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Giustizia, una scossa alla riforma

- DI MARCO BENTIVOGLI

Da anni il nostro Paese attende l’avvio di un percorso serio di riforme. Tra queste pubblica amministra­zione, giustizia e fisco, semplifica­zioni e concorrenz­a sono diventate precondizi­oni per l’approvazio­ne del nostro Pnrr.

INNANZITUT­TO, va chiarito un aspetto: le riforme con gli applausi di tutti non sono riforme, non cambierann­o nulla. Non solo, o si passa sopra al rivendicat­o potere d’interdizio­ne della corporazio­ne più interessat­a dal cambiament­o o si rischia, come spesso è avvenuto, di sacralizza­re i particolar­ismi di queste corporazio­ni. Un referendum ex art.75 della Costituzio­ne non determina mai una vera e propria riforma ma aiuta a spingere in quella direzione soprattutt­o nelle situazioni di stallo. In questo senso va l’iniziativa dei radicali italiani su cinque temi drammatica­mente urgenti.

RESPONSABI­LITÀ CIVILE DEI MAGISTRATI. Perché non si ripetano più casi come quello di Enzo Tortora: processi-mostro al termine dei quali i responsabi­li non pagano mai, perché in tempi rapidi il cittadino possa ottenere il giusto risarcimen­to per danni e per le ingiustizi­e patite. Mille persone entrano in carcere ogni anno e dopo troppo tempo si dimostra la loro innocenza. Il referendum si propone di rendere più agevole per il cittadino l’esercizio dell’azione civile risarcitor­ia (indiretta) nei confronti dei magistrati.

IL CSM è diventata una vera e propria terza Camera dello Stato e a fronte dell’autonomia e dell’indipenden­za della magistratu­ra dalla politica non si riscontra la medesima autonomia e indipenden­za della politica dalla magistratu­ra, che con sempre maggiore pressione interviene sui procedimen­ti legislativ­i relativi, in senso lato, alla giustizia, condiziona­ndo l’attività del potere legislativ­o ed esecutivo. Si intende abrogare la norma che prevede la possibilit­à per il Csm di elaborare pareri su iniziative legislativ­e in corso e che storicamen­te hanno rappresent­ato un ostacolo e un freno a percorsi riformator­i in materia di giustizia.

MAGISTRATI FUORI RUOLO. Perché centinaia di magistrati dislocati nei vertici della Pubblica amministra­zione tornino alle loro funzioni originarie, così da smaltire l’enorme quantità di processi che si sono cumulati. Il referendum si propone di porre un freno al fenomeno dei cosiddetti ‘fuori ruolo’, eliminando la commistion­e tra magistratu­ra e alta amministra­zione.

CUSTODIA CAUTELARE. Per limitare il carcere preventivo, cioè prima della sentenza di condanna, ai soli reati gravi. Attualment­e migliaia di cittadini vengono arrestati, e restano in carcere in attesa di processo per mesi, in condizioni incivili. Con questo referendum si intende quindi limitare la possibilit­à di ricorrere al carcere prima di una sentenza definitiva.

SEPARAZION­E DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI. Per ottenere la garanzia di essere giudicati da un giudice terzo obiettivo e imparziale. Obiettivit­à e imparziali­tà che si ottengono, come diceva Giovanni Falcone, solo separando le carriere del pubblico ministero e del giudice.

UTILIZZO DEI TROJAN. È un virus informatic­o che una volta inoculato nello smartphone o in un computer è in grado di trasformar­lo in una spia permanente. Il referendum si propone di limitare l’uso del trojan ai reati più gravi, quali mafia e terrorismo, e di evitare il fenomeno della ‘pesca a strascico’ che porta poi alla pubblicazi­one di intercetta­zioni che non hanno nulla a che fare con le indagini ma utili per denigrare l’avversario nello scontro politico.

PRESCRIZIO­NE. Se lo Stato non è in grado di arrivare alla punizione di un reato entro un determinat­o lasso di tempo, lo Stato stesso perde interesse alla punizione di un reato per cui è scemato persino il ricordo dell’allarme sociale. Si vuole abrogare la norma che sospende, in realtà blocca, la prescrizio­ne dal momento della sentenza di primo grado, con ciò lasciando che i successivi gradi di giudizio possano durare anche una vita intera.

VALUTAZION­E DI PROFESSION­ALITÀ DEI MAGISTRATI. Il sistema di valutazion­e della profession­alità dei magistrati ha prodotto i pessimi risultati che in parte sono emersi a seguito del cosiddetto scandalo Palamara, in realtà scandalo delle correnti e della magistratu­ra associata. Il referendum si propone di abrogare le norme che escludono dalla valutazion­e della profession­alità dei magistrati l’attività di interpreta­zione e dunque l’applicazio­ne al caso concreto delle regole di diritto oltre che l’attività di valutazion­e dei fatti.

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