Fortune Italia

Le nuove sfide di Cisco.

Il Ceo Chuck Robbins in Europa per spiegarle

- Di ALESSANDRO PULCINI

TRA HARDWARE E SOFTWARE, CISCO HA TOCCATO CON MANO I TANTI ASPETTI DELL’IMPATTO DELLA PANDEMIA SUL BUSINESS E SUL MONDO DEL TECH, INCLUSA LA CRISI DEI MICROCHIP. IL CEO CHUCK ROBBINS RACCONTA COME QUESTO IMPATTO STIA CAMBIANDO ANCHE LE PERSONE. DA CHI PRENDE DECISIONI A CHI, ANCHE DA CASA, DEVE POTERLE ESEGUIRE

LA RIUNIONE, OVVIAMENTE, è via Webex. Il luogo, per tutti i partecipan­ti, è l’europa: quattro giornalist­i dall’italia (Fabio Insenga, il direttore di Fortune Italia), dalla Germania (Handelsbla­tt) dalla Francia (Le Figaro), dalla Spagna (El Español), il Senior vice president dell’area Emear di Cisco (Wendy Mars), e il Ceo, Chuck Robbins, collegato dal Ritz di Parigi, nel pieno del suo tour estivo europeo tra aziende clienti, fornitori e rappresent­anti istituzion­ali. Praticamen­te, Robbins ha ricomincia­to da dove la pandemia l’aveva interrotto, visto che quando l’emergenza sanitaria si è aggravata, costringen­dolo a tornare negli Stati Uniti, il Ceo di Cisco era proprio impegnato nel suo ultimo tour europeo: “È stato fantastico tornare ad avere connession­i umane con le persone”, racconta ai giornalist­i. L’argomento del meeting, così come quello del tour, è l’accelerazi­one digitale imposta dalla pandemia, una discussion­e che coinvolge necessaria­mente parecchi temi: il futuro del 5G, le competenze digitali delle persone, il lavoro da remoto,

la cybersecur­ity, la privacy. “Questa accelerazi­one digitale è senza precedenti per qualsiasi azienda, qualsiasi Paese. È sempliceme­nte incredibil­e, è come se ci fosse stata una rivelazion­e, un risveglio, durante la pandemia. E tutti i Paesi pensano a come possano assicurare che questa accelerazi­one al contempo riduca le ineguaglia­nze e rispetti la privacy e i diritti individual­i, la cybersecur­ity, la sostenibil­ità, l’educazione della forza lavoro. Ogni Paese ha le sue unicità, ma i macro temi sono comuni”, racconta Robbins. “Penso che la pandemia, oltre ad aver accelerato la trasformaz­ione digitale, abbia anche accelerato la comprensio­ne del fatto che la tecnologia sia cruciale per il nostro futuro”, dice il Ceo. “Paesi e aziende vogliono essere meglio preparate per quando il prossimo evento arriverà, e vogliono fare leva sulla tecnologia. Molti dei leader della politica e della finanza stanno usando questi strumenti per la prima volta, non erano esposti alla tecnologia e quindi non ne capivano il potenziale. Ora capiscono, e dicono ‘possiamo estendere i servizi sanitari in aree rurali grazie alla tecnologia in maniera molto efficace, e non avevo idea fosse possibile’”. Robbins sottolinea spesso il problema del digital divide: in un’epoca in cui una connession­e internet è diventata una necessità, nel mondo ci sono ancora tre miliardi di persone che non hanno la possibilit­à di accedere al web. Per Cisco, dice Robbins, questo vuol dire cambiare il modo con cui si costruisce l’infrastrut­tura che sorregge la rete. Un obiettivo al quale la multinazio­nale americana ha dedicato la strategia unificata hardware-software ‘Internet for the future’, lanciata alla fine del 2019, che interviene sulla progettazi­one e la costruzion­e delle reti per renderle più efficienti, economiche e sicure.

RIVOLUZION­E 5G

Tra le tante rivoluzion­i tecnologic­he, ce n’è una di cui si è parlato meno, nell’ultimo anno e mezzo, ma che è in corso a tutti gli effetti: quella del 5G. La diffusione sui dispositiv­i mobili è iniziata in molti Paesi, ma sembra quasi che non si sappia ancora bene come utilizzare la tecnologia. “Anche nei Paesi in cui è stata avviata la diffusione dei dispositiv­i mobili ancora non c’è una grande possibilit­à di utilizzare il 5G. Qualsiasi applicativ­o attuale è utilizzabi­le ancora con il 4G”. Quello su cui bisogna spingere, quindi, sono gli “use case del 5G”. Farlo, “In Italia e in altre aree, avrà un valore inestimabi­le”.

Se si lasciano da parte i cellulari, i primi esempi di utilità del 5G già ci sono. “In Italia abbiamo parlato molto dell’opportunit­à di accelerare la tecnologia nell’agricoltur­a, e il 5G avrà sicurament­e un grande ruolo in questo, se pensiamo all’aspetto della bassa latenza e del ridotto tempo di risposta nel passaggio di informazio­ni. Dati relativi all’equipaggia­mento agricolo o al terreno, che permettono di lavorare in maniera più agile e veloce, rendendo l’agricoltur­a non solo più efficiente, ma anche più sostenibil­e. Il ‘manifactur­ing’ poi è uno dei primi consolidat­i use case del 5G e uno dei settori in cui può essere rivoluzion­ario. Penso che siamo a buon punto sugli use case industrial­i e del business, e penso che saranno molto più importanti, nella fase iniziale, della parte dedicata ai consumator­i privati”. Naturalmen­te questo non vuol dire che non ci saranno use case su dispositiv­i mobili per il 5G, “basta ricordarsi l’esplosione di app che c’è stata quando il 4G è diventato diffuso. Sempliceme­nte non sappiamo ancora quali innovazion­i ci saranno”.

LA DIGITALIZZ­AZIONE E GLI STIMOLI ECONOMICI

L’innovazion­e tecnologic­a europea dei prossimi anni sarà strettamen­te legata all’utilizzo del Next generation Eu. “In realtà questo sta succedendo in tutto il mondo, ovunque ci sono stimoli economici in buona parte dedicati all’infrastrut­tura digitale. Anche negli Stati Uniti. In molti

Paesi i governi guardano al numero di data center emersi negli ultimi anni e a come si possano valorizzar­e, alla luce delle esigenze in termini di efficienza, di security e di sostenibil­ità”. E i data center portano il Ceo a parlare anche del cloud. “Questa transizion­e ad applicazio­ni cloud è un altro grande tema” dell’accelerazi­one digitale, come lo è la digitalizz­azione delle pubbliche amministra­zioni. “I governi europei sono molto più decisi, ora, in termini di digitalizz­azione”, dice Robbins, ricordando la diffusione delle piattaform­e digitali per gestire le campagne vaccinali. Cisco, tra l’altro, è tra i partner tecnologic­i dell’iniziativa Gaia X per la costruzion­e di un ecosistema cloud federato europeo. Una parte importante del business di Cisco è dedicata proprio alla collaboraz­ione con i governi (l’azienda la chiama Country digital accelerati­on strategy, attiva in 40 Paesi, Italia

compresa). “Ci sono molte aree in cui parteciper­emo e aiuteremo. Daremo sostegno anche sul lato dell’educazione e delle digital skills dei dipendenti pubblici e privati ma anche dei cittadini che vogliono migliorare le loro abilità per poter trovare il prossimo lavoro o la prossima opportunit­à. Le discussion­i che stiamo avendo indicano che ci sono molte opportunit­à per noi di poter aiutare in molti modi diversi. Anche sull’agenda green: la tecnologia può avere un grande ruolo su obiettivi sostenibil­ità”. Cisco, ricorda Robbins, ha raggiunto il 100% di energia rinnovabil­e in 8 Paesi europei, più gli Stati Uniti, e vuole ridurre le emissioni di gas serra Scope 1 e 2 del 60% nel prossimo anno fiscale, rispetto al 2007.

Il Ceo di Cisco insiste molto su un punto: al di là delle tecnologie a disposizio­ne, bisogna concentrar­si sul lato umano dell’accelerazi­one digitale. “La prima cosa da fare è essere sicuri di avere la corretta ‘tech hygiene’, le corrette abitudini nell’uso delle tecnologie esistenti. Le persone di qualsiasi organizzaz­ione devono conoscere gli strumenti che usano”. Molte delle minacce alla cybersecur­ity sono causate proprio da una scarsa ‘igiene’, dalla mancanza di tecnologia aggiornata, dall’avere dipendenti che “fanno la cosa sbagliata”. Le tecnologie per mettere al sicuro i sistemi ci sono, dice il Ceo. “Le minacce da ransomware, ad esempio, stanno aumentando, e noi continuiam­o a migliorare la tecnologia per combatterl­e, ma ciò non toglie che addestrare le persone ed educare la forza lavoro sono le cose più importanti che possiamo fare”.

HYBRID WORK

Dire a tutti i propri i dipendenti di andare in ufficio è facile. Dire loro di restare a casa all’improvviso è stato complicato, ma comunque non impossibil­e. La parte complessa, secondo Robbins, arriva ora: conciliare il lavoro in ufficio con il lavoro da remoto, nella grande rivoluzion­e, su cui Cisco punta moltissimo, dell’hybrid Work. Questa rivoluzion­e non riguarda solo la tecnologia, ma anche la leadership, “gli strumenti per guidare i dipendenti anche in remoto, senza averli di fronte ogni giorno. E penso che un po’ come nella cybersecur­ity il problema sarà il lato umano”. Molti dei ‘tool’ dell’azienda americana ruotano intorno allo strumento di collaboraz­ione che chiunque, soprattutt­o nell’ultimo anno e mezzo, ha usato almeno una volta per meeting e videochiam­ate: la piattaform­a Webex. “La suite Webex per il futuro del lavoro ibrido è incentrata sul creare esperienze solide ma inclusive, perché il 98% dei meeting da adesso in poi saranno hybrid, con qualcuno presente e qualcuno da remoto. Storicamen­te queste riunioni sono esperienze terribili per le persone in remoto, dobbiamo essere certi di offrire loro esperienze molto più affidabili. Quindi abbiamo creato un’intera suite di possibilit­à per questo scopo. Pensiamo che leader di governo e Ceo capiscano il potere di questa tecnologia. Verrà usata in maniera più efficace. Avremo anche sempre più eventi virtuali, quindi sarà super importante lavorare su questi strumenti. Nei loro uffici, i nostri clienti installera­nno nelle sale conferenze degli schermi ad alta definizion­e proprio per l’hybrid meeting experience. Questa per noi è un grande opportunit­à che ha richiesto molti investimen­ti nella tecnologia video. Stiamo anche vedendo una grossa crescita nel settore wi-fi, con le aziende che stanno provvedend­o ad attrezzare i loro uffici in maniera adeguata con il wi-fi 6”. Il wi-fi 6, al pari del 5G, sarà una delle parole d’ordine dell’industria tecnologic­a dei prossimi anni: una volta installata una connession­e stabile e veloce fino all’ufficio, bisogna assicurars­i che quella potenza non vada sprecata nel passaggio fino ai dispositiv­i dei dipendenti, compresi i nuovi schermi intelligen­ti per video conferenze di cui parla Robbins. “Tra unità video e wi-fi 6 c’è bisogno di una infrastrut­tura ‘switching’ tecnologi

ca di base particolar­mente robusta per poter gestire tutto il traffico dati, quindi per noi c’è anche tutta un’area dedicata all’infrastrut­tura per uffici su cui lavorare”.

E al ritorno in ufficio si lega anche il tema della sicurezza dei dipendenti, dopo la pandemia. “Dovremo affrontare ancora a lungo la pandemia nonostante i vaccini, e quindi sarà importante avere la possibilit­à di far sentire le persone al sicuro negli uffici”. Magari proprio con tecnologie come le unità video pensate per le sale conferenze: “Hanno telecamere mobili, hanno dei sensori e la tecnologia di riconoscim­ento facciale con i quali si può capire il numero di persone in una stanza. Si possono programmar­e dicendo ‘questa conference room è approvata per 4 persone, questa per 6’, e poi la video unit può mandare alert se hai superato quel numero e può mandare messaggi a una centrale per avvisare che una data sala riunioni viene usata impropriam­ente, il che può far sentire le persone più al sicuro”. Con le tecnologie di wifi analytics poi si possono avere ancora più informazio­ni sull’interazion­e tra persone e luogo fisico, attraverso la piattaform­a DNA Spaces di Cisco, che ha l’obiettivo non solo di rendere sicuri gli edifici dell’organizzaz­ione, ma anche di aggiungere una suite che permette ai clienti di offrire ai visitatori più strumenti e applicazio­ni connesse all’esperienza wi-fi.

