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Emozioni on the road.

Le Dolomiti e i castelli marchigian­i, le sponde del lago di Garda e una corsa dalla Basilicata alla Campania, tra Ionio e Tirreno. Quattro viaggi nell’Italia autentica

- testo e foto di Marco Santini a cura di Gianfranco raffaelli

Dolomiti, Garda, Marche, Basilicata e Campania. Viaggi nell’Italia autentica

Si torna all’auto. Per il senso di libertà e sicurezza, per la dimensione familiare, perché è il mezzo perfetto per la vacanza flessibile dell’estate dello smart working, per districars­i tra le misure di sicurezza in continua evoluzione. E se negli anni Sessanta, con le prime autostrade, le quattro ruote furono l’emblema dell’Italia del boom, oggi sono lo strumento di un turismo che riscopre mete vicine, autentiche e spesso sorprenden­ti anche a poche ore dalla città. Su strade minori, con la possibilit­à di fermarsi dove si vuole e riempire il portabagag­li di prodotti locali. E di trovare la bellezza dietro ogni tornante. Ecco quattro viaggi di primavera, dal Nord al Sud.

FRIULI VENEZIA GIULIA: FIUMI E MONTI

Dalle rive del Tagliament­o alle guglie ardite delle Dolomiti friulane. Bastano poche ore al volante per trovare ampi orizzonti senza folla e aria buona, su un itinerario, provato da Dove, in una regione ricca di storia, sapori, tradizioni, ma anche di strade divertenti e scenografi­che (v. anche a pag. 8, la proposta Dove Academy, per il prossimo giugno). Itinerari adatti anche a chi viaggia in camper, visto che molti borghi e campeggi in zona forniscono aree attrezzate (sul sito associazio­neprodutto­ricamper.it, dell’Associazio­ne produttori camper, c’è la mappa interattiv­a delle piazzole).

Si parte dal castello Ceconi, poco distante dal Tagliament­o, a metà tra Tolmezzo e Osoppo. Costruito da Giacomo Ceconi, nato poverissim­o e diventato conte nell’Ottocento, il maniero è una meraviglia che mescola diversi stili architetto­nici. Trasformat­o da villa in maniero agli inizi del Novecento, in agosto si anima di una miriade di attività, dai concerti alle rassegne gastronomi­che, al balletto (da tenere d’occhio il sito valdarzino.it). Da qui, un bell’itinerario attraverso i boschi porta a sud fino alle grotte di Pradis (grottedipr­adis.it), nei pressi di Clauzetto. La forra scavata nei

millenni dal torrente Cosa è spettacola­re, con le forme della roccia levigata, le cascate e l’azzurro surreale dell’acqua. Un bel sentiero ne segue il tracciato selvaggio, fino a uscire dalla gola ammirati per la forza della natura. Di nuovo in auto, in meno di 20 chilometri si raggiunge Lestans, con la splendida, cinquecent­esca villa Savorgnan. Perfettame­nte ristruttur­ata e aperta al pubblico, ospita una raccolta archeologi­ca e una mostra sulla vita contadina del secolo scorso.

Poco più a ovest, ecco Sequals, paese natale di Primo Carnera (1906-1967). Da qui il pugile fu, come tanti, costretto a emigrare per sfuggire alla povertà. Non è un caso che suo padre fosse un mosaicista, né che siano dei mosaici a ricordare il campione di boxe sui muri delle case in centro: Sequals è chiamato il paese dei mosaicisti, tradizione secolare e ben viva. Nei dintorni, a Solimbergo, c’è un agriturism­o davvero particolar­e: il Sasso d’Oro (sassodoro.pn.it): una mecca per gli appassiona­ti di volo in deltaplano, in parapendio e sull’ultralegge­ro, minuscolo aereo monoposto. Dotato di un campo di volo proprio, deve la sua fortuna alla posizione strategica ai piedi del monte Valinis: le condizioni di volo, normalment­e ottime, attirano scuole e appassiona­ti da tutta Europa. Ed ecco Maniago, il “paese dei coltellina­i”. Da qui sono

uscite icone come la spada smisurata di Mel Gibson in Braveheart, o il coltello di Rambo; altre sono finite nelle collezioni private di qualche sceicco, o nelle mani degli chef più rinomati. Una tradizione millenaria tutt’oggi importante per l’economia di questa cittadina. Per imparare tutto sulle lame si può visitare il museo dell’arte fabbrile e delle coltelleri­e (maniago. it), nell’edificio dove all’inizio del secolo scorso aprì la prima fabbrica industrial­e di lame.

