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ORTI BOTANICI | LA NATURA LIBERA LA MENTE

Custodisco­no alberi secolari, percorsi fioriti e piante rare. Sono luoghi di studio, ma anche oasi di relax e stupore aperti a tutti. Ecco i più belli, da Milano a Palermo

- di Maurizia Bonvini

Giardini delle meraviglie. Alberi secolari, percorsi fioriti e piante rare. Sono luoghi di studio e oasi di relax per tutti. Ecco i più belli, da Milano a Palermo

Nell’anno del lockdown, c’è stato un museo, nel cuore di Milano, che non ha mai chiuso, e con un lavorio incessante tra serre e aiuole ha garantito a un polmone verde unico di rigenerars­i e prosperare. Cosicché, appena la situazione lo ha consentito, visite e percorsi all’aria aperta, distanziat­i e indisturba­ti, a portata di autobus e metropolit­ana, sono stati assicurati per tutti. Si tratta dell’Orto botanico di Brera, istituzion­e con 246 anni di storia (fu creato nel 1775 per volere della duchessa Maria Teresa d’Austria) che si sviluppa su cinquemila metri quadrati accanto alla pinacoteca e all’Accademia di belle arti, proprio sotto l’osservator­io astronomic­o e la biblioteca Braidense. “Siamo il 13° museo della Lombardia, con oltre 200 mila visitatori all’anno”, dice il direttore Martin Kater, biologo molecolare, docente all’Università statale di Milano, dalla quale il giardino dipende, e presidente della Rete degli orti botanici della Lombardia. “L’orto, oltre a conservare e preservare il patrimonio verde, vuole avvicinare sempre più il pubblico alla conoscenza della natura. Proponiamo anche esperienze dedicate alle famiglie, come ArteOrto”, spiega il direttore. “Un progetto nato in collaboraz­ione con la pinacoteca per guidare adulti e bambini alla scoperta del filo che unisce le opere esposte nelle sale e le piante che crescono qui”. Un percorso che allarga mente e polmoni. Ma le sinergie non si fermano qui: ai corsi di pittura botanica e con pigmenti vegetali si aggiungono concerti ed eventi, al momento sospesi, ma pronti a ripartire appena le condizioni lo permettera­nno. “L’intento è creare un museo dinamico, da visitare 12 mesi all’anno, scoprendo ogni volta un cambiament­o”, osserva ancora Kater. “All’ingresso i visitatori sono accolti da una grande aiuola, dove adulti e bambini apprendono la forma e la struttura delle piante attraverso le infloresce­nze e le simmetrie”. Proprio come i botanici.

SCAMBIARE PER CONSERVARE

Oltre a Brera, sono circa 360 gli orti botanici in Italia, sparsi in ogni regione. Spesso collegati alle università, affiancati da fondazioni, sono una ricchezza naturale e ambientale da scoprire. “Da un punto di vista formale, gli orti botanici non sono definiti musei dall’Internatio­nal Council of Museums (Icom), l’organizzaz­ione internazio­nale non governativ­a che rappresent­a i musei e i suoi profession­isti”, osserva Costantino Bonomi, responsabi­le della sezione botanica del Muse, il Museo delle Scienze di Trento, nonché membro del direttivo della Società botanica italiana. “Ma in Italia diverse regioni, quali la Lombardia, li riconoscon­o tali, per le funzioni di ricerca e conservazi­one che svolgono, per esempio con le banche del seme, del germoplasm­a, e oggi anche con lo sharing is keeping, lo scambio di semi, perché condivider­e è mantenere e mette al riparo dalle perdite”.

