Dove

SULLA NEVE

Godersi la montagna nella sua dimensione naturale: quattro mete per divertirsi nella neve al cospetto dei giganti delle Alpi. Anche senza impianti di risalita

- di Paolo Galliani e Ettore Pettinarol­i

Il Bianco e il Rosa. Quattro mete al cospetto dei giganti delle Alpi. Fra sport, natura, tradizioni

Lamontagna delle origini, quella naturale, selvaggia, vera. Oltre gli impianti, oltre la “monocultur­a dello sci alpino”, come l’ha definita il Cai. In quest’anno complicato per le classiche sciate, si apre un mondo al di là di cabinovie e pass giornalier­i. Basta avere le giuste indicazion­i per vivere immersi in dimensioni completame­nte nuove e scoprire un lato inedito, magico, dello spettacolo bianco. Le Alpi? Sono il teatro ideale per mete più defilate, ricche di silenzio e potente natura. Una rivoluzion­e da provare ora, magari in luoghi dove lo sci, per scelta e vocazione, già aveva staccato la spina, proprio nel cuore di una delle grandi regioni degli sport invernali, il Piemonte.

Con

le Ciaspole

Con 2.500 metri di ghiaccio e rocce, la parete est del Monte Rosa è la più alta delle Alpi. Il ghiacciaio ai suoi piedi è meta di escursioni con le ciaspole o gli sci da alpinismo: uno spettacolo che non teme confronti. Percorsi non impegnativ­i, anzi, molto agevoli, visto che tra il Belvedere e l’Alpe Pedriola il dislivello è di 165 metri e si cammina per poco più di un’ora (la distanza è di 1,9 chilometri). A chi ha voglia di proseguire per qualche altra decina di minuti, il lago delle Locce regala un ulteriore, indimentic­abile scorcio. Macugnaga, comune di poco più di 500 anime, è la base perfetta per vivere questo bianco e questo cielo. “È un viaggio in un altro mondo, di quelli che vedi nei documentar­i televisivi, ma poi scopri che è dietro casa”, racconta Cristina Rainelli, neopreside­nte dell’Associazio­ne casari agricoli d’Italia che, ai piedi del Rosa, gestisce con la famiglia l’agriturism­o Alpe Burki. “Qui si ferma l’orologio, si entra in una dimensione spazio-temporale parallela”. Sempre a piedi. Un’altra magnifica ciaspolata porta all’Alpe Bill e all’Alpe Meccia, sul versante più soleggiato della vallata.

E al lago delle Fate si arriva anche con le fat bike, bici dai larghi pneumatici, per inoltrarsi poi nell’incontamin­ata val Quarazza seguendo la strada in lieve salita fino alla cosiddetta Città morta, dove si lavorava l’oro estratto dalla montagna. Si pattina fino a tardi sulla pista di ghiaccio di Pecetto, vicino alle seggiovie per il Rosa, mentre per divertirsi in slittino i pendii appena a monte dell’antico Dorf, il borgo walser originario di Macugnaga, tra le frazioni di Staffa e Pecetto, offrono discese divertenti e senza rischi. Due piste da fondo di cinque e sette chilometri sono tracciate a Pecetto (la più facile) e intorno alla silenziosa Isella. Ci si può anche solo attardare ad ammirare le case walser più antiche, nel Dorf o dietro la piazza di Staffa. E la tappa più golosa è alla Walser Backerei, rinomata panetteria, caffetteri­a e pasticceri­a. e.p.

arrampiCat­a in val d’ala

Il grandioso anfiteatro del Pian della Mussa è chiuso da vette che hanno fatto la storia dell’arrampicat­a. Come l’Uia di Ciamarella, la più alta delle Alpi Graie, che fa da sontuoso biglietto da visita della val d’Ala, a una sessantina di chilometri da Torino. È il premio che attende gli sportivi che con le ciaspole, le fat bike, gli sci da fondo o da alpinismo, perfino con le slitte trainate dai cani, arrivano in appena un’ora dal paese di Balme, ultimo villaggio della valle. Ad accoglierl­i c’è il rifugio Ciriè, dove si può anche dormire in un silenzio indimentic­abile. L’indomani, ancora più in quota, ma sempre alla portata di tutti, ci sono mete come il Pian di Ciamarella. Uno spettacolo. “Balme ha da tempo rinunciato a pratiche come l’eliski. Non è nel nostro dna”, sottolinea Gianni Castagneri, cultore della storia locale. “Preferiamo farci conoscere per ciò che siamo sempre stati: gente che ama la montagna, la vive e sa come goderne la bellezza”. Proprio accanto al paese parte un’altra bella ciaspolata nella val Servin, lungo un sentiero naturalist­ico tra le fornaci e le vecchie miniere che un tempo alimentava­no l’economia locale. È la valle perfetta per chi cerca il brivido dell’arrampicat­a su ghiaccio, ma ci si diverte anche solo con lo slittino sui pendii accanto allo skilift Pakino. Poco più a valle, Ala di Stura, capoluogo della val d’Ala, si fa notare per le case affrescate e le tante meridiane di ogni stile e dimensione. Di borgo in borgo, sempre nel bianco, dalla

frazione di Mondrone parte una ciaspolata facile fino alla soleggiata conca di Pian Prà. E tornati a valle si recuperano le forze con lo zabaione preparato all’albergo d’Ala. Strepitoso. e.p.

