Da Botticelli a Barbieri
Quanti di noi hanno dovuto studiare la Divina Commedia, cantilenandone le terzine e scrivendone pagine di versioni in prosa? Quanti di noi hanno sogghignato leggendo di Dante che, per togliersi d’impiccio, sviene opportunamente? Per moltissimi, la Divina Commedia è stata solo una parentesi eccessivamente lunga nel programma di italiano.
Per altri invece, crescendo, è cambiato qualcosa. Avvicinandovisi nuovamente, vuoi spinti dalla curiosità, vuoi perché il videogioco l’ha fatto tornare in mente, vuoi perché ne è uscita una versione illustrata spettacolare, si scopre una Commedia diversa. Si scopre un fantasy in piena regola. Si inizia ad amare l’Inferno, ad ammirare il Purgatorio, a rimanere confusi e colpiti dal Paradiso. Soprattutto, ci si rende conto della ricchezza delle immagini che Dante ci consegna. Un mondo definito, vivido, pieno. Non sorprende dunque che quest’opera abbia ricevuto nei secoli un numero altissimo di tributi, che cercavano di rappresentare al meglio graficamente ciò che Dante aveva evocato con la parola.
Il primo artista a occuparsi della vera e propria illustrazione della Commedia fu un grande pittore, le cui opere hanno attraversato il tempo e lo spazio proprio come quelle di Dante: Sandro Botticelli, che verso la fine del 1400 ricevette per conto dei Medici l’incarico di disegnare cento tavole per una prestigiosa edizione. Di questo ciclo l’unica tavola completa è anche una delle rappresentazioni più note dell’Inferno, saltata alle luci della ribalta nel 2013 grazie al libro Inferno di Dan Brown: una dettagliata mappa della voragine infernale, articolata nei vari cerchi e bolge, nella quale sono minuziosamente raffigurati i dannati e i loro supplizi. Da notare le figure dei lussuriosi, scagliati intorno da un vento inarrestabile, e la tempesta di fuoco che sconvolge il terzo girone del settimo cerchio.
Bisognerà attendere la fine del 1500, tuttavia, per avere una serie di illustrazioni completa, eseguita da Federico Zuccari e conservata oggi agli Uffizi, che l’hanno resa disponibile online per tutti (uffizi.it/mostre-virtuali-categorie/a-riveder-le-stelle). Esposti al pubblico solo due volte, questi disegni sono poco noti, ma meritano una visione. Non solo perché Zuccari è stato uno dei maggiori manieristi italiani, ma perché si tratta di una serie di disegni molto contemporanei nella loro “impaginazione”. Sono infatti pensati per dare spazio al testo sul lato sinistro e sono corredati da alcune didascalie interne per meglio seguire le terzine.
Durante il Seicento e nel primo Settecento, la popolarità della Commedia osserva una battuta d’arresto. Si preferiscono opere meno oscure, meno allegoriche. Ma alla fine del Settecento, Johan Heinrich Fussli, pittore svizzero noto per opere come L’incubo, contribuisce al suo recupero con una serie di stampe manieriste e disturbanti.
Nel corso dell’Ottocento, la Commedia torna sotto i riflettori per non uscirne più. Grazie allo sturm und drang tedesco e ai primi moti romantici in Italia si ravviva il culto di Dante, e la sua maggiore opera viene letta, riletta ed amata per la sua passionalità, gli episodi drammatici dell’Inferno e il lirismo crescente di Purgatorio e Paradiso. Il Sommo viene incoronato poeta per eccellenza della nuova letteratura romantica, diventando spunto per indimenticabili opere di Delacroix (La barca di Dante, 1822), Bouguereau (Dante e Virgilio all’Inferno, 1850) e dei Preraffaelliti (Il sogno di Dante e Beata Beatrix di Dante Gabriel Rossetti; Dante e Beatrice di Henry Holiday).
Al 1861 risalgono le più note tra le illustrazioni, quelle di Gustave Dorè, pittore e capace incisore francese, che ebbe notevole influenza sui successivi artisti e disegnatori e continua ad averne sui contemporanei.
La sua Commedia venne estremamente apprezzata per l’eleganza e l’espressività delle sue figure, unite alla loro semplicità di incisioni in bianco e nero.
