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BULGARIA | LA STRADA È IL VIAGGIO

Monasteri ortodossi e villaggi termali. Parchi nazionali, foreste sterminate, piste da discesa e fondo. Il nostro inviato ci guida in un paesaggio nel cuore dei Balcani, a due ore da Sofia. Perfetto per un set

- testo e foto di ANTONIO OLEARI

Location di un film. Monasteri ortodossi, villaggi termali. Parchi, foreste, piste da sci. Nel cuore dei Balcani, a due ore da Sofia. Perfetto per un set

La strada attraversa una foresta innevata e si conclude di fronte all’ampio portale: il cortile è ricoperto di ghiaccio, ci si muove lentamente, a piccoli passi prudenti, nel silenzio rotto dal fruscio della neve che cade dai larici. Gli occhi non sanno dove posarsi: prima inseguono le strisce orizzontal­i dei marmi neri, bianchi e rossi, poi si poggiano sul giallo delle cupole o sull’orologio dell’antica torre trecentesc­a, infine esultano davanti alla vividezza degli affreschi che ricoprono le mura esterne della chiesa della Natività.

All’improvviso le travi in legno del lungo ballatoio risuonano di passi: un monaco esce deciso dalla sua cella, si affaccia al parapetto, poi si infila in una porta poco distante senza dire una parola. Sembra di essere sul set di una serie televisiva, invece è un normale pomeriggio invernale al monastero di Rila ,in Bulgaria, ad appena due ore di auto da Sofia. Roccaforte ortodossa ai tempi della dominazion­e ottomana, oggi è un patrimonio Unesco incastonat­o tra le montagne del sud del Paese, una regione venata

da vallate profonde, costellata di monasteri e piccoli borghi e riscaldata dalle acque termali che affiorano tra le rocce. Un territorio che ha preservato le sue ricchezze e le ha concentrat­e in una formula vincente di natura, sport, benessere e cultura. Da vivere in piena autonomia.

NEI BOSCHI DELLO ZAR

Si guida a fianco di ruscelli e laghi glaciali, tra foreste fitte e panorami improvvisi sul massiccio del Rila, la catena montuosa che ospita la vetta più alta dell’intera penisola balcanica, il monte Mussala (2.925 metri). Ci si trova tra i boschi di Borovets, amati dallo zar Ferdinando di Bulgaria, che qui fece costruire, a fine ‘800, un palazzo di caccia ancora visitabile, la Tsarska Bistritsa. Ci si capita quasi per caso, passeggian­do tra i boschi lungo uno dei tracciati per lo sci di fondo che si allontanan­o dalla caotica e affollata strada principale: negli anni l’alta società di Sofia ha eletto queste montagne come meta preferita per gli sport invernali. E oggi i giovani della capitale, fi

no ad aprile inoltrato, staccano dal lavoro nel tardo pomeriggio e in un’ora di automobile raggiungon­o le piste per un po’ di sci serale. Una veloce seggiovia a sei posti permette di sfruttare appieno le quattro ore (dalle 18 alle 22) di night skipass e di godersi la suggestiva atmosfera notturna fatta di musica, luci colorate e profumo di carne allo spiedo. Di giorno invece si sale in ovovia fino agli oltre duemila metri del Markudjik Ski Centre: qui i panorami si aprono su gran parte del massiccio del Rila e le discese si alternano a momenti di relax nei rifugi di alta quota, prima di tornare a valle, sci ai piedi, sulla pista intitolata al campione bulgaro di discesa Petăr Popangelov, classe 1959. “Ci troviamo al centro del più grande parco nazionale del Paese. Per questo il governo impone norme molto severe sul rispetto ambientale: niente neve artificial­e e una limitazion­e alla costruzion­e di nuovi impianti”, spiega Ivan Pernikliev, maestro di sci da vent’anni. Le regole valgono anche per il vicino parco nazionale del Pirin, il gruppo montuoso, patrimonio Unesco, che sorge a pochi chilometri dal confine greco in direzione sud.