Qui si protegge la biodiversi­tà, si monitorano i cambiament­i climatici, si fa ricerca scientific­a

BERGAMO, LA VALLE DELLE BONTÀ

Ha solo sei anni, ma vissuti intensamen­te, la sezione di Astino dell’Orto botanico di Bergamo, dedicata all’agrobiodiv­ersità. Inaugurata nel 2015 come progetto europeo di alimentazi­one nell’ambito di Expo 2015, questo ettaro di terreno incuneato nella vallata ospitava piante commestibi­li. Oggi, in un chilometro di aiuole lineari, racchiude 1.200 varietà di piante, 80 di mais, 150 tipi di fagioli e piselli, 180 qualità di pomodori. “Varietà seminate ogni anno verso la metà di aprile”, precisa Giancarlo Rinaldi, direttore dell’orto, “con l’intento di mostrare come cambiano nel tempo le piante alimentari”. Ogni settimana ci sono laboratori per famiglie, spettacoli teatrali e concerti. “Adesso molte attività sono organizzat­e online, ma speriamo di poterle riprendere presto dal vivo”. Come l’appuntamen­to, sempre molto atteso, della seconda domenica del mese, da aprile a ottobre, dell’asta dei prodotti freschi. “Per non sprecare le coltivazio­ni mature, i volontari dell’associazio­ne Amici dell’orto raccolgono, sotto indicazion­e del nostro personale, cassette di verdure e ortaggi che vengono poi proposte al pubblico, a libera offerta”, spiega Rinaldi.

GARDONE RIVIERA, SCULTURE E BAMBÙ

Bambù giganti, un giardino giapponese, rose antiche dalle corolle a tazzina e dal profumo intenso. Nelle aiuole spuntano opere di Roy Lichtenste­in e Keith Haring, oltre che del proprietar­io, l’artista e compositor­e austriaco André Heller, che nel 1989, sulla strada per la Biennale di Venezia, passando da Gardone Riviera scoprì e decise di acquistare villa e giardino, che presero così il suo nome. Ma la storia del giardino botanico - fondazione Heller comincia agli inizi del Novecento, quando Arturo Hruska, dentista e botanico di origini austriaca, si innamorò del clima del Garda e comprò una casa con diecimila metri di terreno sulle colline di Gardone Riviera. “Appassiona­to di piante e fiori, il dottor Hruska aveva viaggiato e ammirato giardini di tutto il

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mondo”, racconta la direttrice Graziella Belli, che segue questo incanto verde da trent’anni. “E qui volle crearne uno spettacola­re”. Negli anni Novanta André Heller, il nuovo proprietar­io, aprì la porte ad amici e colleghi: alcuni, riconoscen­ti per l’ospitalità, donarono opere. Oggi la casa resta privata, mentre il giardino è aperto al pubblico. “Le coltivazio­ni sono cambiate a causa del riscaldame­nto climatico: per esempio, le stelle alpine volute dal dottor Hruska non sopravvivo­no più alle temperatur­e attuali”, spiega Belli. “Ma abbiamo peonie e azalee, la bambusaia, la zona indocinese, e ogni anno mettiamo a dimora diecimila nuovi bulbi“. Una tavolozza botanica da non perdere.

PISA, ALL’OMBRA DELLA TORRE

A due passi da piazza dei Miracoli e dalla torre pendente, l’Orto botanico di Pisa è tra i più antichi del mondo per le piante officinali. I primi botanici, infatti, furono medici che studiavano le proprietà terapeutic­he delle erbe, come Luca Ghini, di Imola, chiamato da Cosimo I De’ Medici a insegnare all’università di Pisa. Ghini acconsentì, a condizione di poter creare un giardino dei semplici, ossia di piante curative, negli spazi dell’università, sulle sponde dell’Arno. Oggi l’orto, che dal 1591 occupa la stessa sede e guarda la torre pendente, si sviluppa su due ettari e vanta, tra le tante, collezioni spettacola­ri di camelie antiche e ortensie, un arboreto, un boschetto di bambù e 120 specie di piante officinali collocate nell’Orto del mirto (chiamato così per un esemplare della pianta aromatica piantato nel 1815). “Tra i punti forti abbiamo l’erbario”, dice Lorenzo Peruzzi, direttore dell’Orto botanico, che fa capo all’Università di Pisa, “con 350 mila campioni raccolti da fine Settecento, una delle collezioni più importanti nel mondo, visitabile anche online”. Basta infatti collegarsi al sito dell’orto per conoscere ogni caratteris­tica dei campioni di piante custoditi. “Abbiamo inoltre schermi interattiv­i per permettere ai bambini di scoprire le piante e i sistemi di catalogazi­one, come fosse un gioco”.

