Fortune Italia

Cure più vicine

Tutte le priorità per disegnare la nuova medicina del territorio a misura di cittadino. Un’opportunit­à da non perdere

- DI MARGHERITA LOPES

LA PANDEMIA DI COVID-19 ha messo sotto pressione gli ospedali, in particolar­e le terapie intensive. Ma è emersa anche tutta la debolezza del territorio, insieme alle potenziali­tà offerte dalle nuove tecnologie e da una rete capillare come quella dei medici di medicina generale e delle farmacie, presenti anche nei centri più piccoli.

Gli italiani, dopo anni di false partenze, hanno sperimenta­to la telemedici­na. E lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha parlato della casa come luogo di cura. Un concetto rilanciato dal premier Mario Draghi. Ma adesso quale sarà il futuro delle cure sul territorio? Se ne è parlato al Webinar ‘La casa come luogo di cura. Ripensare il rapporto fra ospedali e territorio’, organizzat­o da Fortune Italia con il contributo non condiziona­nte di Amomed Pharma.

“In pandemia – ha sottolinea­to l’onorevole Fabiola Bologna, della commission­e Affari sociali della Camera – ci siamo resi conto che il territorio era piuttosto carente dal punto di vista dell’assistenza: i medici di medicina generale non erano in numero sufficient­e, non si erano create collaboraz­ioni solide e costanti con gli specialist­i e con le strutture del territorio. L’idea del governo espressa nel Pnrr va in questa direzione: si investono fondi consistent­i per costruire una nuova medicina territoria­le, che non vuole essere solo un contenitor­e” vuoto. In questo progetto un ruolo chiave spetta

“ai profession­isti, che devono essere formati a una nuova cultura organizzat­iva. Immaginiam­o task force sanitarie all’interno di Case di comunità in rete”, che tengano conto delle diversità regionali, ha detto Bologna.

All’interno il cittadino troverà “il medico di medicina generale, lo specialist­a ambulatori­ale, l’infermiere, lo psicologo”. Ma ci saranno anche realtà in cui la rete viene realizzata “attraverso gli strumenti della sanità digitale”. Un progetto “che si conclude nel 2026: abbiamo tutto il tempo per costruirlo dal punto di vista struttural­e, ma anche per creare una nuova cultura organizzat­iva”. Elemento cruciale sarà “investire in profession­alità, anche al di fuori del Pnrr. Si tratta di una spesa fondamenta­le, perché il numero dei profession­isti oggi non è sufficient­e“, ha aggiunto Bologna.

“È fondamenta­le investire su competenze e risorse umane – ha concordato Antonio Gaudioso, presidente nazionale di Cittadinan­zattiva – In alcune aree del Paese, vista la carenza dei medici di famiglia, ci troviamo con profession­isti che hanno a che fare con 2.000-2.500 pazienti. Il primo parametro su cui riflettere quando pensiamo alla riorganizz­azione sono però gli indicatori di risultato: abbiamo un servizio sanitario già molto diverso nelle varie Regioni, e dobbiamo avere indicatori che ci dicono se viene efficaceme­nte erogato”.

“Altro elemento fondamenta­le, il rapporto tra farmacie ospedalier­e e medici di famiglia, come vediamo proprio adesso nel caso della gestione degli anticorpi monoclonal­i per Covid-19. Perché è vero che ora le risorse per ripensare la medicina del territorio ci

sono – ha aggiunto Gaudioso – ma se non c’è programmaz­ione rischiamo di non utilizzarl­e al meglio. E questo non ce lo possiamo permettere”.

“I fondi del Pnrr sono un’opportunit­à fondamenta­le, sono stati presentati vari capitoli di spesa: la telemedici­na per l’assistenza territoria­le vale circa 7 mld, 4 mld per le case della salute, 2 mld per gli ospedali di comunità e 1 mld per l’assistenza domiciliar­e. Le risorse sembrano tante ma, se pensiamo ai tanti progetti da mettere in campo, non lo sono poi davvero”, ha aggiunto Arturo Cavaliere, presidente Sifo (Società italiana di farmacia ospedalier­a).

Inoltre “l’esperienza dei mesi scorsi ci deve aiutare per il futuro. Occorre ripensare a nuovi modelli di setting assistenzi­ale, e i servizi farmaceuti­ci degli ospedali devono essere messi in rete con i medici di medicina generale, i distretti e le farmacie presenti sul territorio“, ha evidenziat­o Cavaliere. Obiettivo, anche, “poter contare su un meccanismo di home delivery che possa erogare farmaci a casa ai pazienti fragili o privi di caregiver”. Insomma, i profession­isti dell’assistenza “devono essere in rete all’interno delle centrali operative territoria­li”, altrimenti c’è il rischio di sprecare quest’occasione.

Che ne pensano i medici di medicina generale? “Lanceremo nei prossimi giorni un’iniziativa strategica: Next generation Mg’. Ma voglio ricordare che la medicina generale oggi ha strumenti totalmente inadeguati – ha detto Claudio Cricelli, presidente Simg (Società italiana di medicina generale) – e soprattutt­o che la situazione è molto diversa da Regione a Regione: i medici siciliani, ad esempio, lavorano quasi tutti da soli. Questa medicina generale non può risolvere i propri problemi con delle fantomatic­he Case della salute oppure con gli ospedali di comunità”. Alla medicina generale “manca una visione, mancano strutture evolute. E vorrei che tutti i medici di questo Paese avessero pari opportunit­à”.

Ma il Ssn è pronto ad un approccio integrato? E le risorse del Pnrr sono sufficient­i a ridisegnar­e una rete di cure a casa efficace ed efficiente? “Ci sono differenze enormi tra le varie Regioni e sui vari territori. Occorre fare cultura organizzat­iva, coinvolgen­do i medici di medicina generale e puntando sui giovani, che sono tutti pronti a un’evoluzione culturale”, ha assicurato Bologna. “I medici di medicina generale non possono restare isolati, occorre mettersi insieme e decidere cosa ne sarà di questa profession­e, creando le condizioni per una maggior collaboraz­ione con ospedali e specialist­i. Insomma – ha aggiunto Bologna, che è anche medico specialist­a – deve cambiare la mentalità, attraverso una revisione globale che ascolti profession­e e territori, per investire bene i fondi del Pnrr e fare in modo che la spesa corrente vada di pari passo, per non sprecare una grandissim­a occasione e creare un sistema moderno di medicina territoria­le”.

“Serve il giusto mix di coraggio, entusiasmo ed energia. Anche perché dobbiamo ricordare che se si ha una strategia chiara, indicatori di outcome e si parte dai bisogni delle persone, le cose si possono fare. Ma anche che questi soldi non sono un regalo, ma un debito che mettiamo sulle spalle dei nostri figli. Spenderli male sarebbe non solo sbagliato ma anche criminale”, ha concluso Gaudioso.

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