ASCOLI PICENO | LE IDEE NASCONO QUI
Progetti per il futuro. La città è una fucina di innovazione. Grazie a tanti giovani che investono in ciò che hanno più a cuore: il capitale umano
Piccola e ammaliante, con il cuore nella preziosa piazza del Popolo, fra residenze rinascimentali a portici, il palazzo medievale dei Capitani del Popolo, il portale gotico e l’elegante chiostro della chiesa di San Francesco ,il Caffè Meletti, in stile Liberty, storico salotto urbano. Oggi, però, ad Ascoli Piceno spira un’aria più fresca e frizzante. Negli ultimi anni una nuova generazione di imprenditori ha fatto della città marchigiana un centro di innovazione. E i risultati si vedono. Nell’indagine annuale sulla Qualità della vita nelle province italiane realizzata dal quotidiano Il Sole 24 Ore su dati Unioncamere, la città è balzata al 13° posto (era al 26° nel 2019), ma è al quarto nelle graduatorie della sicurezza e della cultura/tempo libero e al quinto in quella delle startup innovative. E nel Rapporto sulla qualità della vita 2020 compilato da Italia Oggi con l’Università La Sapienza di Roma, Ascoli registra le performance migliori e conquista la quinta posizione (era 37ª nel 2019). Questo perché fra le rue, le strette strade medioevali che gli abitanti accudiscono e infiorano come fossero il prolungamento di casa loro, tanti giovani hanno saputo reinterpretare la città, regalandole una nuova vita. Comune denominatore: l’esperienza nelle metropoli e la scelta di tornare qui, riportando valore sul territorio. La candidatura a Capitale italiana della cultura 2024, avanzata di recente dalla giunta guidata dal sindaco Marco Fioravanti, 38 anni, ha dunque solide fondamenta.
A SPASSO CON CECCO D’ASCOLI
Innovazione è la parola d’ordine, però bisogna darle gambe. Questo è l’obiettivo di Hub 21 (hub21.it), incubatore di startup. “I giovani qui hanno idee, ma certo non la mentalità orientata al business della California, e ogni proposta va accompagnata da una precisa analisi di fattibilità”, spiegano il direttore Luca Scali e l’ingegnere del software Daniele Fanì, tornato dalla Silicon Valley perché “fare qualcosa di innovativo qui è una sfida affascinante”. Alcuni progetti riguardano la città, come il tour urbano virtuale in realtà aumentata guidato da Cecco d’Ascoli, poeta e filosofo medievale. O il nuovo museo digitale Picen World Museum (capofila qui è Opera cooperativa sociale onlus, opera-coop.it), la cui inaugurazione, prevista nel 2020, è slittata per la pandemia. Centrato sull’antica popolazione dei Piceni e considerato l’estensione smart del museo archeologico cittadino, consentirà di provare suggestioni nuove, sempre grazie alla realtà aumentata, come la possibilità di “maneggiare” gli oggetti recuperati nelle necropoli, percependone la consistenza tattile.
L’esigenza di fare impresa in modo innovativo trova conferma anche in Let’s Startup (letsstartups.wordpress.com), piattaforma lanciata da Raffaele Cava per accompagnare i giovani nel percorso di crescita delle loro startup. Dal 2002, poi, la città è sede di un ateneo pubblico americano, l’Università del New Hampshire, che assieme a quelle del Connecticut e del Missouri organizza per i suoi studenti corsi di arti liberali, ma anche di sostenibilità agroalimentare e culturale. Perché proprio ad Ascoli? “La città antica”, spiega il direttore dei programmi Cristian Muscelli, “è vissuta dai giovani americani come una comfort zone e un meraviglioso campus dove approfondire gli studi”. Piccole e grandi idee circolano, anzi sfrecciano. Valerio Vitelli ,ex insegnante di snowboard in Canada, si è inventato ABC, servizio di consegne - spesa, farmaci e altro - in bici: “Un hub di corrieri nel centro storico
Piccola e raffinata, la città marchigiana è una fucina di innovazione. Grazie a tanti giovani che investono in ciò che hanno più a cuore: il capitale umano
per evitare l’invasione di furgoni e alleggerire il traffico”. E con Aperibicycle organizza tour sulle due ruote fra borghi, cantine e calanchi (aperibicycle.it). Sempre in centro, dietro piazza Arringo, dove nel Medioevo si tenevano gli arenghi, le assemblee cittadine, biancheggia l’ex cinema Olympia, in stile eclettico. Ristrutturato dalla Fondazione Carisap, ospita la Bottega del terzo settore, aggregatore di progetti sociali, come il Picen Word Museum e la locanda Centimetro Zero (vedere il riquadro a pag. 70), che qui vengono valutati e finanziati. “Diamo anche formazione e servizi per consentire, a chi ha le idee con il miglior impatto sulla qualità della vita, di fare rete e acquisire un respiro internazionale”, spiega Marco Perosa, il dirigente. “Come nel progetto Mete Picene, acronimo di musei, esperienze e territori, gestito dall’associazione la Casa di Asterione, che organizza visite a 34 siti del sistema museale locale guidate da ragazzi con disabilità intellettiva formati ad hoc” (info: metepicene.it, casadiasterione.it). Giovani ascolani frequentano anche il piano terra dell’Olympia, spazio dedicato al coworking.