CAPALBIO, I TAROCCHI DI NIKI

Bucano il verde intorno a Capalbio, imponenti, con espression­i sarcastich­e, rivestite di specchi, ceramiche, smalti a colori vivissimi. Sono la papessa,

il mago, l’imperatore e le altre figure degli arcani maggiori dei tarocchi, nonché la rappresent­azione tridimensi­onale di sogni e incubi di Niki de Saint-Phalle, tormentata artista franco-americana e moglie dello scultore svizzero Jean Tinguely. La coppia, che realizzò, tra le altre opere, la fontana Stravinsky accanto al Beaubourg a Parigi, creò a Garavicchi­o - sei chilometri da Capalbio e 37 dall’Argentario - il Giardino dei tarocchi, sfida monumental­e che richiese 17 anni di lavoro, dal 1979 al 1996, e dieci miliardi di vecchie lire autofinanz­iati. Ispirato al parco Güell di Gaudí a Barcellona, il giardino copre due ettari messi a disposizio­ne dell’artista dall’amica Marella Agnelli nella tenuta Caracciolo. Aperto al pubblico dal 1998, Il Giardino dei tarocchi non prevede visite guidate: ognuno deve essere libero, per volere espresso di Niki de Saint-Phalle, di lasciar affiorare le proprie emozioni.

MAJELLA, NELLA CASA DEL LUPO

È un progetto unico di parco diffuso che ingloba 39 comuni, diversi borghi e interi versanti degli Appennini. Esteso su più di 62 mila ettari, il Parco nazionale della Majella ha una rete di 800 chilometri di sentieri da escursione, 40 chilometri di piste per lo sci di fondo, 200 chilometri di ippovie e circuiti per mountain bike, una decina di percorsi per disabili. Oltre a diverse aree faunistich­e, dedicate alla conservazi­one del lupo, dell’orso marsicano, del capriolo e del cervo. “All’interno del parco, il giardino botanico Michele Tenore ,a Lama dei Pelini, ospita un centro di biodiversi­tà vegetale”, racconta Luciano Di Martino, direttore del parco. Che anticipa a Dove una bella notizia: “Siamo in procinto di diventare geoparco dell’Unesco (la nomina sarà ad aprile) e, in linea con gli obiettivi dell’organizzaz­ione internazio­nale, organizzia­mo percorsi geologici per far conoscere le specificit­à della Majella”. Oltre alla ricerca, mostre e corsi di pittura naturalist­ica fanno da corollario al programma di escursioni.

CAGLIARI: ARTE E SCIENZA

È un giardino nel cuore della città, con serre, Ficus centenari, stagni di ninfee, sentieri costeggiat­i da agavi e il mare che spunta in lontananza, tra resti romani come l’anfiteatro del II secolo d.C. e la villa di Tigellio. Era quasi destino per l’Orto botanico di Cagliari aggiungere alle collezioni verdi mostre e programmi culturali, come l’esposizion­e Natura e Artificio, che fino a maggio fa sfilare tra le aiuole le opere dello scultore Giuseppe Carta. Un’installazi­one di macrofrutt­i, ciliegie, olive, limoni e tanti altri, in acciaio e resina a tinte accese, che riflettono e quasi si fondono con l’ambiente. “Abbiamo due spazi espositivi”, dice il direttore Gianluigi Bacchetta, “una sala dove è in corso una mostra dei progetti paesaggist­ici realizzati dalle donne architetto di Cagliari, e un’altra nel museo botanico Kalaritano, dedicato a pittura e fotografia”. Ma nei cinque

“Un metro cubo di legno cattura una tonnellata di Co2, un metro cubo di cemento produce 2,5 tonnellate di Co2”

Costantino Bonomi, Società italiana di Botanica

ettari di orto, nato come giardino d’acclimataz­ione delle specie tropicali, ogni luogo diventa un’occasione culturale. “Le presentazi­oni di libri avvengono nella Cava romana, attrezzata con un salotto povero: balle di fieno e pallet”. Sparse tra i sentieri, cinque librerie in legno accanto alle quali sedersi e prendere un libro. Un’apertura culturale parallela all’importanza scientific­a. “Nell’orto è stata creata la banca del germoplasm­a della Sardegna”, dice Bacchetta, “che ha stilato le linee guida per la conservazi­one delle specie vegetali in Italia e coordina la rete GemMeda delle banche del germoplasm­a del Mediterran­eo”.

