Torre di dadi
L’OGGETTO
Gli antichi romani nutrivano una grande passione per il gioco d’azzardo, tanto che per vincere non esitavano a ricorrere a furbizie di ogni tipo, specialmente quando si giocava ai dadi. A evitare imbrogli c’erano allora speciali marchingegni a forma di torre, detti “turricula” o “pyrgus”, che rendevano impossibile la manipolazione dei dadi. L’unico esemplare romano finora noto è stato ritrovato nel 1983 in Germania, nei pressi della Renania Settentrionale, non lontano da Colonia, dove sorgeva una ricca villa romana. La torre oggi fa bella mostra di sé, ricomposta e restaurata, nel LVR-LandesMuseum di Bonn. Alta 22,5 centimetri e larga 9,5, la torre ha il “tetto” aperto: da qui si introducevano i dadi, che scorrendo lungo una sorta di scala fuoriuscivano alla base, accolti dal tintinnio di campanellini retti da delfini. Le decorazioni e i trafori, il cui stile risale al IV secolo, suggeriscono che si trattava probabilmente di un dono. Per chi, lo ricaviamo forse da due brevi iscrizioni. La prima recita lapidariamente: PICTOS VICTOS / HOSTIS DELETA / LVDITE SECVRI, “Pitti sconfitti / Nemico annientato / Giocate in sicurezza”: il riferimento è a una vittoria romana contro i Pitti, stanziati a nord del Vallo di Adriano, nel 342-343 ad opera di Costante e nel 368-369 da Teodosio. La seconda scritta è un’esortazione e un augurio: UTERE FELIX VIVAS, “usami e vivi felicemente”. Forse la torre era un dono “commemorativo” tra militari, tra i quali la passione per i dadi, si sa, era particolarmente diffusa.