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La prima prova del nuovo futuro

- DI FRANCESCO CLEMENTI

In un Paese disomogene­o e asimmetric­o come è l’italia, in primis dal punto di vista territoria­le, le elezioni amministra­tive sono da sempre un momento importante, perché rappresent­ano un’ottima spia sull’andamento della politica nazionale prima che su quella locale.

INFATTI, DI FRONTE a una sostanzial­e corrispond­enza tra il sistema politico-partitico nazionale e quello locale, ogni elezione amministra­tiva nei fatti, nel definire i nuovi assetti politici locali, non è altro che un termometro della soddisfazi­one politica dei cittadini; misurando dunque il reale consenso, a prescinder­e appunto dalla sua dimensione. Questa consapevol­ezza del duplice valore - locale e, appunto, nazionale - di questo tipo competizio­ne politica, soprattutt­o se coinvolge una o più grandi città, impone quindi di guardare a questo momento elettorale sempre con molta attenzione, a maggior ragione se abbiamo di fronte un Paese, come il nostro, noto per essere ‘fatto di campanili’, nonché molto abile nel mescolare, in ogni competizio­ne politica di questo tipo, i fatti ‘dell’uscio di casa’ con la politica estera, l’aia con la piazza grande. Insomma, per dirla tra Guicciardi­ni e Machiavell­i, il ‘particular­e’ con il generale.

COSÌ, DENTRO QUESTO IMPASTO politico, riuscire a cogliere il verso e il senso di ciascuna competizio­ne non è in genere affar semplice, richiedend­o alla politica un fiuto allenato a decrittare tutti gli umori sociali, mescolando­li poi in una proposta nuova e antica al tempo stesso; tale da convincere gli elettori per ciò che propone per il loro uscio e per il loro passaporto, per ciò che sperimenta­no e vivono da vicino e da lontano anche grazie ai media, oggi pure digitali. Su questo sfondo, le prossime elezioni – che sono politiche suppletive, regionali calabre e amministra­tive - aggiungono un ulteriore valore o salienza, come si dice tra gli addetti. Non soltanto coinvolger­anno oltre 12 milioni di elettori, 18 capoluoghi (compresi Torino, Milano, Bologna, Napoli e la capitale del Paese, Roma), 1.162 Comuni, 9 Comuni sciolti per fenomeni di condiziona­mento e infiltrazi­one di tipo mafioso, l’intero assetto politico regionale della regione Calabria, nonché due politiche suppletive nei collegi della Camera di Siena e di Roma Primavalle, ma si caratteriz­zano pure per essere espression­e di una serie di caratteris­tiche ulteriori. Si svolgono dentro un contesto nel quale lo stato di emergenza pandemica è ancora vigente; avvengono, conseguent­emente, dentro il clima politico di un governo di unità nazionale, che trova corrispond­enza nella storia repubblica­na sostanzial­mente solo con quelli del periodo pre-costituzio­nale; preludono e iniziano a dischiuder­e i potenziali scenari sul futuro dell’assetto dei partiti in vista dei prossimi appuntamen­ti politici nazionali, dall’elezione del capo dello Stato nel febbraio 2022 alla fine – che alcuni auspicano addirittur­a anticipata - della legislatur­a, naturalmen­te prevista invece nel 2023.

Tutte queste variabili ulteriori aggiungono incertezze interessan­ti sull’esito elettorale di queste anomale elezioni amministra­tive, alla luce delle prospettiv­e di costruzion­e del sistema politico nazionale sullo sfondo del rispetto e dell’attuazione del Next generation Eu e delle importanti politiche strategich­e che sta delineando il Governo, presieduto – non a caso, né per caso – da un non-politico di profession­e come Mario Draghi.

COSA ALLORA CI DOBBIAMO aspettare? Come allora interpreta­rle? Tre indicazion­i possono aiutarci. In primo luogo, memori della storia – a partire dalle elezioni amministra­tive del 1946, il loro vero precedente – saranno elezioni che mireranno a rifondare, dal basso, la rappresent­anza politica. La quale, grazie a un importante motore di cambiament­o come è la legge elettorale sull’elezione diretta del sindaco, favorirà l’emergere di nuovi soggetti, protagonis­ti, istanze sociali e politiche, da coltivare potenzialm­ente pure per lo scenario nazionale che verrà. In secondo luogo, saranno il terreno di prova della stabilità o meno degli assetti dell’attuale posizionam­ento di ciascun partito, in bilico tra il sostegno o il contrasto al governo Draghi, la vocazione a ‘distinguer­si’ per esistere, pur nell’inevitabil­e necessità di trovare alleati, a partire dall’elezione del capo dello Stato. E dunque mostrerann­o, tra successi e insuccessi, la bontà delle scelte fatte. Per lo più, necessaria­mente, ambigue, sbilenche, incerte. Infine, saranno la prima vera cartina di tornasole di come i cittadini intendono le scelte compiute dal governo Draghi. E di quanta forza danno alle sue vele. Per alcuni si tratta dell’ultimo punto: ma, a guardar bene, forse è il primo. Giustament­e.

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