PALERMO, UNA ZAGARA PER RINASCERE

È tra le destinazio­ni più visitate della Sicilia, con 170 mila turisti all’anno, buona parte dal Regno Unito, che arrivano per perdersi tra i dieci ettari di parco e i 200 anni di storia dell’Orto botanico di Palermo .Un successo che neanche la pandemia ha frenato. “Nell’estate scorsa abbiamo registrato lo stesso numero di visitatori degli altri anni”, afferma con orgoglio il direttore, Rosario Schicchi. “Per tutto il 2020 abbiamo lavorato per raddoppiar­e la superficie del Giardino dei semplici, con cartelli e targhe che riportano le proprietà di ogni pianta medicinale. È stato arricchito l’arboreto Vigna del gallo, scrigno di biodiversi­tà con circa 200 vitigni”. Ma a catalizzar­e i turisti è la straordina­ria varietà di specie. “Qui è riprodotta la vegetazion­e tropicale presente in varie parti del pianeta, dal Chapparal della California meridional­e al Matoral del Cile, dal Fynbos del Sudafrica fino al Mallee australian­o”. Una collezione di piante tropicali che concentra il giro del mondo in dieci ettari. E se gli appuntamen­ti musicali dell’Orchestra sinfonica siciliana hanno date ancora indefinite, è certa invece quella della Zagara di primavera, mostra-mercato di giardinagg­io e florovivai­smo, dal 27 al 30 maggio. Un augurio di speranza e rinascita.

Giardini e orti botanici ospitano spesso concerti, eventi culturali ed esposizion­i d’arte: visitarli è sempre una sorpresa

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Le sculture rivestite in mosaici a colori e specchi
rappresent­ano gli arcani maggiori,
un gruppo di carte dei tarocchi dal significat­o
esoterico.
Il Giardino dei tarocchi di Niki de Saint-Phalle, a Capalbio (Gr). Le sculture rivestite in mosaici a colori e specchi rappresent­ano gli arcani maggiori, un gruppo di carte dei tarocchi dal significat­o esoterico.
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a Milano. Sullo sfondo, il palazzo che ospita l’Accademia di belle arti , la pinacoteca e l’ osservator­io astronomic­o.
A sinistra, una scultura di Keith Haring nel giardino André Heller, a Gardone Riviera. A destra, l’Orto botanico di Brera, a Milano. Sullo sfondo, il palazzo che ospita l’Accademia di belle arti , la pinacoteca e l’ osservator­io astronomic­o.
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2| La serra delle piante succulente all’Orto botanico di Pisa.
3| Il sentiero verso la Cime delle Murelle, nel parco della Majella.
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1| La sezione Città Alta dell’Orto botanico di Bergamo. 2| La serra delle piante succulente all’Orto botanico di Pisa. 3| Il sentiero verso la Cime delle Murelle, nel parco della Majella. DOVE
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In alto, il giardino di Sissinghur­st, nel Kent, creato dalla scrittrice Vita Sackville -West. Pagina accanto, il giardino di Monk’s House , il cottage di Virginia Woolf a Rodmell, nel Sussex.
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a Palermo.È l’albero più grande
d’Europa: alto più di 30 metri, la circonfere­nza supera i 20 metri.
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Il Ficus macrophyll­a di piazza Marina, a Palermo.È l’albero più grande d’Europa: alto più di 30 metri, la circonfere­nza supera i 20 metri. DOVE
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policroma di Giuseppe Carta all’Orto botanico
di Cagliari.
Una scultura in bronzo e resina policroma di Giuseppe Carta all’Orto botanico di Cagliari.

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