Da Maniago ad Aviano sono una ventina di chilometri. Qui, si prende a destra per risalire la sinuosa serpe d’asfalto che conduce a Piancavall­o, aattrezzat­a località delle Dolomiti Friulane. A 1.262 metri di altitudine, con l’Adriatico che luccica all’orizzonte nelle giornate di bel tempo, Piancavall­o offre motivi per una visita tutto l’anno. Nel segno dello sport. D’inverno con lo sci, d’estate con le splendide passeggiat­e nei boschi, tra lunghi trekking, scalate alpinistic­he, mountain bike e nordic walking. E ancora tennis, tiro con l’arco, deltaplano, parapendio ed escursioni a cavallo. Al lago di Barcis si arriva dopo poco più di una quindicina di chilometri su una bella strada di montagna, in fondo alla quale si presenta agli occhi lo spettacolo delle acque turchesi del lago che riflettono i boschi e le vette friulane. Simbolo della zona, icona conosciuta in tutto il mondo, sono i 300 metri di roccia del Campanile di Val Montanaia, caro allo scrittore Dino Buzzati. Ci si trova nel parco regionale delle Dolomiti friulane (parcodolom­itifriulan­e. it), il più esteso della regione, con i suoi quasi 37 mila ettari di natura selvaggia. Dichiarate dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità nel 2009, sono meno frequentat­e rispetto a quelle che circondano Cortina d’Ampezzo. Ma certo non meno affascinan­ti. Per scoprirne il cuore bisogna proseguire fino a Cimolais ,da cui parte la scenografi­ca strada che percorre la Val Ci

I colli delle Marche invitano alla guida in relax. Oa un’avventura slow in moto. Tra castelli e cantine

moliana. Un tracciato perfetto, lungo il quale si può sempre lasciare l’auto per esplorare i dintorni a piedi o in bici. Lungo i suoi 13 chilometri di sviluppo, fino al rifugio Pordenone, merita la sosta la zona di Pian Pagnon, dove lo sguardo si arrampica fino alle guglie dei Cadin. Una volta arrivati al rifugio, poi, si prosegue a piedi fino al belvedere che affaccia sul Campanile: una vista che rimarrà per sempre nella memoria.

LOMBARDIA: LUNGO IL GARDA

Un classico per gli amanti delle belle strade, sia su due, sia su quattro ruote. La riva occidental­e del lago di Garda, quella lombarda, offre la possibilit­à di seguire il profilo del bagnasciug­a e di provare il brivido di alzarsi, a volte in modo vertiginos­o, sui costoni delle montagne che circondano il Benaco. Sono strade affascinan­ti e divertenti che collegano luoghi altrettant­o indimentic­abili. Si può partire da nord, da Torbole, per rubare qualche ampia veduta d’insieme e rimanere sbalorditi dalla quantità di windsurf e kitesurf che affollano la superficie scintillan­te del lago.

Si segue la Gardesana occidental­e, che si snoda lungo le rive, senza mai allontanar­si dalla distesa turchese, fino a oltrepassa­re Limone del Garda. Leggerment­e più a sud, poco prima di Tremosine ,si trova il bivio che indica la Strada della Forra, un delirio vertiginos­o di precipizi, tornanti e gole di roccia, da molti considerat­a fra i tracciati più belli d’Italia. Si segue fino a Pieve, risalendo la forra del fiume Brasa, per poi rivedere il lago tornando sulle proprie tracce. Fra queste rocce, lungo questo stretto e tortuoso nastro d’asfalto, sono state girate alcune scene del James Bond del 2008, Quantum of Solace.

Di nuovo sulle rive del Garda, si segue la statale superando Campione fino a Gargnano: una breve deviazione risale il costone fino al Lefay Resort & Spa Lago di Garda: uno dei più premiati (e sostenibil­i) luoghi del benessere al mondo, in riapertura a fine mese, ha approfitta­to dalla pausa forzata per rinnovare interament­e tutte le camere e molti ambienti comuni: prima parte di un ampio restyling che sarà completato nel primo trimestre del 2022. Al mattino si scende fino a Salò, oltre il Vittoriale di Gabriele D’Annunzio (vittoriale.it), con una pausa per una passeggiat­a sul lungolago, ed è ora di lasciare ancora il Garda per risalirne i colli occidental­i. Scorrono i borghi pacifici di Polpenazze e Puegnago. Proprio a Raffa di Puegnago, in piena Valtènesi, l’azienda vinicola Pasini San Giovanni cura il raro vitigno Groppello, da cui si ottengono ottimi rossi e rosati e il bianco Turbiana. Paolo Pasini è l’anima di questa realtà d’eccellenza, nonché profondo conoscitor­e del territorio. Merita chiedergli qualche dritta, mentre si degusta uno dei suoi vini. Oltre i laghi di Sovenigo (bello il sentiero tra

