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NOBILE FANTASIA

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Architettu­re sontuose e giardini spettacola­ri: alla scoperta delle raffinate dimore sui Colli Albani, fatte edificare da papi e aristocrat­ici. Un territorio che si nutre della storia, generoso e accoglient­e. Nei paesaggi, nel cibo genuino, negli incontri. E sullo sfondo, una grande natura

Iconici, carichi di personalit­à, pieni di malia. Un po’ centro e un po’ periferia, una banlieu chic, direbbe l’antropolog­o Marc Augé. Bucolici, anche. I Castelli Romani sono così: un parterre perfetto su cui disegnare itinerari nella storia e nel verde acerbo, ricchi di suggestion­i sensoriali, a due passi da Roma. Adagiate sui Colli Albani, le loro piccole capitali, Albano e Frascati, Genzano e Castel Gandolfo, Marino e Grottaferr­ata, sono pronte a esibire i loro centri storici che sembrano studiati apposta per sedurre viaggiator­i (i primi furono quelli del Grand Tour) e pittori (Corot e Turner, tra gli altri). E a raccontare, tra palazzi e chiese, giardini e parchi, fontane e abbazie, le storie intriganti di papi, condottier­i e famiglie della nobiltà nera, che si muovevano tra le raffinatez­ze del Rinascimen­to e del Barocco.

Sentieri e ville imperiali

Questo territorio ha più anime, assicura Daniele Mencarelli, castellano di adozione - vive ad Ariccia - e vincitore del Premio Strega Giovani con Tutto chiede salvezza (Mondadori, 2020), ambientato proprio tra i Castelli. “Come scrivo nel mio romanzo, qui la natura appare regina di bellezza, uno scrigno di tesori. Tutto immenso, incredibil­e… oggi so che non sono io a vedere grandi le cose, ma sono loro a esserlo. Io mi limito a guardarle nella loro reale dimensione, e la dimensione reale delle cose è gigantesca. Ecco, il mio amore smisurato per questo territorio nasce proprio dalla sua incredibil­e varietà di scenari naturalist­ici, storici e antropolog­ici”. Non lascia incerti e non distrae questa terra. La sua magia risiede, anche, nel sorprenden­te intrecciar­si di rotte slow nel verde e di sentieri che portano all’ascolto, al solo guardare. In un

paio d’ore di cammino, per esempio, si compie il periplo del lago Albano, partendo dalla cosiddetta Cabina del papa (la pompa che porta acqua alla residenza pontificia) lungo la strada che scende da Castel Gandolfo allo specchio lacustre. Durante il tragitto sono assicurati gli incontri con memorabili­a romane, il ninfeo dorico e quello del Bergantino, ambedue inglobati, nella villa imperiale di Domiziano. Seguendo il sentiero che gira intorno al lago, ci si inoltra in un bosco, ricco di specie endemiche come il leccio, il carpino, la roverella, il nocciolo, il tiglio e il sambuco. Verso la fine del giro, poi, si incontra l’emissario del lago Albano, uno dei luoghi del cuore Fai, straordina­ria opera d’ingegneria idraulica per far defluire le acque del lago nel Tevere. Sono tante le anime castellane che stimolano i sensi. Un’educazione a guardare il bello arriva dalle eleganti residenze di villeggiat­ura che da sempre i cittadini della capitale hanno costruito sui Colli, a cominciare da patrizi, senatori e imperatori della Roma caput mundi per finire con i papi. E con il loro entourage: i Colonna, i Borghese, gli Aldobrandi­ni, gli Odescalchi si sono sfidati per secoli a chi costruiva le più sfarzose case di villeggiat­ura, impreziose­ndone i parchi e i giardini con spettacola­ri giochi d’acqua, ninfei

e sculture, aiutati in queste operazioni da artisti del calibro di Borromini, Bernini, Vanvitelli. L’area è intrisa di storia, fascino, profumi antichi: invita a costruire una mappa personalis­sima, da sovrapporr­e a quella ufficiale. Per perdersi nella raccolta dei 16 borghi (i Castelli), nell’orografia gentile e suggestiva del territorio (le colline sono onnipresen­ti e il mare è una costante, all’orizzonte), nell’ascolto di un dialetto che entra di prepotenza anche nei brani dei rapper cresciuti qui: i giovanissi­mi Jwd di Albano, acronimo di Jordan Winston Don, hanno titolato una loro canzone Dialetto; parole dialettali sono anche una delle cifre della prosa nobile di Daniele Mencarelli e delle canzoni della folk singer Giovanna Marini.

COLLINE, FRASCHETTE, ARTE

I Castelli sono una sorpresa per gli occhi, un susseguirs­i di paesaggi dolci, di colline e laghi che regalano gusti inaspettat­i, intensi, robusti. E così la loro scoperta è scandita da percorsi sensoriali vari e variabili: visite a rovine monumental­i, a regge principesc­he e a giardini all’italiana, soste nelle osterie e nelle fraschette (trattorie e mescite, insieme) popolane e popolari, per provare i capolavori del gusto locale: la porchetta, la pupazza, un biscottone dolce che rievoca le forme delle pin up anni Cinquanta, ma anche delle dee madri pagane, la salsa d’uva, il salamino tuscolano. Metafore di una società e di una cultura, non solo gastronomi­ca, che preferisce i gusti forti agli sperimenta­lismi gourmet.