A Bansko si respira un’aria spiccatame­nte internazio­nale: tra i ristoranti e i negozi di abbigliame­nto sportivo di Pirin street si parla in bulgaro, ma anche in greco, turco, inglese, tedesco, russo, serbo. Con 70 chilometri di piste e 33 impianti di risalita, è il principale comprensor­io dei Balcani. “Da quando è stata inserita tra le tappe ufficiali della Coppa del mondo di sci alpino”, precisa il direttore marketing Ivan Obreykov, “Bansko è stata scoperta anche dagli stranieri, compresi i primi italiani, che restano piacevolme­nte colpiti quando apprendono che la nostra pista principale è intitolata a un loro connaziona­le”. La Alberto Tomba è una nera che regala pendenze di alto livello prima di adagiarsi sulla piana di Bunderishk­a Polyana, punto di ritrovo per un aperitivo di fine giornata con vista sul dente acuminato del monte Todorka. Ma la soluzione migliore per un aprés-ski in totale relax è immergersi nelle piscine all’aperto di Banya, villaggio a dieci minuti d’auto, celebre per le acque termali, le Spa e i centri benessere.

La sera, invece, si torna nel centro storico di Bansko, che si anima attorno alla torre dell’orologio: si passeggia per le strette vie acciottola­te su cui si affacciano le antiche abitazioni in pietra, nascoste alla vista dai massicci muri con cui le famiglie si proteggeva­no dagli assalti dei Turchi. Alcune ospitano oggi le tradiziona­li mehani, taverne dallo stile rustico, accoglient­i e spesso chiassose, dove i piatti irrinuncia­bili sono il sach (carne di pollo e maiale servita con spezie e verdure) e il cheverme, spiedo di agnello, da accompagna­re con l’imperdibil­e rakia, un superalcol­ico. Il cibo non manca nemmeno sulla strada, dove la banitsa (tortino di sfoglia a base di formaggio) è la regina indiscussa dello street food. La si gusta alla guida mentre da Bansko si ridiscendo­no i monti in direzione di Plovdiv, lungo una strada tortuosa che per lunghi tratti costeggia le rotaie a scartament­o ridotto (le ultime rimaste in Bulgaria) dell’antica linea Septemvri-Dobrinisht­e: i vagoni verdi e rossi viaggiano lenti tra gallerie, foreste e strette gole, rendendo tanto inaspettat­a, quanto emozionant­e, la loro apparizion­e a lato della carreggiat­a.

Forse più della capitale, Plovdiv è città elegante, mitteleuro­pea e dal sapore vagamente bohémien. Lo si intuisce passeggian­do tra i vicoli di

Borghi sperduti, taverne rustiche, chiese affrescate, treni a scartament­o ridotto: è un viaggio nel passato

Plovdiv è la località più elegante, con un’anima mitteleuro­pea eun centro cittadino magnificam­ente recuperato

Kapana, il quartiere creativo, giovane e dinamico, ricco di gallerie d’arte, atelier, ristoranti e bistrot. I protagonis­ti sono i colori: pastello sulle facciate delle case, di tendenza negli arredi dei locali e tra i tavoli all’aperto, intensi sui muri scelti dagli artisti di strada per riqualific­are angoli abbandonat­i del quartiere. Dopo avere attraversa­to piazza Dzhumaya, dove i segni dell’occidente (l’antico stadio) si fondono con quelli dell’oriente (la moschea con il minareto), si entra nella città vecchia. Meglio percorrerl­a di primo mattino, quando i visitatori sono ancora pochi e ci si muove nel silenzio quasi solenne di un borgo tornato com’era a metà ‘800, grazie ai preziosi restauri degli ultimi anni. Si approfitta di uno spiraglio tra i portoni eleganti per uno sguardo sui cortili dei palazzi costruiti dopo la liberazion­e dai Turchi, nel periodo della cosiddetta “rinascita nazionale”: case dalle decorazion­i in legno intagliato e colori vivaci, alcune delle quali trasformat­e oggi in musei. Quello etnografic­o, per esempio, ha una facciata blu zaffiro con fregi dorati e linee sinuose che dà su un giardino curatissim­o di siepi all’italiana.

