a FuTura memoria
Memorie che si sfaldano, ricordi che evaporano, la storia che diventa un ramo secco. La distruzione del passato (e la sua distrazione, altrettanto perniciosa) è al centro della riflessione di numerose opere. Radici è il catalogo dell’omonima mostra, al museo dell’Ara Pacis di Roma fino al 16 maggio. Sia il libro, sia l’esposizione rappresentano il culmine di un lavoro trentennale del fotografo ceco Josef Koudelka, che dal 1991 al 2018 ha ritratto, rigorosamente in bianco e nero e in formato panoramico, i più importanti siti archeologici del Mediterraneo. Architravi ed esedre, colonne e propilei, aree sacre e funerarie: una successione di vestigia che per l’autore non sono soltanto i resti di età più o meno gloriose, ma i segni di una bellezza che sopravvive nel tempo ed è fondamento della nostra civiltà. Conoscere per essere liberi: senza cognizione del passato c’è riscatto. In Prigionieri della storia Kewith Lowe riflette sull’ondata di iconoclastia contemporanea (dalle distruzioni talebane all’abbattimento delle statue del colonialismo in America, Sudafrica, Europa) e descrive 25 monumenti della Seconda guerra mondiale. “Ci dicono qualcosa di importante sulle società che li hanno eretti” e, soprattutto, sono “espressione di una storia che è ancora viva e che, ci piaccia o no, continua a governare le nostre vite”. La cancellazione della storia, “nella sua realtà sociale e nella sua dimensione scolastica”, sono infine al centro della riflessione di Adriano Prosperi, che in un pamphlet appassionato indaga le cause profonde dell’atrofia della memoria collettiva.