Una responsabilità storica
Parla Päivi Kerkola, Ad finlandese di Pfizer Italia
L’AMMINISTRATRICE DELEGATA di Pfizer in Italia è finlandese. Si chiama Päivi Kerkola, ha più di 20 anni di carriera nel settore farmaceutico e 16 nell’azienda americana, che con la tedesca Biontech, ha sviluppato il vaccino anti-covid più utilizzato in Italia: al 21 giugno, ne sono state distribuite 33 milioni e 693mila dosi sul totale di 49 milioni e 643mila. Kerkola ha guidato Pfizer in Finlandia, prima di sostituire Massimo Visentin in Italia a gennaio 2020, a poche settimane dall’arrivo della pandemia.
Che differenze ci sono tra l’industria farmaceutica del nostro Paese e quella del Nord Europa?
L’italia ha molta più produzione farmaceutica, il che è eccellente. I modelli di mercato qui sono meno basati su approcci digitali rispetto a come sono abituata. Ma la pandemia ha cominciato a cambiare le cose. Il ‘clawback’ (il payback, ndr), l’importo che le aziende farmaceutiche devono restituire allo Stato se la spesa pubblica per i farmaci supera quella preventivata, è una novità per me. Comprendo il concetto ma non il fatto che si applichi principalmente al lato ospedaliero del bilancio farmaceutico, dove viene utilizzata la maggior parte delle innovazioni farmaceutiche e dove ci sono vantaggi evidenti per i pazienti.
Parliamo di diversità. Avete obiettivi a lungo termine? Come supportate la leadership femminile?
Nel 2019 abbiamo annunciato i nostri obiettivi al 2025: il 47% di donne a livello globale e il 32% di minoranze (negli Stati Uniti) per ruoli che vanno dal vice president in su. Finora, la rappresentanza di donne a livello Vp e oltre è salita al 38%, globalmente, un +5% rispetto al 2019. In Pfizer Italia le donne rappresentano il 55% di tutti i dipendenti. Le aziende farmaceutiche nel complesso stanno facendo molto meglio in termini di parità di genere rispetto a tanti altri settori italiani, ma abbiamo ancora del lavoro da fare per la rappresentanza a livello manageriale. Stiamo facendo grandi progressi: nel top management italiano di Pfizer abbiamo aumentato la quota di leader femminili a oltre il 50%, dal 20-30% precedente. Per dare pari opportunità alle donne, sono spesso necessarie delle policy per l’equilibro tra casa e lavoro.
Cosa ha significato per la vostra azienda affrontare la responsabilità di qualcosa di storico come un vaccino pandemico?
In effetti, è stato qualcosa di storico, e una grande responsabilità per tutti noi di Pfizer. I nostri 171 anni di esperienza come azienda ci danno un’enorme responsabilità, ma anche fiducia nella nostra capacità di far arrivare al mondo, in modo sicuro ed efficace, grandi quantità del nostro vaccino Covid-19. In Italia, oltre a essere il principale fornitore di vaccini Covid-19, abbiamo svolto un ruolo cruciale nella vaccinazione degli operatori sanitari e della popolazione più fragile. All’inizio della crisi, Pfizer ha creato una coraggiosa partnership con la Biontech in Germania, con cui avevamo collaborato già sul vaccino influenzale nel 2019. Va notato come non fosse mai esistito prima un vaccino basato su tecnologia a mrna. Ma gli scienziati ne hanno compreso l’opportunità a febbraio-marzo 2020, quando si è cominciato a capire qualcosa in più del virus. Un gigantesco studio clinico è iniziato il 27 luglio 2020 con 46.500 persone e più di 150 centri di ricerca in 6 Paesi. Nel corso
del processo di sviluppo del vaccino c’è stata una stretta collaborazione con le autorità di regolazione e sanitarie di tutto il mondo. Alcune delle cose prima impensabili sono diventate possibili durante una pandemia, e speriamo che lo rimangano. Ad esempio la condivisione di dati, il poter fare cose diverse in parallelo. Abbiamo compresso delle timeline di anni in pochi mesi, e quelle che durano mesi in poche settimane.
Questo ha incluso la gestione del rischio. Data l’urgenza della pandemia, Pfizer ha investito da sola più di 2 mld di dollari per lo sviluppo clinico e i processi di produzione in parallelo e su larga scala. Una produzione ‘at-risk’ significa che non hai ancora approvazione, e non sai se il vaccino funzionerà mai, ma per ridurre il tempo di attesa vai avanti. Il risultato è stato che ci siamo mossi alla ‘velocità della scienza’, e abbiamo ottenuto risultati in meno di un anno, con il primo vaccino anti-covid al mondo. Un vaccino efficace senza compromessi sulla sicurezza.
L’italia e l’europa hanno ancora problemi con l’approvvigionamento di vaccini.
L’UE ha un accordo per i suoi Paesi membri per la fornitura di vaccino Covid-19 e l’italia acquista i suoi vaccini, anche il nostro, in quanto membro Ue. Attualmente, e da mesi, Pfizer sta soddisfacendo le consegne di dosi per l’ue, rispettando i programmi, e i numeri stanno costantemente aumentando. Per dare un’idea: fino all’anno scorso Pfizer produceva 200 milioni di vaccini all’anno. Quest’anno la nostra produzione mondiale di vaccini Covid-19 sarà di oltre 2,5 miliardi di dosi, oltre a quella normale di 200 milioni, nonostante stiamo usando una tecnologia nuova e complessa per questo vaccino. Quest’anno all’ue andranno 600 milioni di dosi.
Il vaccino Covid non è tutto quello che fate: quali sono i vostri piani di sviluppo e le vostre strategie in Italia nei prossimi anni?
È vero, non siamo attivi solo nei vaccini. Riguardo alla lotta contro la pandemia, stiamo anche studiando una nuova pillola antivirale. Siamo anche impegnati in diverse aree terapeutiche, tra cui oncologia, infiammazione e immunologia, medicina interna, malattie rare e malattie contagiose. Dobbiamo continuare a combattere la resistenza agli antibiotici a livello globale e in Italia. E non possiamo dimenticare quante persone stanno convivendo con una malattia cronica o rara.
Cosa pensa della lotta contro la pandemia? Quando ne usciremo?
Abbiamo tutti lo stesso desiderio: porre fine a questa pandemia e tornare a una vita più normale. Poter avere speranza. Essere in grado di pianificare il futuro. Questa era anche la mia personale speranza quando mi sono trasferita a Roma nel settembre 2020 e, comprensibilmente, la mia vita nel mio nuovo Paese è stata piuttosto limitata a causa della pandemia.