PRONTI ALLA SFIDA DEL DIGITALE
Dalle vecchie pillole uguali per tutti alle nuove terapie avanzate superpersonalizzate. Ecco come la digitalizzazione sta cambiando i farmaci. A colloquio con il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi
IIn che modo le imprese del pharma stanno affrontando le sfide e le opportunità della digitalizzazione? Covid-19 ha dato un’accelerazione esponenziale a questo processo, anche grazie alle sinergie che già avevamo con le startup e le aziende del digitale. Un’accelerazione spinta da un lato dalla scienza, perché ci sono maggiori conoscenze sulle caratteristiche genetiche dei singoli, dall’altro dalla tecnologia, che grazie all’intelligenza artificiale ci consente di tracciare ed elaborare un’enorme massa di dati. Da questo punto di vista l’effetto lo vediamo dai numeri dei nuovi farmaci disponibili: dal 2004 al 2008 avevamo 33 registrazioni in media, mentre nel periodo 2019-2023 arriveremo a 54. Soprattutto, si tratterà di prodotti diversi, non più basati sulla logica del ‘one fits all’ ma sulla personalizzazione.
L’intelligenza artificiale sta cambiando anche la ricerca. Dalla pillola passeremo alle terapie avanzate, ma come saranno le cure del futuro? Dimenticheremo sciroppi e compresse?
Non completamente: ci sono farmaci ‘classici’ che soddisfano efficacemente i bisogni e resteranno, ma sul fronte delle bioterapie avremo molte terapie personalizzate e anche il digitale darà una mano. Le imprese del farmaco stanno investendo in tutte le fasi della catena di valore: dalla ricerca e sviluppo all’implementazione clinica, dalla produzione robotizzata alla diagnostica. Per una cura del paziente che conti anche sulle terapie digitali e sui dispositivi indossabili per migliorare, ad esempio, l’aderenza alle cure. Ma penso anche alle piattaforme di telemedicina per il monitoraggio a distanza del paziente: non cambieranno solo i farmaci, ma anche le cure.
A che punto è il settore rispetto al complesso dell’industria italiana? Negli anni passati ero convinto che fossimo abbastanza indietro, poi però la ricerca con l’intelligenza artificiale, la robotica per la produzione 4.0 (che per noi è un processo quasi superato perché siamo pronti al 5.0), ci hanno portato a essere il primo comparto manifatturiero per gli investimenti in tecnologie digitali. Il 94% delle nostre aziende già investe in digitale e il nostro è un settore che ha una grande propensione a puntare sulla digitalizzazione, anche attraverso la formazione del personale, per modernizzare l’organizzazione. Il digitale ci aiuta, tra l’altro, a porre sempre più attenzione agli aspetti di sostenibilità ambientale. E Covid-19 ha dato un’accelerata, soprattutto nei servizi sanitari da remoto, dopo anni di attesa. Pensiamo solo alla ricetta dematerializzata. Speriamo che diventi una pratica sempre più diffusa e integrata.
Si aprono nuove opportunità professionali nel vostro settore con la corsa alla digitalizzazione?
Assolutamente sì: abbiamo fatto un’indagine per capire quali figure ci serviranno nei prossimi 10 anni e abbiamo visto che ci saranno alcune professioni per le quali non possiamo fare ancora una job description completa, proprio perché le tecnologie corrono veloci. Stiamo agendo comunque in due direzioni: aggiornamento delle competenze del personale e inserimento di figure professionali specializzate nelle nuove tecnologie (esperti di analisi dei dati, di intelligenza artificiale, di cybersecurity…) Stiamo lavorando in anticipo con il progetto scuola-lavoro e stiamo collaborando anche con molte università per corsi ad hoc che preparino i professionisti del futuro.
L’utilizzo dei big data pone questioni di sicurezza, come si difende il pharma dai rischi legati al cybercrime? Abbiamo visto tecniche di phishing diffuse. Bisognerà investire nella protezione delle reti, ma credo che anche in questo caso il sistema sanitario debba ragionare non per silos ma in termini di difesa collettiva: siamo una filiera e nessuno può dirsi sicuro se si difende da solo. Una mancata sicurezza a livello di un anello della filiera - ad esempio della supply chain - permette di entrare e andare dappertutto. Le aziende del pharma stanno rispondendo a questa sfida adottando migliori protocolli di gestione, per contrastare rapidamente le minacce e ristabilire la sicurezza. Ma ribadisco che dobbiamo reagire in modo collettivo. Consapevoli del fatto che il settore della salute è sotto attacco: pensiamo solo ai vaccini.
Covid-19 ha accelerato una serie di processi, cosa resterà di buono in termini di organizzazione del lavoro e crescita del digitale?
Sì, la pandemia ha accelerato alcune dinamiche. Ma ricordiamo che le imprese stanno già attuando investimenti in automazione e digitalizzazione per innovare modelli, processi e organizzazione aziendale. È un fenomeno che coinvolge tutte le attività aziendali: dalla ricerca, che può diventare più produttiva e rendere disponibili in minor tempo nuove terapie, alla produzione, alla presa in carico dei pazienti, che da “semplice” erogazione di prestazioni diventa un percorso terapeutico olistico, più complesso, che integra farmaci, diagnostica di precisione, device, servizi di assistenza. Una fase di forte trasformazione che richiede nuove competenze e nuove figure professionali. Un fenomeno che può generare opportunità. Ecco perché la farmaceutica è il settore dove sono più numerose le imprese che ritengono che l’adozione delle nuove tecnologie le porterà ad aumentare l’occupazione (49% del totale), rispetto a quelle che pensano di ridurla (14%). In questi anni ci sono mancati i ragazzi degli istituti tecnici, formati in tecnologie nuove e pronti ad affrontare questa sfida.
Rispetto all’estero che punteggio darebbe al pharma italiano in digitalizzazione?
Non c’è una differenza sostanziale: ormai le aziende farmaceutiche sono globalizzate, siano esse a capitale italiano o a capitale estero: non si può avere una gestione differenziata. A livello globale, tra i Paesi di dimensione ed economia comparabili, direi che siamo messi molto bene.
“L’A.I. E LA ROBOTICA 4.0 CI HANNO PORTATO A ESSERE IL PRIMO COMPARTO MANIFATTURIERO PER GLI INVESTIMENTI IN TECNOLOGIE DIGITALI” MASSIMO SCACCABAROZZI / PRESIDENTE FARMINDUSTRIA