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L’importanza delle foreste

Non tutte le emissioni si possono eliminare: per questo nella strategia di decarboniz­zazione a lungo termine di Eni la CO2 accumulata dalle foreste ha un ruolo rilevante

- DI GIOVANNI SILVI

LA DEFORESTAZ­IONE di milioni di ettari ogni anno è tra le prime cause di aumento della CO2 in atmosfera (si stima che le emissioni annuali di CO2 dovute alla deforestaz­ione siano superiori alle emissioni totali dell’unione Europea) e la distruzion­e di un ettaro di foresta può portare al rilascio in atmosfera di quantità di CO2 fino a 20 volte superiori a quelle che vengono catturate da un ettaro di nuova foresta. Il progetto più importante, quello che ha di fatto inaugurato un percorso che segnerà il futuro di Eni per i prossimi 30 anni, è nato nella Repubblica dello Zambia nel 2014. L’area interessat­a è quella del fiume Luangwa, un territorio che si estende per quasi 950mila ettari, più della metà dell’intera superficie del Lazio, unisce cinque parchi nazionali, ospita 16mila elefanti, oltre a leoni, leopardi, ippopotami, licaoni, antilopi. Qui, nel 2019, Eni ha aderito a un progetto di conservazi­one delle foreste del luogo che le ha permesso, nel 2020, di compensare emissioni per 1,5 milioni di tonnellate di CO2 (equivalent­e a circa 1 milione di automobili in meno sulle strade) con i crediti di carbonio generati. Il Luangwa Community Forests Project (LCFP) nello Zambia è il più importante progetto REDD+ (Reducing Emissions from Deforestat­ion and forest Degradatio­n, framework definito dalle Nazioni Unite) dell’africa

per numero di beneficiar­i, oltre che il più ampio per superficie coperta. Il LCFP ha ottenuto il massimo livello (Triple Gold) nella validazion­e secondo lo standard CCB (Climate, Community and Biodiversi­ty), per l’eccezional­e impatto sul clima, sulle comunità locali e sulla biodiversi­tà. Eni nel novembre 2019 ha firmato un accordo per entrare come membro attivo nella governance del LCFP con Biocarbon Partners (BCP), società africana che si occupa di progetti di conservazi­one delle foreste.

Ma qual è il ruolo di Eni in questo progetto? Fondamenta­lmente quello di partner. Oltre a partecipar­e alla governance dell’iniziativa portando le proprie competenze nella gestione di progetti complessi, Eni si è impegnata per 20 anni ad acquistare crediti di carbonio certificat­i secondo gli standard VCS (Verified Carbon Standard). La sottoscriz­ione, da parte di Eni, dell’acquisizio­ne di crediti di carbonio assicura un sostegno economico a garanzia della continuità e sostenibil­ità dell’iniziativa. In altre parole, ogni qualvolta vengano raggiunti risultati in termini di riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera e di protezione della biodiversi­tà, i proventi della vendita a Eni dei crediti generati permettono al progetto di sostenere i costi di protezione e salvaguard­ia della foresta includendo l’assunzione e la formazione di ‘scout’ locali. Contestual­mente l’iniziativa provvede inoltre a versare delle ‘conservati­on fees’ a favore delle comunità locali che vengono riutilizza­te, per contribuir­e ad uno sviluppo locale che contrasti i driver della deforestaz­ione, ad esempio promuovend­o l’adozione di pratiche agricole sostenibil­i, garantendo l’accesso ai mercati per nuovi prodotti come il miele e contribuen­do alla costruzion­e di scuole, di strutture sanitarie e di pozzi d’acqua.

Progetti come quello dello Zambia rientrano nelle cosiddette Natural Climate Solutions (NCS), iniziative che si avvalgono della capacità della natura di assorbire e stoccare CO2 per contribuir­e alla riduzione dell’impatto delle emissioni causate dalle attività dell’uomo. Il percorso di transizion­e energetica di Eni prevede una profonda riorganizz­azione dei processi e lo sviluppo e applicazio­ne di tecnologie per l’efficienza energetica, l’incremento della componente gas rispetto ai liquidi nel portafogli­o di produzione e lo sviluppo di prodotti energetici da fonti rinnovabil­i e decarboniz­zate.

Il progetto più importante, quello che ha di fatto inaugurato un percorso che segnerà il futuro di Eni per i prossimi 30 anni, è nato nella Repubblica dello Zambia nel 2014

Nella strategia di decarboniz­zazione di Eni, le attività di Forestry si affiancano ai progetti di CCUS (Carbon Capture, Utilizatio­n and Storage) per la cattura delle emissioni residue difficilme­nte abbattibil­i (le cosiddette “hard to abate”) con le tecnologie attuali e con le azioni di efficienza operativa e di business. I progetti forestali, oltre a benefici climatici e ambientali, garantisco­no ulteriori e importanti ricadute in termini di sviluppo sociale ed economico delle popolazion­i locali, consentend­o la creazione di nuovi posti di lavoro oltre che una reale diversific­azione economica, nell’ambito del percorso di crescita dei Paesi e in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibil­e (SDGS) delle Nazioni Unite tra i quali, in particolar­e, gli SDGS 13 (Agire per il Clima) e 15 (Vita sulla Terra). In partnershi­p con governi e organizzaz­ioni internazio­nali, Eni sta valutando iniziative in numerosi Paesi, tra i quali Zambia, Messico, Malawi, Ghana, Mozambico, Vietnam e Angola. Eni prevede di raggiunger­e in maniera progressiv­a, grazie a nuovi progetti, un portafogli­o crediti di carbonio di oltre 6 milioni di tonnellate all’anno di CO2 entro il 2024, 20 milioni di tonnellate/anno entro il 2030 e circa 40 milioni di tonnellate/anno entro il 2050. Nel messaggio agli stakeholde­r che ha accompagna­to Eni for 2020, il 15esimo report volontario di sostenibil­ità della compagnia energetica, L’AD Claudio Descalzi ha scritto che “la totale decarboniz­zazione dei prodotti e delle operazioni di Eni sarà conseguita attraverso le attività e le tecnologie esistenti che consentira­nno il raddoppio accelerato della capacità produttiva delle bioraffine­rie, l’incremento della produzione e utilizzazi­one di biogas e idrogeno, l’aumento della capacità delle rinnovabil­i sino a 60 GW nel 2050, nonché l’ampliament­o di sistemi di cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2 e lo sviluppo di piani di gestione delle foreste in vasti compartime­nti tropicali, come previsto nello schema REDD+ delle Nazioni Unite”. Secondo i piani, quindi, per il 2050 Eni sarà diventata totalmente carbon neutral (l’annuncio è arrivato già qualche mese fa, con il Piano strategico che Eni ha presentato nel 2021). Per supportare questo impegno, nei prossimi 4 anni il 20% del capex medio sarà destinato a espandere le attività nelle rinnovabil­i, nella bio-raffinazio­ne e nell’economia circolare.

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