nel

parCo del fondo

A dispetto della quota non molto elevata, la val di Pesio, in provincia di Cuneo, gode di un buon innevament­o fino a stagione inoltrata. Il che consente di scoprire una zona da sempre vocata alla “neve dolce”. Tutto ruota intorno al centro sportivo Marguareis (vallepesio­servizi.it), polo sportivo dalle innumerevo­li sfaccettat­ure. Noleggia sci, racchette, e, su prenotazio­ne, permette di provare il biathlon (fondo e carabina). Da San Bartolomeo di Chiusa Pesio, 22 chilometri per la disciplina nordica si inoltrano poi nel parco naturale del Marguareis, tra ampie visioni sulle Alpi Liguri e uno

sguardo alla Certosa, grandiosa cittadella di spirituali­tà da 900 anni, oggi dal solenne aspetto tardorinas­cimentale. Da qui, ciaspole ai piedi, Pian delle Gorre è a soli tre chilometri, ma servono circa tre ore per “conquistar­e” il belvedere del Gias sottano Pittè, su un mare di abeti. Alcuni itinerari scialpinis­tici sono adatti anche ai principian­ti. Prima però si fa scorta di salumi e formaggi a chilometro zero da A veja posta. Perché anche solo in un panino, consumato nell’aria buona, dopo una salita, c’è tutto il sapore di un luogo. e.p.

Gente d’alta valle

Marca il territorio che fa da cerniera tra il Biellese, il Vercellese e la Valle d’Aosta, incidendo un territorio aspro e severo che ha ben poco della zona alpina addomestic­ata per i turisti. Per la verità, un tempo, ci venivano in tanti sulle rive di questo fiume piemontese che dà nome alla valle Cervo, perché da queste parti era fiorente l’attività estrattiva di un granito di pregio, la sienite, utilizzata per abbellire strade e sagrati di Torino, di Milano e perfino il molo 17 nel porto di New York. E aveva fatto dei valligiani i più gettonati scalpellin­i del mondo. Altra epoca. Da allora lo spopolamen­to ha colpito duro. Ma, usciti dall’A4 a Carisio, oltrepassa­ti Biella, Andormi Micca e Piedicaval­lo, ci si accorge, arrivando qui, quanto sia immutato il senso d’appartenen­za della gente di questo spicchio di montagna piemontese.

La zona è nota anche come La

Bürsch, toponimo che, nell’antica parlata locale, sta per casa, tana. Patria. Lo stesso termine utilizzato da Barbara Varese per il lodevole recupero conservati­vo della piccola frazione di Oretto, a 800 metri d’’altitudine, collegato a un pro

getto di ospitalità diffusa. Per le passeggiat­e si punta alla parte più alta e defilata della valle, seguendo i buoni consigli di Maurizio Piatti, sindaco di Campiglia Cervo ,o della guida alpina Gianni Lanza, tra gli animatori del sito montagnabi­ellese.com.

La bella stagione in arrivo offre notevoli escursioni: il trekking a Piedicaval­lo, sulla Grande Traversata delle Alpi, la “via ferrata” nella zona di San Paolo Cervo e la camminata tra la Banda Veja e la Banda Sulia, ovvero tra il versante più in ombra, sulla destra orografica del fiume, e il più soleggiato. Si va alla Casa museo dell’alta valle del Cervo di Rosazza per conoscere la cultura dei luoghi e ritrovare le ambientazi­oni rurali valligiane. Peraltro in un borgo dove i cultori dell’esoterismo trovano riferiment­i all’occultismo e alla massoneria, in un’architettu­ra eclettica di inizio ‘900. Illuminant­e. Nel Piemonte wild l’isolamento è un piacere. L’originalit­à, un’ospite gradita. p.g.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Con le ciaspole sopra Macugnaga (Vb), al cospetto del Monte Rosa. Nella stagione degli impianti chiusi si sono riscoperte le valli meno battute.
Con le ciaspole sopra Macugnaga (Vb), al cospetto del Monte Rosa. Nella stagione degli impianti chiusi si sono riscoperte le valli meno battute.
 ??  ??
 ??  ?? 1 | Ala di Stura (To). 2 | Con le ciaspole
sopra Macugnaga
(Vb). 3-4 | La Z’makana Stubu e il Dream Hotel di Macugnaga. 5-6 | Fondo a
San Bartolomeo
e il villaggio di Madonna d’Ardua,
in Valle Pesio (Cn).
1 | Ala di Stura (To). 2 | Con le ciaspole sopra Macugnaga (Vb). 3-4 | La Z’makana Stubu e il Dream Hotel di Macugnaga. 5-6 | Fondo a San Bartolomeo e il villaggio di Madonna d’Ardua, in Valle Pesio (Cn).
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? 1 | Con le ciaspole a Piedicaval­lo (Bl),
nella valle Cervo. 2 | Il b&b IDueVagamo­ndi a Chiusa di Pesio (Cn). 3 | La camera La grotta de
La Bürsch di Oretto (Bl).
1 | Con le ciaspole a Piedicaval­lo (Bl), nella valle Cervo. 2 | Il b&b IDueVagamo­ndi a Chiusa di Pesio (Cn). 3 | La camera La grotta de La Bürsch di Oretto (Bl).
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy