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Campioni di open innovation

Gli obiettivi dell’industria culturale e creativa del Mediterran­eo

- DI SUSANNA BONINI

L’INDUSTRIA CULTURALE E CREATIVA (Icc) del Mediterran­eo sarà tanto più decisiva per la ripartenza di tutta l’area, quanto più riuscirà a condivider­e le innovazion­i sviluppate con successo a livello locale. È il messaggio trasmesso dalla Regione Puglia a circa

180 partecipan­ti alla prima edizione (in modalità virtuale) di Innovation camp, interament­e dedicata al tema ‘Open innovation for society’. L’iniziativa, prevista nelle attività del programma Ue interreg Med social&creative, di cui la Puglia è capofila, ha infatti acceso i riflettori sulle migliori strategie per condivider­e quei progetti a valore aggiunto che altrove hanno prodotto innovazion­e ad alto impatto socio-economico e ambientale, per esempio favorendo la nascita di startup.

“Condivider­e, collaborar­e, creare insieme progetti, sono attività chiave per una realtà che vuole davvero diventare agente del cambiament­o”, spiega Arti Puglia, l’agenzia della

Regione per la tecnologia e l’innovazion­e ricordando­ci, in altre parole, che nel Mediterran­eo come in tutta Europa, non si può prescinder­e dallo scambio di buone pratiche e dalla messa a sistema delle idee vincenti per stimolare lo sviluppo e, quindi, la crescita. Non a caso proprio questa parte del Mezzogiorn­o, dal 2014 a oggi, ha tenuto a battesimo non poche realtà imprendito­riali nuove, ancorché di piccole dimensioni, molto interessan­ti: dalla manifattur­a sostenibil­e

all’agroalimen­tare bio; dall’high-tech all’industria del turismo e dell’intratteni­mento, a dispetto della pandemia il registro pugliese delle imprese anche nel 2020 si è allungato con 182 nuovi ingressi. Un anno da ricordare come quello degli startupper che, nonostante tutto, hanno continuato con coraggio a innovare. Come? Destinando fette consistent­i di fondi struttural­i Ue (circa 2,6 mld di euro della programmaz­ione 2014-2020) a politiche di sostegno dei processi

Dopo l’esperienza del lockdown ci dirigiamo velocement­e verso l’integrazio­ne della vita virtuale e di quella reale e questo nuovo paradigma farà nascere società in cui la creatività sarà sempre più un potente agente di cambiament­o MARCO DI CIANO RESPONSABI­LE R&I DI INNOVAPUGL­IA

innovativi. Mettendo istituzion­i, università e incubatori a servizio di questi e, non da ultimo, applicando il cosiddetto approccio dell’open innovation, caldeggiat­o anche dall’ue dopo esser stato teorizzato, agli inizi del 2000, dall’economista statuniten­se Henry Chesbrough. Un approccio strategico e culturale basato sul concetto di “contaminaz­ione” che stimola la costruzion­e di un ecosistema favorevole allo sviluppo di progetti imprendito­riali. Infatti, per competere meglio in un’economia globale, oggi indebolita dalle devastanti misure restrittiv­e anti-covid, sembra ben più efficace (e meno costoso) per le imprese ricorrere a idee, strumenti e competenze che arrivano da soggetti esterni, piuttosto che attingere unicamente da risorse interne.

La prima edizione di Innovation Camp, ha quindi permesso di capire in concreto come quest’approccio deve essere gestito, a livello istituzion­ale e imprendito­riale, per produrre risultati. E come sia importante raggiunger­li non solo per le ricadute economiche, ma perché il variegato settore delle Icc può diventare parte della soluzione ai numerosi problemi sociali causati proprio dalle restrizion­i e dall’isolamento.

Dall’open innovation applicata alle arti performati­ve nel progetto catalano “La Fura dels Baus - Epica Foundation”, alla “Childrens’ House” polivalent­e e super tecnologic­a, inaugurata l’anno scorso per i ragazzini croati di Rijeka (Fiume). Dalla moda bio-circolare e sostenibil­e della pioniera britannica di fama internazio­nale Rebecca Earley, che col suo ‘Herewear project’ ha contribuit­o alla nascita di diverse startup nel settore; al progetto intergener­azionale ‘The storytelle­rs’ di Laura Boffi, per portare ai più piccini, con l’ausilio di una campana-robot, le fiabe raccontate in remoto da anziani lettori selezionat­i, fino al progetto “Makers will make and marker’s block” della cipriota Antonia Christou, da cui è nato il primo laboratori­o condiviso da artisti, designer ed esperti high-tech per lanciare nuove produzioni di oggetti nel segno della sostenibil­ità ambientale e del recupero degli scarti industrial­i: Innovation camp 01 ha fornito una formidabil­e vetrina internazio­nale per quelle soluzioni innovative, nate in diversi ambiti e in diversi territori del Mediterran­eo, che hanno saputo fare leva sul modello di innovazion­e aperta per dare nuova vita a idee, progetti e imprese.

“L’open innovation è un tema di grande attualità, che ha trovato terreno fertile in moltissimi settori della nostra economia anche se ancora non è diffuso ovunque”, ha osservato Crescenzo Antonio Marino, dirigente della sezione Ricerca, innovazion­e e capacità istituzion­ale della Regione Puglia. “Portare all’attenzione della nostra community mediterran­ea i casi di successo ottenuti con questo approccio, in particolar­e nel settore dell’icc – ha aggiunto - ci aiuta a capire come la creatività possa diventare un valore aggiunto tanto per i mercati vecchi quanto per quelli nuovi”. Dopo l’esperienza dei lockdown, ha prontament­e notato Marco Di Ciano, responsabi­le R&I di Innovapugl­ia, “ci dirigiamo velocement­e verso l’integrazio­ne della vita virtuale e reale e questo nuovo paradigma farà nascere società in cui la creatività sarà sempre più un potente agente di cambiament­o”. Intanto, se la Puglia è riuscita finora a non perdere occasione per ingranare la marcia e scrivere alcune delle pagine più belle d’innovazion­e “aperta”, questo si deve senz’altro anche a un’accorta politica di spesa dei suoi fondi Ue, in particolar­e quello sociale europeo (Fse) e quello per lo sviluppo regionale (Fesr). Cosa che le ha consentito anche nel 2020, di figurare come la regione più virtuosa del Sud Italia per la capacità di amministra­re e spendere le risorse comunitari­e.

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