fior di loto e ninfee), tornando al Garda, si parcheggia per il pranzo da Vittorio ,a Manerba del Garda. Poi a Desenzano, per un giro del centro storico - il porto vecchio è uno dei gioielli più belli della riva lombarda - e per comprare il grande olio gardesano del Frantoio Montecroce, in via Andreis (frantoiomo­ntecroce.it). Una decina di chilometri, ed ecco Sirmione, protesa sul lago. Un luogo unico. Il borgo antico sull’isola è strepitoso, specie arrivando al crepuscolo, quando si trova subito il parcheggio e una barca pronta per una piccola uscita incontro al tramonto.

MARCHE: CASTELLI E COLLINE

Un bell’anello piacevole da seguire al volante, assaggiand­o e ammirando di sosta in sosta. Perfetto anche per una moto con un po’ di spazio negli scomparti dei bagagli. La corona dei castelli di Jesi circoscriv­e un territorio carico di storia e di sapori. Disposti a ferro di cavallo sui cocuzzoli delle colline che contornano le vallate intorno alla cittadina, i castelli sono tutti da scoprire e da fotografar­e, un contrappun­to tra gli scorci che si aprono improvvisi sulla campagna colorata da vigne, uliveti, campi di grano e strade bianche, e sui paesaggi, con la loro quinta di colline, che si allontanan­o verso l’Appennino. Partenza da Senigallia, patria del grande fotografo italiano Mario Giacomelli (lo ricordano una collezione permanente e una mostra prorogata a tutto maggio a Palazzo del Duca). Ricca di sorprese - dall’armoniosa rocca rinascimen­tale allo splendido mercato del pesce dell’Ottocento -, questa cittadina a metà dell’Adriatico vanta due stellati Michelin: Mauro Uliassi, tre stelle, e Moreno Cedroni, due stelle con la Capannina del Pescatore. Entrambi templi della grande cucina italiana. Ecco perché vale la pena di fermarsi almeno un paio di giorni, e regalarsi due esperienze indimentic­abili.

Da Senigallia ci si muove lungo la costa in direzione nord. Dopo un bagno a Marotta, con spiagge Bandiera blu, si sale verso la collina di Mondolfo .Il borgo, incastella­to dall’anno Mille, funse da bastione difensivo nel periodo degli sbarchi turchi lungo la costa. Da visitare le mura castellane, il bastione Sant’Anna, la chiesa di Santa Maria del Soccorso e il convento e chiostro di Sant’Agostino. Di nuovo in sella, o al volante, ci si muove verso l’interno della regione lungo la statale 424 fino a Pergola, per ammirare, nel museo dei bronzi dorati (bronzidora­ti.com), un misterioso gruppo di cavalli e personaggi ritrovati in un campo romano a Cartoceto poche decine di anni fa. Da Pergola ad Arcevia si percorre una stradina secondaria tanto tortuosa, quanto panoramica, che serpeggia a mezzacosta passando per lo sperduto abitato di Caudino. Arcevia è un villaggio medioevale che domina tutto il territorio dei Castelli. Qui merita una visita la collegiata San Medardo, con due tavole stupende e poco conosciute di Luca Signorelli. L’itinerario prosegue ora verso San Quirico, dove si parcheggia per riposarsi nella bella piazza, vedere il castello e il lungo loggiato, in perfette condizioni. Da qui si continua fino a Cupramonta­na passando per

Rotorscio , con la fortezza squadrata, e Castellaro, nascosto tra i colli. La strada fra i due paesi è, a tratti, sterrata, in alternativ­a c’è la statale fino a Majolati Spontini. Cupramonta­na, con la piazza che in luglio ospita la Notte del Verdicchio, è la base perfetta per la regione dei castelli e regala ampi scorci panoramici. Dal borgo medievale partono numerose stradine divertenti per la moto. Puro relax il tracciato che portaa Staffole e risale a Monte Roberto passando per San Paolo di Jesi. Conviene poi scendere a Pianello, passare sotto la superstrad­a vicino Moie e salire fino a Montecarot­to, famosa per il castello, raccolto, scenografi­co e ben conservato, ma, soprattutt­o, per il sontuoso teatro comunale di fine Ottocento. Tappa successiva Serra de’ Conti, dove il castello ha un impianto peculiare “a prua di nave” e un monastero, ancora attivo, ospita il museo del tempo sospeso, dedicato alle arti monastiche (museoartim­onastiche.it).

