Campioni di open innovation
Gli obiettivi dell’industria culturale e creativa del Mediterraneo
L’INDUSTRIA CULTURALE E CREATIVA (Icc) del Mediterraneo sarà tanto più decisiva per la ripartenza di tutta l’area, quanto più riuscirà a condividere le innovazioni sviluppate con successo a livello locale. È il messaggio trasmesso dalla Regione Puglia a circa
180 partecipanti alla prima edizione (in modalità virtuale) di Innovation camp, interamente dedicata al tema ‘Open innovation for society’. L’iniziativa, prevista nelle attività del programma Ue interreg Med social&creative, di cui la Puglia è capofila, ha infatti acceso i riflettori sulle migliori strategie per condividere quei progetti a valore aggiunto che altrove hanno prodotto innovazione ad alto impatto socio-economico e ambientale, per esempio favorendo la nascita di startup.
“Condividere, collaborare, creare insieme progetti, sono attività chiave per una realtà che vuole davvero diventare agente del cambiamento”, spiega Arti Puglia, l’agenzia della
Regione per la tecnologia e l’innovazione ricordandoci, in altre parole, che nel Mediterraneo come in tutta Europa, non si può prescindere dallo scambio di buone pratiche e dalla messa a sistema delle idee vincenti per stimolare lo sviluppo e, quindi, la crescita. Non a caso proprio questa parte del Mezzogiorno, dal 2014 a oggi, ha tenuto a battesimo non poche realtà imprenditoriali nuove, ancorché di piccole dimensioni, molto interessanti: dalla manifattura sostenibile
all’agroalimentare bio; dall’high-tech all’industria del turismo e dell’intrattenimento, a dispetto della pandemia il registro pugliese delle imprese anche nel 2020 si è allungato con 182 nuovi ingressi. Un anno da ricordare come quello degli startupper che, nonostante tutto, hanno continuato con coraggio a innovare. Come? Destinando fette consistenti di fondi strutturali Ue (circa 2,6 mld di euro della programmazione 2014-2020) a politiche di sostegno dei processi
Dopo l’esperienza del lockdown ci dirigiamo velocemente verso l’integrazione della vita virtuale e di quella reale e questo nuovo paradigma farà nascere società in cui la creatività sarà sempre più un potente agente di cambiamento MARCO DI CIANO RESPONSABILE R&I DI INNOVAPUGLIA
innovativi. Mettendo istituzioni, università e incubatori a servizio di questi e, non da ultimo, applicando il cosiddetto approccio dell’open innovation, caldeggiato anche dall’ue dopo esser stato teorizzato, agli inizi del 2000, dall’economista statunitense Henry Chesbrough. Un approccio strategico e culturale basato sul concetto di “contaminazione” che stimola la costruzione di un ecosistema favorevole allo sviluppo di progetti imprenditoriali. Infatti, per competere meglio in un’economia globale, oggi indebolita dalle devastanti misure restrittive anti-covid, sembra ben più efficace (e meno costoso) per le imprese ricorrere a idee, strumenti e competenze che arrivano da soggetti esterni, piuttosto che attingere unicamente da risorse interne.
La prima edizione di Innovation Camp, ha quindi permesso di capire in concreto come quest’approccio deve essere gestito, a livello istituzionale e imprenditoriale, per produrre risultati. E come sia importante raggiungerli non solo per le ricadute economiche, ma perché il variegato settore delle Icc può diventare parte della soluzione ai numerosi problemi sociali causati proprio dalle restrizioni e dall’isolamento.
Dall’open innovation applicata alle arti performative nel progetto catalano “La Fura dels Baus - Epica Foundation”, alla “Childrens’ House” polivalente e super tecnologica, inaugurata l’anno scorso per i ragazzini croati di Rijeka (Fiume). Dalla moda bio-circolare e sostenibile della pioniera britannica di fama internazionale Rebecca Earley, che col suo ‘Herewear project’ ha contribuito alla nascita di diverse startup nel settore; al progetto intergenerazionale ‘The storytellers’ di Laura Boffi, per portare ai più piccini, con l’ausilio di una campana-robot, le fiabe raccontate in remoto da anziani lettori selezionati, fino al progetto “Makers will make and marker’s block” della cipriota Antonia Christou, da cui è nato il primo laboratorio condiviso da artisti, designer ed esperti high-tech per lanciare nuove produzioni di oggetti nel segno della sostenibilità ambientale e del recupero degli scarti industriali: Innovation camp 01 ha fornito una formidabile vetrina internazionale per quelle soluzioni innovative, nate in diversi ambiti e in diversi territori del Mediterraneo, che hanno saputo fare leva sul modello di innovazione aperta per dare nuova vita a idee, progetti e imprese.
“L’open innovation è un tema di grande attualità, che ha trovato terreno fertile in moltissimi settori della nostra economia anche se ancora non è diffuso ovunque”, ha osservato Crescenzo Antonio Marino, dirigente della sezione Ricerca, innovazione e capacità istituzionale della Regione Puglia. “Portare all’attenzione della nostra community mediterranea i casi di successo ottenuti con questo approccio, in particolare nel settore dell’icc – ha aggiunto - ci aiuta a capire come la creatività possa diventare un valore aggiunto tanto per i mercati vecchi quanto per quelli nuovi”. Dopo l’esperienza dei lockdown, ha prontamente notato Marco Di Ciano, responsabile R&I di Innovapuglia, “ci dirigiamo velocemente verso l’integrazione della vita virtuale e reale e questo nuovo paradigma farà nascere società in cui la creatività sarà sempre più un potente agente di cambiamento”. Intanto, se la Puglia è riuscita finora a non perdere occasione per ingranare la marcia e scrivere alcune delle pagine più belle d’innovazione “aperta”, questo si deve senz’altro anche a un’accorta politica di spesa dei suoi fondi Ue, in particolare quello sociale europeo (Fse) e quello per lo sviluppo regionale (Fesr). Cosa che le ha consentito anche nel 2020, di figurare come la regione più virtuosa del Sud Italia per la capacità di amministrare e spendere le risorse comunitarie.