Italia-turchia, il ponte delle donne imprenditrici
Le due associazioni Aidda e Kagider rilanciano le relazioni commerciali, e quelle umane, tra i due Paesi
Accade, a volte, che mentre in una stanza gli uomini litigano, in quella accanto le donne si parlino. Può succedere, quindi, che mentre la politica discute e tira su muri, altrove si costruiscano ponti. E così, mentre i rapporti tra Italia e Turchia si inasprivano, dopo che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha definito dittatore Recep Erdogan, l’aidda Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda - e in particolare la delegazione del Friuli Venezia Giulia, ha dato vita a un incontro digitale B2B in collaborazione con Kagider, associazione turca di donne imprenditrici.
Obiettivo: promuovere la conoscenza del Made in Italy ma soprattutto creare nuove opportunità commerciali con il Paese del Mediterraneo orientale. Una iniziativa sostenuta non a caso dall’armatore svedese DFDS, che gestisce i collegamenti marittimi proprio tra Trieste e la Turchia.
Sia Kagider che Aidda fanno parte di un circuito internazionale che si chiama Fcem, ovvero Femmes chefs d’entreprises mondiales, network che conta più di 450mila imprenditrici presenti in 50 Paesi dei 5 continenti.
In questo evento in particolare sono state coinvolte oltre 80 donne d’affari di entrambi i Paesi e 40 aziende italiane attive in settori di vario tipo, dal manifatturiero al turismo, dai servizi al tessile e al food & beverage. Gli incontri si sono svolti per tavoli tematici e merceologici: si poteva entrare nelle varie stanze virtuali per raccontare la propria realtà ed esperienza e mettere in vetrina i prodotti. Ci sono luoghi per eventi in Toscana che sono entrati in contatto con agenzie per matrimoni di Bodrum o produttori di frutta secca di qualità che hanno creato un link con piccole aziende di cioccolateria, o ancora la startup di una giovane donna turca che produce maschere. Il meeting è servito più che altro a una presa di contatto tra imprese, solo in una seconda fase si potrà capire in che modo questo ‘ponte’ abbia implementato il volume dei rapporti commerciali e quanti contratti abbia propiziato.
La presidente nazionale di Aidda, Antonella Giachetti, non sottovaluta certo l’importanza dell’eventuale ritorno economico. “Ma l’aspetto relazionale e umano è quello che porterà poi un maggior beneficio nel tempo. Io sono convinta che un mondo in armonia e pace sia anche un mondo più prospero”, spiega. La sua convinzione è che, lasciata la pandemia alle spalle, si apriranno nuove e differenti opportunità di business. Ma ancora di più è persuasa dell’importanza che il contributo delle donne può dare alla ricostruzione post Covid. “Io credo fortemente che se il sistema non viene riavviato con una valorialità diversa, torniamo ai frutti amari del recente passato, quando il meccanismo era già imploso dal punto di vista, per esempio, dei danni ambientali o delle disuguaglianze”, osserva ancora Giachetti.
Lilli Samer, capo delegazione di Aidda Friuli Venezia Giulia, è stata promotrice di questo incontro B2B anche perché la sua azienda rappresenta proprio la società, ora in mano danese, che gestisce il traffico dell’autostrada del mare verso la Turchia e che ha avviato un programma di iniziative denominato ‘We carry for women’ che ha l’obiettivo di sostenere la partecipazione di imprenditrici donne nell’economia turca. Nell’incontro la situazione politica internazionale non si è minimamente
affacciata, nessun accenno alla decisione della Turchia di uscire dalla Convenzione di Istanbul, trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Samer d’altra parte ricorda che “tutto il bacino del Mediterraneo sta soffrendo di problemi geopolitici, ma la Turchia è un paese più strutturato di altri nell’industria e nell’agricoltura”. Peraltro ha un modello simile a quello italiano caratterizzato da molte piccole imprese a base familiare. “Dobbiamo ricordare che ci sono tantissime industrie italiane ed europee che producono in Turchia, quindi esistono dei collegamenti economici importanti che si sono sviluppati negli anni e che resistono nonostante le tensioni diplomatiche”, afferma.
Per vedere la portata dei risultati, ammette, ci vuole tempo anche perché c’è tutta una generazione che è abituata a portare avanti gli affari solo potendosi guardare negli occhi. Tuttavia, per la capo delegazione di Aidda Friuli Venezia Giulia è proprio questo modello di contatti a poter dare un grande valore aggiunto, tanto che c’è già in cantiere l’obiettivo di ripetere qualcosa di simile con il mondo dell’imprenditoria femminile tedesca.