stati a Riale?

Le piste da fondo e i passi di montagna innevati, i ghiacciai e i formaggi walser. Alla scoperta di un borgo incantato nell’estremo nord della Val Formazza

- di Riccardo Lagorio

Il fondo, le ciaspolate, i formaggi. La magia di un borgo incantato della Val Formazza

Vale la pena di essere già in piedi la mattina presto a Riale, quando sale la nebbia sui prati imbiancati e dalla piana spunta il campanile dell’oratorio di Sant’Anna, confine materiale tra la terra e il cielo. Più che un paese, Riale è un pugno di case di legno e pietra a 1.700 metri sul livello del mare. Una frazione del comune di Formazza, nella valle omonima stretta tra due regioni svizzere: il Canton Ticino e il Vallese. Un Piemonte remoto che, alle prime nevi, diventa un’immensa pista da sci da fondo, un intreccio sconfinato di sentieri per le ciaspole e itinerari di scialpinis­mo. Tutto intorno, ghiacciai, corsi d’acqua talvolta paralizzat­i dal freddo, laghi d’altura e rifugi-traguardo per i più preparati. I sedentari si attardano invece nelle camere dalle pareti in larice dell’Aalts Dorf, godendo il silenzio, il cielo profondo e il bianco abbagliant­e dalle finestre. Gianluca Bart, il proprietar­io, gestisce anche il centro fondo. Vi si trovano le attrezzatu­re per affrontare i 12 chilometri di piste con differenti gradi di difficoltà, le fat bike per pedalare sulla neve, e vengono fornite tutte le informazio­ni. “Da noi la stagione del fondo dura quasi l’intero anno”, annuncia Bart. “A fine inverno immagazzin­iamo la neve sotto grandi teloni. Poi la posiamo quando occorre: per anticipare l’apertura, per un evento sportivo”. È lo snow farming, tecnica molto più sostenibil­e dell’innevament­o artificial­e, in crescita da qualche anno in Scandinavi­a e nei comprensor­i alpini di lingua tedesca. “Certo, a febbraio non ce n’è bisogno”, aggiunge Bart indicando la spessa coltre immacolata. Un bel percorso di fondo - sport di resistenza e meditazion­e, in un graduale perdersi nella natura porta alle sponde del lago di Morasco, a 1.815 metri, e alla centrale idroelettr­ica progettata dal grande architetto milanese Pietro Portaluppi (1888-1967). Qui si ripercorro­no le imprese di Sisto Scilli

go, prima, storica medaglia d’oro italiana alle Olimpiadi invernali, per la “pattuglia militare” ai giochi del 1936: una staffetta di fondo in cui gli azzurri superarono incredibil­mente gli atleti nordici. Con le ciaspole si può proseguire poi fino ai quasi 2.500 metri del passo del Gries. “Nell’agosto 1397 le comunità svizzere di lingua tedesca e quelle dell’Ossola stipularon­o un accordo per una mulattiera tra Milano e Berna”, racconta lo storico Enrico Rizzi, che ha scelto Formazza come buen retiro e soggetto di diversi suoi saggi. “Così dal Gries transitaro­no i Walser, germanici d’origine runica, che ancora oggi abitano la valle e parlano il titsch.A quei tempi erano nomadi, celebri per i loro formaggi”. Per raggiunger­e il passo si attraversa proprio l’Alpe Bettelmatt, che dà il nome al celebre formaggio dal colore giallo intenso e dal retrogusto amarognolo. “Anche molti viaggiator­i del Grand Tour giunsero in Italia dal Gries, come il compositor­e tedesco Richard Wagner. Qui Horace Bénédict de Saussure, padre dell’alpinismo, rimase stregato dalla bellezza di questi monti”, continua Rizzi. Con la neve compatta i ciaspolato­ri trovano un altro paradiso nella salita che da Riale arriva al passo di San Giacomo, a 2.300 metri, rasentando il rifugio Maria Luisa eil lago del Toggia. Rientrati in paese, la giornata si chiude alla Walser Schtuba. Qui Matteo Sormani recupera ricette Walser e porta avanti un progetto contro lo spreco di carni selvatiche. “Rispettand­o corretti criteri di macellazio­ne e la filiera del freddo si possono usare tagli solitament­e scartati”, spiega il cuoco, maestro anche del pane e dei dolci lievitati. “La certificaz­ione di sicurezza alimentare, che coinvolge cacciatori e trasformat­ori, mi permette ora un menu tutto cervo: dalla battuta cruda al crostino di fegato e all’ossobuco. A beneficio dell’economia locale”. Poco a valle di Riale si trova la maestosa cascata del Toce. Tornanti

ripidi portano al fondovalle e, anche se per vivere il fragore dell’acqua che cade da 143 metri va atteso giugno, ovunque si ammira come il fiume abbia inciso e cambiato il paesaggio nel corso dei millenni. La strada, modellata da boschi di larici, tocca in breve Casa Forte (Steinhause) del 1569, dove l’ammano, il “sindaco”, riuniva i consiglier­i della valle. Qui un museo racconta il popolo Walser, dedito alla lavorazion­e della lana, della canapa e alle colture d’altura. Una tradizione viva, oggi, grazie a gente come Dario Piumarta, produttore di Canza. “Tra i 1.200 e i 1.700 metri”, racconta Piumarta, “coltivo 15 varietà di patate. Tutte resistenti al freddo e riconducib­ili al passaggio dei Walser, come la Roti öigjé (occhi rossi), da friggere, o la Formazza, per gli gnocchi”. Dopo la raccolta le donne dei borghi siedono davanti alle case dal tetto in serizzo a pulire e smistare le patate per tipo e dimensioni. Tra risate e chiacchier­e in titsch. Lo parlano solo qui e in un angolo della Valle d’Aosta. Dicono assomigli allo svizzero-tedesco antico. Come dire che anche la storia, tra questi monti, cammina piano.

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Riale, nel comune diffuso piemontese di Formazza (Vb). La Val Formazza è celebre per i percorsi di fondo e per i latticini. DOVE
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 ??  ?? 1 | Sci di fondo davanti alle prime case di Riale, con l’oratorio di Sant’Anna sullo sfondo. 2 | La sala da pranzo di Aalts Dorf, locanda con una buona cantina e una gran vista. 3| La Walser Schtuba, tempio della cucina locale, con belle camere. 4| Tra i formaggi della zona spiccano il Bettelmat e il Formazza.
5| Il lago Morasco, a pochi minuti da Riale.
1 | Sci di fondo davanti alle prime case di Riale, con l’oratorio di Sant’Anna sullo sfondo. 2 | La sala da pranzo di Aalts Dorf, locanda con una buona cantina e una gran vista. 3| La Walser Schtuba, tempio della cucina locale, con belle camere. 4| Tra i formaggi della zona spiccano il Bettelmat e il Formazza. 5| Il lago Morasco, a pochi minuti da Riale.

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