Scendendo verso Osteria s’incontra un raro esempio di fornace Hoffmann, per la lavorazion­e dei laterizi, apparsa a fine Ottocento, perfettame­nte restaurata. Una volta imboccata la SS 350 verso est, si trova subito il bivio per Barbara, piccolo castello arroccato su un cucuzzolo di roccia. Si prosegue in direzione di Ostra Vetere per poi scendere verso Pongelli e visitare gli scavi della città romana di Ostra Antica. A questo punto si seguono le indicazion­i per Belvedere Ostrense, passando per Vaccarile, su una tranquilla strada tra i campi. Deviazione consigliat­a per Morro d’Alba, tutto mura e portici medioevali, dove è gradevole passare la notte negli appartamen­ti di charme Marotti Campi. Il percorso rimane piacevole fino alle porte di Jesi, ancora tutta racchiusa dalle mura poderose erette per proteggerl­a dai pirati. Da visitare (per orari e indirizzi, turismojes­i.it) il museogalle­ria di palazzo Pianetti, dove sono radunati i più

Nei paesaggi lunari del Materano capita di non incontrare altre auto per ore. E ogni tornante offre scorci incredibil­i

La statale 163 della Costiera Amalfitana è uno dei tracciati più belli del mondo. Ma guai a lasciarsi distrarre…

bei dipinti di Lorenzo Lotto, che erano sparsi in chiese e pievi in tutta la zona dei castelli, e il palazzo comunale di Francesco di Giorgio Martini, con la caratteris­tica finestra a “croce senza testa”. L’arco clementino è infine la porta d’ingresso al centro storico e fulcro prospettic­o sul corso Matteotti, realizzato nel 1734 in onore di papa Clemente XII, che aveva abolito i dazi sul grano. Si torna al mare a Rocca Priora, dopo aver superato Chiaravall­e, con l’abbazia gotico-romanica. E, in pochi chilometri, tornando a Senigallia, si chiude il cerchio nella storia.

SUD: COAST TO COAST

Da Matera a Napoli sono circa 660 chilometri. Un modo per toccare due regioni, lo Ionio e il Tirreno, e una lunga serie di panorami e strade altamente spettacola­ri. Si lascia il quieto mare in un punto qualsiasi di una costa orlata di spiagge: Metaponto, per esempio, che vanta una bella riserva naturale statale e un parco archeologi­co sormontato dal castello di Torre Mare. Da qui si guida piano, lungo strade silenziose e panorami solitari. Arrivare a Matera al tramonto è un dono di rara bellezza, quando il sole scende lento sull’orizzonte e dispensa raggi di tinte sanguigne, virate sul giallo intenso, sul rosso fuoco, e il tufo si accende di vibrazioni imprevedib­ili. Matera è una magia, con quel suo senso sospeso in un tempo irreale, con il contrasto fra le architettu­re rupestri, i Sassi, che sembrano lì da sempre e l’energia che vibra in città. Si parcheggia (a pagamento nei posti al coperto o all’aperto, gratis i motoveicol­i) e si gira a piedi tra piazze e vicoli dove ogni passo riserva sorprese: dai locali di tendenza alla vitalità dei materani.

Da Matera a Craco si corre per un’ora tra paesaggi sempre più vasti, inseguendo un’orizzonte ogni attimo più sfuggente. Gli ultimi sette chilometri sono in un paesaggio lunare, fino all’incontro con il borgo fantasma diroccato, visto in tanti film. Poco oltre, sulla strada di Stigliano, si attraversa una vallata su un ponte sinuoso nel nulla, molto sfruttato dalle case automobili­stiche per le pubblicità. Ma le emozioni alla guida non finiscono qui: è il momento di affrontare le curve che pennellano le pareti scoscese delle Dolomiti Lucane. Un ambiente selvaggio, quasi dantesco, di rara bellezza. Vale la pena di parcheggia­re e avventurar­si qua e là sugli speroni aerei che si affacciano nel vuoto. A proposito di vuoto: per

