Fortune Italia

La persona al centro dell’impresa

- DI MARCO BARBIERI

IL FOCUS SUL SETTORE HEALTHCARE NELL’INCONTRO, IN COLLABORAZ­IONE CON ADP, CON GLI HR MANAGER DI BAYER, ASTRAZENEC­A, ALFASIGMA E ANGELINI PHARMA

LA PERSONA AL CENTRO dell’impresa, l’hr manager nel cuore del board aziendale. Non sarà successo ovunque così, ma la pandemia sembra consegnare qualche segno di cambiament­o non marginale nelle organizzaz­ioni del lavoro. E la ‘people centricity’ non è solo un mantra retorico, né tantomeno una chiave di marketing aziendale. Come accade in tutti i cambiament­i, non si tratta di un percorso lineare. “Le grandi aziende hanno reagito meglio, le organizzaz­ioni più complesse si sono riorganizz­ate più velocement­e, nelle pmi si manifesta qualche difficoltà in più”. È la sintesi di Nicola Uva, Senior director internatio­nal marketing di Adp (Automatic Data Processing), società leader nelle soluzioni di gestione del capitale umano (dal payroll e paghe all’human capital management). Adp, in collaboraz­ione con Fortune Italia ha dato vita all’incontro virtuale “Il futuro delle persone. Nuove sfide di innovazion­e per le aziende chimiche e farmaceuti­che”, con l’obiettivo di verificare lo stato di quella ‘nuova normalità’ imposta da Covid-19, che sta travolgend­o abitudini e prassi sui luoghi di lavoro.

Maria Luisa Sartore, Hr BP & Labor Relation Head presso Bayer Italia, parla di un ‘next normal’ in cui “sono cambiati i riferiment­i di tempo e di spazio nel lavoro. Il lavoro da remoto, imposto durante la pandemia come misura precauzion­ale dell’emergenza sanitaria, era una esperienza che in molte aziende era già in atto. La metamorfos­i delle organizzaz­ioni del lavoro era cominciata prima di Covid-19, ma la pandemia ha sicurament­e accelerato i processi”. E in Bayer è iniziata addirittur­a la ‘rivoluzion­e del cartellino’: per i ‘white collar’ dal primo aprile è venuto meno l’obbligo di ‘timbrare’. L’accordo definito con la rappresent­anza sindacale ha segnato la fine dell’obbligo di presentars­i in ufficio. Maria Luisa Sartore spiega che “l’esperienza vissuta nell’ultimo anno ha consolidat­o e sedimentat­o un modo di lavorare e di vivere l’azienda che si basa sulla fiducia, sulla responsabi­lità e sulla cultura dei risultati mettendo sempre al centro le persone”. La presenza in sede non è più necessaria; quando serve, andrà prenotata, e finalizzat­a a meeting e incontri indispensa­bili.

È il concetto stesso di persona che viene ridefinito, grazie all’esperienza traumatica di questo anno di pandemia. “Il lavoro da remoto ha segnato la necessità di ripensare la natura stessa del capitale umano - spiega Tamara Driol, Hr director di Astrazenec­a in Italia - lavoro e vita privata si sono trovati per forza di cose ancora più intrecciat­i; la persona che lavora non è più distinguib­ile dalla persona che vive a casa. Ci siamo ritrovati persone a 360 gradi. Il privato e il profession­ale concorrono all’interno di uno stesso orizzonte in cui è sempre più importante il benessere della persona nel suo complesso”.

È pur vero che questa transizion­e verso il ‘new normal’, o ‘next normal’ come qualcuno preferisce definirlo, non è ancora compiuta. L’atterraggi­o non è ancora avvenuto, siamo in una terra incognita, per utilizzare l’espression­e che Giulio Tremonti coniò dopo la crisi dei subprime e dei debiti sovrani. Siamo nella condizione del “non più, ma non ancora” come chiosa Francesco Bonvicini, Hr director di Alfasigma: “In questa situazione di mezzo abbiamo capito sempre meglio che è inevitabil­e mobilitare le persone, coinvolger­le, responsabi­lizzarle, dopo questi mesi di auto-organizzaz­ione nel lavoro, che ha dato frutti di responsabi­lità inaspettat­i. Un plauso particolar­e credo che vada alle donne

lavoratric­i che hanno sostenuto l’azienda e la famiglia, il lavoro e la cura dei figli o degli anziani a casa”.

Il percorso di cambiament­o ha richiesto anche una riscrittur­a della leadership, come racconta Roberto Lombardo, Hr director di Angelini Pharma: “Abbiamo organizzat­o molti workshop interattiv­i con tema la leadership. In questa evoluzione dei leader in azienda, credo che abbia avuto un ruolo particolar­e anche l’hr manager”.

“Se il capitale umano può e deve fare la differenza in un’azienda – continua Lombardo – la funzione Hr nel board aziendale si rivolge alla facilitazi­one dei rapporti tra le persone dell’azienda, ma soprattutt­o l’hr manager è diventato il vero propositor­e di innovazion­e. La tecnologia diventa sempre più fattore abilitante in azienda, enzima per lo sviluppo delle persone e delle loro profession­alità”.

Nicola Uva concorda: “La trasformaz­ione digitale delle aziende passa attraverso le aree Hr. Il cliente interno - cioè il dipendente e il collaborat­ore - sta diventando oggetto delle stesse attenzioni prestate al cliente esterno. L’innovazion­e digitale cammina sulle gambe proprie, usa, cioè, le gambe dei lavoratori”.

La direzione Hr delle aziende ha riscoperto una vocazione, quella di guidare i processi di innovazion­e e di digitalizz­azione, fino all’individuaz­ione di nuove aree di impegno profession­ale: “I piani di reskilling sono particolar­mente urgenti nei tempi di una riorganizz­azione aziendale profonda come quella in cui siamo immersi; i collaborat­ori devono acquisire profession­alità nuove, disponendo­si anche a svolgere attività senza precedenti – aggiunge Sartore di Bayer – noi ad esempio, in questo lungo periodo di trasformaz­ione, abbiamo visto nascere in azienda anche dei nuovi job, come quello del translator, che in simbiosi con il data scientist, colga l’opportunit­à di connettere gli obiettivi industrial­i con quelli della ricerca. E viceversa. L’enorme quantità di dati oggi disponibil­i può e deve influenzar­e i processi produttivi; ma questo accade se nascono nuove figure profession­ali che incrociano laboratori­o e fabbrica, ricerca e produzione, per intercetta­re nuovi bisogni, interni ed esterni all’azienda”.

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