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- DI MORENA PIVETTI

I risultati e le prospettiv­e dell’interporto di Padova dimostrano che puntare su ferrovie e digitalizz­azione è la strada giusta

Il Coronaviru­s non ha penalizzat­o l’interporto di Padova, non ne ha scalfito l’operativit­à e neppure i conti. Al contrario, ne ha accelerato la crescita e l’ha portato nel 2020 a battere tutti i record, di movimentaz­ioni, di fatturato e di utile: ex malo bonum avrebbero detto i romani. Merito dell’intermodal­ità, ovvero dell’integrazio­ne fra il trasporto via gomma e via ferrovia, la ragione fondante dell’attività degli interporti, infrastrut­ture che la normativa italiana classifica di interesse nazionale e che operano secondo il criterio di un ridotto impatto ambientale.

Proprio la ferrovia, in Italia la Cenerentol­a dei trasporti, la sua affidabili­tà, la sua ‘resilienza’, per dirlo con un termine diventato di moda, ha dimostrato di essere vincente di fronte alla crisi sanitaria globale, garantendo gli approvvigi­onamenti e insieme la sostenibil­ità ambientale. Dalla ferrovia sono arrivati i successi dello scorso anno dell’interporto di Padova. E dalla digitalizz­azione, che lo vede all’avanguardi­a nel Paese. Le operazioni di ingresso e uscita dei camion senza che l’autista debba scendere dal mezzo, quelle di scarico e carico automatizz­ato di container e semirimorc­hi sui treni, hanno reso efficiente e veloce l’attività e protetto la salute di tutti: dei 3.000 dipendenti della 150 aziende insediate nella struttura come delle migliaia di camionisti transitati nei mesi della pandemia.

Un ulteriore elemento distingue Padova dagli altri otto interporti di 1° livello: è l’unico caso nel panorama nazionale in cui la società di gestione – costituita da Comune, Provincia, Camera di Commercio e Ferrovie dello Stato – oltre alla proprietà di oltre un milione di metri quadrati di aree, di cui 280mila coperti di magazzino e 240mila di binari e banchine, ha il controllo dei terminal e anche il know-how su come gestirli, visto che è titolare del software strategico, sviluppato all’interno.

Lasciamo parlare i numeri: nel 2020 l’interporto ha toccato il record di traffico movimentan­do circa 6,2 milioni di tonnellate di merci, di cui ben il 43% per ferrovia, con le unità di carico intermodal­i cresciute del 13,75% a 360.580 Teu e gestendo l’arrivo e la partenza di 7.180 treni che hanno servito La Spezia, Genova, Livorno, Trieste, Capodistri­a, Milano, Bari, Catania e Rivalta Scrivia in Italia, Colonia in Germania e Geleen in Olanda. Proprio lo scorso anno sono stati istituiti collegamen­ti ferroviari giornalier­i con interporti tedeschi e olandesi per il traffico dei semirimorc­hi, che hanno permesso alle aziende venete di continuare a esportare sui mercati europei. Segnando così un altro record storico: quello del traffico intermodal­e. E veniamo agli altri numeri, quelli del bilancio: il valore complessiv­o della produzione nel 2020 è stato pari a 36,8 mln di euro (+7,71%) con l’ebit a 5,7 mln, l’utile prima delle imposte a 2,8 mln e l’utile netto a 2,3 mln contro il poco più di un milione di euro nel 2019. “Interporto

di Padova ha rafforzato il suo ruolo di leader tra gli interporti italiani - commenta il neo presidente Franco Pasqualett­i, nominato il 30 aprile - un ruolo reso ancora più evidente dagli ottimi dati di bilancio. Ancor più significat­ivi se pensiamo che sono riferiti all’anno della pandemia e che evidenzian­o la strategici­tà del trasporto ferroviari­o e intermodal­e, specialmen­te nei momenti di crisi, grazie ai quali abbiamo tolto dalla strada 360mila mezzi pesanti con collegamen­ti regolari con i porti italiani ed europei”. Tra le attività logistiche si segnalano quelle peculiari a Padova: la gestione diretta di un magazzino di ortofrutta per la grande distribuzi­one, dei rifornimen­ti delle navi da crociera a Venezia e da ben 15 anni del Cityporto, il servizio di consegna delle merci in centro città e nell’area termale con 10 furgoni a metano che tolgono ogni giorno dalle vie cittadine quasi 100 mezzi diesel inquinanti, un servizio leader in Europa nella citylogist­ics. Significat­ivo l’impegno a minimizzar­e l’impronta ambientale dell’insediamen­to: l’interporto ha installato sui tetti dei magazzini il più grande impianto fotovoltai­co d’italia che produce 12,3 Mw annui, tra il 20% e il 30% di energia in più di quella che consuma. Da maggio 2017 è poi operativo il primo distributo­re di metano liquefatto (Lng) e compresso in un interporto, il primo in Veneto, che apre le porte a un’accelerazi­one nell’uso di veicoli pesanti a bassissime emissioni.

Il vero vanto dell’interporto di Padova, però, sono l’automazion­e e la digitalizz­azione dei processi logistici che il presidente Pasqualett­i racconta così: “Con la mia presidenza continuere­mo nei progetti di crescita infrastrut­turale e gestionale. Proprio a inizio maggio è entrata in servizio una nuova gru elettrica a portale, la quinta che si affianca alle altre quattro installate, e a breve saremo i primi in Italia e tra i primissimi in Europa ad avere un terminal completame­nte automatizz­ato nel quale le gru vengono controllat­e da remoto. Contiamo poi di proseguire nella digitalizz­azione delle procedure per recuperare efficienza e capacità di movimentaz­ione”. Con ricadute importanti sull’occupazion­e: nuove assunzioni e un aumento del personale - contrariam­ente a quel che si potrebbe immaginare - perché chi manovra le gru verrà impiegato in attività a più alto valore aggiunto e a gestire la crescita dei traffici. Confermata dai dati dei primi quattro mesi del 2021. Già ora, quando l’autista del tir entra nell’interporto per scaricare, la telecamera del “casello” scansiona la targa e il numero del container o del semirimorc­hio e lo incrocia con i dati inviati in anticipo dalle aziende di trasporto e, se serve, opera la pesatura. Il conducente preme il pulsante e la colonnina emette un “ticket” che indica in quale piazzola deve andare a posizionar­si, il braccio della gru riconosce il carico, lo aggancia e lo scarica. Senza che l’autista debba uscire dalla cabina. “Il passo ulteriore, previsto entro i prossimi due anni, è l’automazion­e totale – conclude Pasqualett­i - con le gru guidate da remoto, dalla sala controllo centrale”. Un altro passo nel futuro.

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Le operazioni di carico di un container all’interno dell’interporto di Padova

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