capirne il senso una volta per tutte, basta provare il Volo dell’angelo di Castelmezz­ano, imbragati e appesi a una fune d’acciaio lunga un chilometro e mezzo. Per riprenders­i bisogna mettere i piedi a livello del terreno, e anche più in basso. Nelle cantine del Notaio ,a Rionero in Vulture, per esempio, non lontano da Potenza. Il rosso Aglianico, qui, è strepitoso: da provare il Sigillo, vinificato da uve stramature, potente e sensuale come pochi altri. La visita delle cantine, sorta di labirinto scavato nel sottosuolo, è un’esperienza autentica.

Si riparte lungo strade che sembrano voler riscrivere la definizion­e di tortuoso, senza incontrare altre auto, sentendosi gli ultimi uomini sulla Terra. La sensazione di vagare nel deserto termina solamente a Padula, già nel Salernitan­o. La certosa di San Lorenzo di inizio Trecento all’esterno regala prospettiv­e grandiose; nelle celle di clausura si respirano raccoglime­nto e silenzio. Difficile, ancora una volta, ripartire. Il mare non è lontano, ci si arriva per stradine che tagliano il cuore selvaggio del Cilento, passando per paesini sperduti come Roscigno, Stio,

Orria, arroccata su un colle, e Ostigliano. Sono strade per chi ama le curve. Si sbuca sul Tirreno nei pressi di Paestum e del suo parco archeologi­co di templi dorici. Una meraviglia, specie se il tramonto gioca con la pietra.

Si volge al nord, ora. Una sosta golosa a Capaccio, alla tenuta Vannulo, per comprare mozzarelle squisite (solo al mattino) e poi su, oltre Salerno, per imboccare la leggendari­a strada statale 163 della Costiera Amalfitana, tra le più scenografi­che al mondo. Vietri, Cetara, Amalfi, Praiano, Positano scivolano via fra scorci che restano nella memoria, giardini pensili e borghi bianchi. Si guida nel paesaggio, lo si respira, in una gioia dei sensi che si vorrebbe non finisse mai. Superata Positano, si sale fino a Sant’Agata ai due Golfi, dove si trova Don Alfonso 1890, tempio indiscusso della grande cucina (chi volesse regalarsi la cena della vita può anche fermarsi a dormire). Di nuovo in viaggio, ci si tuffa nella penisola sorrentina. Nel suo traffico, gli ultimi giorni di viaggio sembrano già sogno. Napoli, il Vesuvio e Castel Dell’Ovo, sono già in vista.

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d’Italia. DOVE
La SS 45 Gardesana occidental­e, lungo la riva lombarda del Garda: è una delle strade più belle d’Italia. DOVE
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Venezia Giulia. 1| La spettacola­re forra del fiume
Cosa, presso le grotte di Pradis,
a Clauzetto. 2| Il lago di Barcis, tra le Dolomiti
friulane. 3| Castello Ceconi, tra Tolmezzo e Osoppo, in provincia
di Udine.
Immagini dal Friuli Venezia Giulia. 1| La spettacola­re forra del fiume Cosa, presso le grotte di Pradis, a Clauzetto. 2| Il lago di Barcis, tra le Dolomiti friulane. 3| Castello Ceconi, tra Tolmezzo e Osoppo, in provincia di Udine.
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Maderno, tra Gargnano e Salò.
In alto, la piscina outdoor-indoor del Lefay Resort & Spa Lago di Garda ,a Gargnano (Bs), con vista sul lago. A destra, la SS 45 presso Toscolano Maderno, tra Gargnano e Salò.
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Una strada sterrata verso Montecarot­to, (An), sul circuito dei castelli di Jesi, perfetto per l’auto o per la moto. In primo piano, le vigne del Verdicchio.
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Sopra, un tipico paesaggio delle Dolomiti Lucane, intorno a Castelmezz­ano (Pz). Nella pagina accanto, la Certosa di San Lorenzo, a Padula (Sa).
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e Positano. 3| La SS 163 dal Sentiero degli dei, lungo la Costiera amalfitana.
1| Una veduta di Positano; sullo sfondo, Praiano. 2| Tra Sant’Agata sui Due Golfi e Positano. 3| La SS 163 dal Sentiero degli dei, lungo la Costiera amalfitana.
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