LOMELLINA
Agriturismi e risaie, pievi e castelli, mulini e abbazie. Appunti per un fine settimana di svago fra le cascine del Pavese, a poco più di un’ora da Milano
Piaceri di campagna. Alla scoperta di pievi, mulini e cascine nel Pavese, a un’ora da Milano
L’assedio durò ben tre anni. E quando, finalmente, Pavia capitolò, nel 572, Alboino, re dei Longobardi, avrebbe voluto dare alle fiamme la città che tanto lo aveva fatto penare. Tra i molti che portarono doni al sovrano per fargli cambiare idea ci fu anche un fornaio, che depose ai suoi piedi un cesto di pani dolci a forma di colomba, simbolo della pace. Si narra che il re goloso li apprezzò a tal punto da rinunciare al progetto incendiario: era la vigilia di Pasqua. Nacque così, secondo la leggenda, il dolce primaverile per eccellenza. Proprio la primavera può essere una buona occasione per una gita fuoriporta nella “piccola Loira”, come la definiscono i curatori dell’attivissimo ecomuseo del paesaggio lomellino, a un’ora e mezzo scarsa d’auto dai Navigli. In questa stagione vale la pena di concentrarsi sulla zona più occidentale della provincia, la Lomellina, terra di risi eccellenti, punteggiata da pievi e abbazie di grande rilevanza storica e architettonica. “Da qui passava la Via Francigena e così sorsero numerosi insediamenti per l’assistenza anche spirituale dei pellegrini”, spiega Luisa Strada, storica dell’arte profondamente legata a questa terra. “Ma c’è molto altro da vedere”.
In aprile le risaie sono allagate e il riflesso di torri e campanili negli invasi in cui iniziano a crescere le piantine rende il paesaggio ancora più suggestivo e piacevole da percorrere. Prima tappa dell’escursione fuoriporta, il castello di Scaldasole, complesso fortificato di epoca medievale ancora in perfetto stato e abitato dalla famiglia Strada, che ne acquisì la proprietà oltre due secoli fa. Al castello è annesso un ricetto aggiunto nel XV secolo, che rende il complesso un unicum nell’intero panorama lombardo. Poco più in là si entra a Lomello, custode di alcuni dei più significativi monumenti religiosi della Lomellina, di cui fu per secoli il cen
tro più importante: il battistero di San Giovanni ad Fontes (V-VII sec.), la basilica protoromanica di Santa Maria Maggiore (XI sec.) e la chiesa romanica di San Michele (XII sec.). “La basilica colpisce subito per l’aspetto particolare: l’attuale facciata, costruita nel ‘700 dopo la caduta del tetto, è in posizione arretrata rispetto a quella originale, senza che siano state abbattute le pareti che avevano resistito al crollo”, racconta ancora Luisa Strada, che svela un dettaglio non immediatamente percepibile. “Diversamente dal solito, l’asse dell’abside non è in linea con la navata centrale, ma leggermente ripiegata in direzione del battistero.
Secondo la tradizione, si è voluto così replicare l’immagine del capo reclinato di Gesù sulla croce”. Alla solenne opulenza della Lomello sacra fa da contraltare la pieve di Velezzo. Di modeste dimensioni, è inglobata in un complesso rurale affacciato sul torrente Agogna e circondato dalle risaie. Quasi non si nota, nascosta com’è dai cascinali. Solo il campanile ne annuncia la presenza. Eppure la visita al battistero di San Giovanni e alla chiesa di Santa Maria Nascente (entrambi dell’XI secolo) rimane nel cuore, per la semplicità e l’autenticità degli ambienti, peraltro rivitalizzati da un recente restauro.
VOGLIA DI DOLCISSIMA
Si contano sulle dita delle mani le cascine lungo i dieci chilometri che portano a Sartirana: la sensazione di pace è totale. Voluto da Gian Galeazzo Visconti alla fine del Trecento, ampliato dagli Sforza un secolo dopo, il castello di Sartirana è uno scrigno di sorprese. Tra le sue severe mura, la fondazione Sartirana Arte ha infatti allestito speciali spazi espositivi dedicati a collezioni contemporanee dei più disparati settori: dall’argenteria, con circa 300 pezzi realizzati da designer italiani negli ultimi 50 anni, alla vetreria artistica, dalla grafica alla scultura, dalla gioielleria alla moda, con i capi di grandi stilisti quali Armani, Missoni, Valentino.
A Breme il paesaggio si arricchisce. Accanto alle immancabili risaie si incontrano i campi dove viene coltivata la Dolcissima, la cipolla rossa di Breme, da poco entrata nel novero dei presìdi Slow Food per le sue prelibate caratteristiche. Dal 2018 alcuni semi sono conservati nella Global Seed Vault, la banca mondiale alle isole Svalbard che preserva la biodiversità per le generazioni future. Alla Dolcissima, in giugno,
è dedicata una sagra, con menu che la includono in ogni portata, gelato incluso. Nel caso non si dovesse svolgere, ci si può consolare facendo incetta di mostarde e composte nei negozi del paese e scattandosi un selfie accanto al monumento alla Dolcissima in piazza Marconi. Anche Breme è una tappa del viaggio nella storia sacra della Lomellina, come racconta l’abbazia di San Pietro, fondata poco prima dell’anno Mille dai monaci benedettini e ricostruita nel XVI secolo dagli olivetani. Del complesso originario si può osservare la cripta, mentre il chiostro e i locali adibiti a cucina, refettorio e ghiacciaia risalgono al tempo del rifacimento. Da vedere anche la romanica chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, con il battistero dell’VIII secolo. Finale goloso a Mortara, patria del salame d’oca, dove la stella Michelin Roberto Conti, già insignito della stella Michelin al Ristorante Trussardi alla Scala di Milano, ha aperto l’RC Resort Luxury & Relax. Qui si mescolano sapori tradizionali e sperimentazioni gastronomiche, come la pizza liquida, prati in fiore e letti a baldacchino. In una danza felice di campagna e futuro.