Un altro luogo dove si progetta il futuro di Ascoli è il medioevale convento dell’Annunziata. Ospita la Saad, Scuola di ateneo di architettura e di design dell’Università di Camerino, un’eccellenza con strumentazioni di alto livello. “Dalla Saad sono usciti molti progetti premiati”, racconta Davide Paciotti, ricercatore di design industriale, “e alcuni trovano applicazione in città, come il manuale di arredo urbano - panchine, sistemi di illuminazione, rastrelliere da bici, cestini - realizzato in convenzione con il comune e destinato a rendere Ascoli più vivibile, curata nel verde pubblico e facilmente percorribile grazie alla segnaletica informativa. Nostro è anche il logo del glorioso Consorzio dell’oliva ascolana”, conclude sorridendo. Perché l’innovazione, qui, ha radici antiche.
MESTIERI ANTICHI, NUOVO LUSTRO
C’è poi chi reinventa ogni giorno il passato. Come Giulia Alessi, che nella sua bottega Maiolica Viva decora vasi, piatti, piccoli gioielli con grazia da acquarellista. Si ispira a Giovanna Garzoni, pittrice e miniaturista ascolana, contesa dalle case reali del ‘600, dai Savoia ai Medici. La ceramista dipinge scene di vita nei campi e, naturalmente, la sua città: “Come mi piacerebbe fosse in armonia con il paesaggio”, sospira. Poco distante, all’ombra di una delle 200 torri medievali di Ascoli, Barbara Petrelli, nell’atelier Verde Ramina, ha ridato vita con gusto contemporaneo alla difficile tecnica del rame a spessore, utilizzata cent’anni fa per i decori in rilievo nella manifattura Matricardi, tempio locale delle maioliche. Oggi solo lei ricorre a questo procedimento, che crea un effetto simile alle piombature Tiffany, per i suoi vasi e i suoi piatti-scultura.
Le due botteghe-laboratorio si trovano in una zona del centro dove la città dialoga sia con la storia, sia con l’arte contemporanea. Sono vicine alla facciata cinquecentesca della chiesa di Sant’Agostino, che negli interni essenziali custodisce due gioielli del Trecento, la Madonna della Pace, che allatta teneramente il figlio, e la Madonna dell’Umiltà. Annesso alla chiesa, l’ex complesso conventuale, oggi biblioteca e polo culturale Sant’Agostino, ospita la galleria
Molti progetti puntano a migliorare la qualità della vita, che, secondo le ultime ricerche, qui è comunque elevata
Molti talenti sono rientrati dall’estero perché qui trovano
l’ambiente ideale per sviluppare i loro progetti
permanente di Osvaldo Licini, maestro del ‘900 e grande amico di Modigliani negli anni parigini. Ma, soprattutto, organizza rassegne di giovani artisti, invitati a produrre e a vivere ad Ascoli, nelle residenze di un’antica torre, volute per loro da Stefano Papetti, curatore scientifico delle collezioni comunali. Sul colle San Marco, poi, in una cava di travertino riconvertita in atelier, lo scultore Giuliano Giuliani trasforma la pietra chiara in opere dalle forme flessuose e leggere, di grande potenza espressiva.
