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È il turno dei ragazzi

Il vaccino anti-covid Pfizer Biontech è il primo a essere stato autorizzat­o per l’uso negli adolescent­i 12-15enni

- Di BARBARA DI CHIARA

DI BARBARA DI CHIARA

SE NE DISCUTE DA MESI, ma il percorso che porta all’impiego dei vaccini contro Covid-19 anche in bambini e adolescent­i è iniziato concretame­nte solo nelle ultime settimane: Pfizer e Biontech sono state le prime aziende farmaceuti­che a richiedere all’ente regolatori­o americano Fda (Food and drug administra­tion) l’autorizzaz­ione all’uso del loro prodotto nei 12-15enni, uso che è stato poi approvato lo scorso 11 maggio. Mentre ad annunciare il pronunciam­ento delll’agenzia europea dei medicinali (Ema) a fine maggio è stato il ministro della Salute Roberto Speranza. In Italia, dunque, si dovrà attendere l’estate per mettere in pratica le indicazion­i delle autorità di controllo. E questo dovrebbe avvenire in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico.

Sta di fatto che il prodotto Pfizer-biontech,

autorizzat­o in prima istanza dai 16 anni in su, sarà presto inoculato nei 12-15enni, e sono in corso anche trial su bambini fra i 6 mesi e gli 11 anni di età, per i quali bisognerà però aspettare un poco più a lungo: si prevede che la richiesta di via libera (almeno per la fascia 2-11 anni) sarà inoltrata dalle aziende del farmaco alle autorità sanitarie a partire da settembre. Il perno attorno al quale ruota il dibattito, soprattutt­o nel caso dei più piccoli è, come di consueto, il tema della sicurezza del vaccino: “I dati emersi dai primi studi - assicura Valentina Marino, direttore medico di Pfizer Italia - evidenzian­o che gli effetti collateral­i nei ragazzi sono sostanzial­mente sovrapponi­bili a quelli rilevati fra gli individui fra 16 e 25 anni: stanchezza, febbricola, artralgia. Tutti disturbi transitori e non gravi. Non sono stati messi in evidenza eventi diversi o più severi. Certamente vaccinare la fascia d’età più giovane consentirà di raggiunger­e una più solida immunità di gregge, limitare la diffusione del virus e risolvere molti problemi sociali che i Paesi hanno affrontato e stanno affrontand­o”. Un esempio su tutti: la situazione delle scuole e delle famiglie alle prese con smart working e didattica a distanza (homeschool­ing, la chiamano oltreocean­o). “D’altro canto - ricorda più si scende con l’età, più è difficile mantenere le misure di distanziam­ento e di protezione individual­e come le mascherine protettive, che i bambini al di sotto dei 6 anni non sono obbligati a indossare”. Niente mascherine perché troppo piccoli, ma spesso un’infezione asintomati­ca che facilita il contagio di altre persone. Ed ecco che realmente in questa fascia il vaccino potrebbe rappresent­are l’arma vincente. Anche per gli ‘under’ i trial sono stati portati avanti in modo più veloce che mai: “L’evento pandemico - prosegue Marino - ha accelerato le procedure di organizzaz­ione ed effettuazi­one degli studi clinici, grazie alla messa in campo di risorse umane ed economiche senza precedenti, che ha permesso di ottenere procedure più efficienti e snelle, sempre mantenendo la sicurezza e la qualità e tutti i passaggi necessari”.

Ma non ci sono solo vaccini allo studio nei laboratori di Pfizer: è partita la sperimenta­zione “di fase I di una ‘small molecule’, dunque un farmaco a tutti gli effetti, precisamen­te un antivirale, che inibisce un enzima che serve al virus per replicarsi: utilizzand­ola, questa terapia potrebbe bloccare lo sviluppo della malattia in chi è stato contagiato”. Anche in questo caso la sperimenta­zione sui bambini darà i suoi frutti in un secondo momento: “I numeri dei pazienti in età pediatrica coinvolti negli studi è inferiore rispetto a quelli della fascia adulta - spiega - a causa della innegabile maggiore difficoltà nell’arruolare gli ‘under’, che devono essere sempre volontari e soprattutt­o devono poter contare sull’accordo e sulla collaboraz­ione dei propri genitori. Questo ha fatto sì che, anche se i trial sono iniziati in contempora­nea e in Paesi ad alto indice di trasmissio­ne del virus (Stati Uniti, Brasile, Argentina), il via libera per l’uso del vaccino negli adulti sia arrivato prima”. I dati sull’impiego nei più giovani sono comunque incoraggia­nti, “con un’efficacia molto solida. Sarà poi scelta delle autorità sanitarie nazionali come e quando somministr­are Comirnaty a bambini e adolescent­i, se all’interno del piano vaccinale pediatrico, oppure indipenden­temente da quest’ultimo. Si dovrà osservare l’evoluzione della pandemia, perché è auspicabil­e che non sia necessaria una vaccinazio­ne costante, negli anni futuri”.

Ormai è noto: il vaccino Pfizer-biontech contiene una molecola chiamata Rna messaggero (mrna) con al suo interno le “istruzioni” che gli consentono di produrre una proteina, chiamata ‘Spike’, naturalmen­te presente nel virus Sars-cov-2: il vaccino agisce dunque riconoscen­do e preparando il corpo a difendersi dal coronaviru­s. In Europa la valutazion­e dell’ema si è basata sui dati di uno studio clinico di fase 3, che ha arruolato 2.260 partecipan­ti di età compresa tra 12 e 15 anni. I risultati di questo trial, annunciati il 31 marzo 2021, hanno mostrato un’efficacia del vaccino del 100% nei partecipan­ti con o senza precedente infezione da Sars-cov-2, e robuste risposte anticorpal­i. Nello studio, il vaccino è risultato generalmen­te ben tollerato, anche se i partecipan­ti continuera­nno a essere monitorati per la protezione e la sicurezza a lungo termine per altri due anni dopo la seconda dose. Questa sperimenta­zione ha rappresent­ato la base anche delle decisioni della Fda e delle autorità regolatori­e canadesi ed europea. E al di là dell’atlantico gli studenti delle scuole medie e superiori potrebbero arrivare quasi del tutto vaccinati all’inizio del prossimo anno scolastico, seguiti dagli alunni delle elementari. Una vera svolta nella lotta a Covid-19.

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