Quasi un secolo dopo, nel 1949, venne pubblicato un altro capolavoro dell’illustrazione, questa volta a fumetti: L’inferno di Topolino. Unico fino ad allora nel suo genere, perché sceneggiato interamente in terzine da Guido Martina e disegnato da Angelo Bioletto. Grafico e crudo, nonostante fosse rivolto a un pubblico di giovanissimi, quindi parzialmente edulcorato rispetto all’originale, questo strepitoso omaggio alla prima cantica gode di due prestigiose ristampe: il volume Paperdante, uscito a marzo 2021, che ripercorre fantasiosamente l’infanzia di Dante; e due volumi a cura di Panini Comics, usciti a settembre, uno dedicato ai collezionisti, in tiratura limitata, e uno dal prezzo più contenuto. Entrambi dedicati interamente al capolavoro di Martina, per l’occasione ricolorato da Fabio Celoni e Luca Merli, i volumi Panini sono impreziositi da una prefazione di Tiziano Sclavi e da contenuti esclusivi e immagini finora inedite.
Due anni dopo, nel 1951, l’Istituto Poligrafico dello Stato italiano commissionò una serie di illustrazioni della Divina Commedia a Salvador Dalì, il quale produsse più di 100 acquerelli visionari e sorprendenti. La sua reinterpretazione dei personaggi e dei luoghi spiazzò a tal punto i committenti che decisero di non pubblicare il suo lavoro. Sarà l’editore parigino Les Heures Claires, nel 1960, a dare alle stampe gli acquerelli di Dalì, con enorme successo. La piatta desolazione del paesaggio che circonda Dante «nel mezzo del cammin della sua vita», l’inquietudine nervosa di Aracne, lo stanco e immobile Lucifero sono solo alcuni dei punti salienti.
Una cinquantina di anni dopo la casa editrice Nuages decise di pubblicare una nuova versione illustrata della Divina Commedia, suddivisa in tre volumi. Le illustrazioni furono curate da Lorenzo Mattotti (un gigante tra i disegnatori contemporanei italiani) per l’Inferno, Milton Glaser per il Purgatorio e Moebius per il Paradiso.
La prima Cantica è caratterizzata da figure nere e inquietanti, colori acidi e forme sinuose e crudeli. I contrasti stridenti tra le cromie e le soluzioni grafiche surreali, tormentate e incantate rendono la sua opera una rielaborazione della Commedia decisamente unica.
Nel 2018, un altro grande disegnatore italiano si è cimentato nell’illustrazione delle terzine dantesche. Gabriele dell’Otto, per un’edizione commentata da Franco Nembrini, ci ha proposto tre stupefacenti volumi, uno per Cantica, l’ultimo dei quali uscito a fine agosto per Mondadori. Realismo ed espressionismo sono le parole chiave adatte per descrivere il suo lavoro. Nelle tavole dedicate all’Inferno, le braci rosse e fiammeggianti sembrano quasi perforare il grigio cenere che ammanta paesaggi e persone, e la veste di Dante è l’unica altra concessione di colore a un mondo altrimenti desolato e monocromo. Nel Purgatorio, i contrasti si fanno più attenuati, le tinte man mano più vive: ci avviciniamo al Paradiso, e le figure di Matelda e di Beatrice ci danno un’idea di che cosa ci aspetta.
Parlando di giganti dell’illustrazione italiana, è impossibile non pensare a un altro artista, amato da pubblico e critica. Si tratta, ovviamente, di Paolo Barbieri, che quest’anno per Sergio Bonelli Editore pubblica una nuova edizione del suo lavoro del 2012 dedicato all’Inferno di Dante, arricchita con le illustrazioni di otto canti che non erano presenti nel lavoro precedente. Una rappresentazione dell’Inferno dal punto di vista di Dante stesso, che porta il lettore a vivere in prima persona quanto descritto. L’attenzione ai particolari e la resa delle diverse cromie, rifiutando il classico binomio inferno-fuoco, ci restituisce il mondo proprio come descritto da Dante nel suo poema: variegato, spaventoso, ricco e incredibilmente vivo.
Settecento anni dalla morte di Dante, insomma! Forse ci serviva proprio un anniversario così altisonante per fermarci a notare quanto quest’uomo e la sua opera abbiano significato per noi. Secoli di illustrazione, di disegni, reinterpretazioni, sogni, colori, emozioni. E chissà quanti altri ancora…