C’è fermento anche nel mondo della gastronomia. Di fronte alla cattedrale di Sant’Emidio, imperdibile per il polittico quattrocentesco del veneziano Carlo Crivelli, c’è il famoso banchetto di Migliori, che sforna le tenere olive ascolane del Piceno, ripiene di carne e doverosamente fritte, come vuole l’unica ricetta italiana ad avere la dop. Le serve Augusto, 33 anni, figlio di Nazzareno Zè Migliori, che si inventò la versione dell’oliva da passeggio, nel cartoccio, da sgranocchiare per le rue o durante la Quintana, spettacolare rievocazione storica di una giostra cavalleresca in cui d’estate si sfidano i sestieri della città. Proprio in faccia al banchetto, la microvetrina de L’assalto ai forni segnala l’attività di un’altra giovane intraprendente, Lorenza Roiati. Viso da Madonna del ‘400, laureata in chimica, folgorata sulla via dei fornelli a Milano e a Roma da chef e panificatori di fama (Cesare Battisti, Davide Longoni, Gabriele Bonci), Roiati è tornata nella sua Ascoli e ai piani bassi del palazzo di famiglia ha aperto il negozio che, nel 2020, ha conquistato i tre pani del Gambero Rosso, massimo riconoscimento della guida. Nel suo laboratorio sforna pagnotte al cioccolato, di segale, ai semi, tortine di crema e frutta. Inoltre organizza degustazioni e incontri letterari nella bella corte del palazzo, in collaborazione con la raffinata e storica Libreria Prosperi.
Passando il fiume Tronto sul ponte di Solestà, si arriva ai secenteschi lavatoi pubblici di Porta Cappuccina, costruiti in travertino, nel punto dove il patrono Sant’Emidio fece sgorgare una fonte. Altrettanto miracolosamente il giovane Daniele Ciabattoni, che viveva a Milano e si occupava di tecnologie per lo spettacolo, ha lasciato tutto per tornare qui e diventare “panificatore assoluto”. La sua bottega, Grano, sforna un unico tipo di pane di rara fragranza, fatto solo con grani antichi coltivati e moliti da lui. L’alternativa è la cacciannanze, tipica focaccia croccante. A volte nel negozio è affissa la locandina di uno spettacolo della sorella Chiara, scrittrice teatrale tornata da Londra, che organizza performance itineranti nei luoghi iconici di Ascoli, come il Teatro romano del I secolo a.C. La “nuova” cucina ascolana si degusta invece ai tavoli de Le Scuderie, al piano terra di palazzo Malaspina. Qui lo chef Davide Fabi Cannella, 33 anni e tre figli, tornato ad Ascoli per amore dopo una lunga esperienza in Alta Badia alla corte di Norbert Niederkofler (tre stelle Michelin), rielabora ricette della tradizione e prodotti locali in proposte come il fritto misto ascolano versione 2.0 e la tartare di vitello con il tartufo marchigiano abbinato a colatura di alici e panna acida.
La creatività ad Ascoli si esprime un po’ ovunque, nei campi dell’arte, della musica, del cibo
UN BRINDISI SULLA SALARIA
Antico e nuovo si alternano camminando fra i palazzi nobiliari di corso Mazzini, l’ex decumano massimo che, a bordo strada, svela un tratto di basolato della Salaria, la via consolare romana. Non è distante La Birretta, locale molto rock di tre giovani, Giorgio Meletti, Fabio Piciacchia e Francesco Marozzi. Dopo una serie di viaggi ispiratori nel Nord Europa, oggi servono la loro birra artigianale in un luogo che vale la visita. Per la buona musica dal vivo e per il fantasmagorico affresco in sala di Andrea Tarli, street artist locale che crede nell’arte “come bene da condividere, non da tenere chiuso in un museo o in un salotto”. Così nella parallela via delle Canterine, dove ha il suo studio, Tarli ha creato una galleria a cielo aperto dipingendo i muri delle case.
La creatività si esprime anche in campo musicale, come mostra Giovanni Allevi nello spot televisivo sulla sua città realizzato lo scorso autunno. Lo conferma Emiliano D’Auria, compositore jazz che ha trasformato l’ex tipografia di famiglia in una scuola di musica classica e moderna, il Cotton Lab (cottonlab.it), e in un locale, il Cotton Jazz Club
(cottonjazzclub.it), che ha ospitato session a cui hanno partecipato artisti del calibro di Billy Cobham, Giorgio Gaslini, Steve Coleman, Paolo Fresu. Insomma, la celebre incisione che campeggia sull’architrave in travertino di una casa in rua Lunga, chi po non vo/chi vo non po, invettiva di un cittadino del 1529 deluso dalla sua città, è ormai superata. Oggi la nuova Ascoli po e vo.