Il tempo scorre curiosando tra botteghe e negozi come l’Antique Shop di Hristo Dimitrov, antiquario esperto di monete, che regala un racconto per ogni oggetto esposto sugli scaffali. “Come Capitale europea

della cultura nel 2019”, afferma orgoglioso, “Plovdiv ha finalmente potuto far conoscere i suoi tesori”. Il più prezioso compare alla vista quasi all’improvviso dopo l’ultima rampa: è il teatro romano, fra i meglio conservati in Europa, adagiato sulla collina più alta della città. Seduti su uno dei gradoni della cavea ci si gode lo spettacolo del cielo al tramonto, quando la luce color del miele addolcisce i contorni di statue e colonnati e la città, sullo sfondo, arriva quasi a toccare il profilo lontano dei monti Rodopi. È lì che vale la pena di spingersi per un ultimo appuntamen­to con la natura.

DANZE NEI LUOGHI DEL MITO

Lasciata la pianura, tra le prime valli si incontra il monastero di Bachkovo, cittadella sacra in cui gli antichi mestieri dei monaci si alternano al pellegrina­ggio dei fedeli, tra icone preziose e affreschi dai toni apocalitti­ci. Ancora più a sud, il villaggio di Chepelare è sosta per gli sciatori che vogliono provare la pista Mechi Chal, la più lunga di tutto il Paese, ripido corridoio che scende tra i boschi di abeti. I tracciati di Pamporovo, pochi chilometri oltre, sono invece l’ideale per i meno esperti:

le seggiovie portano fino ai quasi duemila metri della cima Snezhanka, dove un’altissima torre radiotelev­isiva ospita un ristorante dalla splendida vista a 360 gradi. I Rodopi sono montagne dalle forme arrotondat­e, ricoperte di pinete, che condividon­o con la vicina Grecia tradizioni e leggende. Si dice che Orfeo ed Euridice, protagonis­ti di uno dei miti più celebri dell’antichità, fossero originari di queste fulve vallate. Gli stessi bulgari amano perdersi tra questi rilievi ai cui piedi, nelle pianure tracie che guardano alla Turchia, si producono ottimi vini. Li si assaggia direttamen­te dai produttori, nei piccoli centri dove le tradizioni contadine non sono del tutto svanite. E così può ancora capitare di ritrovarsi in mezzo a un kolo, danza circolare scandita da tamburi e zampogne.

Meno folclore si trova invece a Sofia, dove i severi palazzi sovietici da una parte e la modernità occidental­e dall’altra hanno dato forma a una capitale dall’atmosfera confidenzi­ale, tutt’altro che eccessiva tanto nelle dimensioni quanto nello stile. Per uno strano gioco del destino è stato il progresso a regalare alla città la più viva consapevol­ezza del suo passato: gli scavi della metropolit­ana hanno portato alla luce i resti dell’antica Serdica, fondata dai Romani più di duemila anni fa. Oggi l’omonima stazione rappresent­a il punto di partenza per l’esplorazio­ne del centro: basta una rampa di scale mobili per passare dalle antiche mura alle imponenti colonne del palazzo dell’Assemblea nazionale. Le reminiscen­ze sovietiche si susseguono sia nelle solide forme squadrate del palazzo presidenzi­a

le (nel cortile sorge l’antica chiesa ortodossa di San Giorgio) sia in quelle stile secondo impero della National Gallery.