Per esplorare con tutti i sensi il territorio si parte da Castel Gandolfo, Vaticano extra moenia. Il borgo (uno dei più belli d’Italia) è una raccolta di opere d’arte difficile da trovare altrove: i resti della villa dell’imperatore Domiziano, la cupola del Bernini nella collegiata di San Tommaso da Villanova, le eleganze neoclassi

che di Thorvaldse­n e Valadier a villa Torlonia ,il palazzo apostolico, con i suoi giardini affacciati sul lago di Albano. È un assaggio di arte topiaria la visita dei giardini papali e anche un’immersione totale tra colori e profumi, da vivere seguendo le siepi di mortella nel giardino del belvedere, perdendosi nel giardino della magnolia e percorrend­o i viali dedicati a fiori ed essenze, rose, erbe aromatiche.

I Castelli sono stati, e sono ancora, il set di una dolcevita di bella provincia italiana, di gite domenicali, di sagre e feste paesane: in tempi di fughe tranquille e vicine, le piccole capitali dei Colli Albani guadagnano appeal per chi vuole tornare a vivere emozioni dimenticat­e, che si mescolano ad arte e archeologi­a, saperi e sapori. Non è un caso che proprio nei Castelli sia nato uno dei cibi di strada più famosi d’Italia, la porchetta. Ce ne sono di buone anche in altre regioni, assicurano gli esperti, ma la vera porca (così la chiamava Gadda nelle pagine del suo Pasticciac­cio) è quella di Ariccia, saporita, speziata, profumata di aglio, pepe nero, rosmarino e maleducata (cioè molto ben condita). In zona, i golosi trovano anche le pagnotte rustiche e croccanti del primo pane igp d’Europa quello di Genzano e le etichette del vino dei Papi, il Frascati dop, un bianco che ha nel dna il mito delle divinità romane e l’impeto dell’Impero, i fasti rurali e le ascendenze nobili. Altro fiore all’oc

chiello di Frascati sono le eleganti e imponenti ville tuscolane: imperdibil­e villa Aldobrandi­ni, con gli affreschi del Domenichin­o (sua la sala del Parnaso) e del Cavalier d’Arpino, col giardino disseminat­o di sculture di mostri e animali mitologici e con le scuderie, riadattate dall’architetto Massimilia­no Fuksas in spazio espositivo e auditorium per concerti. Frascati è anche il teatro delle acque nel parco di villa Torlonia, un trionfo di architettu­re barocche e simmetrie rigorose, di verde e di giochi di fontane e piccole cascate, accompagna­ti da concerti di gocce d’acqua e di zampilli. I Castelli sono capaci di appagare tutti e cinque i sensi: da provare, quindi, l’esperienza nel museo del vino ,a Monte Porzio Catone (monteporzi­ocatonemus­ei.it), diffuso negli spazi degli antichi tinelli. Qui utensili e attrezzi testimonia­no i vecchi mestieri legati al mondo del vino, scienza e artigianat­o dialogano tra loro con video e installazi­oni multimedia­li, codice QR e wi-fi, e la colonna sonora è la voce degli anziani vignaioli castellani che raccontano le loro storie. Quasi scontata la conclusion­e: nella sala degustazio­ne si assaggiano i vini del terroir dopo averne valutato colore e bouquet.

Per godersi la quiete suggerita da questo territorio incantato, basta poco: l’ombra di una fraschetta, un bicchiere di vino dei Castelli, una bruschetta casereccia e il gioco è fatto. Il resto è assoluta bellezza.

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 ??  ?? Villa Aldobrandi­ni,
a Frascati: il piano nobile conserva affreschi di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino
(1568-1640).
Villa Aldobrandi­ni, a Frascati: il piano nobile conserva affreschi di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (1568-1640).
 ??  ?? Castel Gandolfo, tappa imprescidi­bile per i suoi tesori, dai resti della villa dell’imperatore Domiziano ai giardini papali.
Castel Gandolfo, tappa imprescidi­bile per i suoi tesori, dai resti della villa dell’imperatore Domiziano ai giardini papali.
 ??  ?? I magnifici affreschi di Villa Falconieri, a Frascati. È sede dell’Accademia Vivarium Novum, che promuove lo studio delle lingue classiche.
I magnifici affreschi di Villa Falconieri, a Frascati. È sede dell’Accademia Vivarium Novum, che promuove lo studio delle lingue classiche.
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 ??  ?? Il parco di villa Torlonia, a Frascati: suggestivo il teatro delle acque, che ha inizio da una grande peschiera.
Il parco di villa Torlonia, a Frascati: suggestivo il teatro delle acque, che ha inizio da una grande peschiera.

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