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NETIQUETTE DELLA SALUTE

Il nuovo Galateo medico-paziente nell’era di smartphone e social

- di MARGHERITA LOPES

TELEMEDICI­NA, BIG DATA, intelligen­za artificial­e, ricette finalmente dematerial­izzate, analisi ed esami via e-mail. In questi mesi, complice la pandemia, abbiamo visto tante promesse della sanità digitale diventare realtà. Con camici bianchi e pazienti sempre più abili, giocoforza, nel ricorrere alle nuove tecnologie. Mentre la nostra casa si prepara a diventare ‘luogo di cura’, ci siamo chiesti come fosse cambiato il modo di rapportars­i degli italiani con il medico di famiglia dopo la pandemia di Covid-19.

“La dematerial­izzazione della ricetta è diventata la dematerial­izzazione della comunicazi­one diretta con il proprio medico”, ci racconta Silvestro Scotti, segretario generale nazionale Fimmg (Federazion­e italiana medici di medicina generale) e vice presidente dell’ordine dei medici di Napoli. Convinto che ormai sia arrivato il momento di ‘varare’ un nuovo ‘Galateo delle interazion­i digitali tra medico e paziente’. Una sorta di netiquette (dalla fusione del termine net, ovvero la Rete, ed etiquette) della salute: nuove regole di comportame­nto corretto e buone maniere - degne di un moderno monsignor Della Casa - da osservare quando si interagisc­e con il proprio medico di famiglia. A vantaggio di entrambi.

“Ormai riceviamo messaggi un po’ ovunque, via mail, sms ma soprattutt­o via Whatsapp. Solo che in questo modo, molto spesso, ci troviamo a dover richiamare il paziente per ulteriori informazio­ni, perché il suo messaggio non ci permette di dargli una risposta netta senza dover fare ulteriori domande. Se, ad esempio, ci vengono mandati i risultati di alcuni esami che risultano leggerment­e alterati, possiamo dover chiedere che tipo di dieta si sta seguendo o se si pratica attività fisica. L’invio delle informazio­ni, in assenza di comunicazi­one diretta fra paziente e medico, molte volte si trasforma in una cascata di messaggi e noi ci ritroviamo ad inseguire il paziente in cerca di dati ulteriori”.

Per non parlare del problema della privacy. “I cittadini sempliceme­nte non si pongono il problema della presenza dei loro dati sanitari su piattaform­e di cui non si ha il controllo (penso alla cancellazi­one del dato). Se si mandano referti via Whatsapp o informativ­e su questo social, non si ha il controllo di ciò che si muove su questa piattaform­a. Bisognereb­be partire, in termini di Galateo, dall’idea che questi sistemi ahimè non si possono usare per il dialogo sanitario. Tant’è che noi, come Fimmg, abbiamo anche prodotto una chatbox che permettere­bbe di dialogare direttamen­te con il medico all’interno di un ambiente protetto. Una chatbox sanitaria nel rispetto della legge sulla privacy. Ma portare i cittadini su una piattaform­a simile, rispetto ai sistemi che usano tutti i giorni, non è semplice, purtroppo”. In fondo questo approccio via chat indirettam­ente “lo abbiamo valorizzat­o anche noi - ammette - ad esempio con l’invio via Whatsapp del numero della ricetta elettronic­a. Anche se in questo caso non si lede la privacy, perché si invia solo un codice senza informazio­ni rispetto alla salute del paziente”. Insomma, se il medico utilizza il mezzo avendo presenti alcuni ‘paletti’, il paziente spesso finisce per non porsi il problema.

Non solo, c’è la questione della ‘cascata di messaggi’. “Prima con gli sms se ne inviava

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