IL DESTINO DELL’ATAC
I conti e gli incendi degli autobus pesano sulla municipalizzata
Atac e i suoi rapporti con Roma Capitale sono un caso più unico che raro. L’aspirante sindaco Carlo Calenda vorrebbe venderla, la sindaca in carica Virginia Raggi ha fatto di tutto per mantenerla, a dispetto del buon senso, si direbbe almeno a leggere la relazione della Corte dei conti sulle partecipate romane e anche prescindendo dai bilanci. Con riferimento alla rete tram, l’azienda municipalizzata, ha riferito che “questa presenta un’età dei binari in esercizio che varia dai 25 ai 40 anni, per oltre il 75% della rete, quindi, gran parte della linea ha superato la vita tecnica utile dei binari tranviari che in genere è pari a 25 anni”. La linea A della metropolitana ha, per la gran parte, binari di 40 anni, a fronte di un ciclo vita di 30 anni. Discorso analogo per gran parte della linea B, per la quale solo la tratta Termini – Garbatella (pari a circa 1/3 dell’intera linea B) ha binari non ancora vetusti. Una storia surreale riguarda poi i 60 minibus elettrici che i romani fin dal 2009 vedono in servizio per le strade del centro storico. Dovrebbero essere il fiore all’occhiello per una città congestionata e inquinata come la Capitale, invece, rileva la Corte, dal 2014 sono stati rimessi in deposito e poi, solo in parte, rimessi in pista. Nel 2018 viene indetta una gara per riammodernamento delle sei decine di Gulliver, questo il nomignolo dei mezzi. Ma nessuno si accorge che, nel frattempo, “un incendio nel maggio del 2009 ha messo fuori uso parte delle superfici utili per la ricarica del deposito Trastevere, che oggi può servire solo a un parco massimo di 30 vetture”, e quindi la procedura di revamping viene limitata a 25 unità di cui oggi, solo 19 in servizio. Atac ha precisato che i 35 bus non revampizzati “sono custoditi presso una delle autorimesse”. Come i conti, gli incendi sono un’altra dannazione della municipalizzata. Ma su questo nessuno, malgrado le esplicite richieste dei magistrati, ha fatto chiarezza. L’azienda ha fatto sapere che sono stati 49 nel 2018, 23 nel 2019 e ancora 17 nel 2020, e che il “problema sia riferibile ai modelli Mercedes”, la cui flotta consta di 135 bus immatricolati nel 2001 e 225 bus immatricolati nel 2004”.