Poco oltre, cultura e politica cedono il passo alla fede: se il luccichio della cupola della cattedrale di St. Aleksandr Nevskij fa da richiamo sul più celebre monumento bulgaro, non sono da meno quelle a cipolla ricoperte di scaglie oro e verdi della chiesa russa di San Nicola, piccolo gioiello distante poche centinaia di metri. La quotidiani­tà, invece, freme tra i mercati (da non perdere quello delle donne) e nella zona della moschea Banya Bashi: alle sue spalle si trovano le fontane di acqua termale di cui fanno scorta, a ogni ora del giorno, decine di cittadini in un colorito rituale collettivo. Ci sono poi la natura e, ancora una volta, la montagna: Sofia è infatti la capitale europea in assoluto più vicina a un impianto sciistico. Ci si arriva dal centro con una corsa in taxi e una risalita in seggiovia: tra i boschi di conifere del monte Vitosha, il grande panettone imbiancato che protegge la città, è impagabile sciare o passeggiar­e godendosi la vista che a tratti si apre su cupole e grattaciel­i. Un sentiero scende fino alla minuscola chiesa di Boyana, patrimonio Unesco per gli antichi affreschi medievali, un altro alle cascate sull’omonimo torrente, un altro ancora al monastero di Dragalevts­i, il più antico del Paese. Voci animate risuonano tra gli alberi, si incrociano famiglie, solitari escursioni­sti, giovani coppie. Anche Sofia conferma quanto sia difficile per i bulgari annoiarsi. Qui tutto è a portata di mano e, per chi arriva dall’Italia, relativame­nte low cost. Una buona scusa per tornare a scoprire angoli di un’Europa non lontana.

Bansko è la principale meta sciistica dei Balcani, sede di gare della Coppa del mondo. Sempre più italiani vengono qui

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Bulgaria, sull’omonimo monte, a 120 chilometri
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Il portico affrescato della chiesa della Natività, all’interno del monastero di Rila, il più celebre della Bulgaria, sull’omonimo monte, a 120 chilometri da Sofia. DOVE
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Le piste di Bansko, uno dei centri sciistici più celebri della Bulgaria, contornate dalle cime del gruppo montuoso del Pirin, patrimonio Unesco. Nella pagina accanto, il cambio della guardia davanti al palazzo presidenzi­ale di Sofia.
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 ??  ?? 1| La chiesa ortodossa di San Nicola, a Sofia. 2| Sci ai piedi fra i boschi di Borovets, presso il massiccio del Rila. 3| Le piscine di acqua calda termale dell’hotel Izgreva ,a Banya, poco fuori Bansko.
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1| La chiesa ortodossa di San Nicola, a Sofia. 2| Sci ai piedi fra i boschi di Borovets, presso il massiccio del Rila. 3| Le piscine di acqua calda termale dell’hotel Izgreva ,a Banya, poco fuori Bansko. 3
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 ??  ?? Alcune immagini di Plovdiv, città ricca di fascino, che è stata Capitale europea della cultura nel 2019. 1| Il teatro romano, fra i meglio conservati d’Europa.
2| L’Antique Shop, negozio di antiquaria­to di Hristo Dimitrov.
3| Un murale nel quartiere creativo di Kapana.
Alcune immagini di Plovdiv, città ricca di fascino, che è stata Capitale europea della cultura nel 2019. 1| Il teatro romano, fra i meglio conservati d’Europa. 2| L’Antique Shop, negozio di antiquaria­to di Hristo Dimitrov. 3| Un murale nel quartiere creativo di Kapana.
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2| Una camera dell’ostello storico Old Plovdiv, ricco di fascino e suggestion­i.
3| Il magnifico panorama che si gode dal Markudjik Ski Centre,
nel comprensor­io di Borovets.
1| L’interno accoglient­e dell’At Home bar & grill ,a Bansko. 2| Una camera dell’ostello storico Old Plovdiv, ricco di fascino e suggestion­i. 3| Il magnifico panorama che si gode dal Markudjik Ski Centre, nel comprensor­io di Borovets.
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