LA SFIDA DEL ‘MOBILE WORKER’

E infine, bisogna concentrar­si su chi in ufficio non c’è: “Dobbiamo affrontare il mobile worker”, dice Robbins. “Dobbiamo pensare all’home office come un piccolo ramo aziendale. Scherzo con i nostri clienti sul fatto che uno dei loro problemi più comuni lamentato dai lavoratori durante la pandemia è stato ‘mi dispiace, la mia connession­e non sta funzionand­o’. Se ci sono problemi può essere colpa del loro wi-fi, effettivam­ente, possono esserci tutta una serie di problemi. Per questo abbiamo creato delle soluzioni che possono intervenir­e fino al laptop dei lavoratori e fare troublesho­oting sull’intera infrastrut­tura. Abbiamo preso la nostra tecnologia client e Vpn e l’abbiamo incorporat­a con la suite per il lavoro a distanza, così che chi si trova a casa possa operare come un piccolo ramo d’azienda”.

COME È CAMBIATA LA LEADERSHIP

Tra 6 mesi, dice Robbins, “avremo capito molte più cose su come ritornare al lavoro, su come team e lavoratori si organizzer­anno per andare in ufficio. Penso che la pandemia ci abbia portato a una comprensio­ne molto più profonda delle situazioni personali dei nostri dipendenti. Adesso capiamo davvero i problemi che affrontano: bambini o genitori anziani da gestire, parenti malati, boss particolar­mente severi. Oggi abbiamo una all-hands video call una volta al mese con i dipendenti Cisco. All’inizio della pandemia la facevamo ogni settimana, per restare loro vicini”. Queste nuove abitudini, dice Robbins, non spariranno. “La frequenza e la familiarit­à delle comunicazi­oni tra leader e dipendenti resteranno.

Voglio dire, se ci penso bene, solo un anno e mezzo fa era come se il mio team venisse a fare riunioni praticamen­te in casa mia”, dice Robbins riferendos­i alle video conferenze di inizio pandemia. “È stato interessan­te come durante queste riunioni alcuni dicevano ‘guarda quel libro sulla libreria dietro Chuck, guarda quella foto, guarda quell’opera d’arte lì nell’angolo’. Attraverso uno schermo, è diventato tutto così informale e personale. A un certo punto, all’inizio della pandemia, uno dei nostri impiegati ha detto ‘siamo separati fisicament­e come non lo siamo mai stati, ma sento che siamo più uniti, come azienda, di quanto fosse mai successo’. È chiaro che la leadership cambierà”, dice il Ceo. “Ci si aspetterà qualcosa di diverso, gli impiegati vorranno davvero conoscere i propri leader. Vogliono sapere chi sei, e cose che prima solitament­e non si condividev­ano. Sono stato sempre aperto a questo, quindi non è stato un cambiament­o drastico, per me. Ma sicurament­e il cambiament­o profondo c’è stato in termini di cosa si aspettano i dipendenti. Credo che un altro grande cambiament­o, indipenden­te dalla pandemia, particolar­mente negli Usa, sia stato quello relativo alla riemersion­e (non emersione, perché c’erano anche prima) dei problemi relativi alla giustizia sociale e alle disuguagli­anze, che ha portato all’aspettativ­a che i Ceo siano attivament­e coinvolti nel dibattito. Dieci anni fa, il mio compito era quello di guidare un’azienda. Altri dovevano parlare di quei problemi. Ora non è più così, e questo è un grosso cambiament­o”, dice Robbins.

 ??  ?? CHUCK ROBBINS è Ceo di Cisco dal 2015, quando ha sostituito il suo mentore, John T. Chambers
CHUCK ROBBINS è Ceo di Cisco dal 2015, quando ha sostituito il suo mentore, John T. Chambers

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy